lunedì 6 luglio 2020

Siena in 7 giorni: quarto giorno

Immagini dei luoghi visitati il quarto giorno di Siena in Sette giorni

In questo quarto giorno di Siena in 7 giorni iniziamo con la visita all’antico Spedale Santa Maria della Scala, oggi Museo, e proseguiremo attraversando le Contrade Selva, Oca e Drago.

Questo complesso somiglia ad un labirinto, come avrete modo di verificare.

Si sviluppa sopra e sotto il piano stradale e non è stato costruito in un'unica volta ma è il risultato di continui ampliamenti. Per avere un'idea dell'insieme date un'occhiata alla riproduzione in scala che si trova nei pressi del Museo Archeologico nei piani inferiori.

Il Santa Maria della Scala nasce nel Medioevo come luogo di accoglienza dei pellegrini che attraversando la Via Francigena facevano sosta a Siena per poi proseguire verso Roma, verso la Terra Santa oppure verso Santiago di Compostela.

«Peregrini si possono intendere in due modi, in uno largo e in uno stretto: in largo, in quanto è peregrino chiunque è fuori della sua patria; in modo stretto non s’intende peregrino se non chi va verso la casa di Sa’ Iacopo o riede. È però da sapere che in tre modi si chiamano propriamente le genti che vanno al servigio de l’Altissimo: chiamasi palmieri in quanto vanno oltremare, la onde molte volte recano la palma; chiamansi peregrini in quanto vanno a la casa di Galizia, però che la sepoltura di Sa’ Iacopo fue più lontana della sua patria che d’alcuno altro apostolo; chiamansi romei quanti vanno a Roma». (Dante, Vita Nova).

Successivamente è diventato luogo di accoglienza, dei gettatelli (neonati abbandonati) e ospedale.

Oggi è Museo.

Santa Maria della Scala: quarto livello

Tornando alle sue origini però, meglio delle mie parole saranno gli affreschi Quattrocenteschi della Sala del Pellegrinaio a raccontarvi le attività che si svolgevano al Santa Maria della Scala e che si trova al 'quarto livello' che corrisponde al piano stradale quello cioè da dove si entra nel Museo.

Pensate che questa Sala del Pellegrinaio era una camerata di degenti fino alla chiusura dell’Ospedale avvenuta alla fine degli anni novanta del secolo scorso.

Che fine hanno fatto i reparti? Sono stati tutti trasferiti al Policlinico Le Scotte fuori città.

Proseguiamo la nostra visita all'interno del Santa Maria della Scala visitando la Cappella del Manto (ex Sagrestia Vecchia) che in origine si trovava - superata la Sala del Pellegrinaio - sulla destra.

L'originale Cappella del Manto fu realizzata per custodire l’acquisto di un lotto di reliquie in Terra Santa fatte passare come 'atto di donazione'. Deve il suo nome all’affresco raffigurante la Madonna del Manto realizzata da Domenico di Bartolo nel 1444.

In quella attuale solo recentemente sono state trasferite le reliquie in questione. Prima erano esposte nei sotterranei del Santa Maria della Scala all'interno del percorso Tesoro di Siena. Ne ho scritto qui quando le reliquie si trovavano ancora lì.

Nella Cappella del Manto in più, da qualche anno, è stata riportata l'Arliquiera dipinta intorno al 1445 da Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta per racchiudere le numerose reliquie possedute dal Santa Maria della Scala. Fino a qualche anno fa l'Arliquiera era esposta in Pinacoteca. E' bellissima. Potete intanto vedere di che si tratta cercandola qui

Molti pezzi facenti parte del tesoro sono oggetti di valore che i pellegrini lasciavano al Santa Maria della Scala in custodia per non rischiare di perderli in caso gli capitasse di essere derubati durante il cammino.

Il ritorno dei pellegrini non era cosa certa per cui, nel caso, gli oggetti lasciati in custodia diventavano parte del patrimonio del Santa Maria della Scala.

Santa Maria della Scala: terzo livello

Dal quarto livello scendiamo al terzo livello dove troviamo la Cappella di Santa Caterina della Notte, il luogo dove Santa Caterina veniva a pregare, e gli originali di Fonte Gaia di Jacopo della Quercia a confronto con i gessi dell’attuale fonte ottocentesca di Tito Sarrocchi.

Cosa posso aggiungere? Per me, Jacopo tutta la vita! Senza nulla togliere a Tito Sarrocchi. Per voi?

A parte gli scherzi, se il terzo giorno avete scelto di visitare il Cimitero Monumentale della Misericordia avrete avuto modo di apprezzare il talento di Tito Sarrocchi. Altrimenti siete ancora nel posto giusto. Infatti nel quarto livello del Santa Maria della Scala si trova la Gipsoteca di Tito Sarrocchi.

Santa Maria della Scala: primo e secondo livello

Scendendo ancora attraversiamo quella che un tempo era una vera e propria 'strada' da dove entravano i carri che portavano le derrate alimentari al Santa Maria della Scala ed entriamo in un ambiente dove sono disponibili due percorsi, quello del Museo Archeologico di cui ho parlato qui e quello sul Racconto della città dalle origini al Medioevo.

Ad un certo punto vi ritroverete davanti al ‘carnaio’, il luogo cioè dove venivano gettati i corpi delle persone che morivano.

Personalmente ogni volta che arrivo in questo punto del Santa Maria della Scala sento il bisogno di fermarmi e di rivolgere un pensiero a questi scheletri che un tempo sono stati abitati da anime.

Curiosità: se percorrete per conto vostro la strada che divide la parte archeologica dalle scale che provengono dalla Cappella di Santa Caterina della Notte, cercate una lastra di metallo per terra con una scritta. Fa parte del percorso Tempo Zulu. È l’unica delle lastre posizionata in un ambiente al chiuso.

Per uscire dal Museo bisogna ritornare al quarto livello. Prima di venire via date un'occhiata se tante volte ci fosse una mostra nella zona vicino ai tornelli. Di solito sono incluse nel biglietto.

Io credo che dopo la visita al Santa Maria della Scala ci stia bene uno spuntino, magari al Bar del Santa Maria, se non un vero e proprio pranzo!

Quando avete fatto, imboccate il Vicolo San Girolamo (guardando la facciata del Santa Maria della Scala, il vicolo all'estrema destra). Avvertenza: occhio ai piccioni!

Curiosità: noterete in questo vicolo la presenza di un 'ostello'. È stato aperto da pochi anni, da quando ha iniziato a prendere piede tra gli amanti dei 'cammini' il percorso della Via Francigena. Per informazioni occorre rivolgersi al Santa Maria della Scala.

CONTRADA DELLA SELVA

In fondo al Vicolo San Girolamo c’è la Piazzetta della Contrada della Selva con l’Oratorio e la fontanina sulla sinistra.

Noi andiamo a destra e imbocchiamo Via Vallepiatta e poi Via del Costone, la prima a sinistra. Fate attenzione a non scivolare. Scendete tenendovi al corrimano e fermatevi all'angolo per ammirare il panorama che si apre davanti a voi.

In basso c’è la splendida Fontebranda, la fonte di Santa Caterina figlia di tintori, in alto la Basilica di San Domenico dove un dipinto della Santa, realizzato quando Caterina era ancora in vita, indica il luogo dove si recava a pregare. Non andiamo giù perché ci arriveremo da un altra parte per vedere da vicino Fontebranda. Traquilli.

Mentre siete qui credo che non vi sfuggirà un grande tabernacolo con affresco. Questa volta non è raffigurata la Madonna ma la prima visione di Santa Caterina, avuta in questo luogo, all'età di soli sei anni. Un'iscrizione nella parte inferiore ne svela il contenuto.

Tornate indietro per riprendere Via Vallepiatta.

Proseguite per Via Franciosa tenendo d’occhio il lato sinistro della strada e non appena lo intravedete imboccate il Vicolo delle Carrozze e percorretelo tutto.

A metà vicolo vi sorprenderà la vista sui tetti di Siena. Ci troviamo nel cuore della Contrada della Selva dove si trova la stalla del cavallo.

"Dalla fine del Seicento questo vicolo divenne una specie di 'parcheggio' per le carrozze dei signori che soggiornavano nell'albergo "La Scala", cosiddetto perché il suo ingresso era in Piazza San Giovanni proprio di fronte alla scalinata del battistero, la cui insegna, pur sbiadita dal tempo, è ancora visibile nel palazzo attiguo al Ponte di Diacceto"
Tratto dal libro Strad(N)ario di Roberto Cresti e Maura Martellucci

Una volta usciti dal Vicolo delle Carrozze infatti, portatevi a sinistra dove vi attende un altro angolo iconico di Siena: San Domenico visto dal Ponte di Diacceto, sperando che non ci sia nebbia. Può capitare, a me è capitato ;-)

Nel palazzo sulla sinistra vedrete l'insegna dell'albergo di cui sopra.

NOBILE CONTRADA DELL'OCA

Continuate avanti e sulla sinistra imboccate Via della Galluzza, altro vicolo caratteristico di Siena per i suoi archi di rinforzo tra i palazzi.

Scendiamo giù. Qui ci troviamo nel cuore della Contrada dell’Oca. La Contrada più vittoriosa di sempre. La contrada della cantante Gianna Nannini.

Percorrete tutta Via della Galluzza fino ad individuare il Santuario di Santa Caterina dove potrete ammirare:

- il crocifisso ligneo di fine Duecento, nella Chiesa del Crocifisso, da cui Caterina ricevette le stimmate a Pisa nel 1375. Subito dopo la morte della Santa infatti, i senesi si adoperarono per portare quel crocifisso a Siena.
- i dipinti Cinquecenteschi sulla vita della Santa nell'Oratorio della Cucina
- gli affreschi Ottocenteschi sulla vita della Santa di Alessandro Franchi nell'Oratorio della Camera nel piano inferiore.

Tra la Chiesa del Crocifisso e l'Oratorio della Cucina c'è una balaustra. Sporgetevi un po’ per ammirare la cupola del Duomo, in alto a sinistra.

Non sembra anche a voi che si percepisca un'energia particolare in questo luogo? Ve lo avevo già accennato il primo giorno. A me sembra proprio di sì.

Usciti dal Santuario prendiamo il Vicolo del Tiratoio sulla destra, che incrocia il Vicolo del Trapasso, fino ad arrivare in fondo dove c'è la splendida Fontebranda.

Sedetevi su una panchina e riposatevi un po' che ve lo meritate!

Finita la sosta prendete le scale che si trovano dietro a Fontebranda, sul lato sinistro.

Curiosità: sappiate che nel piazzale a sinistra della Fonte dalla fine degli anni settanta dell'Ottocento agli anni Sessanta del secolo scorso c’era una piscina comunale! Ci sono delle foto che lo testimoniano. Fatevi un giro su Google.

CONTRADA DEL DRAGO

In cima alle scale sbucherete nel Vicolo del Campaccio.

Dirigetevi a sinistra verso la Basilica di San Domenico. La Basilica merita per gli affreschi del Sodoma sulla vita di Santa Caterina e per la terza Maestà che abbiamo a Siena, quella di Guido da Siena, in una delle cappelle del transetto sinistro. Una delle tre Maestà, quella di Duccio di Buoninsegna, l'abbiamo vista il secondo giorno. La terza la vedremo domani.

Se non siete troppo stanchi entrate pure ad ammirarli, altrimenti proseguite per Via della Sapienza dove noterete senz’altro la Biblioteca Comunale degli Intronati e, quando siete in cima, girate a sinistra per ammirare il Vicolo della Palla a Corda.  Qui si trova la stalla del cavallo della Contrada del Drago.

In fondo al vicolo, prima dell’ultimo arco a destra, ci sono le scale che sbucano nella Galleria Metropolitan da dove c’è una magnifica vista.

Curiosità: negli anni Ottanta del secolo scorso questa ‘galleria’ era tutta chiusa e c’era un cinema molto grande, il cinema Metropolitan per l’appunto. Oggi il cinema c'è ancora; ma di dimensioni ridotte. In compenso ci sono dei negozi.

Usciti dalla galleria ci troviamo in Piazza Matteotti. Alla vostra sinistra ci sono le scale che portano all’Oratorio della Contrada del Drago mentre sotto, oltre il cancello, si va al Museo della Contrada. Dal cancello potrete ammirare la fontanina della Contrada.

Pensate che il livello di questa Piazza corrispondeva a quello dell’Oratorio! Infatti qui c'era un poggio di proprietà della famiglia Malavolti. Lo sbassamento della Piazza avvenne per gradi e fu ultimata nell'Ottocento.

Finisce qui il nostro percorso di oggi. Se vi trovate a Siena d’inverno magari potrete prendervi un sacchetto di castagne dall’omino che scorgerete in Via Pianigiani.

Per coloro che hanno ancora un po’ di energia segnalo due lastre da cercare in Piazza Matteotti, una appartiene al Tempo Zulu e si trova davanti alla profumeria Douglas. L’altro invece è un volto di Madonna dell’artista senese Mauro Lippi e si trova nella zona antistante il Palazzo delle Poste.


Prima di continuare, ecco una lettura consigliata per immergervi nel Santa Maria della Scala ai tempi di Caterina: il romanzo Caterina della notte di Sabina Minardi. Ho avuto l'occasione di fare qualche domanda all'autrice. Trovate l'intervista completa qui

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