Laura Brocchi, 46 anni tra pochissimo, sposata, senese torraiola nata nel Rialto, ultima erede, in ordine di tempo insieme al fratello Alessandro, della tradizione di famiglia della lavorazione artigiana del ferro battuto a Siena.
Non ha 'desideri esasperati' ma un sogno: dipingere il Drappellone del Palio di Siena. Ma iniziamo dal principio.
Dopo aver visitato mesi fa la sua bottega, che si trova a due passi da Piazza del Campo, ed aver intuito la 'magia' che è capace di realizzare attraverso la sua arte, ho preso coraggio e le ho chiesto di rispondere ad alcune domande per approfondire la mia intuizione e per contribuire attraverso il mio blog alla diffusione della conoscenza di questa eccellenza senese.
La ringrazio di cuore per la disponibilità, per le foto di famiglia (e di un giapponese di cui Laura ricorda solo il nome della moglie: Mari Owa) che mi ha permesso di pubblicare e per essere stata così generosa nelle risposte.
Non aggiungo altro. Mettetevi comodi e leggete fino all'ultimo rigo. Ne vale la pena, credetemi.
***
Da quante generazioni si tramanda l'arte della lavorazione del ferro battuto nella tua famiglia a Siena?
La bottega di famiglia risale a due secoli fa, al 1815 ed è da sempre in via del Porrione (prima si chiamava via S. Martino), sotto la chiesa di S. Martino. La mia famiglia la rilevò nella seconda metà dell’Ottocento con il mio bisnonno Giuseppe Brocchi, calderaio.
La bottega di famiglia risale a due secoli fa, al 1815 ed è da sempre in via del Porrione (prima si chiamava via S. Martino), sotto la chiesa di S. Martino. La mia famiglia la rilevò nella seconda metà dell’Ottocento con il mio bisnonno Giuseppe Brocchi, calderaio.
La bottega infatti è una bottega di calderai, ossia di chi vi eseguiva prevalentemente la lavorazione dei metalli, soprattutto il rame, in lastra. Il ferro battuto venne introdotto dal mio babbo, Mario, grazie all’insegnamento di una persona che frequentava la nostra bottega, Amedeo Borselli, bravissimo artigiano.
Attualmente il ferro battuto è l’attività prevalente, nella quale è maestro mio fratello Alessandro.
Torniamo alla storia. Il mio bisnonno Giuseppe morì abbastanza giovane, a causa di una malattia contratta da militare durante la Grande Guerra, ma tramandò il mestiere a tre dei suoi sette figli: al maggiore Giovanni, a mio nonno Gualtiero, a Osvaldo, il mio zio, che non ho mai conosciuto, ma che era il più talentuoso, un vero maestro.
Fu proprio lui a tramandare la passione e la bravura al mio babbo, anch’egli bravissimo, sia nella lavorazione del rame che del ferro battuto. Dal mio babbo, mio fratello ed io, abbiamo imparato a lavorare i metalli.
Per quanto mi riguarda, compii il mio primo sbalzo su rame all’età di otto anni. Per me era un gioco e lo trovavo –e lo trovo– divertente e pieno di soddisfazione. Il mio grande rammarico è quello di non aver avuto il tempo di lavorare con il mio babbo, essendo lui scomparso molto prematuramente (aveva 40 anni).
Penso spesso a ciò che avremmo potuto fare insieme e tutte le volte che realizzo qualcosa di importante il mio pensiero va a lui, ed alla mia mamma, anche lei mancata nel 2008, che difese e portò avanti la vecchia bottega quando rimase vedova.
Attualmente la bottega nel Porrione è un esempio unico a Siena – e molto raro in Italia – di laboratorio artigiano ottocentesco. Tutto è pressappoco invariato rispetto al passato. I vecchi arnesi, ancora funzionanti, ci sono ancora tutti. Anche l’antico mantice è in funzione, alimentando una stupenda forgia a carbone.
E tu, da quando e in che modo hai iniziato?
Sin da piccola ho sempre avuto la passione per il disegno e le arti in generale, poi, come detto, il mio babbo Mario mi insegnò a sbalzare i metalli.
Sin da piccola ho sempre avuto la passione per il disegno e le arti in generale, poi, come detto, il mio babbo Mario mi insegnò a sbalzare i metalli.
Quando lui venne a mancare, continuai a lavorare “di martello” affinando la tecnica anche grazie a procedimenti che io stessa modificai, rispetto al passato, personalizzandoli ed adattandoli a ciò che volevo realizzare. Ma il “cambio di passo” lo effettuai in seguito. In passato, infatti, i lavori a sbalzo venivano realizzati in bottega lavorando su disegni forniti da terzi, committenti, artisti o bozzettisti. A un certo punto invece, cominciai a disegnare io stessa ciò che volevo realizzare su metallo e non limitarmi a ricopiare cose già pronte o fornitemi da altre persone. La soddisfazione nel vedere nascere un oggetto che si ha in testa, è completamente differente e segnò, per quanto mi riguarda, il passaggio tra artigianato e arte.
In passato ho lavorato anche presso uno studio grafico ed è stata un’esperienza che mi ha arricchita.
In Via del Porrione si trovano il negozio e il laboratorio storico. È un luogo magico, senza tempo. Ci descrivi la tua giornata tipo qui?
Il mio lavoro nasce allo studio nel vicolo della Fortuna, dove eseguo i bozzetti, i disegni e i lavori di pittura.
Il mio lavoro nasce allo studio nel vicolo della Fortuna, dove eseguo i bozzetti, i disegni e i lavori di pittura.
Per quanto riguarda i lavori in metallo, i miei arnesi sono prevalentemente martelli e bulini, con i quali do forma alla lastra di metallo, con l’aiuto della forgia, naturalmente.
Rispetto al passato, io uso lastre più spesse rispetto a quelle usate dai miei predecessori in bottega, perché ritengo diano un risultato migliore e che dà maggiormente idea di oggetto scolpito. E’ molto più faticoso, ma ormai ci sono abituata…
A me piace accostare anche materiali diversi, come pietre o legno, ai miei amati metalli, cercando contrasti e affinità sia nei materiali, che nelle forme.
Quello che cerco, nelle mie opere, è un equilibrio tra tradizione e contemporaneità. Vorrei continuare a trasmettere il gusto tipico di chi ci ha preceduto nel nostro territorio armonizzandolo con la modernità.
Il tuo nome, per i senesi, è legato anche ai 'masgalani' (1) che hai realizzato. Cosa rappresenta per te, senese, contradaiola?
Per me, appassionata di opere in metallo, il masgalano è l’opera più importante e bella a cui aspirare. Averne realizzati cinque è per me motivo di immensa gratificazione e soddisfazione.
Per me, appassionata di opere in metallo, il masgalano è l’opera più importante e bella a cui aspirare. Averne realizzati cinque è per me motivo di immensa gratificazione e soddisfazione.
Per ben due volte poi, ho avuto la commissione in anni consecutivi, per cui ho sempre cercato di creare qualcosa sempre diverso, perché il rischio di ripetersi era alto. Penso sinceramente di esserci riuscita, pur mantenendo il mio stile.
Masgalano 1997. Foto credit: www.ilpalio.siena.it
Ricordo ancora con emozione il primo, nel 1997, dedicato ai 'barbareschi' (2) (vinto dalla Contrada dell'Istrice). Ne fui davvero onorata e la tensione di salire sul palco per la presentazione la ricorderò per sempre come uno dei momenti terribilmente meravigliosi della mia vita. Era il primo lavoro davvero importante e soprattutto la prima volta che lavoravo l’argento. Cercai qualcosa molto classico e tradizionale (oggi probabilmente farei qualcosa di molto diverso), ma l’immagine centrale del barbero col suo barbaresco piacque molto, ed è tuttora il simbolo dei barbareschi, che lo hanno spesso riprodotto in vari materiali.
Masgalano 2006. Foto credit: www.ilpalio.siena.it
Quello del 2006 (vinto dalla Contrada del Bruco) è stato senza dubbio il più difficile da progettare e complesso nella realizzazione. Cercare di raffigurare la generazione di senesi nati nel ’42 non fu facile, ma il risultato mi soddisfece molto, anche per l’utilizzo di materiali davvero impegnativi, come il ferro sbalzato nel retro.
Masgalano 2007. Foto credit: www.ilpalio.siena.it
Nel 2007 (vinto dalla Contrada della Pantera), offerto dai capitani di contrada degli anni Ottanta, pensai a qualcosa che, oltre a richiamare la figura del capitano – la balaustra del palco dei giudici e l’asta del palio – ricordasse il periodo storico. I protagonisti divennero così due cavalli amati da tutti noi, il grigio Brandano e il morello Benito, di cui evidenziai la cromia attraverso la lucidatura e brunitura dell’argento.
Masgalano 2013. Foto credit: www.ilpalio.siena.it
Il masgalano del 2013 (vinto dalla Contrada del Nicchio) lo cercai, lo ammetto. Venendo da una famiglia di 'economi' (3) volevo quel masgalano, così pieno di significato per me. Il materiale è particolare: rame argentato e non argento. Questo perché volevo riproporre il masgalano antico, quello dei secoli passati, e pochi sanno che gli antichi masgalani erano in rame o ottone argentato. Il protagonista, accanto alla figura dell’economo, anche in questo caso è un cavallo del Palio, ma stavolta una figura spesso in secondo piano (ma non per me), il 'soprallasso' (4). Mi sembrò inoltre naturale raffigurare anche una scala, delle chiavi, ed ago e filo.
Masgalano 2014. Foto credit: www.ilpalio.siena.it
Arriviamo all’ultimo. Il 2014 (vinto dalla Contrada della Torre). Il mio masgalano. Sì, perché quel masgalano mi sento di averlo vinto anche io, insieme alla comparsa e all’economato, tanto ci ho lavorato con passione e speranza. Non ringrazierò mai abbastanza il Coordinamento delle Donne di Contrada per avermi dato la possibilità di realizzarlo. E, come dissi subito dopo la vittoria, è stato l’inizio di qualcosa di importante.
Come ho detto all’inizio, lavorare per la nostra Festa è per me, come penso per qualunque senese, motivo di soddisfazione e orgoglio. Il suono delle 'chiarine' (5) per la presentazione, così vicine, è qualcosa che si sente nel profondo, nell’anima.
Mi piacerebbe approfondire il procedimento di realizzazione di un prodotto in ferro battuto. Ci puoi fare un esempio?
Per realizzare un’opera in metallo inizio dal suo progetto cartaceo, non esattamente un bozzetto, ma un disegno preciso nei particolari e a grandezza reale.
Per realizzare un’opera in metallo inizio dal suo progetto cartaceo, non esattamente un bozzetto, ma un disegno preciso nei particolari e a grandezza reale.
Tale disegno lo riporto sulla lastra di metallo e lo incido con i bulini, affinché sia visibile dal retro. E sul retro lo lavoro, sempre con martelli e bulini, fino a modellarlo nello spessore desiderato. Il metallo deve essere via via messo sulla forgia e ricotto, naturalmente.
Una volta modellato da entrambi i lati (è un lavoro molto faticoso e lungo), si ritaglia e si definiscono i bordi, limandoli con estrema cura.
Il lavoro, per essere finito, dovrà essere lavato con acido, brunito e trattato.
Oltre al masgalano so che realizzate anche i 'piatti' (6). Ci puoi dire a che anno risale l'ultimo piatto che avete realizzato e quindi, presumo, ancora in uso?
In bottega vengono realizzati da decenni i piatti del palio e le lance che lo sovrastano. E’ un lavoro che svolge mio fratello Alessandro.
In bottega vengono realizzati da decenni i piatti del palio e le lance che lo sovrastano. E’ un lavoro che svolge mio fratello Alessandro.
Mentre le alabarde vengono fornite al Comune annualmente, poiché rimarranno al capitano vittorioso, i piatti li facciamo di rado, poiché saranno sostituiti con altri nuovi, solo quando sul retro non ci sarà più spazio per le incisioni.
I piatti in uso al Comune sono tre, luglio, agosto ed eventuale straordinario. Non ricordo con esattezza la data dell’ultimo piatto fornito al Comune, mi sembra verso il 2010.
Pochi sanno che sono fatti interamente a mano, in rame argentato, sulla forma degli elemosinieri rinascimentale, perlopiù in uso in Germania.
Quando sono venuta la prima volta nel laboratorio del Vicolo della Fortuna ricordo la mia sorpresa nello scoprire finalmente 'dove' fossero i cancelli originali della Loggia della Mercanzia, tra l'altro già tornati al loro posto. Cosa ha rappresentato questo lavoro per voi?
Per noi è stato un lavoro importantissimo, non solo dal punto di vista economico (c’è la crisi, si sa), ma, soprattutto di soddisfazione.
Per noi è stato un lavoro importantissimo, non solo dal punto di vista economico (c’è la crisi, si sa), ma, soprattutto di soddisfazione.
Lavorare sulle cose belle è estremamente gratificante. Intervenire su oggetti così importanti e preziosi stimola a raggiungere tale qualità e rimarca il senso di responsabilità nell’intervenire al meglio.
La cancellata del Franci alle Logge della Mercanzia non era in buone condizioni. Tutt’altro. La parte bassa era pesantemente corrosa dalla ruggine e parti del fregio decorativo mancavano perché danneggiata negli anni.
Il ferro si ossida, e la lavorazione complessa come in questo caso, dove sono assemblati vari elementi l’uno sull’altro, favorisce il ristagnare dell’acqua piovana che accelera il formarsi della ruggine, che in questo caso, aveva quasi totalmente corroso, polverizzandola in alcuni punti, la parte inferiore.
Chi sono i vostri clienti?
La nostra clientela è perlopiù locale. Non mancano gli stranieri, non molti in verità, ma sono in maggioranza persone che visitano Siena, tornandoci più volte, e ciascuna volta vengono a trovarci per acquistare, o semplicemente per un saluto, che a noi fa comunque molto piacere.
La nostra clientela è perlopiù locale. Non mancano gli stranieri, non molti in verità, ma sono in maggioranza persone che visitano Siena, tornandoci più volte, e ciascuna volta vengono a trovarci per acquistare, o semplicemente per un saluto, che a noi fa comunque molto piacere.
In quest'epoca di globalizzazione immagino che anche voi dobbiate fare i conti con la concorrenza selvaggia. È così? Chi sono i vostri concorrenti?
La crisi economica di questi anni ha prodotto un danno catastrofico non solo a livello finanziario, ma anche culturale. Si tratta della mia opinione, naturalmente, ma penso che la diminuzione della possibilità di spesa, abbia indirizzato su prodotti a poco costo di qualità veramente scarsa, influenzando e modificando anche i gusti. E’ stata abolita la decorazione, per esempio. Tutto è “minimal” e livellato su un design ripetitivo e comune. Mi sembra che si stia rinnegando il nostro passato di artigianato di qualità. Certo, ci sono le eccezioni, ma queste riguardano una parte limitata delle persone.
La crisi economica di questi anni ha prodotto un danno catastrofico non solo a livello finanziario, ma anche culturale. Si tratta della mia opinione, naturalmente, ma penso che la diminuzione della possibilità di spesa, abbia indirizzato su prodotti a poco costo di qualità veramente scarsa, influenzando e modificando anche i gusti. E’ stata abolita la decorazione, per esempio. Tutto è “minimal” e livellato su un design ripetitivo e comune. Mi sembra che si stia rinnegando il nostro passato di artigianato di qualità. Certo, ci sono le eccezioni, ma queste riguardano una parte limitata delle persone.
Personalmente credo che, come ho detto prima, dovremmo trovare il giusto equilibrio tra tradizione e contemporaneità.
La catastrofe di questa crisi, come dicevo anche a livello culturale, è evidente nella scomparsa di molte piccole aziende e botteghe artigiane, che difficilmente possono sopravvivere a momenti così difficili senza aiuti o incentivi. Noi stessi siamo in serie diffilcoltà e confesso di non sapere per quanto tempo ancora potremo tenere aperto lo storico negozio e laboratorio.
Nel negozio che tipo di articoli sono disponibili immediatamente alla vendita?
I nostri genitori e nostro nonno erano appassionati di oggetti antichi e vecchi, per cui abbiamo ancora del materiale risalente al periodo in cui loro erano presenti. Si tratta più che altro di articoli per illuminazione (soprattutto Art Nouveau) e oggetti in rame e ferro battuto.
I nostri genitori e nostro nonno erano appassionati di oggetti antichi e vecchi, per cui abbiamo ancora del materiale risalente al periodo in cui loro erano presenti. Si tratta più che altro di articoli per illuminazione (soprattutto Art Nouveau) e oggetti in rame e ferro battuto.
Come funziona invece con i prodotti su ordinazione?
Se una persona desidera un oggetto su commissione, possiamo realizzarlo su modello da lei fornito, o fare un disegno in base alla richiesta e al budget, naturalmente. I tempi possono variare a seconda degli impegni e della complessità di lavorazione.
Se una persona desidera un oggetto su commissione, possiamo realizzarlo su modello da lei fornito, o fare un disegno in base alla richiesta e al budget, naturalmente. I tempi possono variare a seconda degli impegni e della complessità di lavorazione.
Noi non abbiamo cataloghi, solo disegni e fotografie di oggetti eseguiti in passato, che via via adattiamo alle necessità del cliente, evitando tutte le volte di replicare fedelmente un oggetto già fatto, in quanto ci piace realizzare tutte le volte qualcosa di unico. La preziosità del lavoro fatto a mano è anche questa, oltre alla ricerca del dettaglio e l’alta qualità tecnica.
Foto credit: M. Gambelli
Il lavoro che ti ha dato più soddisfazione nel 2015?
Due: zucchino (7) e giubetto della Torre del 2 luglio. Soddisfazione immensa.*
Due: zucchino (7) e giubetto della Torre del 2 luglio. Soddisfazione immensa.*
L'oggetto dei tuoi sogni da realizzare? Quello cioè che ti piacerebbe ti fosse commissionato e perché ovviamente.
Sinceramente dopo la vittoria del masgalano della Torre del 2014 io mi sento molto soddisfatta e non ho desideri esasperati.
Sinceramente dopo la vittoria del masgalano della Torre del 2014 io mi sento molto soddisfatta e non ho desideri esasperati.
Certo, mi venisse commissionato un altro masgalano o la pittura del drappellone (8) ne sarei ovviamente molto felice.
Diciamo che, dopo la segnalazione al concorso per la pittura del palio del 2012 mi sarebbe piaciuta una chiamata, ma le cose per me non sono mai state facili.
Per assurdo, i primi tre masgalani mi furono commissionati direttamente, mentre per gli ultimi due ho dovuto fare dei concorsi, così come per altri lavori. Insomma, più acquisisco esperienza e ricevo gratificazioni, più diventa difficile avere commissioni importanti.
Ti senti valorizzata nel tuo lavoro a livello morale e di guadagno?
Il mio lavoro è pura passione. Come dicevo prima, purtroppo il guadagno è veramente scarso. La bottega è in seria difficoltà e non vedo un futuro roseo. Quello che mi fa male è l’indifferenza che accompagna la scomparsa della Siena che fu e che credo accompagnerà anche la bottega in San Martino.
Il mio lavoro è pura passione. Come dicevo prima, purtroppo il guadagno è veramente scarso. La bottega è in seria difficoltà e non vedo un futuro roseo. Quello che mi fa male è l’indifferenza che accompagna la scomparsa della Siena che fu e che credo accompagnerà anche la bottega in San Martino.
Per quanto possa sembrare costoso, il nostro lavoro è penalizzato da spese gravose, soprattutto a livello di tassazione. Si tratta di un problema comune alle botteghe come la nostra, oramai divenute una rarità. Ma proprio perché rare, penso che qualcosa di concreto per aiutarle potrebbe essere fatto. Basterebbe un aiuto, con sgravi fiscali, partecipazione gratuita ad eventi o altre azioni di questo tipo, alle attività cittadine presenti da almeno 50 anni. Non penso siamo rimasti in centinaia.
Sia in passato che che recentemente, sono venuti fotografi e troupe televisive da tutto il mondo a fare servizi sulla nostra bottega, rimanendo incantati e stupiti nel vedere un luogo sospeso nel tempo. Purtroppo a livello locale diciamo che…l’incanto latita.
Come può contattarvi una persona interessata al vostro lavoro?
Qui devo fare un mea culpa. Sia mio fratello che io, non siamo tecnologici. Posso semplicemente indicare una mail ed un numero di telefono: brocchi1815@libero.it e 3474346393.
Aggiornamento luglio 2020: Laura ora ha anche un profilo su Instagram @laurabrocchiarte
Qui devo fare un mea culpa. Sia mio fratello che io, non siamo tecnologici. Posso semplicemente indicare una mail ed un numero di telefono: brocchi1815@libero.it e 3474346393.
Aggiornamento luglio 2020: Laura ora ha anche un profilo su Instagram @laurabrocchiarte
***
A questo punto, se non siete di Siena e capitate da queste parti, il mio consiglio è di far visita a Laura nella sua storica Bottega Brocchi in Via del Porrione 41/43, semplicissima da trovare in quanto è una delle vie che sbucano in Piazza del Campo.
Da parte mia faccio il tifo per Laura augurandole di riuscire a realizzare il suo sogno.
---
Aggiornamento del 26 giugno 2017
Oggi è stato presentato il Drappellone per il Palio del 2 luglio 2017 realizzato da Laura Brocchi!Il sogno si è realizzato. Bravissima Laura.
***
Significato di alcuni termini palieschi usati da Laura.
Fonte: www.ilpalio.org.
(1) masgalano: Il termine "masgalano", nasce come derivazione spagnola di "Mas galante", che significa "più gentile". In antico, questo premio che veniva consegnato alla migliore comparsa che durante la sfilata del Corteo Storico si era distinta per eleganza, dignità di portamento e abilità dei figuranti. Al fine di mantenere la disciplina ed accrescere il prestigio del Corteo Storico del Palio, l'assegnazione del Masgalano venne ripristinata a partire dal 1950 per iniziativa del Comitato Amici del Palio. Il Masgalano consiste in un bacile d'argento del peso di circa 1 chilo oppure, come accade sovente in questi ultimi anni, in un'opera in argento ritenuta idonea dall'Amministrazione Comunale, con raffigurazione di allegorie riferte alla città, al Palio o a particolari avvenimenti cittadini. Devono altresì figurarvi obbligatoriamente gli stemmi del Comune, del Magistrato delle Contrade e del Comitato amici del Palio.
(2) barbaresco: assistente del cavallo (chiamato 'barbero') destinato a correre il Palio. Nei giorni di Palio il Barbaresco vive insieme al cavallo, senza mai lasciarlo un minuto solo. Da non confondere col fantino.
(3) economo: cura la manutenzione di tutti i beni mobili della Contrada, tra i quali i costumi indossati dai figuranti in occasione del Palio, della festa titolare, delle cerimonie civili e religiose etc...
(4) soprallasso: cavalcatura montata dal fantino della Contrada durante la Passeggiata Storica. È un cavallo da parata, che serve a non far affaticare il barbero che dovrà correre il Palio poco dopo.
(5) chiarina: antica tromba di lunga foggia che serve per segnalare i vari avvenimenti.
(6) piatto: gran piatto d’argento massiccio posto sulla parte alta del drappellone del Palio. Viene spesso citato in occasione della tradizionale "Cena del piatto", alla quale prendono parte tutti i contradaioli della Contrada che ha vinto il Palio. A capotavola c'è il cavallo vincitore, col fantino e i maggiorenti della Contrada.
(7) zucchino: l’elmetto con i colori della Contrada di cui sono dotati i fantini, per proteggersi dalle cadute e dalle nerbate inferte dagli avversari. Fino ai primi anni Novanta era di ferro e non doveva certo essere piacevole sbattere la testa con un elmetto di ferro in testa. Oggi è realizzato in fibre composite di carbonio, similmente a quanto avviene per i caschi di varie discipline sportive.
(8) drappellone: il dipinto che viene offerto alla Contrada vincitrice.
(*) La Contrada della Torre ha vinto il Palio di Luglio 2015, Laura è della Torre quindi, ecco spiegato come mai tanta soddisfazione. La prima intervista per My Day Worth l'ho fatta proprio in quell'occasione. La trovate qui
Cara laura volevo chiamare il negozio per un consiglio su una brocca che possiedo,ma pultroppo il mumero telefonico sul negozio 0577 286443 non risulta secondo Tim.Saluti Cristiano.
RispondiEliminaCristiano, ho appena contattato Laura e mi ha confermato che quel numero di rete fissa non è più attivo da anni. Il numero del negozio ora è questo: 3474346393.
RispondiEliminaSaluti,
Amina