Una vecchia e sbiadita fotografia, in parte rovinata, presente nell'archivio di Guido Bianconi ha consentito di ritrovare (nella sezione S. Antonio da Padova, pavimento numero 26 del Cimitero della Misericordia di Siena) la tomba dell'ing. arch. Cesare Gani, nato nel 1838 e morto nel 1918.
Ai lati del monumento, nella parte inferiore, vi sono due figure femminili dolenti, rivolte verso l'esterno, mentre al centro una struttura a forma di piedistallo sorregge una mensola sulla quale è posato il busto del defunto .
Originariamente il piedistallo recava semplicemente l'indicazione del nome di Cesare Gani: attualmente questo spazio è occupato dal bassorilievo di uno stemma nobiliare, mentre nella parte inferiore del piedistallo è stata apposta un'iscrizione in lettere di bronzo con il nome del defunto e le date di nascita e di morte.
Nelle immediate vicinanze del monumento per Cesare Gani si trova una targa bronzea delle dimensioni di circa cm. 100 x 60, nella quale sono raffigurati i volti di una donna e di un uomo inquadrati da rami e foglie.
Di quest'opera (che si trova nella sezione S. Bernardino da Siena, pavimento numero 128) esistono nell'archivio di Guido Bianconi due fotografie allo stato di bozzetto e in una di esse si vede la firma di Guido Bianconi, ripetuta due volte.
L'epigrafe sottostante alla targa indica che i due defunti rappresentati sono Vincenzo Gani (deceduto il 5 dicembre 1884) e la consorte Teresa Concialini (deceduta il 9 agosto 1888), in memoria dei quali la targa venne posta dai figli.
Vincenzo e Teresa Gani furono i genitori di Ernesta Gani, prima moglie del grande scultore senese Tito Sarrocchi, morta di parto a 25 anni l'8 settembre 1862. Per lei lo stesso Sarrocchi eresse un monumento funebre, accanto al quale è collocata la targa in memoria dei genitori.
Ernesta Gani morì prima dei genitori e la lapide venne evidentemente posta dai figli superstiti, l'ing. Cesare per il quale Guido Bianconi realizzò il monumento sepolcrale, Antonio e Rosa.
Guido Bianconi, meticoloso come era suo costume, annotò in uno dei suoi taccuini di aver ricevuto 'da Gani' l'importo di 100 lire: una somma relativamente modesta, che forse era solo un acconto per l'opera principale o forse si riferiva alla targa per i genitori.
Egli annotò anche di aver dato metà di questa somma alla moglie Amalia, sposata nel 1905: un piccolo sguardo su un'antica vita familiare.
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Bibliografia: Memorie di famiglia e fotografie, tranne la seconda, terza e penultima, di Gianguido, nipote di Guido Bianconi.
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