Tempo Zulu è un Progetto del 2004 ideato da Francesco Carone, Gregorio Galli, Bernardo Giorgi e Christian Posani e che ha coinvolto artisti contemporanei provenienti da ambienti diversi per la realizzazione di undici lastre sparse per la città di Siena.
La collocazione delle lastre è stata decisa dagli artisti; alcuni hanno tratto ispirazione dopo aver visitato la città e aver scelto il luogo dove posizionare la loro opera, altri hanno adattato al luogo una loro opera già esistente a livello concettuale.
Le lastre sono tutte removibili tranne una e l'incisione è stata fatta per alcune dagli stessi artisti per altre dallo scalpellino Emilio Frati.
Si tratta di un dono che gli artisti hanno voluto fare alla città ma soprattutto ai senesi. I turisti si sa camminano sempre con il naso all'insù ed è giusto che sia così perché hanno del tempo limitato per visitare la città. I senesi invece possono permettersi di camminare con il naso all'ingiù perché magari immersi nei loro pensieri.
Non è mai stata fatta una presentazione in pompa magna del Progetto poiché gli artisti volevano che i senesi se ne accorgessero da soli della presenza di queste lastre.
Io non me ne ero mai accorta della loro presenza fino alla sera del 31 ottobre 2013 quando ho partecipato al percorso per le undici lastre proposto quest'anno come trekking urbano. Muniti di torce abbiamo infatti fatto un viaggio molto singolare nel tempo zulu, allusione alla misurazione convenzionale del tempo.
La nostra guida Sara ha introdotto la passeggiata ricordandoci come già a Siena ogni pavimentazione abbia assunto nella storia della città un significato importante; basti pensare al Pavimento del Duomo di Siena e alla pavimentazione di Piazza del Campo dove si è voluto simboleggiare il Governo dei Nove imprimendo un marchio sulla pavimentazione: i nove spicchi.
Ecco quindi il percorso. Non crediate per questo che sarete facilitati al ritrovamento delle lastre per conto vostro! Vi dovrete impegnare; forse però, pensandoci bene, potreste essere agevolati in un giorno di pioggia.
1 VICOLO DELLE SCOTTE
Filippo Frosini affronta nei suoi lavori il rapporto tra le città e il cosmo per rintracciare le costellazioni all'interno del perimetro delle città e questo è quanto ha inteso fare con la sua istallazione nei pressi della Sinagoga di Siena.
Mentre ci dirigiamo verso la Basilica di Santa Maria dei Servi, più o meno in corrispondenza del terzo cipresso, si trova questa lastra. Si tratta di un'opera intimista di Alfredo Pirri, ispirata dalla riservatezza del luogo. Un luogo significativo della città, tra l'altro con un panorama mozzafiato sulla Torre del Mangia e il Duomo, anche se non incluso nel percorso turistico classico. I segni sulla lastra sono comprensibili immediatamente a chi conosce l'alfabeto Morse (mia sorella ad esempio, che l'ha imparato per prendere il patentino da radioamatore); infatti sono incise le tre lettere che formano la parola pax.
Le pietre nella lingua registrano gli intervalli del mondo è la scritta incisa in due lastre nella Piazzetta del Leocorno. Gli autori sono Iaian Chamber (antropologo) e Lidia Curti (linguista).
Il significato di questa frase? non si sa; ognuno può interpretarla come vuole.
Forse gli intervalli del mondo possono essere visti come i periodi di colonialismo delle varie entità europee visto che gli studi di Chamber vertono sulla cultura britannica? Chissà!
Altra ipotesi potrebbe essere un omaggio all'Università per Stranieri di Siena che nel 2004 aveva ancora sede qui.
Non contenta però ho chiesto a un amico, artista anche lui, cosa gli ispirasse questa frase e la sua risposta è stata questa "perché ogni periodo storico è un intervallo di tempo memorizzato dalle pietre nella continuità naturale del mondo? Lo sappiamo: non esiste lingua né conoscenza che non sia passata attraverso le pietre. Tutta la civiltà è nata e si è trasmessa da una pietra all'altra.
Forse il pensiero da te riportato vuole seminare il fascino di questa memoria nella mente distratta dei passanti?" (A.A. grazie! illuminante come sempre.)
Sometime monuments should be BOARDS with tulips (talvolta i monumenti dovrebbero essere delle lavagne con tulipani) di Erick Göngrich. Sono due lastre poco distanti l'una dall'altra (nella foto in alto a destra si vede come sono posizionate). Queste lastre sono state incise dallo scalpellino il quale ha fatto un ottimo lavoro considerando che i caratteri riproducono una scritta a mano; infatti quest'opera riproduce il taccuino di schizzi dell'artista ed è in questo senso che l'opera d'arte dovrebbe essere a volte una lavagna. Non sappiamo se questo schizzo è poi diventato un'opera compiuta.
Nuk e di si është për të tjerët, por raporti midis Kryetarit të Bashkise dhe zgjedhësve është si raporti midis artistit dhe spektatorit (Non so come sia per gli altri, ma il rapporto tra il sindaco e gli elettori è come il rapporto tra artista e spettatore) di Anri Sala (artista) e Edi Rama (sindaco di Tirana ai tempi del Progetto, artista anche lui e da pochi mesi primo ministro dell'Albania). Contrariamente a quanto si possa pensare, questa frase può essere compresa da molti passanti in quanto è stata collocata nel punto di ritrovo degli albanesi che abitano a Siena.
La qualità è precisione nella vita di Mario Avallone. Se vi dico che nel 2004 davanti a questa lastra c'era un Mc Donald e che l'autore è un napoletano artista della gastronomia?
7 CROCE DEL TRAVAGLIO
Come alone (vieni da solo) di Eva Marisaldi. E' un opera intima, un invito all'autoriflessione inserita nel posto più frequentato dai senesi come da precisa richiesta dell'autrice. Quando siamo nel caos è quando siamo soli. Si nasce da soli e si muore da soli. E' la lastra più leggera di tutto il Progetto, anche questo per volontà dell'artista, affinché scompaia con il calpestio frequente dei passanti.
8 COMPLESSO MUSEALE SANTA MARIA DELLA SCALA
Tutti i passi che ho fatto nella mia vita mi hanno portato qui, ora di Alberto Garutti.
L'artista ha voluto per la collocazione della sua opera un posto significativo per la città e allo stesso tempo che consentisse di vedere l'opera solo a chi fosse davvero interessato a vederla e quindi conoscesse il luogo esatto.
È stata scelta una lastra della strada che portava all'antico ospedale Santa Maria della Scala, oggi sede museale; quindi è l'unica opera del Progetto che si trova al coperto e per vederla bisogna pagare il biglietto d'ingresso al Museo e chiedere qualche indizio perché il Santa Maria è un labirinto!
Trattandosi di una pavimentazione antica la lastra non è stata rimossa; lo scalpellino Emilio Frati ha lavorato direttamente sul posto.
Anche questa è un'opera intima che parla del cammino, di una strada e quale strada è più strada se non la Francigena?
La stessa lastra la troviamo in Germania e alla stazione di Milano perché all'artista è piaciuto molto il Progetto.
9 PIAZZA DUOMO
Vortici uguali e contrari, uno nell'angolo tra Palazzo Squarcialupi e il Santa Maria della Scala (nella foto: sopra) e l'altro davanti alla biglietteria del Museo dell'OPA, di Luca Pancrazzi. Attraverso quest'opera Siena si trova al centro dei due emisferi, nord e sud; viene quindi riposizionata rispetto alle leggi del tempo che regolano il mondo.
10 VIA STALLOREGGI
Opera finita di mettere in posa appena il giorno prima del trekking urbano dallo stesso artista Fabrizio Prevedello il quale ce ne ha parlato personalmente essendo egli presente al trekking.
Si tratta di un intervento in marmo grigio bardiglio proveniente da una cava delle alpi apuane.
L'intervento è discreto per via del colore però essendo marmo con il passare del tempo e con il nostro passaggio verrà calpestato e quindi diventerà lucido.
Continuerà ad accumulare storia su storia.
Ora la sporgenza misura due centimetri ma tra qualche anno sarà appiattito.
Rimarrà comunque una piccola traccia perché ci sono dei forellini nel perimetro dell'opera che ricordano le lastre tombali inserite all'interno delle chiese; infatti l'artista si è ispirato proprio a quelle lastre per poter lasciare il suo segno a Siena il più a lungo possibile.
Arborescences è il titolo di quest'opera di Michele Dantini (artista) e Willy Merz (musicista). Lo spartito fa parte di una composizione di Merz già esistente. Il nome dato all'opera è un omaggio all'Orto Botanico di Siena che si trova nei paraggi; un voler riprendere i suoni della natura e riportarli in città. L'idea è che qualcuno un giorno si accorga della lastra con lo spartito e si metta a suonare...
Un percorso davvero singolare quello che ci ha condotto per le undici lastre destinate ad una durata che non ci è dato sapere ora. Sono lì dal 2004 e alcune presentano già segni di usura. Godiamocele quindi finché ci sono!
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