Il sesto giorno di Siena in 7 giorni inizia da dove eravamo rimasti ieri, nei pressi delle Logge del Papa, e, dopo aver visitato il Museo delle Tavolette di Biccherna, percorreremo i territori delle Contrade ancora da visitare: Leocorno, Civetta, Giraffa, Bruco, Lupa e Istrice.
Il suggerimento di indossare scarpe comode è valido per tutti i giorni di questo percorso. Per oggi ancora di più perché faremo un pezzetto di strada sterrata.
MUSEO DELLE TAVOLETTE DI BICCHERNA
Nei pressi delle Logge del Papa i vostri occhi saranno di sicuro colpiti da un bellissimo palazzo rinascimentale in pietra calcarea a bugnato liscio.
Si tratta di Palazzo Piccolomini fatto costruire come residenza familiare dai nipoti di papa Pio II, Giacomo e Andrea Piccolomini Todeschini, fratelli del cardinale Francesco (poi papa Pio III) del quale avete già sentito parlare il primo giorno durante la visita alla Libreria Piccolomini all'interno del Duomo.
La costruzione del Palazzo iniziò nel 1469 e si protrasse fino al 1509. Dal 1681 al 1820 il Palazzo fu sede del Collegio Tolomei, trasferitosi nel 1820 nel Convento di Sant'Agostino (dove oggi si trovano il Liceo Classico e l'Istituto Musicale Rinaldo Franci, come vi ho fatto notare il terzo giorno), e dal 1824 passò al Demanio granducale, ospitando, dalla sua nascita nel 1858 ad oggi, l'Archivio di Stato.
All'interno dell'Archivio di Stato è presente il Museo delle Tavolette di Biccherna di cui ho scritto qualcosa qui
Il Museo delle tavolette di Biccherna è visitabile tutti i giorni feriali di mattina e ad orari fissi.
CONTRADA DEL LEOCORNO
Finita la visita, una volta usciti dal Palazzo imboccate Via Pantaneto, la via a sinistra delle Logge del Papa, fino all’incrocio con Via di Follonica.
Oltrepassate il primo arco, superate il secondo arco con un cancello aperto, girate a sinistra ed aprite il cancello alla vostra sinistra (quello a destra è di proprietà privata quello a sinistra invece è della Contrada del Leocorno).
Andate avanti tenendovi sulla destra. Ovviamente se c’è qualcuno chiedete se potete passare di lì per andare a vedere la Fonte di Follonica.
Troverete una stradina sterrata. Percorretela tutta fino in fondo. Alla vostra destra vedrete la bellissima Fonte davanti alla quale è stato costruito un piccolo anfiteatro.
Pensate che questa antica Fonte è rimasta interrata quasi del tutto per moltissimo tempo finché nel 2003 non furono avviati i lavori di scavo.
Oggi la Fonte spicca di nuovo in mezzo alla vallate verde e con l'anfiteatro si presta benissimo per l'allestimento di eventi.
Qualche anno fa, grazie ai senesi che seguono la pagina Facebook My day worth ho scoperto che in teoria ci si può arrivare in maniera più avventurosa alla Fonte di Follonica, praticamente 'entrando' da una piccola porta nelle mura. Ecco, voi non fatelo però leggete qui come è andata a me.
Finita la visita tornate indietro nella Piazzetta Grassi.
Attenzione: se tornando indietro trovate il cancello automatico su Piazzetta Grassi chiuso (perché magari qualcuno passando ha tolto il fermo) niente panico: cercate il pulsante per aprirlo. Si trova sul muro sulla destra, risalendo, non proprio vicinissimo al cancello.
La Chiesa che vedete è l’Oratorio della Contrada del Leocorno. Inoltre, se aguzzate la vista, troverete nella Piazzetta un’altra lastra del Tempo Zulu.
CONTRADA DELLA CIVETTA
Dalla Piazzetta prendete a destra per Via Sallustio Bandini fino all'incrocio con Via San Vigilio. Imboccate questa via e, subito a destra, trovate l’ingresso al Castellare degli Ugurgieri dal Vicolo del Castellare. Siamo nel cuore della Contrada della Civetta, rivale della Contrada del Leocorno. Il nome della famiglia Ugurgieri è legato anche alla Battaglia di Montaperti.
Curiosità: avrete già notato che da qui si accede al Museo della Contrada della Civetta. Ecco, avvicinatevi al portone. Noterete un 'quasi' quadrato perfetto formato da tanti 'pispoli' di cui uno in solitaria a rompere la simmetria. Sapete cosa sono? Leggete questo brano di 'prima' del 2014.
"Nel Castellare degli Ugurgieri è possibile scovare un curioso particolare che è incontro di diverse componenti: l’amore per la contrada, l’architettura ed il tatto. Su una parte della lastra in pietra che compone il portale di ingresso del Museo di Contrada sono apposti dei piccoli elementi metallici cilindrici detti pispoli, disposti a file e colonne a formare, per adesso, un quadrato per un totale di 36 pispoli. Il portale è come un indice, una sintesi ed anticipazione di quanto contenuto nel museo, ogni pispolo infatti rappresenta una vittoria del Palio che la contrada ha conquistato sul Campo."
Tratto da ecomuseosiena.org
Cosa è successo nel 2014, vi starete chiedendo? Be', che la Contrada della Civetta ha vinto il Palio del 16 agosto e quindi ecco spiegato come mai oggi sono 37, i pispoli!
Ora possiamo uscire dal Castellare imboccando l'altro e unico vicolo di accesso/uscita dal Castellare per ritrovarci in Via Cecco Angiolieri. Prendete a destra e camminate fino ad arrivare in Piazza Tolomei.
Altro bellissimo palazzo in pietra calcarea, caratteristica del senese e detta pietra da torre, che costituì un'eccezione nell'evoluzione della tipologia architettonica del 'palazzo' negli ultimi tre decenni del '300.
'Tolomei' vi avrà fatto forse venire in mente qualcosa. Io lo so cosa. Andate sul fianco destro del Palazzo e leggete la lastra con la citazione dei versi della Divina Commedia dedicati a Pia dei Tolomei.
Curiosità: la vedete quella 'edicola' con vetro a vista ad altezza d'uomo in quel palazzo a sinistra di Palazzo Tolomei? Avvicinatevi. Qualche hanno fa è stata trasformata in un 'caveau' dall'artista senese Serena Fineschi, cioè in una minuscola galleria d'arte in cui ogni mese per dodici mesi ha esposto un'idea rimasta nel cassetto donatagli da suoi colleghi artisti.
Se vi dico che ogni mese puntuale io sono andata lì a vedere l'idea esposta mi credete? Io dico di sì; ma nel dubbio trovate qui tutti gli artisti che hanno partecipato a questo progetto. Tutte le idee poi sono state riproposte collettivamente in una Mostra al Santa Maria della Scala.
Di fronte a Palazzo Tolomei si trova la Chiesa di San Cristoforo. È una chiesa importante a Siena, sia perché questo era uno dei luoghi dove si riunivano i governanti della città prima della costruzione di Palazzo Pubblico sia perché ad essa è legato un episodio della Battaglia di Montaperti.
Ora imbocchiamo Via del Moro sul lato sinistro della Chiesa. Se il cancello che vedete nell'angolo della Via fosse aperto, entrate pure per vedere il piccolo chiostro della Chiesa di San Cristoforo.
CONTRADA DELLA GIRAFFA
Proseguite poi fino ad intercettare Via Sallustio Bandini. Percorretela sul lato destro e poi a sinistra prendete per Via Lucherini per raggiungere Piazza Provenzano dove si trova la bianchissima Chiesa di Santa Maria in Provenzano costruita tra fine '500/primi anni del '600 dai Medici per ingraziarsi i senesi che veneravano nel quartiere un'immagine ritenuta miracolosa. Si tratta di un mezzo busto in terracotta del XV secolo esposto sull'altare e alla quale è dedicato il Palio del 2 luglio.
In questa Chiesa infatti il 2 luglio, subito dopo il Palio, accorre la contrada vittoriosa per cantare il Maria Mater Graziae (e non il Te Deum come potreste sentir dire erroneamente, giusto per amore di precisione).
Per una visione d'insieme 'tridimensionale', diciamo così, prima di avvicinarvi alla Chiesa prendete la stradina a destra, a metà di Via Lucherini. Scendete a sinistra e ammirate il panorama non solo della Chiesa di Provenzano ma anche di quella di San Francesco dove andremo tra poco.
Non ci crederete mai ma all'inizio di questa stradina, sul lato sinistro, c'è un giardino fantastico! Ho avuto modo di visitarlo durante una 'Giornata Nazionale dell’Associazione Dimore Storiche Italiane'. Date un'occhiata qui.
Ora, sì, possiamo andare nella Piazza a vedere la Chiesa da vicino sperando che non ci siano macchine parcheggiate davanti, almeno per le foto.
Curiosità: Via Lucherini nel 1611, anno in cui la Chiesa di Provenzano è stata consacrata, non esisteva. Fu ricavata infatti appositamente radendo al suolo i palazzi che ivi sorgevano per creare l'attuale accesso scenografico.
Scendiamo ora per la gradinata a destra della Chiesa. Qui siamo nel cuore della Contrada della Giraffa. Si vede la fontanina e l’ingresso alla Società di Contrada e all’Oratorio.
Prendiamo a destra per Via delle Vergini fino a Via del Fosso che percorriamo fino ad arrivare ad un piccolo portico. Godetevi la vista dallo spiazzo davanti anche se c'è scritto ‘proprietà privata’.
Risalite ora per Via dei Baroncelli. Ebbene sì, se ve lo state chiedendo, oggi vi faccio fare un trekking urbano più intenso degli altri giorni.
Al primo incrocio a sinistra prendete per il Vicolo della Viola. In fondo c’è un fontino che serviva questa zona. Scendete qualche metro a sinistra e poi a destra prendete il Vicolo del Fontino. Percorretelo tutto. Quando vi ritroverete nella corte interna, leggete la lapide contro i ‘rumori molesti’. Mi fa sempre sorridere quando lo leggo.
Questa palazzina vi sembrerà strana per la sua diversità rispetto alle altre intorno in mattoni. In realtà nel Trecento le facciate delle case di Siena erano tutte colorate come ben ha rappresentato Ambrogio Lorenzetti nell’allegoria del Buon Governo che avete già visto anche voi, quindi questo colore giallo rientra proprio nella paletta di colori autorizzata tutt'oggi per le facciate.
Se l'argomento vi interessa, ecco il mio suggerimento libresco: I colori di Siena. Gli intonaci decorati del centro storico di Elena Matteuzzi.
Proseguiamo fino a sbucare nel Vicolo di Provenzano e a destra fino alla parte alta di Via dei Baroncelli. Girate a sinistra e poi a destra per Piazza San Francesco.
PAUSA PRANZO
A questo punto direi di fermarsi per la pausa pranzo. In Via de Rossi, quindi prima della Piazza, trovate diversi ristoranti, bar e alimentari, tante volte preferiste prendere qualcosa al volo da consumare seduti in una panchina della Piazza.
Qualunque sia la vostra scelta sappiate che poi ci ritroviamo a San Francesco.
La Chiesa si presenta uniforme nella facciata grazie al rifacimento Ottocentesco. In realtà la costruzione della prima Chiesa francescana fu iniziata nel 1228 e terminata nel 1255. Nei secoli successivi poi è stata ampliata.
La Chiesa custodisce le sacre particole. Si tratta di 351 ostie consacrate che furono rubate da ignoti ladri sacrileghi il 14 agosto 1730 e ritrovate, dopo tre giorni, in una cassetta delle elemosine nella Chiesa di Provenzano. Da allora, le sacre particole sono rimaste integre. Il numero è diminuito perché sono state utilizzate via via per fare delle ricognizioni di cui la più recente risale al 2014.
All’interno della Basilica, tra le altre opere, ci sono affreschi di Ambrogio e Pietro Lorenzetti. Si trovano nella terza a seconda cappella a sinistra dell’altare. Nel 2017 in occasione della Mostra di Ambrogio Lorenzetti anche questi affreschi sono stati restaurati e quelli di Ambrogio Lorenzetti sono stati accessibili al pubblico. Ho raccontato in questo post come è andato il mio incontro ravvicinato con Ambrogio!
Curiosità: Piazza San Francesco era un luogo frequentato da Federigo Tozzi, scrittore senese del Novecento che abitava nei paraggi. Leggete qui cosa ha scritto a proposito della Chiesa di San Francesco in uno dei suoi libri.
In Piazza San Francesco si trova anche un gioiello della pittura senese del Cinquecento: l’Oratorio di San Bernardino con affreschi di Sodoma, Beccafumi e altri. Se è aperto, vi consiglio di visitarlo.
Dall'Oratorio si accede anche al Museo Diocesano di Arte Sacra dove potrete ammirare, tra tante altre opere, la Madonna del Latte di Ambrogio Lorenzetti, il primo artista a rappresentare l’umanità di questo soggetto.
A destra della Chiesa di San Francesco c’è l’ingresso alla Facoltà di Economia dell'Università di Siena. Appena varcata la soglia vi ritroverete in un chiostro.
Curiosità: le vedete quelle scale in fondo? Avvicinatevi. Aguzzate la vista. Li vedete quegli stemmi? Appartengono alla famiglia Tolomei e, secondo la tradizione, stanno ad indicare il luogo di sepoltura dei 18 Tolomei che, secondo la tradizione, furono uccisi a tradimento dai Salimbeni durante una merenda di pacificazione avvenuta in una Villa in zona sud di Siena che ancora oggi è chiamata di ‘Malamerenda'. Per maggiori dettagli vi invito a leggere questo articolo. Come avrete intuito queste due potenti famiglie senesi erano rivali.
Permettetemi di condividere con voi un personale flashback. Negli ultimi anni 'Ottanta del secolo scorso, in cui ho frequentato la Facoltà di Scienze Economiche Bancarie a Siena, ogni giorno mi recavo qui per seguire le lezioni o per andare a studiare in Cripta. Questo chiostro mi era quindi molto familiare all'epoca e questa memoria mi suscita gratitudine nel cuore ogni volta che ci torno, oggi, per esercitare il mio diritto di voto. Infatti il mio seggio viene allestito qui.
CONTRADA DEL BRUCO
Ora torniamo in Via dei Rossi e fermiamoci un attimo davanti ai 'ferri di San Francesco', così viene chiamata dai senesi quella ringhiera che vedete con le moto parcheggiate davanti.
Curiosità: la vedete quella donna nuda affacciata alla finestra? Si tratta di una scultura realizzata dall'artista senese Pier Luigi Olla per la Contrada del Bruco nel 1995. Davanti a lei pende un melograno con un bruco. Non conosco il significato dell'insieme e personalmente non mi aveva mai colpito in maniera particolare finché su Instagram una ragazza spagnola non ha accompagnato l’immagine con i versi di una canzone spagnola che dice:
"Mis ojos curiosos te buscan (I miei occhi curiosi ti cercano)
y aunque no te encuentran, (e sebbene non ti trovino,)
me quedo en un lado (rimango in disparte)
por verte pasar" (per vederti passare)
Gruppo Elefantes
Il titolo della canzone: Por verte pasar
Ecco, da allora non sono più indifferente quando la vedo.
Sotto ai ferri di San Francesco c'è la fontanina della Contrada del Bruco.
Noi ora imbocchiamo il vicolo del palazzo dove si trova la scultura di Olla. Si tratta del Vicolo degli Orbachi. All’inizio si apre su un belvedere. Proseguite e girate ancora a sinistra per percorrere l'altro tratto del Vicolo che è cieco. Bello, no? Certo, bisogna stare attenti per non scivolare ma io lo trovo molto suggestivo.
Quando tornate indietro da quest'ultimo tratto del Vicolo, seguite la stradina che scende giù negli Orti. Di Orti a Siena ce ne sono diversi anche se non più con le erbe aromatiche di un tempo. Sono diventati dei giardini.
Scendete giù fino a Via degli Orti.
CONTRADA DELLA LUPA
Da Via degli Orti scendete ancora fino a Pian d’Ovile. Cercate Porta Ovile come riferimento e poi Via Vallerozzi, une delle vie più ripide di Siena, cuore della Contrada della Lupa. Circa a metà infatti si trova l’Oratorio della Contrada. Prendete la strada a sinistra dell'Oratorio (date un'occhiata a destra: c'è la fontanina della Contrada) e seguite il vostro istinto verso Fontenuova.
Bellissima! Non trovate?
Da Fontenuova, sempre seguendo l’istinto o chiedendo a qualche passante, prendete il Vicolo Borgo Franco fino in cima. Voltandovi vedrete il retro di Fontenuona.
Curiosità: sopra la Fonte ci sono dei locali dove è stato allestito un museo, il Museo d’Inverno.
Da Via Stufa Secca dove vi trovate ora seguite verso destra fino a Via Garibaldi.
CONTRADA DELL'ISTRICE
Girate a sinistra e poi a destra: Siete in Via Camollia. Percorretela fino ad arrivare in un piazzale sulla destra che si chiama Costa Paparoni. Singolare il nome, vero? Sembra che nel palazzo all’angolo, dove si vedono ancora gli archi bianchi in pietra, sia nato papa Alessandro III le cui gesta abbiamo visto ieri nella Sala di Balìa del Museo Civico.
A me piace tantissimo questa ‘costa’ anche se c’è un parcheggio. L’unico giorno dell’anno in cui non ci sono le macchine è durante la festa titolare della Contrada dell’Istrice, nel cui territorio ci troviamo.
La Contrada dell'Istrice è rivale della Contrada della Lupa.
A sinistra invece c'è una stradina che porta alla Chiesa di Fontegiusta.
Proseguendo a diritto invece sarete sicuramente colpiti ad un certo punto da una Chiesa sulla sinistra dalla facciata in arenaria. Si tratta della Chiesa di San Pietro alla Magione.
"Segnalata come ospedale dei templari ancora nel 1240 e poi dei gerosolimitani, costituisce, coi resti degli antichi locali annessi alla fondazione, uno dei complessi medievali più significativi del tessuto urbanistico di Siena. Il suo schema iconografico - una sola navatella con abside semicircolare - presenta un motivo di notevole interesse di studio. Nella facciata, rifatta col portale attuale forse nei primi anni del Trecento, si possono notare a fianco di quello i resti di due portali affiancati."
Tratto da Romanico Senese di Italo Moretti e Renato Stopani
Girate intorno alla Chiesa sulla destra per ammirare il campanile e vedere la fontanina della Contrada dell’Istrice.
Torniamo in Via Camollia fino ad arrivare alla Porta Camollia, l’ingresso principale alla città per chi arriva da Firenze. Immaginate che da qui arrivavano i Pellegrini che percorrevano la Via Francigena o Romea. Mi corre l’obbligo di farvi uscire un attimo dalla Porta per farvi leggere la scritta sull'arco: ‘Cor magis tibi Sena pandit’ (Siena ti apre un cuore più grande di questa porta).
È una bella frase di benvenuto... ma non pensata per voi anche se è diventata simbolo dell'ospitalità senese. Risale al tempo dei Medici e fu apposta in onore dell'entrata a Siena di Ferdinando I dei Medici.
Ritornate dentro la Porta e aguzzate la vista per trovare ben due lastre del Tempo Zulu. Dopodiché imboccate Via Campansi e, ad un certo punto sulla destra, proseguite per Via del Pignattello e percorretela fino in fondo. Dovreste riconoscere l’incrocio.
Prendete Via dei Montanini. Sono certa che ad un certo punto la vostra attenzione sarà attratta da una Chiesa con facciata rinascimentale. Se fosse aperta, entrate per ammirare la tavola con la Madonna delle Nevi da cui prende il nome la Chiesa.
Proseguite poi per Via dei Montanini che diventa Banchi di Sopra, il 'corso' di Siena praticamente, e fermatevi in Piazza Salimbeni.
Qui finisce il nostro sesto giorno. Non vi sembra 'il cielo in una stanza'? È bellissima questa Piazza e questa volta forse sono contenta dell'intervento di Giuseppe Partini perché questa Piazza non è nata così. Date un'occhiata qui. È la sede storica del Monte dei Paschi di Siena ed il Museo che si trova all'interno viene aperto al pubblico ogni tanto con visite guidate gratuite.
Curiosità: questa notizia l'ho avuta quest'anno da un ragazzo di seconda media che ha avuto la fortuna (sono io ovviamente a sostenere che sia una fortuna) di avere un'insegnante di italiano che ha organizzato una caccia al tesoro per la città da fare per conto loro. Ebbene, posizionatevi davanti al palazzo a destra sulla Piazza. Alzate lo sguardo. Li vedete tutti quei busti? Ebbene, aguzzate la vista. Tra di loro c'è il Sommo Poeta!
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Siena in 7 giorni: primo giorno, secondo giorno, terzo giorno, quarto giorno, quinto giorno, sesto giorno, settimo giorno, indice e altri contributi
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