lunedì 29 agosto 2016

Claudia Salaris al Caveau di Serena Fineschi

Siena: Claudia Salaris al Caveau di Serena Fineschi

La sesta idea rimasta esposta nel piccolo Caveau nel Vicolo del Coltellinaio a Siena fino al 25 agosto è stata di Claudia Salaris, storica del futurismo e dei movimenti d’avanguardia.

Si tratta del progetto di una mostra ancora mai realizzata.

Ecco il testo del progetto. Miei sono i grassetti per evidenziare quello che di una mostra del genere desta la mia curiosità; quasi un guardare il passato per capire il presente, in questo caso l'evoluzione della comunicazione.

Lo considero un privilegio per me e per chi si è fermato nel piccolo Caveau di Siena quella di potersi fare un'idea molto concreta di cosa significhi progettare una mostra.

E' come se uno scrittore ci rivelasse la mappa di un suo romanzo ancora da scrivere ma la cui trama è già tutta nella sua testa.

Anche le interlinee sono mie per permettere una lettura più agile a video.

***

ARTE CONTRO

La mostra propone un itinerario attraverso i materiali cartacei prodotti dall'avanguardia e dall'editoria alternativa in Italia lungo il Novecento: libri, giornali, volantini, manoscritti, tavole originali, disegni, fotografie ecc. Il centro dell'esposizione è rappresentato dalla produzione futurista, di cui si propone una campionatura che illustri tutta l'avventura del movimento marinettiano: gli esordi nel clima simbolista, la stagione "parolalibera" della "rivoluzione tipografica", i gruppi sorti attorno a riviste (da "Lacerba" a "L'Italia futurista" fino a esperienze locali minori, regionali e defilate), i libri-oggetto, dall'"imbullonato" di Depero alle "litolatte" che oggi costituiscono una vetta nella storia del libro. Ma accanto alle pubblicazioni più note e pregiate, anche curiosità e sorprese, materiali mai precedentemente esposti o di rarissimo reperimento.

Il futurismo ha occupato uno spazio autonomo rispetto alle istituzioni culturali ed editoriali del tempo, muovendosi in una dimensione di alterità assoluta che gli ha consentito di praticare il massimo della libertà espressiva e della sperimentazione. La sua è stata la prima rivoluzione della comunicazione verbo-visiva. Il senso della mostra vorrebbe essere appunto quello di evidenziare questa priorità futurista e al tempo stesso illustrare la sua eredità, nel secondo dopoguerra, seguendo due direttrici, una in alto,  nel campo artistico, l'altra in basso, al di là della dimensione puramente estetica, nella nebulosa delle controculture underground.

Nella prima dimensione rientrano l'esperienza di Pinot Gallizio, legato alle origini del situazionismo, le scritture visuali e d'avanguardia, la poesia concreta, la poesia visiva, con i vari punti d'aggregazione attorno a gruppi o riviste anni '60 e 70' ("Ana etcetera", "Ex", "Tool", il Gruppo 70, "Il Dissenso", "Linea Sud", "Lotta poetica", "Mec", "Tam-tam", "Techne", "Antologia Geiger", "Malebolge", "Marcatré" ecc). La scelta dei materiali, oltre a rispondere all'esigenza di mettere in evidenza il legame con la poetica futurista, s'incentrerà su quelle esperienze che maggiormente puntano a erodere i luoghi comuni della comunicazione e del linguaggio usurato dalla consuetudine, attuando una sorta di "guerriglia semiologica".

Alla seconda coordinata appartiene invece la miriade di fanzine beat, provo, hippy, "decondizionate", situazioniste, psichedeliche, movimentiste tra anni '60 e '70, di cui viene proposta una scelta significativa che vada da "Pianeta Fresco" di Pivano-Sottsass alla costellazione dei vari "Mondo Beat", "S", "Esperienza 2", "Re Nudo", "Stampa Alternativa", "Pantere Bianche", "Robinud", "Roman High", ma anche la più culturale "Ubu", legata al teatro underground, e "Puzz" con i suoi antifumetti, fino ad arrivareai fogli del movimento del Settantasette e degli "indiani metropolitani" ("A/traverso", "Zut", "Wow", "Oask?!"), quando, in un ultimo falò, le istanze di arte-vita tipiche delle avanguardie storiche, rimesse in circolazione dal situazionismo che le adattò all'attuale "società dello spettacolo" e dell'immagine, sembrarono dilagare in basso,oltre i recinti dell'estetico.

Progetto di mostra non ancora realizzato.

Claudia Salaris
***

Rispetto alla sua idea ecco cosa ha detto Claudia Salaris:

"Da sogno nel cassetto ad opera esposta in un caveau. La mia idea vive un passaggio di dimensione: da quella più intima e personale dei progetti propri mai realizzati a quella pubblica di uno spazio d’arte in comunicazione diretta e inconsapevole con chiunque sia di passaggio."

da Sienafree.it
***

Gli altri artisti che hanno esposto la loro idea nel singolare Caveau di Serena Fineschi a Siena li trovi nella categoria Caveau

venerdì 26 agosto 2016

Sulla compassione

Doris Salcedo: Shibboleth
Foto presa da ArtsBlog.it

"Secondo la psicologia buddista nel profondo di noi giacciono i semi di tutti i sentimenti (rabbia, compassione, generosità, gioia, rancore, felicità, perdono etc) che ci sono stati trasmessi dai nostri genitori, dai nostri insegnanti, dai nostri patriarchi e che le esperienze e i comportamenti abituali annaffiano rafforzandoli e moltiplicandoli. Il praticante ha il compito di riconoscerli, di annaffiare consapevolmente i semi positivi, rafforzandoli, e di astenersi dall'innaffiare i semi negativi, rendendoli così più deboli e inoffensivi."
Thich Nhat Hanh


Ecco, credo che chi pratica consapevolmente l'irrigazione selettiva del seme della compassione nel proprio quotidiano si trovi ad avere il discernimento necessario ed utile in momenti tragici come il terremoto dello scorso ventiquattro agosto che ha distrutto interi paesi del Centro Italia.

È qualcosa su cui mi sono ritrovata a riflettere in questi giorni perché a giudicare dalle reazioni sui Social Network mi sembra che il sentimento/seme più 'annaffiato' quotidianamente sia invece quello della rabbia da come anche in occasioni straordinarie come questa del terremoto la si lasci andare a briglie sciolte anche solo con le parole generando un'aggressività indicibile.

Coltivare la compassione intesa come ascolto profondo del dolore dell'altro per alleviargli le sofferenze e non di pietismo se ci ripenso ci permette di aiutare l'altro concretamente, subito e individualmente.

La compassione non è qualcosa che si può imporre perché venga praticata. No.

Può essere il frutto di un percorso personale, di temperamento, di un'illuminazione sulla via di Damasco grazie all'esempio di altri.

E anche i comportamenti con cui uno decide di annaffiare il proprio seme della compassione non sono uguali per tutti.

Nello specifico del terremoto c'è chi lo esprime donando dei soldi, chi donando beni di prima necessità, chi recandosi in loco per prestare il proprio aiuto come volontario, chi accogliendo in casa propria chi è rimasto improvvisamente senza tetto.

Si cerca di immedesimarsi in ciò di cui l'altro può aver bisogno e, per chi ha possibilità di un contatto diretto, di venirne a conoscenza direttamente dall'interessato di ciò di cui ha bisogno.

Anche questo è ascolto profondo del dolore dell'altro.

Ognuno secondo le proprie possibilità economiche e di sensibilità; senza curarsi del giudizio altrui.

Individualmente, sì; perché, come diceva continuamente il maestro di meditazione Vipassana S. N. Goenka "stante la sofferenza, la guerra e i conflitti che ci circondano non c'è alcuna garanzia che nel mondo possa regnare la pace; ma nella misura in cui ciascuno di noi si preoccupa di realizzare la propria di pace sta già contribuendo alla pace nel mondo."

Il mio innato individualismo e l'autonomia da me tenacemente voluta e ottenuta trovano conforto in queste parole. Pensare di potermi prendere carico di tutti i mali del mondo per me sarebbe devastante al solo pensiero e non farebbe che immobilizzarmi per l'impossibilità dell'impresa.

Per quanto sia evidente che tutto sorge e passa perché tutto è impermanente è anche vero che i ricordi materiali contribuiscono ad annaffiare quei semi positivi che sono in noi come ad esempio il seme della felicità. Perderli all'improvviso spiazza e non poco; può portare ad un tunnel di disperazione e depressione senza sfondo.

Perdere le persone care, gli amici, colleghi, conoscenti è doloroso e inaccettabile per chi pensa almeno una volta al giorno alla morte figuriamoci per chi vive come se non dovesse morire mai.

Non possiamo aspettarci da chi ha subito una simile disgrazia, in questo caso i terremotati, che nell'immediato riescano ad osservare con equanimità e distacco quanto è loro accaduto.

Credo che occorra un allenamento quotidiano al distacco per affrontare queste tragedie con equanimità e se ai terremotati bisogna prima di tutto permettergli di piangere il loro dolore a noi che non siamo coinvolti in prima persona torna utile questo distacco perché ci dà la lucidità necessaria per agire nel migliore dei modi.

Come si può allenare questa capacità di distacco in tempo di 'pace individuale'? ad esempio attraverso la meditazione quotidiana.

Ne sto facendo esperienza in prima persona e, credetemi, riguardo al terremoto mi sono ritrovata nella condizione di riuscire a discernere sul da farsi non cedendo ai condizionamenti di chi si ostina ad annaffiare il sentimento/seme di rabbia anche durante simili tragedie.

Dopo lo shock iniziale mi sono chiesta di cosa potrei aver bisogno io se nell'immediato non avessi più accesso alla mia casa e alle mie cose. La risposta è stata: materiale per l'igiene personale. Ho quindi indirizzato la mia ricerca in questo senso. Non è stato possibile perché la Protezione Civile aveva già diffuso un Alt per limite di materiale raggiunto spronando le persone a donare soldi. Mi sono messa quindi a cercare tramite chi farlo e ho quindi fatto una donazione secondo le mie possibilità.

La diffidenza generata dalla gestione delle tragedie passate si fa sentire, non posso negarlo; ma non ci si può far condizionare da essa. Anche in questo caso la facoltà del discernimento va attivata.

Annaffiamo i semi positivi che abbiamo dentro di noi, prima di tutto individualmente, così diventeremo capaci anche di annaffiare quelli degli altri che sembrano più impegnati ad annaffiare quelli negativi.

lunedì 22 agosto 2016

Palio di Siena 16 agosto 2016: #harivintolalupa

Palio di Siena 16 agosto 2016: #harivintolalupa

I gemellini.
Non capitava un cappotto da 19 anni; non è mai capitato in questo secolo; dal 1933 non capita un cappotto con lo stesso cavallo e lo stesso fantino; l'ultima volta alla Lupa nel 1789 (in realtà 1785). È un evento che si è ripetuto sole 17 volte negli ultimi 500 anni.
GIUSTO PER CAPIRE DI CHE SI STA PARLANDO
Massimiliano Tonelli

Cappotto, si chiama 'cappotto' l'eventualità cui ho accennato in chiusura del precedente post Ferragosto a Siena: giorno di vigilia; il deja vu che mi auguravo di vivere.

La Contrada della Lupa ha vinto il Palio del 16 Agosto 2016 dopo essersi tolta la 'cuffia' di Contrada nonna, quella cioè che da più tempo non vince un Palio, vincendo il Palio del 2 luglio 2016.

È successo e io c'ero insieme alle stesse donne della Lupa con cui ero a Luglio.

Ho assistito ad un 'milestone' della storia del Palio di Siena.

È stata un'esperienza indescrivibile che mi ha fatto realizzare quanto sia impensabile che un turista possa capirla.

E dire che io mi prodigo in spiegazioni al lavoro prima durante e dopo il Palio ma anche in Piazza del Campo mentre attendo il momento della corsa.

Mi è capitato ad esempio di consigliare caldamente a qualcuno di mettere in borsa il fazzoletto acquistato 'magari' solo per i bei colori. Come mai? perché 'magari' si tratta di una Contrada che non corre e 'magari' invece è proprio la rivale che è in Campo e 'magari' potrebbe vincere.

Sempre con garbo forse perché il mio coinvolgimento si arrende inevitabilmente davanti al limite del 'non essere contradaiola' che mi preclude ciò che posso solo intuire e che mi consente quindi di conservare un po' di self control e non alterarmi con i turisti male o per niente informati.

Palio di Siena 16 agosto 2016: #harivintolalupa
Foto credit: Antonella Scotto

Il mio coinvolgimento come sa già chi segue questo blog-diario è dato dal fatto che ho un nipote lupaiolo (quello della foto) di ventiquattro anni che finalmente ha visto vittoriosa la sua contrada per la prima volta nella sua vita; di più: 'due volte' in un anno solo.

Mi piace sempre ricordarlo.

Da brividi è stato l'incontro dei due Drappelloni in Piazza del Campo, quello del senese Tommaso Andreini di Luglio e quello del belga Jean-Cloude Coenegracht di Agosto, prima che il popolo della Contrada della Lupa si incamminasse verso il Duomo di Siena per il Maria Mater Gratiae di ringraziamento.

Palio di Siena 16 agosto 2016: #harivintolalupa

Mi trovavo già sotto il Palco dei Capitani e non capivo come mai si temporeggiasse.

Poi ho capito...

Ripensandoci, non ci hanno messo 'troppo' a portare il Drappellone di luglio in Piazza.

Immagino la staffetta tra chi era rimasto in Contrada a vedere il Palio in TV e chi era in Piazza anche perché Via Vallerozzi, cuore della Contrada della Lupa, credo sia la via più ripida di Siena e il carico era 'eccezionale'.

Mai come in questo Palio la cabala l'ha fatta da padrona senza smentirsi (contrada rivale: non estratta; stesso cavallo andato in sorte: Preziosa Peneleope; stesso fantino: Jonatan Bartoletti detto Scompiglio; stesso soprallasso: il cavallo che partecipa al corteo storico; 16 8 16: una data con due numeri gemelli. Solo per citare alcuni 'segni'.) per cui al di là della giusta dose di scaramanzia tutto indicava una sola cosa: cappotto della Lupa.

Ora sì che per tutti gli altri 'popoli' di Siena è inverno, Natale.

Per la Lupa invece ora inizia il bello.

Io li sento ogni volta che escono dalla Contrada per fare il giro con i Drappelloni per le vie di Siena fino a Piazza del Campo e quando poi rientrano.

Come mai? perché abito ad un tiro di schioppo da loro ed è il suono della campanina del loro Oratorio che mi avverte ogni volta.

Per non parlare poi dei fuochi d'artificio di notte. Non oserei mai dire che mi danno noia!

L'apice dei festeggiamenti sarà la Cena della Vittoria a ottobre. Per onorarli, per l'occasione potrei indossare un bel cappottino ;-)

lunedì 15 agosto 2016

Ferragosto a Siena: giorno di vigilia

Ferragosto a Siena: giorno di vigilia

Una delle cose che mi è sempre piaciuta di Siena è che a Ferragosto la città non si svuota dei suoi residenti come accade altrove ma, al contrario, si riempie.

I senesi che sono in vacanza infatti tornano appositamente in città e non per fare la 'scampagnata' come usa in altre città italiane ad esempio in Abruzzo (ho origini abruzzesi e quindi lo so anche perché a qualche scampagnata ho partecipato anch'io durante le superiori); ma perché c'è il Palio.

Il Palio si corre il 16 agosto, certo; ma il tutto ha inizio il 13 agosto (qui trovate un mio post con gli appuntamenti delle giornate e altre informazioni utili) per cui il 15 agosto per i senesi è 'un giorno di vigilia' in cui c'è la prova dei cavalli al mattino, la prova generale nel tardo pomeriggio e la cena della prova generale in ciascuna contrada che corre.

Per i senesi poi il 16 agosto non è mai un giorno 'qualsiasi' come può esserlo quello dopo un giorno festivo.

È quanto ci racconta Carolina Orlandi nel post Siena mia che ho tenuto in serbo da quando mi è capitato di leggerlo per condividerlo con voi nell'appuntamento settimanale con My Day Worth che per questa settimana per l'appunto coincide con il giorno di Ferragosto.

Che altro dire? Buona lettura e... buon ferragosto ;-)

Voi dove lo trascorrerete: al mare, in città, all'estero, in campagna, a casa?

Io al lavoro ma domani sarò in Piazza del Campo perché anche se avevo detto che sarei andata finché non avesse vinto la Contrada della Lupa (il perché lo trovate qui) le cose si sono messe in modo tale che potrebbe capitare di vivere un deja vu, un elettrizzante deja vu perché la Contrada della Lupa per questo Palio del 16 agosto ha avuto in sorte lo stesso cavallo del Palio del 2 luglio che verrà montato dallo stesso fantino vittorioso. Who knows? :-)

Questa eventualità a Siena ha un nome; ma per scaramanzia non lo scrivo. Mi sono già sbilanciata troppo!

lunedì 8 agosto 2016

Gentilezza: tre indizi

Gentilezza: tre indizi. Nella foto: sorriso arcaico di Peplos Kore

Sono stata una settimana al mare.

È stata una possibilità inaspettata (leggete come mai qui); ma il mio 'capo' è differente e quindi lo ha reso possibile.

Grazie Gaia!

Sono stata a Pescara, come ogni anno; ma quest'anno sono andata più che altro a trovare mia mamma perché l'acqua del mare era inquinata e quindi non ho fatto mai il bagno, io che notoriamente sto sempre in mezzo all'acqua per prendere quell'abbronzatura uniforme che con le sole creme abbronzanti non mi riesce mai di prendere.

Mi sono rilassata, ho letto diversi libri, ho mangiato genuino, ho visto per intero e in diretta la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Rio, ho meditato ogni giorno in quella che è stata la mia cameretta durante gli anni del Liceo e che è grande quasi quanto casa mia a Siena.

Insomma, sono tornata a Siena ritemprata.

Nel viaggio di ritorno, ripensando alla settimana appena trascorsa, mi sono accorta di aver fatto una bellissima esperienza di gentilezze ricevute.

Protagonisti di questi gesti di gentilezza sono stati la signora addetta ai servizi pubblici dell'autostazione Tiburtina, il mio parrucchiere di Pescara e un'artista senese.

Cosa hanno fatto di particolare?

La signora dei servizi pubblici non ha battuto ciglio quando le ho chiesto se poteva dare un'occhiata alla mia valigia mentre ero al gabinetto. Avrebbe potuto dirmi che 'non si assumeva nessuna responsabilità', che 'c'è il deposito bagagli a pagamento', che 'se tutti le facessero la mia stessa richiesta, come farebbe?' oppure che 'non era pagata per questo' o farmi capire che lo avrebbe fatto dietro compenso e invece niente di tutto questo. Mi ha detto un 'sì' immediato e incondizionato accompagnato da un sorriso.

Il mio parrucchiere di Pescara. Premessa: mi è preso un colpo quando ho visto tutto smantellato il locale dove aveva il Salone e che si trova sulla strada che faccio a piedi per andare al mare. Mi ero messa a cercarlo su Internet; ma senza successo. Poi, una mattina mentre andavo al mare, ho riconosciuto la sua voce. Cioè, qualcuno dalla strada salutava il fruttivendolo e dopo due secondi ho riconosciuto il mio parrucchiere, l'ho seguito e ho realizzato che si era spostato in un locale dall'altra parte del marciapiede...

Appena sono entrata per salutarlo e chiedergli quando sarei potuta andare mi ha riconosciuta subito; e dire che ci vado solo una volta all'anno, quando finisco la stagione al mare.

Per lui sono 'la signora di Siena'. Ha una memoria fotografica e nonostante non fossi più nel suo data base - giustamente - si ricordava benissimo il colore del cachet che mi aveva fatto l'anno precedente e che tanto successo aveva riscosso tra le mie amiche.

L'artista senese della quale prossimamente pubblicherò un'intervista qui nel blog mi ha dimostrato gentilezza inviandomi, senza che io facessi alcun sollecito, un messaggio per scusarsi del ritardo nell'inviarmi le risposte all'Intervista e per assicurarmi che presto me le avrebbe inviate.

L'elasticità mentale della signora dell'autostazione Tiburtina, la memoria fotografica del mio parrucchiere, la gratitudine nei confronti del mio interesse per la sua arte da parte dell'artista senese.

Questi sono alcuni - tre - 'indizi' di gentilezza che ho individuato grazie a queste esperienze. Il tutto permeato da spontaneità e sincerità.

Tutti e tre hanno avuto un atteggiamento amichevole nei miei confronti e più che farmi sentire importante mi hanno fatto sentire voluta bene.

Davvero incredibile. Ho solo da imparare.

Ora però devo rivelarvi un segreto.

Credo di essere stata particolarmente attenta e sensibile nei confronti di questi gesti di gentilezza perché tra i libri che ho letto questa settimana c'è stato anche un manuale dal titolo Come trattare gli altri e farseli amici di Dale Carnegie. È stato scritto negli anni Trenta del secolo scorso; ma i principi base sono validi tutt'ora, secondo me.

Da dove è spuntata questa lettura? Diciamo che è da un po'che volevo leggere questo manuale; da quando so che è stato di ispirazione ad Andrea Giuliodori per il suo progetto di crescita personale portato avanti a tutt'oggi nel suo blog EfficaceMente.

lunedì 1 agosto 2016

L'animale morente

L'animale morente di Philip Roth


L'animale morente di Philip Roth
Einaudi Editore

Solo uno scrittore del calibro di Philip Roth può mettere a fuoco, con lucidità e in poco più di cento pagine, realtà come la Bellezza, la Lussuria, il Desiderio, il Sesso, la Primordialità, la Gelosia.

La Morte, la Vecchiaia, la Malattia.

L'Amore.

Questi sono i temi trattati nel racconto-lungo L'animale morente di Philip Roth attraverso la storia d'amore ossessiva tra il sessantaduenne David, professore di Practical Criticism, lo stesso protagonista de "Il professore di desiderio"(*), e Consuela, la studentessa ventiquattrenne cubana con origini nobili spagnole.

Tutte realtà con le quai misurarsi.

A chi lo consiglio? agli estimatori di Henry Miller; sì proprio quello dei 'Tropici'.

Una citazione? quella che qualche giorno fa ho intercettato su Facebook e che mi ha fatto decidere di leggere il libro:

"L'unica ossessione che vogliono tutti: l'"amore".
Cosa crede, la gente, che basti innamorarsi per sentirsi completi?
La platonica unione delle anime?
Io la penso diversamente.
Io credo che tu sia completo prima di cominciare.
E l'amore ti spezza.
Tu sei intero, e poi ti apri in due."


E poi, una all'inizio del libro:

"Tutti hanno qualcosa davanti a cui si sentono disarmati, e io ho la bellezza."

Inevitabile rivolgere la domanda a noi stessi e cioè: davanti a cosa noi ci sentiamo disarmati?

***

(*) Altro libro di Phili Roth