Noi non abbiamo colpa di Marta Zura-Puntaroni per Minimum Fax - 2020
Nel secondo romanzo di Marta Zura-Puntaroni, Noi
non abbiamo colpa, ritroviamo la protagonista del romanzo d’esordio, Grande Era Onirica, di cui
ho scritto qui.
Non è assolutamente indispensabile
leggerli in sequenza o leggerli entrambi nel senso che sono due storie
indipendenti ma secondo me è comunque interessante leggerli entrambi per il linguaggio che si adatta alle diverse circostanze personali della protagonista.
Detto questo, siccome non so da dove iniziare dico subito
che Noi non abbiamo colpa mi è piaciuto moltissimo.
Ma cosa vuol dire che mi è piaciuto moltissimo? Cosa mi è
piaciuto? Perché?
L’ho intuito dopo le primissime pagine: perché c’è dell’empatia,
come ho scritto subito a Marta in un DM su Istagram contravvenendo alla mia
regola di non esprimere giudizi in anticipo sui libri non ancora finiti di
leggere ché non si sa mai possano deludere.
Per fortuna non è stato questo il caso.
Un breve accenno alla storia: la
protagonista Marta, trentenne e aggiungo io con la testa sulle spalle, torna dalla città al suo paesello per motivi
di famiglia.
Sua nonna infatti “sta male”, è stata colpita da quella
malattia per cui ci si ritrova inconsapevoli a fare un continuo viaggio mentale avanti e indietro nel
tempo senza riconoscere le persone di una vita che ti sono sempre state intorno.
In una parola: Alzheimer.
Marta torna per dare un supporto psicologico e per tenere d’occhio
le badanti che si alterneranno nell’accudire la nonna. In famiglia lavorano tutti ma Marta è quella
che ha un lavoro che può essere svolto ovunque.
Carlantonia, è il nome della nonna.
Scopriremo la storia di questa nonna attraverso i ricordi di Marta e i ricordi tramandatigli dai genitori.
Una donna dalla quale, a detta della sua famiglia, Marta somiglia
tanto “ed è un’offesa tremenda perché significa essere tristi in ogni
manifestazione, sotto ogni punto di vista, e vivere la vita senza alcuna
capacità di apprezzare le gioie, piccole o grandi che siano”.
Sarà proprio così? Lo scoprirete solo leggendo il libro.
Per me Noi non abbiamo colpa è prima di tutto un dono che
Marta ha fatto alla sua famiglia e al suo paese d’origine.
Sapevo che la protagonista sarebbe stata la stessa di Grande
Era Onirica ma non immaginavo che i personaggi reali avrebbero avuto i nomi reali e
la mamma di Marta ha un nome che non si dimentica facilmente, dopo che ti è
capitato di intercettarlo seguendo Marta nelle storie su Instagram (@unasnob):
Antea.
Quando l’ho letto nero su bianco la prima volta, “Antea”, mi
sono commossa.
I temi trattati in Noi non abbiamo colpa?
L’egoismo (ma sarà poi davvero tale?), la morte (“quale
futuro auguro a me, ai miei? Il rimpianto per la scomparsa prematura o vedere
tutto il peggio, sino a scordarsi tutti i momenti buoni, tutto quello che c’è
stato, tutta la loro storia?”), la malattia, l’instabilità economica che ti porta a chiedere se in futuro potrai permetterti una badante per tua mamma o per te, il
senso di precarietà di chi nasce in un paese soggetto ai terremoti e ne vede
ancora i segni per strada, la vecchiaia, il tempo, il lavoro delle badanti che ti spiazza perché per te è incomprensibile che ci siano persone disposte a fare quel
lavoro che a te, figlia o nipote, non ti riesce proprio di fare.
Marta scrittrice è così precisa nella descrizione scientifica
di alcuni fenomeni come ad esempio “l’odore dei vecchi” e così credibile nella
descrizione del piccolo paese dove il tempo sembra essersi fermato agli anni ’90
e alla mentalità delle generazioni che l’hanno preceduta ma dove tutti sanno chi sei a differenza della città cosa che - ci fa
intuire Marta personaggio - le strappa un sorriso più che indignazione perché sono il punto
fermo della sua vita come le amiche d’infanzia che ritrova ogni volta che
ritorna e la riprova della positività di questo luogo che non cambia mai è che quando Marta torna lo fa per lunghi periodi e non per pochi giorni.
Marta ha reso perfettamente la mentalità e l’ambientazione
del paese il che mi ha fatto fare un tuffo nel passato, di quando nei primi
anni ’80 ho abitato per qualche anno nel paese dei miei genitori in Abruzzo e,
ironia della sorte, nel mezzo di tutta la mia sofferenza per un trasferimento
in Italia da me non voluto, sono stati gli anni più belli proprio perché c’era
quella ‘sicurezza’ del piccolo paese in grado di tenere buoni i genitori di
tutti noi adolescenti tanto da farci
stare fino a tardi fuori nella 'piazzetta' d’estate senza che ci fossero adulti a sorvegliarci.
Cosa ci sarebbe mai potuto succedere in un luogo dove tutti conoscevano tutti?
Marta questa volta ha scritto un ‘romanzo educato’,
forse perché la Marta personaggio ha ritrovato una voglia di vivere più
consapevole che istintiva.
E’ un romanzo adatto a tutti, e quando dico ‘tutti’ intendo
che questa volta lo farò leggere anche a mia mamma ottantenne! Una grande
lettrice che troverà ancora più di me punti di contatto con la sua vita passata.
Che altro dire?
Fatevi un regalo, fatevi traghettare nel mese di settembre
dal romanzo di Marta: Noi non abbiamo colpa.
A chi lo consiglio? A chi ama i ritmi dei romanzi di Kent Haruf.
Le curiose coincidenze…
RispondiEliminaHo ascoltato qualche giorno fa un’intervista all’autrice ed ho pensato “interessante”.
Ora leggo il tuo post e nell’ultima riga fai centro: il caso vuole che abbia terminato oggi la rilettura di Crepuscolo. Marta Zura – Puntaroni (di cui non ho mai letto nulla, quindi partirò da La grande era onirica) è finita direttamente in wish list.
Bene! Tieni bene a mente però che Grande Era Onirica è diverso da Noi non abbiamo colpa. Nel link che ho messo a inizio post c'è anche l'intervista che feci all'autrice all'epoca. Io invece ora mi butto su la Ginzburg e Le piccole virtù, che avevo messo in wish list dopo aver letto il tuo post. Sarà bello poi tornare a condividere le nostre impressioni sui questi libri.
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