lunedì 29 giugno 2020

Siena in 7 giorni: terzo giorno

Immagini dei luoghi visitati il terzo giorno di Siena in Sette giorni

Il terzo giorno lo iniziamo dal Museo dell’Opera del Duomo e dal Facciatone e, dopo aver attraversato parte del territorio della Contrada Capitana dell'Onda, lo concluderemo a nostro piacimento con una visita a scelta tra tre opzioni + 1.

Rimarremo nel Terzo di Città.


Anche per oggi direi di indossare scarpe comode.


MUSEO DELL'OPA E FACCIATONE


Rechiamoci in Piazza Jacopo della Quercia.

Scommetto che la parola ‘facciatone’ vi ha già incuriosito. 


‘Facciatone’ è il nome che i senesi hanno dato alla ‘finestra sul cielo’ che vedrete già dalla Piazza ed è ciò che rimane dei sogni di grandezza dei senesi di voler costruire un Duomo più grande di quello di Firenze, storica rivale di Siena. 


Pensate che la navata attuale del Duomo doveva diventare il transetto del Duomo Nuovo mai portato a termine per via della peste del 1348 che decimò la popolazione e per via dell’instabilità delle strutture portanti già costruite. 

L'ho raccontato in maniera più estesa il primo giorno qui

Il ‘facciatone’ sarebbe stato l’ingresso principale del Duomo Nuovo.

La cosa bella per noi oggi è che possiamo salire sul Facciatone e ammirare Siena dall’alto dopo aver superato circa 140 scaloni. L’ingresso è dal Museo dell’OPA.


Cosa vuol dire OPA? È l’abbreviazione archivistica del termine ‘opera’, dal latino opus-eris, significa cantiere. (cit. Giulia Tacchetti)

Il Museo dell’OPA ospita capolavori dell’arte di Siena tra i quali imperdibile è la Maestà di Duccio di Buoninsegna eseguita dal 1308 al 1311.


La Maestà di Duccio fu realizzata per l’altar maggiore del Duomo di Siena.

  
Le cronache dell’epoca narrano la processione con la quale venne portata in Duomo il giorno 9 giugno 1311 dalla bottega dell’artista in Via Stalloreggi (ci siamo stati ieri, ricordate?). 

Fu un tripudio, una grande festa. 

La Maestà rimase sull’altare maggiore del Duomo fino al 1506 quando per via del nuovo gusto estetico venne sostituito dal ciborio del Vecchietta tutt’oggi visibile.


Nel Museo dell’OPA possiamo ammirare sia il recto con la Madonna in Maestà circondata da angeli, santi e santi patroni di Siena Ansano, Savino, Crescenzio e Vittore con la bellissima invocazione/dedica di Duccio riportata alla base del trono della Madonna ("Santa Madre di Dio, sii causa di pace per Siena, sii vita per Duccio, perché ti ha dipinto così") sia il verso con le storie della vita privata e pubblica di Gesù anche se separatamente. 


Infatti la tavola di Duccio non fu risparmiata dallo sciacallaggio dei tempi quando per ricavare soldi da questi oggetti rivendendoli agli antiquari non ci si curava minimamente di sciuparli facendoli a pezzi per poterli trasportare meglio tanto che alcune scene narrative le troviamo in alcuni importanti musei del mondo. 


Uno dei miei sogni nel cassetto sarebbe quello di poterle vedere tutte. 


Per ora ho visto una tavoletta al Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid con Gesù e la Samaritana e tre alla National Gallery di Londra: Annunciazione, Trasfigurazione, Guarigione del cieco dalla nascita


Tornando alla Maestà che possiamo ammirare al Museo dell’OPA il mio consiglio anche qui, come ho già fatto ieri per le opere in Pinacoteca, è di soffermarvi sulle scene narrative per cogliere i dettagli.


Cosa intendo? Soffermatevi sulle strutture architettoniche e la loro prospettiva intuita più che reale, sulle espressioni dei volti, sugli abiti, sulle narrazioni in sequenza rappresentate in alcuni pannelli, sugli sfondi dorati e non.


Se non si fosse capito lo dico esplicitamente: io adoro la Maestà di Duccio.


La Maestà si trova al primo piano del Museo dell'OPA.


Al secondo piano ci sono altre sale con arredi sacri e altre tavole tra cui vi segnalo:


- la Madonna dagli occhi grossi, una Madonna con Bambino attribuita al Maestro di Tressa. Questa Madonna, come vi ho accennato il primo giorno quando eravamo nella Cappella della Madonna del Voto in Duomo, è famosa perché a essa, quando stava nel Duomo, i senesi affidarono la città di Siena alla vigilia della battaglia di Montaperti (4 settembre 1260).


- le due tavole con le Prediche di San Bernardino in Piazza del Campo e Piazza San Francesco di Sano di Pietro, uno degli artisti senesi più prolifici del Quattrocento. Anche qui osservate i dettagli. Rappresentano uno spaccato di vita senese di quei tempi.


- il San Paolo in trono di Domenico Beccafumi, il pittore della luce e delle forme come abbiamo apprezzato anche nei commessi marmorei per il Duomo di Siena attraverso effetti di chiaroscuro.


Inoltre vi segnalo la tavola Quattrocentesca con gli articoli del Credo di Benedetto di Bindo di cui vi ho accennato il primo giorno a proposito del Battistero quando vi ho fatto notare che il Credo non ha una diffusione così ampia come soggetto iconografico eppure a Siena ne abbiamo ben quattro: questo su tavola, quelli su affresco nel Battistero e nella Vecchia Sagrestia della Chiesa della Santissima Annunziata difronte al Duomo e quello a intarsio su legno a Palazzo Pubblico nella Cappella dei Nove.


Nell'ultimo piano c'è l'ingresso al FacciatoneGli ingressi sono scanditi da gruppi a numero limitato. Se c’è fila, non demordete perché ne vale la pena. Qualche anno fa c'è stata la possibilità di salire sul Facciatone per vedere l'alba. È stato indimenticabile. Da lì è nata l'idea di questo post per chi ama vedere le città nelle prime ore del mattino o nelle ultime ore prima della sera.

Al pian terreno, dove c'è l'uscita dal Museo, l'occhio è subito attratto dalla vetrata circolare che campeggia in fondo alla sala. Si tratta dell'originale dell'Abside del Duomo, che avete visto il primo giorno, circondato dalle statue originali per la facciata del Duomo di Giovanni Pisano (1284/'96) tra le quali la mia preferita è quella di Maria di Mosè "una delle supreme creazioni della scultura gotica" (cit. Enzo Carli).


Se come me invece preferite seguire percorsi lineari, iniziate 'dall'inizio' della sala e fermatevi ad ammirare il tondo in marmo con la Madonna del Perdono di Donatello.


Prima di uscire non dimenticatevi di dare un'occhiata al pavimento lungo i bordi della sala per scorgere gli originali delle Sette età dell'Uomo di cui vi ho parlato il primo giorno nel link di approfondimento sul Pavimento del Duomo!


Una volta finita la visita al Museo dell’OPA e Facciatone vi propongo di proseguire la scoperta di Siena da Via Monna Agnese, Via delle Campane per scendere dal Vicolo del Bargello in Piazza del Campo. Non vi sfuggirà lo scorcio suggestivo della Torre del Mangia da questo Vicolo.


Quando arrivate in Piazza del Campo, imboccate il Casato di Sotto sulla vostra destra.


Intanto come prima cosa vi faccio notare che è da qui che il giorno del Palio fa il suo ingresso in Piazza del Campo il Corteo Storico. 


Come seconda cosa vi invito ad affacciarvi al numero civico 7-9, se trovate il portone aperto, dove è visibile il Carroccio con il quale si conclude il corteo storico e che ricorda la vittoria riportata in campo dai senesi nella battaglia di Montaperti nel 1260 contro i fiorentini.


Approfitto per dire che il corteo storico di Siena è un racconto cronologicamente a ritroso che inizia dal 1555 quando i senesi si rifugiarono a Montalcino per resistere ai Fiorentini che di lì a poco si sarebbero sostituiti al potere della città con i Medici, per finire col momento di gloria più eccelso nella storia di Siena quella appunto della battaglia di Montaperti nel 1260.


PAUSA PRANZO


A questo punto potrebbe esservi venuta fame quindi cercate un posticino in questa via per ristorarvi. 


CONTRADA DELL'ONDA


Finito il pranzo, riprendete per il Casato di Sotto fino ad incrociare sulla sinistra il Vicolo della Fonte. Scendete le scale, guardate a destra et voilà! Vi presento Fonte Serena o Fonte del Casato. Una delle mie fonti preferite di Siena. 


La Fonte del Casato è del 1353 e fu costruita su richiesta degli abitanti della zona solo che cadde praticamente presto in disuso per via dell’accesso ripido. 


Agli amici che mi vengono a trovare a Siena dico sempre che la considero la nostra Chichén Itzá formato mignon.


Dopo aver visto la Fonte, scendiamo giù fino ad arrivare in Via Dupré.


Sappiate che Via Dupré è l’ultimo accesso che rimane aperto il giorno del Palio per entrare in Piazza del Campo mentre il corteo sta sfilando. L’orario di chiusura può variare soprattutto a seguito delle nuove misure di sicurezza antiterrorismo introdotte per eventi di massa.


Percorriamo Via Dupré fino in cima. Quando avrete superato l’Arco di Sant’Agata, voltatevi per ammirare un altro degli scorci iconici di Siena.


Apro parentesi


Se vi trovate a Siena il 19 marzo, giorno di San Giuseppe, troverete Via Dupré piena di bancarelle di giocattoli, palloncini, frittelle e 'carretti' con i colori delle Contrade. È appunto la Festa di San Giuseppe.

Chiudo parentesi.

Siamo nel cuore della Contrada Capitana dell’Onda. Il titolo di ‘capitana’ è perché le sue milizie montavano la guardia al Palazzo del Comune.


La Chiesa oltre l’Arco, dedicata a San Giuseppe, è l’Oratorio della Contrada. Nell’angolo, la fontana con il delfino è la fontanina della Contrada dove avviene il battesimo contradaiolo che sancisce l’appartenenza a questa contrada. 


Affacciatevi dietro la fontanina: c’è un altro scorcio da immortalare!


Se poi avete voglia di spingervi oltre percorrete Via di Fontanella in discesa fino ad arrivare ad un piccolo cancello. Affacciatevi dal muretto per vedere uno scorcio dell'antica Fonte di Fontanella detta anche 'fonte degli Eremiti' o 'fonte di Sant'Agostino' per la sua collocazione in corrispondenza della Basilica di Sant'Agostino.

Delle fonti di Siena questa mi manca da visitare. Chissà se un giorno qualche associazione organizzerà una visita. 

Tornate indietro e prendete Via Sant’Agata. In cima a sinistra c’è il Prato di Sant’Agostino; è un ‘prato’ dove al posto dell’erba c’è il breccino. Qui non siamo più nel territorio della Contrada dell'Onda.

Oltre alla mole della Chiesa di Sant'Agostino, che se fosse aperta merita una visita in generale ma nel particolare secondo me per la Crocifissione del Perugino, all'angolo noterete un porticato antistante un palazzo che ospita il Liceo Classico di Siena e l'
Istituto Superiore di Studi Musicali "Rinaldo Franci". Ve lo segnalo per dirvi che all'interno del palazzo ci sono delle sale cosiddette del "Rettore" che ho avuto modo di visitare qualche anno fa e che mi colpirono per la tematica esotica delle decorazioni. Ne ho scritto qui


Imbocchiamo Via Mattioli, la strada che fiancheggia il Liceo. A questo punto a seconda dei vostri interessi e degli orari di apertura vi propongo tre opzioni: 


- il Museo di Storia Naturale ad ingresso gratuito

- l’Orto Botanico, a pagamento
- il Cimitero Monumentale della Misericordia che si trova oltre la porta medievale - Porta Tufi - in fondo a Via Mattioli.

MUSEO DI STORIA NATURALE


Il Museo di Storia Naturale dell'Accademia dei Fisiocritici, se siete appassionati al genere, credo che sia molto interessante da visitare.


Colpisce subito intanto appena si entra il grande scheletro esposto nel Chiostro del Museo. Si tratta di una balenottera arenatasi sulla spiaggia di Piombino il 23 novembre 1974.


Le collezioni relative alle quattro sezioni (Geologia , Zoologia, Anatomia, Botanica) in cui si articola il Museo sono esposte nelle vetrine lungo i due piani intorno al Chiostro. 

Ci sono dei monitor interattivi per saperne di più sulle collezioni e su questi 'fisiocritici' o 'giudici della natura' (dal greco physis=natura e kriticoi=coloro che studiano). Si appellarono così i primi membri dell'Accademia di Scienza fondata a Siena nel 1691 da Pirro Maria Gabrielli, professore di Medicina teoretica e Botanica; Accademia che raggiunse grande prestigio nel XVIII secolo nei circoli culturali d'Europa.


Io sono più attratta dall'arte che dalla scienza e quindi subisco il fascino prima di tutto del luogo, un ex monastero camaldolese del XII secolo, e poi delle antiche vetrine che ospitano i pezzi delle  collezioni lungo le pareti. Non fu comunque questa la prima sede del Museo.


C'è una parte del Museo che mi affascina in maniera particolare ed è quella degli animali 'imbalsamati'. Forse perché mi è familiare nel senso che tra le amicizie frequentate dalla mia famiglia quando ero piccola c'era un cacciatore che in casa aveva diversi esemplari imbalsamati esposti sulle pareti al posto dei quadri. Chissà!


In realtà ho scoperto che non sono 'imbalsamati' o almeno non tutti.


Il termine corretto è 'tassidermia' o 'impagliamento'. 


In cosa consiste questa tecnica? Nel separare la pelle dell'animale dal corpo per applicarla ad una struttura artificiale creata in precedenza con la forma dell'animale - una sagoma per capirsi - nel caso ad esempio di un mammifero oppure attraverso imbottitura artificiale come nel caso degli uccelli. Quindi la 'pelle' è quella originale dell'animale, il 'corpo' no.


Devo dire che sono rimasta un po' perplessa quando ho saputo che, in pratica, questa tecnica consiste nello smontare e rimontare l'animale quindi la forma finale è quella che gli dà il tassidermista e la sua bravura è nel renderlo il più naturale possibile perché in pratica ricrea l'animale.


Il Museo di Storia Naturale di Siena ha un suo proprio Laboratorio Tassidermico e la cosa interessante, e qui molti di voi si sentiranno maggiormente riavere lo so, è che diversamente da quanto accadeva in passato ora gli animali non si uccidono per studiarli e quindi impagliarli ma si studiano nel loro territorio e solo quando sono morti vengono portati in Laboratorio.


Altre cose che mi colpiscono di questo Museo e che quindi mi vado a rivedere quando ci capito sono:
le terre bolari (deposti su piccoli laghi del Monte Amiata) colorate,
- la macchina del vuoto costruita nel 2003 a scopi didattici, 
- il 'meteorite di Siena' facente parte dello sciame di meteoriti caduto nella campagna senese nel 1794, 
- le tavole anatomiche a grandezza naturale di Paolo Mascagni per gli studenti di medicina
- la linea meridiana realizzata nel 1848 nel pavimento dell’Aula Magna per l’individuazione del mezzogiorno in qualsiasi giorno dell’anno e rimasta attiva fino al 1964.

Fino a qualche anno fa nel Chiostro c'era una riproduzione in ferro realizzata nel 2006 della linea meridiana usata in precedenza, quella del 1703, andata distrutta dal terremoto del 1798. Era suggestivo. Peccato l'abbiano tolta.

A proposito di quando la meridiana dei Fisiocritici dava l'ora precisa a tutta Siena vi riporto un estratto di Luigi Oliveto pubblicato su Toscanalibri.it per farvi fare un bel salto indietro nel tempo:

"Si era verso la metà dell’Ottocento e viene da immaginare che la scena avesse una concitata solennità. Dalle 11,30 alle 12,30 di ogni lunedì gli orologiai di Siena andavano a prendere l’ora esatta all’Accademia dei Fisiocritici. Nella grande aula, infatti, si trovava la meridiana a camera oscura. E sarebbe stato mezzogiorno preciso quando dal foro gnomonico posto sulla parete a sud il sole avesse raggiunto la retta tracciata sul pavimento, schiarito il marmo con su disegnati la linea del Tempo Medio a forma di otto, i mesi, i segni dello zodiaco. All’istante, con accigliata meticolosità, gli orologiai rimettevano le proprie lancette, mosse allora da meccaniche piuttosto approssimative. Ma non solo. Prima uno strillo, poi un rintocco sul tetto dell’Accademia, dava il segnale affinché le campane di torri e chiese avvisassero che era giunta l’ora mediana del giorno. Dunque, che orologi ed anime prendessero misura del tempo trascorso e di quanto loro ne restasse. Era così che quel raggio di sole appena insinuatosi in un pertugio di mondo dava a un’intera città la certezza d’essere dentro un tempo ‘vero’ e condiviso."


Un avvertimento devo farlo nel caso ci andiate con i bambini, non potendo io conoscere il loro grado di sensibilità: ci sono dei 'pezzi' nella sala delle tavole anatomiche del Mascagni che potrebbero impressionarli, tipo i 'preparati disseccati di organi umani' o 'preparati pietrificati di organi di animali e umani' e ancora animali nati con malformazioni. Valutate voi quindi se è il caso di fermarsi a guardarli.


Quando avrete finito la vostra visita date un'occhiata al piazzale esterno al Museo. Anche se non c’entra con il Museo, aguzzate la vista: c'è una ‘lastra’ con un pentagramma. Fa parte del Tempo Zulu


ORTO BOTANICO

L’Orto Botanico è un luogo unico dove regna il silenzio. Anche se Siena non è una metropoli non è comunque esente dai rumori della città e qui sembrano dissolti.


Il nucleo originario di piante semplici ed esotiche, un tempo in altra sede, furono trasferite qui nel 1856.


E' un vero e proprio 'parco' l'Orto Botanico di Siena. Si estende per due ettari e mezzo di terreno con vialetti e scalinate per percorrerlo.


Se non siete appassionati di botanica come me, forse perché non ho il pollice verde, vi assicuro che trascorrerete comunque un bel momento di relax. Se invece lo siete ovviamente questo luogo avrà molte cose da dirvi. 


Il percorso idealmente inizia a sinistra della scalinata d'accesso dove si incontrano le Gimnosperme (piante a seme sprovviste di fiori e frutti). 

Le piante provenienti dalla Toscane meridionale si trovano al centro dell'albereto e sono suddivise in base al loro habitat in natura quindi ci sono alberi che troviamo nella costa, in collina, in montagna e in pianura.


Ogni albero, arbusto, pianta è identificato con un cartellino. Il colore bianco indica che è autoctono, il colore giallo che è esotico. Quando è scritto come anno 1856 vuol dire che non si conosce l'anno perché come ho scritto prima fu proprio in quel periodo che l'Orto Botanico fu trasferito nell'attuale sede dalla precedente presso il Santa Maria della Scala.


Lungo il percorso incontreremo quattro serre dove vengono trasferite le piante tropicali d'inverno.


La prima e più antica serra che incontriamo colpisce per la particolare struttura architettonica Ottocentesca dell'ingresso.


Dietro a questa serra ce n'è un'altra utilizzata per le ricerche dell'Università e nei pressi, in alto, una limonaia dove vengono trasferiti in inverno le piante di agrumi.


C'è poi una serra molto più grande che incontriamo lungo il percorso verso la vallata con due ambienti, il primo ospita d'inverno le piante tropicali coltivate in vaso, il secondo ospita le 'succulente' a noi meglio conosciute come 'piante grasse'. 


Ecco, questa serra mi affascina in maniera particolare.  È divisa in due parti, da un lato ci sono piante di origini americane e dall'altra piante di origini africane inclusi i singolari 'sassi viventi', piante che si mimetizzano molto bene con i sassi che le circondano.

Ci sono dei cartelli esplicativi ma una cosa che ho trattenuto è che delle succulente ci sono alcune che fanno scorta di acqua nelle foglie altre nel tronco e queste ultime sono quelle che hanno trasformato le foglie in spine.

L'Orto Botanico di Siena si conclude con il cosiddetto 'podere' dove si coltivano viti, olivi e alberi da frutto, una fonte medievale, un felceto e infine due stagni dove si coltiva la Nimphaea alba e qui il collegamento con le Ninfee di Monet è un attimo ve lo dico anche se non è semplice vederla fiorita. La prima volta per me è stata a luglio dell'anno scorso.

C'è un passaggio 'segreto' nelle mura in fondo all'Orto Botanico. Ne ho scritto qui


Un consiglio prima o dopo la visita di questo Orto, ma anche di qualsiasi altro orto, potrebbe essere la lettura del libro "La simbologia delle piante. Magia, leggende, araldica e curiosità del mondo vegetale" di Carlo Lapucci. Ho assistito ad una presentazione proprio nell'Orto Botanico di Siena ed è stata istruttiva e divertente. Quante cose curiose sull'utilizzo delle piante!


CIMITERO MONUMENTALE DELLA MISERICORDIA


Infine il Cimitero Monumentale della Misericordia al quale sono molto affezionata non perché ci sia sepolto qualcuno di famiglia ma per le tombe monumentali dell’Ottocento/Novecento con sculture di importanti artisti senesi e anche perché scriverne nel blog mi ha messo in contatto con il nipote di uno di questi scultori che mi ha messo a disposizione diversa documentazione sulle opere dell’artista Guido Bianconi


Se farete una visita vi sarà molto utile il post che ho scritto al riguardo con la piantina del Piazzale con l’obelisco intorno al quale ci sono le cappelle gentilizie. Eccolo qui


Il terzo giorno finisce qui. Se avete scelto il cimitero e siete un po’ stanchi prendete il pollicino n. 54 fino a Piazza Quattro Cantoni oppure fino al capolinea in Piazza Indipendenza, se volete fare un giro panoramico. 


Se invece avete rimandato ad un'altra volta la visita ad una delle tre opzioni che vi ho proposto,  imboccate l'ingresso verso gli Orti dei Tolomei che si trova davanti a quel palazzo circa a metà di Via Mattioli (si tratta della sede della Facoltà di Giurisprudenza) per ritornare all'Arco di Sant'Agata facendo una bella passeggiata nel verde e con un bel colpo d’occhio sui tetti di Siena.

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Siena in 7 giorni: primo giorno, secondo giorno, terzo giorno, quarto giorno, quinto giorno, sesto giorno, settimo giorno, indice e altri contributi

5 commenti:

  1. Cara Amina, questa Siena in 7 giorni mi sta facendo venire una botta di nostalgia (per dirla alla romana) che tu neppure immagini.
    Complimenti per la tua competenza e la dedizione. Hai superato qualsiasi aspettativa. Bravissima veramente.
    Commento qui perché hai citato due luoghi che non ho mai visitato: l’orto botanico e il cimitero monumentale.
    Ora, che non sia mai stata all’orto botanico non è sorprendente (sebbene, quando lo dissi al coniuge, ipotizzò il divorzio. Destino volle che, quando pensai di andarci con lui, l’orto botanico fosse chiuso). Ma che abbia vissuto 5 anni in una città senza mai andare a visitare il cimitero, proprio io che in viaggio non me ne perdo uno, è cosa grave. Poi, ci sono tanti altri luoghi più famosi che citi e che non ho mai visto davvero (pur essendoci passata davanti chissà quante volte), ma è anche ciò che banalmente accade nelle città in cui si vive.
    Comunque, Amina, ho una gran voglia di tornare a trovarvi…
    Ancora complimenti per l’iniziativa!

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    1. Ti ringrazio moltissimo Barbara :-)
      C'è tanto cuore in questo progetto.
      Riguardo ai cimiteri tieni conto allora anche dell'altro cimitero che c'è a Siena, Laterino, dove ci sono anche lì tombe più o meno monumentali con un tocco artistico.

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    2. Ecco, mentre leggevo il tuo post, ho riflettuto proprio sul fatto di non essere mai andata in un cimitero a Siena. Non solo: se qualcuno m'avesse chiesto dove fosse, non avrei saputo rispondere.
      In generale, questo tuo ciclo di post mi sta facendo riflettere su quanto guardi poco i luoghi in cui vivo. Mi concentro su alcuni punti delle città e non vedo il resto.

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  2. complimenti anche da me! hai fatto un lavorone! verrebbe voglia di stampare tutti i post e portarseli dietro camminando per Siena. Con tutte le volte che sono stata a Siena, pur non abitandoci, nemmeno io sono mai stata nei cimiteri, devo rimediare al più presto. grazie.

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    1. Grazie!
      Sto pensando a qualcosa per avere tutto il percorso insieme.
      Vediamo.

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