II edizione 2012
pp 769; disponibile anche in ebook su Amazon (averlo saputo prima...)
Premessa: siccome ho deciso di leggere questo romanzo incuriosita dalle risposte date da Giuditta (@tempoxme_libri) e Patrizia (@patrizialadaga) nella loro rubrica mensile 2 Voci x 1 Libro di cui sono fan dichiarata; ho deciso di inserirmi in questa modalità per esprimere, in maniera del tutto eccezionale, la terza voce sperando di fare loro cosa gradita.
Quindi... procedo!
Copertina: uno scorcio della Creazione del Mondo. Lo so, solo chi lo ha letto può capire a cosa mi riferisco ;-)
Incipit: Tolstojiano
Trama: avvincente, complessa (di grande aiuto il Dramatis personae in fondo al libro per i momenti di distrazione del lettore) e piacevolmente erudita.
Stile: originale
La frase più bella: Si può trasmettere solo attraverso l’arte; attraverso l’artificio letterario, che è il più vicino all’esperienza vissuta. Sì. La poesia è più che mai necessaria dopo Auschwitz.
La frase più brutta: Perché in veste di Oberlagerführer considero mie tutte le lacune del sistema. Per esempio, dell’ultimo carico di taniche di gas Zyklon, ne rimangono in quantità sufficiente solo per due o al massimo tre prestazioni e l’intendente non ha pensato né di avvisarmi né di ordinarne delle altre. Quindi, chiedi favori, fai arrivare camion che probabilmente dovrebbero stare da un’altra parte, e trattieniti dal riprendere l’intendente, perché tutti viviamo al limite delle nostre forze a Oświęcim. Pardon: a Auschwitz.
Il personaggio più riuscito: Adrià Ardèvol, credibile in tutte le cose che fa perché umano a 360° nel bene e nel male; ma anche Isaiah Berlin che mi ha commosso pur nella breve durata della sua apparizione nel romanzo.
Il personaggio meno azzeccato?: concordo con Patrizia, Tito Carbonell Amato che soprattutto nel colloquio finale con Bernat mi è sembrato un personaggio ‘macchietta’.
La fine è: concordo con Giuditta, surreale; tra l'altro mi ha ricordato il personaggio della 'nonna' nel romanzo La scopa del sistema di David Foster Wallace. Ho apprezzato moltissimo che l’autore non abbia ceduto alla tentazione del finale scontato del tipo che un attimo prima di morire Adrià riconoscesse il suo amico.
A chi lo consiglieresti? A chi apprezza i romanzi con sbalzi temporali perché qui troverebbe tale stile portato alla perfezione.
Se durante la lettura cresce sempre di più il desiderio di visitare il Monastero di Santa Maria de Gerri e quello di Sant Pere de Burgal; finito il libro viene voglia di sapere subito qualcosa di più sul suo autore. Ebbene io sono stata fortunata perché ci ha pensato Patrizia, a suo tempo, a fargli un'intervista che io ripropongo con piacere qui Jaume cabré: Ogni volta che termino un romanzo, svengo
Una domanda abbastanza sciocca che farei a Cabré è se l'idea della 'testa decollata' gli è venuta da La casa degli spiriti di Isabel Allende.
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