di Antonio Moresco
Mondadori Editore
Milano, 2014
Che pena tutto questo dolore, tutte queste persone che si cercano e non si trovano, che pena tutto questo amore impossibile... Ma allora perché si cercano se non si trovano? Ma allora perché si prendono gioco gli uni degli altri, perché si fanno del male, perché si ingannano, perché si feriscono, perché si lasciano, se poi devono continuare a cercarsi per non trovarsi? Ma allora perché certe volte si trovano, se non possono trovarsi e possono solo cercarsi?
Sono questi gli interrogativi che Antonio Moresco pone nella sua Fiaba d'Amore attraverso il rapporto inverosimile tra Rosa, una ragazza bellissima che abita in una casa lillipuziana e Antonio, un vecchio pazzo barbone che prima di diventare tale -dicono- fosse stato una persona per bene.
La prima parte della fiaba racconta, in un crescendo molto ben riuscito secondo me, dell'incontro tra la ragazza e il vecchio, tra la pelle profumatissima di lei e il fetore pestilenziale di lui. Incontro che miracolosamente -d'altronde è una fiaba- trasforma il naturale senso di imbarazzo, di ripugnanza in una tenera e dolce intimità che permette a lei di prendersi cura di lui con estrema premura fino a restituirgli dignità.
Il loro rapporto diventa una 'storia' tra gli occhi increduli di entrambi fino a che succede qualcosa e la Fiaba prende un'altra piega; le strade di Rosa e Antonio si dividono e successivamente si ritrovano in un altro luogo, in un'altra dimensione, forse, ma forse no; dove la storia sembra ripetersi in maniera speculare con un finale... Niente paura, non ve lo dico!
Ho già scritto altrove che ho deciso di leggere questo libro per dare fiducia a David Grossman, il mio scrittore contemporaneo preferito, il quale ha 'sponsorizzato' Antonio Moresco da Fabio Fazio a Che tempo che fa. Volevo verificare se Grossman è così bravo a consigliare libri quanto a scrivere i suoi e devo dire che lo ringrazio. Ripensando al suo libro Caduto fuori dal tempo, capisco anche quale affinità possa egli aver provato con la Fiaba di Moresco.
Non metto il link della presentazione perché secondo me Fazio ha raccontato troppo della trama quindi se vi interessa vi consiglio di guardarlo a fine lettura cercando 'Grossman Moresco' su Youtube.
Personalmente ho trovato potente la prima parte; un po' semplicistica la parte intermedia, quella dove si accennano tentativi di risposta alle domande che l'autore pone, e, la parte finale, familiare con altre mie letture come ad esempio Cecità di Saramago, per l'atmosfera da terra desolata, e Breve venerdì, un racconto contenuto nel libro L'ultimo demone di Isaac B. Singer, per l'esperienza del passaggio dalla vita alla morte quasi come quella di Dante che, per grazia concessa, nella sua Divina Commedia passa dalla vita alla morte rimanendo vivo.
Mi è piaciuto? sì; soprattutto la prima parte.
A chi lo consiglio? a chi pensa di riuscire a sostenere descrizioni dettagliate della giornata tipo di un barbone -bisogni fisiologici compresi-; a chi non ha paura dell'intimità nei suoi aspetti meno lirici, a chi è capace di accogliere l'altro o ce l'ha come desiderio, a chi crede nelle favole o nel destino o nel karma, a chi crede che l'amore, o un momento d'amore totale, sia possibile.
La frase più bella? Io ti prometto un tempo che non passerà...
Nessun commento:
Posta un commento
Spazio per il tuo contributo