lunedì 25 settembre 2017

WorkSchock con Richard Romagnoli

WorkSchock con Richard Romagnoli

Sabato ho fatto una cosa bellissima: ho partecipato al WorkShock di Richard Romagnoli a Firenze (quella con la felpa bianca nella foto sono io. Ringrazio lo staff di Richard per aver pubblicato questa foto su Facebook).

Dopo aver letto il libro Ho imparato a ridere mi ero detta che prima o poi avrei partecipato ad una delle sessioni di Yoga della Risata di Richard ed è accaduto in brevissimo tempo.

Non è semplice rispondere alla domanda che cos’è il WorkShock, pur avendo io letto anche il libro WorkShock in cui Richard racconta l’esperienza che propone in queste giornate. Mi sarà sicuramente più utile rileggerlo ora, dopo aver partecipato all’evento.

Per me l’esperienza del WorkShock è stato uscire un po’ dalla mia comfort zone o forse ritrovare una parte di me che un tempo c’è stata e che la vita aveva poi come ‘represso’.

E’ la parte di me che si è ricordata di come si fa  a scatenarsi nel ballo sulle note di un Occidentali’s Karma di Gabbani piuttosto che di un Il Posto dei Santi dei Negramaro senza temere il giudizio degli altri, senza vergognarmi, perché "motion creates emotion" (l’azione crea l’emozione).

La parte di me che riesce a stringere la mano, guardare negli occhi e abbracciare uno sconosciuto senza paura dell’estraneità ma con gratitudine perché lui/lei è fatto della stessa sostanza di cui sono fatta io.

La parte di me che canta e urla a squarciagola; sì tipo lo studente del film L’attimo fuggente, avete presente?

La parte di me che si affida a Richard Romagnoli per  stimolare la risata interiore con il Mantra della Risata Ho Ho Ha Ha (funziona, ve lo assicuro!) fino a ridere per dodici minuti consecutivi senza motivo se non quello di apportare un giusto quantitativo di ossigeno al mio corpo per rivitalizzarlo e favorire pensieri positivi di gratitudine. Tutto questo insieme ad altre ventinove persone tra cui la mia ‘amica del cuore’.

Ebbene sì, lei ora è la testimone di questa versione ritrovata di me come io lo sarò di lei per quanto riguarda altre tecniche che abbiamo sperimentato.

Se il Corso di meditazione Vipassana ho voluto farlo volutamente da sola questo invece volevo farlo in compagnia. Mi piaceva l’idea di fare insieme a lei qualcosa di bello e significativo che nessuna delle due aveva mai fatto prima.

Insomma, chi mi conosce di persona e anche attraverso internet lo sa che personcina composta e a modino sono :-)

La prima cosa che ho rilevato alla fine della giornata - sei ore, divise in due sessioni, per imparare tecniche volte a farci ritrovare la positività dei nostri pensieri - è stato come se qualcuno avesse ‘shakerato’ il mio corpo, lo avesse capovolto all’ingiù e poi all’insù tutto il giorno e questo movimento vorticoso avesse restituito un reset, un equilibrio della mia interiorità corporea e non solo.

Richard con la sua vitalità esplosiva -  un vero animale da palcoscenico con l’umiltà di uno “sherpa”, come lui si definisce – stimola la gratitudine per la nostra esistenza – “siamo un sogno realizzato” dice - aiutandoci a riconoscere e ad  abbracciare il passato, a riconoscere e ad accogliere la nostra versione futura e a trovare quindi il punto di equilibrio nell’oggi.

Come fa tutto questo? attraverso esercizi dinamici alternati a visualizzazioni potenti  e al racconto di come gli sono arrivate le intuizione delle tecniche che insegna -  originali o rivisitate -  da lui provate per primo e accompagnate o enfatizzate da brani musicali vocali o strumentali di vario genere.

Si tratta di pratiche di respirazione (Pranayama), di radicamento per riconnetterci con la Madre Terra (GAIA), di visualizzazioni guidate durante la tecnica di rilassamento Yoga Nidra, di Breathing Connection, connessione attraverso il respiro per praticare il perdono: “scegliere di sciogliere”, di Gibberish quella forma di comunicazione incomprensibile e irrazionale perché “le parole sono importanti per cui è meglio parlare quando si ha qualcosa di buono, vero e utile da dire” altrimenti è meglio non aprire bocca se per dire cose di cui potremmo pentirci oppure esprimerci in Gibberish buttandola quindi sul gioco, e di C.A.T.C.H. per catturare momenti positivi passati e futuri e fare quindi scorta di energia positiva perché “va tutto bene!”. Lo so, detta così non capite un granché per questo vi dico che non basta leggere il libro come a suo tempo non mi bastò leggere il libro Il Tempo della Meditazione Vipassana.

Il racconto di Richard di come l’ intuizione della tecnica C.A.T.C.H. è diventata realtà mi ha fatto pensare, sia quando l’ho letta nei suoi libri che quando l’ho ascoltata dal vivo a Firenze, che in India può davvero succederti di tutto. Non c’è limite alla casualità, mai casuale. Per capire di cosa sto parlando bisogna o che leggete il libro di Richard o che partecipate ad un suo WorkShock . Non c’è altro modo.

Non sono digiuna di pratiche di meditazione eppure vi assicuro che Richard ha tirato a segno il suo colpo perfetto su di me attraverso la pratica Breathing Connection che ha scatenato in me un pianto di sofferenza prima e una sensazione di gratitudine, amore e serenità poi.  Non aggiungo altro perché è stata molto personale come esperienza ma questa pratica, volta a riconnetterci con le persone care, amici e  conoscenti, può essere rivolta anche a persone verso le quali non riusciremmo mai a nutrire sentimenti positivi, ma tutt’altro, grazie ad un escamotage, quello di una interposta persona, un Maestro, capace lui sì di tale apertura del cuore.

Ho vissuto l’esperienza della Breating Connection come se mi fossi trovata da sola in quella stanza, nella mia ‘stanza dell’individualità’ per l’appunto perché WorkShock è pensato proprio per stimolare la conoscenza della propria interiorità.

Cos’altro aggiungere? Spero di poter partecipare ad altri eventi proposti da Richard già solo per l’energia che la sua persona trasmette.

Per tutto il resto: Ho Ho Ha Ha!

lunedì 18 settembre 2017

Le vostre zone erronee di Wayne W. Dyer

Le vostre zone erronee di Wayne W. Dyer

Le vostre zone erronee di Wayne W. Dyer.
Decima edizione Best Bur 2017.

Dunque, quest'anno si sta dimostrando un anno particolare per me. Interessante, pieno di novità da una parte, faticoso ed emotivamente impegnativo dall'altra.

Prendere coscienza del fatto che d'ora in poi, statisticamente parlando, sono meno gli anni che mi restano da vivere di quelli già vissuti (ho compiuto 50 anni a gennaio, per chi non lo sapesse) fa un certo effetto che diventa più intenso per il fatto che le forze fisiche non è che vadano a rinvigorirsi ma anzi.

A volte ho pensato anche qualcosa tipo 'certo, è buffa la vita; quando ero giovane ero in balia di emozioni altalenanti che, diciamoci la verità, non è che mi facessero stare benissimo. Ora che ho raggiunto un certo equilibrio e mi sento serena e con tanta voglia di migliorarmi c'è l'impermanenza della realtà che incombe e che mi indispettisce come a dire: cosa me ne faccio di questo equilibrio e di questa voglia di crescita personale se il tempo rimasto è quello che è?'.

La vita però mi sorprende ancora e mi ha risposto e rassicurato attraverso il libro Le vostre zone erronee di Wayne W. Dyer scritto nel 1978 e di una attualità disarmante.

Afferma infatti Dyer che una delle nostre 'zone erronee', dei nostri comportamenti autodistruttivi, sono le 'auto connotazioni', le etichette con le quali definiamo noi stessi, formatesi nella nostra vita passata e con le quali giustifichiamo un nostro modo di essere per poter rimanere identici, in uno stato di immobilità.

Dyer raggruppa le 'auto connotazioni' in dieci categorie e la decima è quella che sembrava essere lì proprio per me.

Ecco il testo:

"Sono vecchio, nella mezza età, stanco, etc.
E con ciò usi a pretesto la tua età per non partecipare ad attività che potrebbero presentare dei rischi. In vista di una riunione sportiva, di un appuntamento (dopo un divorzio, o dopo la morte del coniuge), di un viaggio o alcunché di simile, puoi sempre dire: "Sono troppo vecchio", e avrai eliminato ogni rischio inerente al tentativo di far qualcosa di nuovo e che favorisce la crescita. Implicito in una di queste auto connotazioni relative all'età, è che tu hai assolutamente "chiuso" con certe cose, e siccome fino alla morte invecchierai sempre, hai altresì finito di crescere e di provare nuove emozioni."

Ecco, avevo bisogno di qualcuno che mi dicesse che non c'è un limite di età per favorire la crescita personale finché siamo in vita quasi come se fosse proprio quello lo scopo del tempo che ci è dato di vivere. Non si 'chiude' mai con la crescita personale ed è confortante perché vuol dire che non è una cosa solo per i giovani e che quindi non è affatto privo di senso se anche in età adulta e avanzata, quando siamo più vicini alla morte, continuiamo a dedicarci alla crescita personale. Non siamo 'un prodotto finito, non migliorabile', afferma Dyer.

Che poi cos'è la crescita personale?

Per me crescita personale vuol dire ascoltare ogni mio disagio, difficoltà, tabù, pregiudizio e affrontarlo cercando aiuto, risposte.

Al riguardo sempre Dyer afferma una cosa che mi ha conquistata e cioè che l'importante è 'affrontarle' le circostanze e non crucciarci se non riusciamo a risolverle. La riuscita in una iniziativa infatti non implica la riuscita come essere umano poiché il valore di un uomo è nella sua interiorità.

Il libro mi sta illuminando anche sulle altre 'zone erronee', ad esempio sul concetto di spontaneità - in contrapposizione a rigidezza - come esplorazione dell'ignoto. Non lo avevo mai pensato in questi termini cioè fare cose nuove per coltivare la spontaneità.

Arrivata alla fine e rileggendo quanto ho scritto mi accorgo che questo post potrebbe sembrare pessimista e invece è tutto il contrario, davvero.

Vi assicuro che mi sarebbe piaciuto aver letto questo libro quando ero più giovane per cui lo consiglio a priori a tutti!

lunedì 11 settembre 2017

'Video' volant, scripta manent

Settimana scorsa sono incappata in un video motivazionale di Terenzio Traisci sulle 7 cose da ricordare quando stai per mollare che mi ha molto convinto; è per questo che voglio condividerlo con voi.

Magari è quello di cui anche voi avete bisogno in questo momento o forse vi tornerà utile in futuro.

Non avevo mai sentito prima parlare di Terenzio Traisci. Dalla sua bio su Twitter leggo 'Psicologo, con #PsicologiaPositiva e #IngegneriaDelBuonUmore aiuto le persone a crearsi lo stato d'animo positivo per superare #stress e difficoltà'.

Ecco il video.



Ed ecco il testo; perché, come ho scritto nel titolo del post, 'video' volant, scripta manent (semi cit.) ;-)

Quando stai per mollare

7 cose da ricordare

1

non pensare positivo ma ricorda positivo perché è realtà passata ma realtà perché sono i tuoi risultati perché sono le tracce del tuo impegno del tuo talento e della tua forza

2

quando stai per mollare ricordati il motivo per cui hai resistito fino ad ora

3

quando stai per mollare ricordati il motivo per cui hai iniziato: chi aiutava a cosa serviva

4

quando stai per mollare ricordati la bellezza della meta non le bruttezze della fatica

5

quando stai per mollare ricordati come eri quando eri pieno di coraggio ricordati com'è il coraggio per dimenticare la paura

6

quando stai per mollare ricordati di guardarti allo specchio e ricordati come eri da bambino pieno di sogni pieno di fiducia nella vita pieno di energia vitale e portala con te qui e ora

7

quando stai per mollare ricordati di portare una mano sul tuo cuore e di ascoltare in ogni singolo battito l'eco dei passi che hai compiuto fino a qui mettendo in conto anche il suono delle cadute dei rallentamenti come parte della sinfonia della tua vita perché non ci può essere arcobaleno senza pioggia e luce sena buio.

Condividi? ):)

Terenzio Traisci

Ora posso svelarvi cosa mi ha colpito in particolare; quel 'non pensare positivo ma ricorda positivo'. Spesso ci viene proposto come soluzione solo di 'pensare positivo'.

***

Questa volta ringrazio Antonella C. per aver condiviso il video su Facebook.

lunedì 4 settembre 2017

Le nostre anime di notte di Kent Haruf

Le nostre anime di notte di Kent Haruf

Le nostre anime di notte di Kent Haruf per NN Editore.

Succede che qualcuno pubblica su Facebook la copertina di un libro con una citazione, io sono collegata in quel momento alla mia time line, intercetto il post e in un nano secondo decido di acquistare il libro e leggerlo sicura di trovare una bella storia delicata, profonda nel messaggio e leggera nella forma.

Ed è stato così.

Il libro in questione è Le nostre anime di notte dello scrittore americano Kent Haruf.

La citazione: “Ma è proprio questo a rendere divertente la faccenda. Conoscere bene qualcuno alla mia età. E scoprire che ti piace e che in fondo non sei completamente inaridito.”

E’ il primo libro che leggo di Kent Haruf e l’ultimo scritto dall’autore morto nel 2014 a 71 anni a causa di una malattia.

Le nostre anime di notte mi è arrivato come un ‘testamento’, come un'ultima intuizione, perla di saggezza da donare a noi lettori.

Non c’è limite di età alla possibilità di concedersi, grazie ad un pizzico di follia, una storia di amicizia amorosa per riscoprire il proprio valore ed esserne grati. Basta chiedere. Alla persona giusta. E’ questo il ‘rischio’ che bisogna essere disposti a correre.

L’immagine di Louis e Addie che, a seguito di un approccio insolito, iniziano ad andare a letto insieme ogni sera per raccontarsi le loro vite passate e attuali nel buio e nel silenzio della notte rievoca la complicità dei dialoghi notturni delle coppie reali.

Sapere per certo, immaginare, auspicare che sia possibile anche in età avanzata è il lascito di Haruf, secondo me.

L’ambientazione poi è top. Un luogo geografico immaginario, un piccolo paese di provincia americano che sembra aver già visto in tanti film, compresa la gente che non si fa i fatti suoi ;-)

Il giorno dopo che ho iniziato a leggere il libro ho realizzato che Our souls at night,  titolo di un film visto in sovrimpressione in TV durante gli speciali sul Festival di Venezia ed interpretato da Robert Redford e Jane Fonda, è la trasposizione cinematografica del romanzo di Kent Haruf.

Ho anche pensato, dopo aver letto il libro: questo-è-proposta-indecente-due-la-vendetta-rivisitato-e-corretto!

Scherzo e non vedo l’ora di vedere il film.

Oltre che agli amanti dello stile di McCarthy o di John Williams, per esempio, credo che questo romanzo possa piacere a chi ha apprezzato molto (io moltissimo) il film I Ponti di Madison County con Meryl Streep e Clint Eastwood.

***

P.S.: grazie Valeria S. per aver pubblicato ‘quel’ post su Facebook!