Ho una raccolta di fascicoli rilegati, pubblicati dal Gruppo Editoriale Fabbri nel 1982, del cui acquisto mi sono sempre congratulata con me stessa poiché l'Opera è davvero completa e rende la Divina Commedia comprensibile a tutti, più che negli anni del Liceo, in quanto ogni Canto presenta un riassunto e un'introduzione critica e, cosa che fa una notevole differenza, è parafrasato dalla prima all'ultima parola e commentato in maniera più che esauriente, il tutto a cura di Emilio Alessandro Panaitescu. Per non parlare delle illustrazioni. Insomma, un vero piacere. Se vi interessa questa edizione, ho visto che su Ebay qualcuno la vende. Io no di certo ;-)
La spinta recente ad intraprendere quest'impresa, comunque, me l'ha data Stefano Carrai dell'Università di Siena che durante la Conferenza omaggio a Dante nel 750° anno dalla nascita organizzata dall'Accademia dei Rozzi di Siena ha fatto un intervento su Dante e Orfeo di quelli che entusiasmano le platee tanto che, appunto, qualche giorno dopo, esattamente il 9 novembre, ho iniziato il mio viaggio nella Commedia di Dante.
Ho fissato una scaletta per visualizzare il traguardo. Non voglio metterci più di un mese e secondo questa tabella di marcia entro il 10 dicembre dovrei essere in Paradiso.
Ho appena finito di percorrere il Purgatorio. E' stato davvero esaltante a prescindere dal fatto che il cammino proposto sia quello di un cristiano. Ci sono valori condivisibili da molti, credo, e quindi ognuno può trarne beneficio secondo la propria sensibilità. Che poi quelli che non ci corrispondono possiamo lasciarli andare; ma comunque ci inducono ad una riflessione.
Proprio nel Purgatorio ho trovato i personaggi senesi i cui versi di riferimento sono ricordati per le strade di Siena con delle targhe che risalgono al 1921 quando si volle in questo modo celebrare i seicento anni dalla morte del Sommo Poeta.
Durante la Conferenza di cui sopra, tra l'altro, Mario Ascheri, senior professor dell'Università di Roma Tre, ha sottolineato come Siena sia la città maggiormente citata nella Commedia.
Quindi, mi faceva piacere condividere con voi queste citazioni.
Non sono la prima che lo fa quindi niente di originale ma quello che vorrei trasmettervi è che leggere quei versi non estrapolati ma arrivandoci dall'inizio della Selva Oscura è tutta un 'altra cosa. Una vera e propria esperienza.
I versi riportati nella foto che apre il post
Ricorditi di me, che son la Pia;
Siena mi fé, disfecemi Maremma(Purgatorio V, 130-136)
visibili nel lato di Palazzo Tolomei che forma il Vicolo della Torre, si riferiscono a Pia de Tolomei, senese sposa di Nello d'Inghiramo dei Pannocchieschi, signore del castello della Pietra in Maremma, uccisa da questi perché voleva convolare a seconde nozze o forse per infedeltà o presunta infedeltà di Pia.
C'è da dire che durante una delle Passeggiate d'autore del 2014 il Prof. Massimo Seriacopi, docente di Lettere, dottore di ricerca in Filologia dantesca presso l’Università degli Studi di Firenze, ci rivelò che la Pia della Commedia è Malavolti e non Tolomei, giusto per complicare un po' di più la storia.
Comunque sia, Pia de' Tolomei la troviamo nel V canto del Purgatorio nella schiera dei morti violentemente, coloro cioè che furono uccisi con la violenza e che si pentirono solo all'ultimo istante di vita.
Mentre le anime precedenti, quelle di Jacopo del Cassero e Bonconte da Montefeltro, hanno dato molti dettagli della loro vita, morte e momento di conversione; Pia invece ci dice pochissimo di se il tutto in due terzine e un verso*. Mi verrebbe da dire che il less is more ha una validità universale.
Molta curiosità suscita nel lettore questa figura così regale e discreta.
Non sappiamo di quale vita peccaminosa ella si sia macchiata o forse al tempo di Dante lo sapevano tutti e quindi per questo non ha ritenuto necessario farla parlare di se. Eppure tutto ciò qui non importa. Importa la conversione in fin di vita, l'accettazione del dono della Grazia che in punto di morte l'ha resa consapevole dei suoi peccati.
Come ciò sia possibile? come cioè basti un solo atto di penitenza fatto in fin di vita a salvare un anima? È possibile perché per il cristiano, quindi per Dante, il giudizio di Dio è indipendente dall'opinione umana. Insomma, ricordate il 'Vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole, e più non dimandare'? Ecco, a Dio tutto è possibile.
Nelle parole di Pia ci sono due versi, 'salsi colui che 'n anellata prima/di sposando m'avea con la sua gemma' che alludono al suo fidanzamento e che mi hanno ricordato la passeggiata guidata sulle Pompe Sanesi in cui la guida ci illustrò i due diversi momenti del fidanzamento e matrimonio nel Medioevo.
Pia si trova nell'Antipurgatorio dove si trovano i negligenti. Per poter salire sulla montagna delle virtù, quindi il vero e proprio Purgatorio dove poter espiare le colpe e quindi accedere in Paradiso che per queste anime è comunque cosa certa, dovrà attendere per un numero di anni pari a quelli che ha vissuto.
Le preghiere da parte dei vivi virtuosi potrebbero accorciare l'attesa, affrettare la sua purificazione ed è per questo che ne fa richiesta a Dante per quando egli tornerà nel mondo dei vivi non prima però di essersi riposato ('Deh, quando tu sarai tornato al mondo, / e riposato de la lunga via')
Come vi accennavo all'inizio del post, per me è stata un'altra cosa essere arrivata a Pia dopo aver percorso l'Inferno di Dante. Leggere i versi estrapolati dalla Commedia non restituisce affatto il fascino dell'idea di Dante.
Altrettanto mi è capitato dopo aver letto di Sapia e di Provenzano Salvani ai quali dedicherò un post ciascuno. L'idea, forse i lettori senesi l'hanno intuita, è quella di scrivere poi un post dove far confluire i singoli di cui questo è il primo e proporre un itinerario nei luoghi della Commedia a Siena e magari, perché no?, far venire voglia anche a voi di riprendere in mano la Divina Commedia.
(*)« "Deh, quando tu sarai tornato al mondo,
e riposato de la lunga via",
seguitò 'l terzo spirito al secondo,
"Ricorditi di me, che son la Pia;
Siena mi fé, disfecemi Maremma:
salsi colui che 'nnanellata pria
disposando m'avea con la sua gemma". »
(Purgatorio V, 130-136)
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