Si dice che quando un'opera d'arte viene consegnata al pubblico, quindi ai posteri, non appartenga più al suo autore e ognuno sia autorizzato a trovarci quello che vuole, spesso per affinità o meno alla propria sensibilità.
Sono consapevole che questo accada ma a me piace anche sapere qual è stata l'idea, il principio ispiratore dell'artista che si tratti di un romanzo, una canzone, un dipinto, una scultura, un istallazione o altro.
Ebbene, come mai questo preambolo? perché, proseguendo nel percorso delle opere a Siena dello scultore Guido Bianconi, grazie alle 'chicche' che mi trasmette suo nipote Gianguido (vedi: Tondo Gregori, Tomba Raimondi), ho avuto modo di toccare con mano quanto a volte possano essere distanti le interpretazioni date dai posteri dalle intenzioni originarie.
Leggete e capirete.
Questa volta il soggetto è la Tomba Corradeschi nel Cimitero Monumentale della Misericordia di Siena. Ecco cosa riportano le memorie di famiglia curate da Gianguido:
"La tomba (che si trova nella sezione San Paolo Apostolo, pavimento numero 33) è dedicata dai genitori al figlio Giovanni Corradeschi, come ricorda la scritta sulla parte inferiore dell'architrave: la lapide tombale con le date di nascita e di morte (1884-1912) è nella parte inferiore della tomba, in muratura.
Il gruppo centrale della tomba Corradeschi (destinata ad un giovane sui vent'anni) è presentato allo stato di bozzetto in una fotografia dell'archivio di Guido Bianconi ed è costituito da un grande bassorilievo che rappresenta tre figure femminili.
L'impostazione originale del lavoro, con le figure ancora non ben definite, prevedeva di inquadrarle in una struttura che ricorda gli antichi monumenti assiro-babilonesi.
La versione definitiva, riprodotta in una cartolina dell'epoca, presenta, come si vede oggi al Cimitero, una cornice più semplice e classicheggiante, nella quale si inserisce il bassorilievo.
Il critico inglese Sandra Berresford, in un lavoro del 2004, ha ritenuto di saper interpretare lo spirito di quest'opera scrivendo che "la sensualità femminile è stata scelta per esprimere le speranze incompiute di un giovane, e le tre donne non hanno alcuna speciale ragione simbolica per trovarsi lì, a parte la loro evidente grazia"
Guido Bianconi, in una scarna annotazione autografa sul retro della fotografia del bozzetto, ci dice invece che si tratta delle "Parche, dolenti per non aver finito di torcere il filo della vita": un' interpretazione "autentica" che supera quella della Berresford.
Il 31 agosto 1912 l'artista scrisse al senese prof. Fabio Bargagli Petrucci, fondatore della rivista Vita d'arte, per ringraziarlo della pubblicazione di un articolo sulle sue opere, annunciandogli la sua prossima visita a Siena per collocare un monumento al Camposanto della Misericordia.
Il confronto delle date porta ad identificare in questo monumento quello in memoria del giovane Corradeschi, ed a datare al 1913 la sua posa in opera."
Nota: le immagini che accompagnano il testo, tranne le prime due fotografie, mi sono state gentilmente concesse da Gianguido.
Nessun commento:
Posta un commento
Spazio per il tuo contributo