Di chiese a Siena costruite per venerare una immagine sacra miracolosa ne conoscevo solo una: la Chiesa di Santa Maria in Provenzano.
Grazie alla visita guidata di Alessia, guida turistica autorizzata a Siena, ho scoperto che anche la Chiesa di Santa Maria in Portico a Fontegiusta è stata costruita per onorare una Madonna con bambino affrescata nel 1360 circa da Cristoforo di Bindoccio e Meo di Pero nel gabellino (la stanzina dove i gabellieri riscuotevano i dazi alle porte della città) dell'antica Porta a Pescaia (dalla vicina Fonte di Pescaia) aperta nel 1260 circa e murata nel 1368.
Come di consueto ecco quindi il mio reportage arricchito dalla lettura di una pubblicazione 'vintange' del 1908 di Alberto Marelli acquistata in loco a fine visita.
Tutte le porte della cinta muraria di Siena, che fino alla peste del 1348 erano 36, avevano affrescata un'immagine della Madonna a protezione di Siena, Civitas Virginis. Molte furono chiuse dopo la peste, che aveva decimato la popolazione, per limitare il rischio di accessi in città; ma non per tutte è stata poi costruita una Chiesa!
Quale evento concorse per l'affresco della Porta a Pescaia? non uno bensì tre eventi da quanto ho potuto apprendere da Alessia:
- un miracolo; infatti tra il 1430-1434 accadde che un certo Giovanni Gianfigliazzi, esule fiorentino, a seguito di una aggressione subita di notte in questa zona, chiedesse l'intercessione della Vergine rappresentata nell'affresco, a lui familiare poiché ogni tanto passava da quelle parti, e, ottenuta la grazia, cominciasse una sua personale devozione. La notizia si sparse per la città e subito la gente cominciò ad accorrere per venerare l'immagine;
- il trasferimento nel 1358 della Confraternita della Beata Vergine Maria in questa zona. Nella seconda metà del Trecento infatti a Siena era presente la Compagnia della Beata Vergine Maria della Santissima Trinità, in zona Contrada Valdimontone, fondata dal Beato Francesco Patrizi dell'Ordine dei Servi. Una parte dei confratelli prese il nome della Santissima Trinità accantonando quello di Beata Vergine e rimase ai Servi; l'altra con il nome di Beata Vergine si trasferì in questa zona acquistando degli edifici di proprietà del Santa Maria della Scala. La zona era considerata all'epoca malfamata e da evitare in quanto frequentata da prostitute. Era infatti soprannominata Malborghetto e Malizia era il nome dato alla via, ancora oggi esistente, e ad una Fonte di cui però si sono perse le tracce nel tempo. Ebbene, la presenza di questa Compagnia fece sì che la zona venisse rivalutata. Da Fonte di Malizia cambiò il nome in Fontegiusta verso la fine del 'Trecento e gli inizi del 'Quattrocento. La nuova Compagnia costruì qui un Oratorio.
Nel corso del 'Quattrocento, e qui ci ricolleghiamo alla grazia ricevuta dall'esule fiorentino, per la crescente fama e devozione verso la Mater Devotiones (così fu titolata l'immagine affrescata) si sentì la necessita di costruire una chiesa più grande e di fondare un ordine religioso. Nel 1478 quindi da piccola Confraternita diventa la Compagnia della Beata Vergine Maria in Fontegiusta con bolla del papa Sisto IV e un anno dopo viene presentata l'istanza al Comune per poter costruire la nuova Chiesa a ridosso delle mura cittadine in modo da incorporare in essa l'immagine sacra.
- il motivo scatenante: la vittoria riportata dai senesi sui fiorentini il 7 settembre 1479 nella Battaglia di Poggio Imperiale a Poggibonsi. Il giorno prima infatti i senesi si erano affidati alla Madonna di Fontegiusta; il giorno dopo la vittoria portarono i trofei della battaglia in chiesa e da allora l'8 settembre si festeggia Santa Maria in Portico a Fontegiusta.
La costruzione della Chiesa avverrà in due tempi; la prima tra il 1479-1482. Essa fu costruita da Francesco di Cristoforo Fedeli da Como a ridosso delle mura sfruttando la possibilità di utilizzare il torrione come elemento della chiesa anche perché l'affresco verrà staccato solo nel 'Ottocento.
Nel 1482 i lavori si arrestano per la crisi del Monte dei Nove. Al momento erano state costruite tre piccole navate, di due volte ciascuna, comprese fra la parete dell'altar maggiore e le quattro colonne. L'ingresso principale era dalla piccola porta in Via Malizia che oggi è diventata laterale.
Il nome Santa Maria in Portico a Fontegiusta viene attribuito dal cardinale Giovanni Batta. Cibo, mandato a Siena da papa Sisto IV sostenitore di Fontegiusta, per mettere pace tra i Nove e i Reggitori della città e che gli succederà con il nome di papa Innocenzo VIII. Come mai portico? Perché la Chiesa si trovava vicino al portico della Fonte di Malizia oppure come collegamento con la chiesa romana di Santa Maria in Portico a cui il papa era devoto.
I lavori riprenderanno nel 1484, come si vede dai dentelli sul muro laterale, con l'aggiunta di una terza campata che darà alla chiesa una forma quadrata rinascimentale unica tra le chiese di Siena del 'Quattrocento, del portale marmoreo di Giovanni di Stefano (1489) trasferito nell'attuale porta d'ingresso nel 'Ottocento, da una vetrata circolare di Matteo di Giovanni con la Madonna in trono con il Bambino tra San Bernardino e Santa Caterina da Siena, attualmente conservata nel Museo della Chiesa in quanto danneggiata dalla seconda guerra mondiale, e dagli altari laterali.
Nel 1487 si stabilisce l'indulgenza plenaria e cioè il perdono dei peccati per chi fosse venuto qui. Ne fa riferimento l'incisione nel portale principale.
Il Comune stabilì che si potevano chiedere elemosine in città e in campagna solo per questa Chiesa. In realtà nel 1488 la chiesa era già completata ma queste elemosine dovevano servire per la decorazione.
Nel 1589 per facilitare l'accesso ai devoti vista la ristrettezza geografica in cui si trovava la Chiesa, la Confraternita compra le case limitrofi e fa costruire una strada e in cima alla strada un arco con una scritta.
Mater inexhausto pietatis Fonte redundant
Iusta illi soboles hic nominem locat
La facciata copre il 'cappellone' (oratorio) dove oggi ci sono uffici della confraternita.
Interno della Chiesa:
- altare maggiore realizzato da Lorenzo di Mariano detto il 'Marrina' (1509-1517), 'così sopraffino che sembra essere fatto di cera' (cit. Ettore Romagnoli) intorno all'affresco della Mater Devotionis che nel 1805 venne staccato per paura che si sciupasse per via dell'umidità e messo su un piano di terracotta
- nella lunetta sovrastante l'altare maggiore affresco di Girolamo di Benvenuto del Guasta con l'Assunzione della Vergine (1515)
- affreschi laterali all'altar maggiore con storie della Vergine di Ventura Salimbeni 1600 circa)
Nella navata di sinistra:
- tavola con la Madonna che libera Siena dalla peste e protegge la Chiesa di Fontegiusta attribuita a Bartolomeo Neroni detto Il Riccio. Curiosità: l'orientamento della Chiesa è falsato!
- celebre affresco di Baldassarre Peruzzi raffigurante la Sibilla Tiburtina vaticina all'Imperatore Augusto la nascita del Messia (1532-1535). 'La figura che naturalmente primeggia sulle altre, è la Sibilla, imponente figura più alta del vero, mostra nella sua calma severa, dolce e maestosa insieme tutta la sicurezza severa di chi vede le cose future come le presenti.' (cit Alberto Marelli)
- accanto alla porta laterale che anticamente era la principale è murata la copia dell'acquasantiera in bronzo realizzata da Giovanni delle Bombarde nel 1480 e custodita nel Museo della chiesa
Nella navata di destra:
- Angeli e Santi in adorazione attribuito a Francesco Nasini
- tavola di Bernardino Fungai con l'Incoronazione della Madonna
- cantoria rinascimentale con organo del 1826 dei fratelli Agati
- sopra la porta di sacrestia tela di Francesco Vanni con il Beato Ambrogio Sansedoni che invoca la protezione della Vergine sulla città (1590) proveniente dall'Oratorio dello stesso Beato Sansedoni presso San Domenico.
Grazie alla nostra guida Alessia abbiamo potuto visitare il Piccolo Museo della Chiesa di Santa Maria in Portico a Fontegiusta dove ho potuto ammirare:
- le armi che secondo la leggenda Cristoforo Colombo, giovane studente a Siena, riportò dall'America come ex voto alla Madonna così come l 'osso di balena visibile nella controfacciata della Chiesa. Le armi in realtà sono di fattura in parte toscana in parte modenese e risalgono alla metà del 'Cinquecento.
- la vetrata originale della facciata di Matteo di Govanni
- la teca dorata dove la Mater Devotionis veniva portata in processione la Domenica in albis
- un cataletto per bambini (guarda caso nella Contrada di Valdimontone ne hanno anche uno)
- una serie di Angeli porta candelabro in legno, del XVIII secolo, imitanti quelli bronzei in Duomo del Beccafumi
- una campana del 1255 nata per la vicina Chiesa di Santo Stefano alla Lizza. Poco tempo fa si era rotta quella di Fontegiusta e si provò a sostituirla con questa ma è risultata troppo grande come dimensioni. È finita poi a far parte della collezione.
- due piccoli frammenti di affresco che accompagnavano la Mater Devotionis
- un busto in terracotta policroma con San Bernardino attribuito a Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta
- un Cristo in pietà in terracotta attribuito a Giacomo Cozzarelli
- un Ciborio a forma di tempietto cinquecentesco circolare con cupola attribuita al Vecchietta
E' sempre bello scoprire angoli nuovi di Siena e questo Museo della Chiesa di Fontegiusta è sicuramente un piccolo scrigno.
La Chiesa è aperta tutte le mattine dal lunedì al sabato.
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