Ambrogio Lorenzetti
Siena, Complesso Museale Santa Maria della Scala
Fino al 21 gennaio 2018
PROROGATA FINO ALL’8 APRILE 2018
Mostra Ambrogio Lorenzetti: prima volta
Io ci sono andata a ottobre dopo due giorni l’apertura e in quell’occasione ho potuto ammirare in piena tranquillità ogni opera esposta; non altrettanto è stato le ultime due volte che ci sono tornata recentemente quando ho dovuto fare lo slalom tra i gruppi per schivarli e poter guardare le opere :-)
In questo post ti racconterò cosa mi ha colpito ogni volta.
Prima di proseguire mi sembra giusto darti qualche coordinata cronologica:
- la prima opera datata di Ambrogio Lorenzetti presente in Mostra risale al 1319. Si tratta della Madonna col Bambino dipinta per la chiesa di San Michele Arcangelo a Vico l'Abate;
- la Mostra si chiude con l'Annunciazione dipinta nel 1344 per l'Ufficio di Gabella;
- ricorda che gli affreschi del Buongoverno a Palazzo Pubblico Ambrogio Lorenzetti li ha realizzati nel 1338-1339. Detto per inciso, chi come me ha visto gli affreschi del Buongoverno molteplici volte, percorrendo la Mostra rimarrà colpito dai 'modelli' antesignani di molti personaggi del ciclo nella Sala della Pace;
- a conclusione di questa piccolissima panoramica, sappi che Ambrogio morì durante la peste del 1348.
Ciò che mi colpì subito la prima volta furono gli atteggiamenti dei Bambin Gesù. Dice infatti Enzo Carli che nelle Madonne con Bambino di Ambrogio Lorenzetti “vengono indagati i più delicati e segreti rapporti affettivi tra la Madonna e il piccolo Gesù.”
Fanno una tenerezza infinita e già questo introduce a una delle novità della pittura di Ambrogio quella cioè dell’umanizzazione dei personaggi religiosi in pittura. Bellissimi anche i dettagli delle vesti e dei preziosi delle Madonne. Lo sguardo non può fare a meno di percorrere le cuffie, sotto cuffie, sotto gola, abiti e gioielli.
Mostra Ambrogio Lorenzetti: seconda volta
Da parte mia c’era comunque l'intenzione di tornare a vedere la Mostra prima della chiusura ma l’input decisivo me l’ha dato una conferenza di presentazione della Mostra che si è tenuta settimana scorsa nella Sala degli Specchi dell’Accademia dei Rozzi con la partecipazione di Daniele Pittéri, Direttore del Complesso Museale Santa Maria della Scala, e di Mario Ascheri, storico, autore del libro Ambrogio Lorenzetti e Siena nel suo tempo.
L’esposizione di Pittéri è stata molto coinvolgente perché ha condiviso con la platea alcune ‘chicche’ della mostra Ambrogio Lorenzetti per cui non vedevo l’ora di tornarci. Lo ringrazio intanto da qui e credo che sarebbe stato molto interessante vedere la mostra guidata da lui.
Questo post ho deciso di scriverlo per condividere le sue chicche.
Pittéri ha introdotto il suo intervento ricordando che la Mostra di Ambrogio Lorenzetti a Siena è il culmine di un progetto culturale più ampio partito nel 2015 con una serie di restauri eseguiti in loco a Siena come quello sugli affreschi nella Basilica di San Francesco, su quelli della Chiesa di Sant’Agostino e sugli affreschi della cappella di San Galgano a Montesiepi, staccati e trasportati al Santa Maria della Scala.
Questi restauri hanno avuto la particolarità che i cantieri sono stati aperti al pubblico. Ricordo molto bene l’emozione di quando sono salita sul ponteggio per ammirare quelli di San Francesco oppure di quando ho potuto ammirare ad altezza d’uomo quelli provenienti da Montesiepi. Ne ho scritto qui.
Ambrogio Lorenzetti era uomo di grande cultura generale e pittorica.
Gli elementi caratteristici della sua arte sono l’irruzione nella pittura sacra della dimensione umana e l’irruzione della natura nella pittura.
Capace di riprodurre in pittura fenomeni atmosferici come ad esempio nel frammento presente in mostra dal titolo Tempesta sulla città di Tana del ciclo di affreschi dedicati al francescano Pietro da Siena realizzato per il Chiostro del Convento di San Francesco oppure il notturno della Natività rappresentata in un altarolo per la devozione personale proveniente da Francoforte.
Ambrogio Lorenzetti era uno straordinario disegnatore capace anche di pennellate veloci per dare movimento come nel San Michele che lotta con il drago proveniente dal Museo d'Arte Sacra di Asciano o nel San Martino dona il mantello al povero dalla Yale University Art Gallery di New Haven.
Nel primo colpiscono le pennellate del mantello; nel secondo il contrasto tra i tratti di grande precisione del San Martino e del povero e quelli tirati via come quelle sul cavallo che vengono però compensate dall’occhio del cavallo che accentra tutto il dettaglio miniaturale.
Ambrogio Lorenzetti introduce la dimensione umana nella sua pittura non solo per farci immedesimare con i personaggi ma proprio per entrare nell’opera, ha detto Pittéri.
Ad esempio nella Maestà dipinta per la chiesa di San Pietro all'Orto a Massa Marittima troviamo elementi che richiamano proprio i sensi.
Il senso del tatto ad esempio è richiamato dal gesto di Maria e il Bambino e le loro guance appoggiate.
Mi ha colpito molto questa chicca perché è proprio così. Guardando la Madonna e il Bambino la tenerezza credo scaturisca dall'immaginare un abbraccio simile con un bambino.
Personalmente mi ha ricordato quando capitava che i miei nipoti, davvero piccoli, all'improvviso mi cingessero il collo con le braccia quando li prendevo in braccio. Mi sentivo il cuore colmo di gioia e un po' privilegiata perché penso che questo gesto i bambini lo riservino alle loro mamme.
Il senso dell’olfatto è richiamato dagli angeli che sventolano mazzi di fiori e aspergono incenso.
Il senso dell’udito è richiamato dagli angeli musicanti.
Questa Maestà è davvero da osservare tutta centimetro per centimetro.
Lo dico anche perché chi ad esempio come me ama il riconoscimento dei personaggi dai loro attributi non può non rimanere colpito dal gruppetto di oche in basso a destra, in corrispondenza di un vescovo.
Ho consultato internet e ho trovato che è un attributo di San Martino di Tours. Secondo la tradizione infatti quando Martino venne eletto per acclamazione vescovo di Tours, si nascose nelle campagne perché preferiva continuare la sua vita monacale: furono le strida di un gruppo di oche a rivelare agli abitanti di Tours il nascondiglio del santo, che dovette così accettare l’incarico. (*)
Aperta parentesi
Mi sbagliavo! E l'ho saputo quando sono andata la terza volta alla Mostra e ho ascoltato una guida che lo indicava come San Cerbone, patrono di Massa Marittina. Sono andata su internet e ho trovato conferma dell'attributo delle oche selvatiche anche per San Cerbone il quale Santo era noto per la sua capacità di ammansire gli animali selvatici. Le oche si riferiscono all'episodio di quando, andando a Roma dal Papa per rendere conto della sua abitudine di dire Messa all'alba nonostante le rimostranze dei fedeli, accortosi di non avere preso alcun dono per il Papa avvicinò delle oche che lo seguirono obbedienti a destinazione. La prova del nove, la conferma cioè dell'attribuzione giusta, l'ho trovata poi anche nel catalogo della Mostra :-)
Diciamo che ho imparato due cose perché non conoscevo nessuna delle due attribuzioni.
Chiusa parentesi.
Le tre virtù teologali Fede, Speranza e Carità presenti nei gradini del trono della Madonna ricordano quelle descritte da Dante nella lunga processione mistica nel Canto XXIX del Purgatorio nella Divina Commedia:
Tre donne in giro, dalla destra rota,venìan danzando: l’una tanto rosa,ch’appena fora dentro al foco nota;
l’altr’era come se le carni e l’ossafossero state di smeraldo fatte;la terza pareva neve testè mossa;
ed or parevan dalla bianca tratte,or dalla rossa; e dal canto di questal’altre togliean l’andare e tarde ratte.
L’ultima chicca di Pittéri è stata sulla Maestà affrescata per la cappella di San Galgano a Montesiepi e cioè anche qui una citazione Dantesca per quanto riguarda la prima versione della Maria Regina con Eva ai suoi piedi. Infatti il XXXII Canto del Paradiso della Divina Commedia:
Affetto al suo piacer, quel contemplantelibero officio di dottore assunse,e cominciò queste parole sante:
“La piaga di Maria richiuse ed unse,quella ch’è tanto bella da’ suoi piedi,è colei che l’aperse e che la punse.”
Per saperne di più sugli indizi di Maria Regina poi trasformata in Maestà vi rimando ancora al post che scrissi quando vidi gli affreschi durante il restauro. Clicca qui
Ti propongo qui due brevissimi video per mostrarti come sono stati allestiti gli affreschi di Montesiepi nella Mostra. Non è la disposizione originaria ma è funzionale per farsi un’idea e per ammirarli meglio Video 1 Video 2
Queste le chicche di Pittéri.
Per conto mio una ‘scoperta’ che ho fatto durante la seconda visita è stata quella di venire a conoscenza del fatto che la bellissima Annunciazione del 1344 solitamente esposta nella Pinacoteca Nazionale di Siena era stata eseguita per l’Ufficio di Gabella, un ufficio pubblico capisci?!
Per me è incredibile questa cosa eppure gli stemmi alla base della tavola avrebbero dovuto mettermi la pulce nell’orecchio. Come ho già condiviso altrove mi è sembrata la controparte della Maestà di Simone Martini nella Sala del Mappamondo del Palazzo Pubblico di Siena.
Infine non sapevo che la Piccola Maestà (1342-1344) che ho ammirato tante volte nella Pinacoteca di Siena facesse parte di un Trittico che qui nella Mostra è stato ricomposto grazie ai prestiti dell'Università di Yale (San Martino dona il mantello al povero) e del Louvre (San Nicola dota le tre fanciulle povere).
Mostra Ambrogio Lorenzetti: terza volta
La terza volta sono tornata per gustarmi i particolari anche delle soluzioni prospettiche adottate da Ambrogio Lorenzetti senza farmi distrarre dalle didascalie e dall'’audioguida.
A conclusione mi piace riportati due post che ho scritto in passato in occasione di una conferenza e di una visita guidata a due opere di Ambrogio Lorenzetti presenti in Mostra: la Madonna del Latte e il Polittico della Maddalena.
Ultima cosa: se tu non riuscissi proprio a vedere la Mostra, ma ora che l’hanno prorogata all’8 aprile direi che potresti farcela, puoi recuperare qualcosa visitando la Pinacoteca di Siena, il Museo Diocesano d'Arte Sacra di Siena e direttamente la cappella di San Galgano di Montesiepi dove presumo gli affreschi torneranno dopo la Mostra.
La cappella di San Galgano si trova vicino alla suggestiva Abbazia di San Galgano, quella senza tetto e senza pavimento mostrata recentemente anche da Alberto Angela nel suo nuovo programma Meraviglie in onda il mercoledì su Rai 1. Ne parlano tutti di questa trasmissione, anch'io ad esempio con i clienti italiani che vengono in albergo perché... chi viene a Siena non viene sicuramente per la 'movida' ma per le sue meraviglie, appunto, e quindi ci scambiamo le meraviglie delle nostre città :-)
Io intanto comunque per completezza mi leggo il libriccino di Mario Ascheri, Ambrogio Lorenzetti e Siena nel suo tempo, ché il catalogo è un po' più impegnativo come volume.
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(*) Fonte foliamagazine.it
Grazie. Mi hai fatto un gran piacere a scrivere di nuovo sul nostro Lorenzetti!
RispondiEliminaPrego Alfonsa, sapevo che avresti apprezzato. Ho appena aggiornato il post perché non so se hai saputo già che la Mostra è stata prorogata fino all’8 aprile. Sono felicissima. Di sicuro ci tornerò ancora
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