Come accade oramai da diversi anni il Pavimento del Duomo di Siena, solitamente coperto, è per gran parte reso visibile al pubblico da dopo il Palio dell’Assunta del 16 agosto fino a quasi tutto il mese di ottobre (meglio verificare le date esatte volta per volta nel sito dell'Opera del Duomo di Siena) e come ogni anno anche quest’anno non mi sono fatta sfuggire questa possibilità.
Come mai?
Per rispondere a questa domanda devo fare una premessa ed è la seguente: nel tempo, il mio approccio alle opere d’arte di soggetto religioso relative al cristianesimo e cattolicesimo è cambiato in quanto la mia fede è venuta meno e di conseguenza sono venuti meno anche il coinvolgimento e la partecipazione come credente.
Non che sia stata sostituita dall’adesione ad un’altra fede religiosa ma l’adesione era stata così totale e consapevole che nell’immediato ho avvertito come un senso di sbandamento, come se delle opere d’arte di soggetto religioso cristiano, svuotate del loro contenuto di ‘buona novella’ per la mia vita quotidiana, rimanesse solo la ‘forma’ da ammirare e questo mi sembrava riduttivo, quasi irrispettoso nei confronti dell’artista o più che altro del committente.
Riflettendo su questo mio disagio mi sono tornati in mente alcuni flash:
- i turisti giapponesi non cristiani che rimangono estasiati davanti alla Pietà di Michelangelo in San Pietro a Roma;
- il fascino da me subito dalla Moschea di Gerusalemme;
- il timore reverenziale che ho avvertito visitando la Sinagoga di Siena, forse anche per via dei diversi autori ebrei che ho letto in questi anni e che mi hanno introdotta alle loro tradizioni attraverso i loro romanzi;
- il desiderio, venutomi dal recente interesse per la storia dell’arte moderna e contemporanea, di visitare un giorno la Cappella di Rothko a Houston;
- l’illuminazione che mi è arrivata in questi giorni dall’ABC di viaggi di gamberettarossa che alla lettera C ha scritto: CULTI – nonostante il mio forte agnosticismo e l’utilizzo della ragione più che della fede, subisco il fascino dei luoghi di culto più che di altri luoghi d’interesse turistico. Quando parto per un viaggio cerco di dedicarvi un tempo cospicuo a visitare chiese, moschee, sinagoghe, templi e monasteri.
Ed è proprio così.
E’ possibile subire il fascino delle espressioni artistiche di un culto pur non riconoscendosi in quella fede; perché i luoghi di culto sono spazi che sollecitano la meditazione personale a prescindere dal fatto che si abbia o no un credo religioso e perché 'l'opera d'arte trova una soluzione sempre diversa negli occhi e nella mente di chi guarda. Esiste perché tu la guardi.' (cit.).
E’ possibile subire il fascino delle espressioni artistiche di un culto pur non riconoscendosi in quella fede; perché i luoghi di culto sono spazi che sollecitano la meditazione personale a prescindere dal fatto che si abbia o no un credo religioso e perché 'l'opera d'arte trova una soluzione sempre diversa negli occhi e nella mente di chi guarda. Esiste perché tu la guardi.' (cit.).
Tornando al pavimento del Duomo di Siena, chiunque può subirne il fascino, credenti e non credenti e ne ho avuto la riconferma questa mattina quando l’ho rivisto per l’ennesima volta; perché non c’è una modalità unica di apprezzamento.
Si può rimanere affascinati dal messaggio in esso contenuto, dalla tecnica artistica che qui è notevole, dallo stile di autori anonimi e noti (Giovanni di Stefano, Neroccio di Bartolomeo, Benvenuto di Giovanni, Matteo di Giovanni, il Pinturicchio, Alessandro Franchi, il Beccafumi, Francesco di Giorgio Martini, il Sassetta, Antonio Federighi), dall’aspetto filologico e iconografico.
Personalmente rimango ancora affascinata da quest'ultimo aspetto da quando ho avuto la fortuna di assistere alla conferenza tenuta dal prof. Roberto Guerrini nel 1996 trascritta nel libro che io ritengo fondamentale per chi voglia approfondire la conoscenza di quest’opera d’arte:
Si può rimanere affascinati dal messaggio in esso contenuto, dalla tecnica artistica che qui è notevole, dallo stile di autori anonimi e noti (Giovanni di Stefano, Neroccio di Bartolomeo, Benvenuto di Giovanni, Matteo di Giovanni, il Pinturicchio, Alessandro Franchi, il Beccafumi, Francesco di Giorgio Martini, il Sassetta, Antonio Federighi), dall’aspetto filologico e iconografico.
Personalmente rimango ancora affascinata da quest'ultimo aspetto da quando ho avuto la fortuna di assistere alla conferenza tenuta dal prof. Roberto Guerrini nel 1996 trascritta nel libro che io ritengo fondamentale per chi voglia approfondire la conoscenza di quest’opera d’arte:
IL DUOMO come libro aperto
Leggere l’arte della Chiesa
a cura e con una presentazione di Senio Bruschelli
Conferenze di Marilena Caciorgna, Roberto Guerrini, Bruno Santi, Timothy Verdon
Editrice Il Leccio
Monteriggioni (SI) 1997
Forse il testo non è di facile reperibilità. In alternativa ci sono i cataloghi in vendita al bookshop del Duomo.
A questo punto non voglio esimermi dal proporre una brevissima guida sulle scene rappresentate nelle oltre 50 tarsie che compongono il percorso:
All’ingresso centrale un cartiglio precisa il riferimento alla funzione sacra del Duomo dedicato alla Vergine: Castissimum Virginis Templum caste memento ingredi (Ricordati di entrare con mente pura nel purissimo tempio della Vergine)
La prima parte del percorso espone i misteri fondamentali del Cristianesimo attraverso la lettura degli Oracoli Sibillini compiuta da Lattanzio, scrittore cristiano, nella sua opera Divinae Istitutiones.
Ermete Trismegisto, sapiente egiziano, ha intuito un mistero fondamentale del Cristianesimo, cioè la nascita del Figlio dal Padre ed è per questo che occupa un posto centrale subito dopo il cartiglio con la dedica alla Vergine.
Nelle navate laterali sono rappresentate le Sibille, sacerdotesse dotate di virtù profetiche ispirate dal dio Apollo. La Chiesa occidentale, interpretandone i detti come anticipazioni della storia cristiana, le riconobbe come profetesse della venuta di Cristo, equivalenti pagane dei profeti dell'Antico Testamento.
Ogni Sibilla reca due cartigli, uno di presentazione della sibilla stessa, l’altro contenente la profezia del dogma o miracolo che riguarda la religione cristiana.
La sapienza da sola non basta alla Rivelazione; essa ha bisogno anche della dimensione temporale e spaziale per manifestarsi ed ecco quindi che nella navata centrale ci sono riquadri collegati alla storia del territorio di Siena:
- Lupa senese coi gemelli Senio e Aschio, i leggendari fondatori di Siena, e attorno i Simboli delle città alleate;
- raffigurazione decorativa di un rosone da cattedrale al centro del quale campeggia l'aquila imperiale, simbolo di continuità con Roma;
- allegoria del Colle della Sapienza
- il Potere temporale rappresentato da una ruota con la figura di un Re al sommo e tre figure umane alle estremità: una in discesa, una all'estremità inferiore, una in ascesa, così da caratterizzare figurativamente il motto che non è presente, ma che si riferisce all'acquisizione e alla perdita del potere "Regno, regnavi, sum sine regno, regnabo".
Nel braccio destro e sinistro della crociera sono rappresentate storie del mondo ebraico già toccato dalla rivelazione.
L’esagono sotto la cupola presenta Storie del profeta Elia.
Nel presbiterio sono presenti storie delle personalità della sacra scrittura che vengono considerate le prefigurazioni del Cristo e altre storie bibliche comprese le Storie di Mosé, la Marcia del popolo ebraico verso la terra promessa (allusione al visitatore che finalmente trova la sua meta davanti all'altare) ed infine il Sacrificio di Isacco.
P.S. Nella mia bacheca di Pinterest ho creato il board Pavimento Duomo di Siena con foto di particolari delle tarsie.
Nella sezione del pavimento davanti alla Cappella della Madonna del Voto c'è una tarsia che viene scoperta soltanto per una ventina di giorni nel mese di Novembre. L'ho scoperto appena oggi durante l'evento 'Un tè all'Opera'.
Si tratta de Le sette età dell'uomo (Infanzia, Fanciullezza, Adolescenza, Gioventù, Virilità e Vecchiaia; nella losanga al centro Decrepitezza), rifacimento del 1780 su disegni di Alessandro Franchi.
Gli originali del 1475 sono di Antonio Federighi e sono conservati nella Sala delle Statue del Museo dell'OPA (penso di non essermene mai accorta quindi provvederò presto a colmare questa lacuna!).
Nel Medioevo il sette era un numero importante; un numero sacro che si corredava ad altri canoni come quello dei pianeti, delle arti liberali e delle ore della preghiera del giorno.
Un esempio enciclopedico di ciò è rappresentato negli affreschi quattrocenteschi di Palazzo Trinci a Foligno. Da una parte sono raffigurate le sette arti liberali, che nel Duomo di Siena troviamo alla base dell'ambone di Nicola Pisano, e dall'altra i sette pianeti associati ad una specifica età dell'uomo e ad un momento preciso della giornata.
Altra fonte è contenuta nel Salmo 89, illustrato in un codice spagnolo, che parla della precarietà della vita e dichiara l'età media dell'uomo a 70 anni.
La rappresentazione che mi ha colpito maggiormente di questa tarsia è quella centrale della decrepitezza; un vecchio con due stampelle, ormai ricurvo, vicino ad un sepolcro aperto.
La rappresentazione che mi ha colpito maggiormente di questa tarsia è quella centrale della decrepitezza; un vecchio con due stampelle, ormai ricurvo, vicino ad un sepolcro aperto.
La Religione e le Virtù teologali, visibili nella parte superiore delle Età dell'uomo, sono state inserite nel 1780 e poi sostituite con disegni di Alessandro Franchi nel 1870.
Esse si integrano perfettamente nel senso che la Religione, raffigurata con il volto velato, è come un invito a superare la precarietà della vita perché un giorno vedremo tutto come dice San Paolo nella prima lettera ai Corinzi: Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto. Queste dunque le tre cose che rimangono: la Fede, la Speranza e la Carità; ma di tutte più grande è la Carità.
Esse si integrano perfettamente nel senso che la Religione, raffigurata con il volto velato, è come un invito a superare la precarietà della vita perché un giorno vedremo tutto come dice San Paolo nella prima lettera ai Corinzi: Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto. Queste dunque le tre cose che rimangono: la Fede, la Speranza e la Carità; ma di tutte più grande è la Carità.
cavolo sono diventata l'ispiratrice grazie! meno male le mie parole servono, non ti dico i miei alti e bassi verso le religioni, al momento mi tengo a distanza dalle manifestazioni religiose e dalle persone che cercano di indottrinarmi, ancora, a 45 anni suonati. e obietto per punti a tutti i loro argomenti. evviva il lume della ragione! ma i luoghi di culto sono oggettivamente belli, sono opere d'arte.
RispondiEliminaCiao Roberta e grazie per il commento. Mi fa piacere scoprire che siamo praticamente coetanee :-)
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