di Jennifer Egan
Maximum Fax Editore
Roma
2011
Quando si parla di anni ’70-’80 e anche ‘90 ho sempre un tuffo al cuore perché si tratta degli anni della mia infanzia e adolescenza e quindi mi sento emotivamente coinvolta.
Ne Il tempo è bastardo la Egan racconta la storia di Bennie e Sasha, discografico l’uno e sua segretaria l’altra, attraverso le loro vicissitudini personali, non prive di dramma e e anche tragicità, condivise con i loro amici e le proprie famiglie. Sasha in particolare toccherà il fondo da dove poi riuscirà a risalire.
Le vicende non sono narrate in maniera lineare ma quasi in forma di albero genealogico dagli anni 70 fino ai giorni nostri e oltre.
Ad indicare il tempo esatto in ogni racconto non c’è una data ma ci sono degli indizi che ci permettono di risalire all’anno/anni in cui gli eventi raccontati accadono per cui ad esempio in un capitolo verrà fatto riferimento ad un tot di anni dall'11 settembre, in un altro all'insediamento alla Presidenza degli Stati Uniti d'America di Bill Clinton, etc
La musica nel suo ambito discografico quindi le canzoni (io però ascoltavo altro genere tipo i Bee Gees, Elton John, Donna Summer, etc e quindi mi sono sentita molto ignorante in proposito) ma anche la necessità delle ‘pause’ per la loro potenza evocativa a seconda della loro lunghezza all’interno di una canzone (e qui mi aspettavo di trovare qualche accenno a John Cage e alla sua composizione 4'33''; ma così non è stato); le esperienze allucinogene degli anni spensierati della giovinezza; il tempo che è bastardo perché ‘in vent’anni non diventi più bello, specie se nel frattempo ti hanno tolto metà dell’intestino’ e quindi ti sfida e ti sollecita a sua volta a sfidarlo, e la tecnologia che più diventa sofisticata è più tende all’azzeramento di ogni etica e morale (qui la recente visione del film e la lettura di Cosmopolis mi sono tornati subito in mente), sono i veri protagonisti del romanzo.
Il finale mi è sembrato un po’ forzato nel senso da sogno-americano-che-si-realizza-a-tutti-i-costi ma forse la Egan ha voluto mostrarci in esso la possibilità della rivincita sul tempo che è bastardo.
A voi il giudizio se lo leggerete :-)
Maximum Fax Editore
Roma
2011
Quando si parla di anni ’70-’80 e anche ‘90 ho sempre un tuffo al cuore perché si tratta degli anni della mia infanzia e adolescenza e quindi mi sento emotivamente coinvolta.
Ne Il tempo è bastardo la Egan racconta la storia di Bennie e Sasha, discografico l’uno e sua segretaria l’altra, attraverso le loro vicissitudini personali, non prive di dramma e e anche tragicità, condivise con i loro amici e le proprie famiglie. Sasha in particolare toccherà il fondo da dove poi riuscirà a risalire.
Le vicende non sono narrate in maniera lineare ma quasi in forma di albero genealogico dagli anni 70 fino ai giorni nostri e oltre.
Ad indicare il tempo esatto in ogni racconto non c’è una data ma ci sono degli indizi che ci permettono di risalire all’anno/anni in cui gli eventi raccontati accadono per cui ad esempio in un capitolo verrà fatto riferimento ad un tot di anni dall'11 settembre, in un altro all'insediamento alla Presidenza degli Stati Uniti d'America di Bill Clinton, etc
La musica nel suo ambito discografico quindi le canzoni (io però ascoltavo altro genere tipo i Bee Gees, Elton John, Donna Summer, etc e quindi mi sono sentita molto ignorante in proposito) ma anche la necessità delle ‘pause’ per la loro potenza evocativa a seconda della loro lunghezza all’interno di una canzone (e qui mi aspettavo di trovare qualche accenno a John Cage e alla sua composizione 4'33''; ma così non è stato); le esperienze allucinogene degli anni spensierati della giovinezza; il tempo che è bastardo perché ‘in vent’anni non diventi più bello, specie se nel frattempo ti hanno tolto metà dell’intestino’ e quindi ti sfida e ti sollecita a sua volta a sfidarlo, e la tecnologia che più diventa sofisticata è più tende all’azzeramento di ogni etica e morale (qui la recente visione del film e la lettura di Cosmopolis mi sono tornati subito in mente), sono i veri protagonisti del romanzo.
Il finale mi è sembrato un po’ forzato nel senso da sogno-americano-che-si-realizza-a-tutti-i-costi ma forse la Egan ha voluto mostrarci in esso la possibilità della rivincita sul tempo che è bastardo.
A voi il giudizio se lo leggerete :-)
Ringrazio Simona e la recensione da lei fatta sul libro nel suo blog trust1870 invogliandomi a leggerlo.
Molto lieta di averti influenzata!:) Bella e calzante l'immagine dell'albero genealogico! Alla prossima lettura in comune!
RispondiEliminaSenz'altro Simona, alla prossima!
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