Le scoperte del giovedì è un'iniziativa locale che ogni estate propone a senesi e non senesi passeggiate alla scoperta di curiosità che riguardano la città di Siena in compagnia di una guida turistica autorizzata.
Partecipando alle serate dedicate ai tre Terzi in cui è divisa Siena ho imparato cose nuove e rispolverato quelle che avevo dimenticato.
Martina Dei, la guida che ci ha accompagnato, ha reso interessanti ed immediate le spiegazioni tanto che sono tornata di giorno per rivedere le curiosità che mi avevano colpito di più per condividerle qui con voi.
Da Piazza del Campo ci siamo diretti verso il Vicolo del Bargello, Via di Città, Vicolo di Tone e in Via dei Percennesi la guida ci ha indicato i superstiti merli ghibellini (a coda di rondine) visibili da questa Via. Difficilissimo fotografarli senza una macchina fotografica 'seria' anche se mi è stato detto che dal basso sarebbe stato comunque difficile fare di meglio. Questa mia foto è zoommata.
Da Via dei Percennesi siamo risaliti per la Costa Larga fino a Via di Città, Piazza Postierla e Via Stalloreggi dove all'inizio, in un palazzo sulla destra, si trova la porta del morto; una struttura tipica delle abitazioni del Medioevo che si contraddistingueva per l'accentuata strettezza e per il fatto di trovarsi al di sopra del livello della strada. Motivo? far uscire dall'abitazione solo il corpo del defunto e permettere al suo spirito di rimanere in casa.
Da Via Stalloreggi abbiamo imboccato il Vicolo di Castelvecchio fino ad arrivare in Via Tommaso Pendola; da lì abbiamo percorso la parte finale di Via San Quirico, in discesa, dalla quale via pare che Duccio di Buoninsegna abbia preso ispirazione per la scena dell'incontro a Emmaus conservata nel Museo dell'OPA di Siena. Non è improbabile visto che l'artista abitava nelle vicinanze.
In fondo alla discesa di Via San Quirico abbiamo proseguito per Pian dei Mantellini dove la guida ci ha fatto notare questa iscrizione lapidale incastonata nel muro esterno della Chiesa del Carmine: Sepulchrum Lonardo et Iacomo di Simone (cognome cancellato forse per damnatio memoriae) eredum suorum. Nella parte inferiore lo stemma di famiglia (castello con tre torri e un'unica porta) riprende l'emblema della Compagnia di San Quirico in Castelvecchio e ci dà un'idea, stilizzata, di come doveva essere Castelvecchio, la parte più antica di Siena.
La passeggiata è poi proseguita per Via del Fosso di Sant'Ansano, Via di Vallepiatta, Via Franciosa, Vicolo delle Carrozze e Via Diaccetto da dove si può ammirare questo bellissimo panorama sulla Basilica di San Domenico.
TERZO DI CAMOLLIA
Da Piazza del Campo ci siamo diretti verso il Vicolo dei Borsellai per proseguire verso Via delle Donzelle, Vicolo del Castellare, Via Sallustio Bandini fino all'incrocio con Via Lucherini che al tempo della consacrazione della Basilica di Provenzano, nel 1611, non esisteva. La Via infatti fu ricavata appositamente radendo al suolo i palazzi che ivi sorgevano per creare l'attuale accesso scenografico alla Basilica.
Riprendendo Via Sallustio Bandini ci siamo fermati all'Arco del Vicolo al Vento che nel Duecento era una porta urbana ed aveva il nome di Porta di San Cristoforo.
Da Via Sallustio Bandini abbiamo proseguito per Via del Refe Nero, Via dei Rossi, Banchi di Sopra per fermarci davanti a questa casa torre che ospitava l'Osteria Sasso Rosso della famiglia dello scrittore senese Federigo Tozzi. Presumo che il Ristorante Al Sasso con ingresso da Via dei Rossi abbia preso ispirazione da questo fatto.
Da Banchi di Sopra abbiamo proseguito fino a Piazza Salimbeni dove, tra altri, si trova il Palazzo Spannocchi, totalmente rifatto nell'Ottocento nella parte che affaccia sulla Piazza, che ospitava l'Ufficio Postale di Siena come testimoniano le decorazioni interne non visibili però dal Salone interno dove attualmente si trovano gli sportelli MPS aperti al pubblico.
Da Banchi di Sopra abbiamo proseguito per Via dei Montanini, Via Camollia, Via Campansi, Via del Pignatello, Vicolo della Magione, di nuovo Via Camollia, Vicolo dello Sportello fino ad arrivare a Palazzo Zondadari che ospitò il Grand Hotel di Siena nell'Ottocento. L'ingresso è da via Montanini. Se vi capita di trovare il Portone d'ingresso aperto, entrate a dare una sbirciatina alla scala in stile Liberty che merita, così ci ha detto la guida.
Accanto al fu Grand Hotel di Siena si trova una strana costruzione che sembra una Chiesa; ma in realtà si tratta di Palazzo Bernardi Avanzati fatto costruire nel Settecento da un famoso cantante di voce bianca, detto Senesino, molto conosciuto soprattutto in Inghilterra.
Il percorso si è concluso nei giardini La Lizza.
TERZO DI SAN MARTINO
Da Piazza del campo ci siamo diretti verso Via di Salicotto dove ci sono tre cose interessanti:
- questa finestra delle torture, in corrispondenza del Teatro dei Rinnovati, dove anticamente c'erano le prigioni. La finestra rimaneva aperta volutamente in modo che le urla dei condannati sottoposti a tortura fossero da monito ai passanti;
- questi resti di pittura infamante;
- le vestigia di un ponte che collegava Via Salicotto con il Mercato Vecchio. Il doccione superstite indica il livello calpestabile. Inoltre un' iscrizione nella facciata del Palazzo Comunale testimonia il fatto che nel tratto iniziale della Via, già Via di Pescheria, veniva venduto il pesce di fiume.
Da Via Salicotto ci siamo diretti nella zona del Ghetto, prendendo il Vicolo delle Scotte, e poi abbiamo proseguito per Via del Porrione dove abbiamo fatto una sosta nel Chiostro di San Martino, del Cinquecento.
Da Via del Porrione abbiamo proseguito per Via San Martino, Via San Girolamo da dove si vede il parco-giardino di Palazzo Bianchi Bandinelli, del 1804, dalla parte di Via delle Cantine (nella foto, quella sopra). Per costruirlo fu demolito il convento della Maddalena. La parte di sotto della foto riprende sempre il Palazzo ma da Via Roma.
Da Via San Girolamo abbiamo proseguito per Via dei Servi fino alla Basilica dei Servi e qui c'è stato un fuori programma molto gradito, ebbene sì! Siccome nel gruppo c'erano diverse signore della Contrada di Valdimontone la cui sede si trova accanto alla Basilica, ci hanno fatto entrare nei loro locali e, non solo abbiamo ammirato meglio il panorama su Siena dalla loro Terrazza; ma abbiamo visitato l'Oliviera che praticamente era il Frantoio del vicino Manicomio di Siena e abbiamo poi raggiunto il retro del Manicomio da un passaggio della Contrada.
Nel manicomio San Niccolò, ovviamente 'ex-manicomio', il recupero dei malati di mente veniva fatto attraverso il lavoro; è per questo che all'interno del complesso, lungo la strada, troviamo delle costruzioni che ancora recano all'esterno l'insegna che identifica il lavoro che veniva svolto. La Farmacia, nella foto in alto a sinistra, è di gusto pompeiano.
Il manicomio di Siena, costruito nell'Ottocento, costituì un genere architettonico specifico. Era una città nella città completamente autosufficiente. Nella foto, in basso a sinistra la facciata; in alto, in senso orario, edificio panottico destinato ai 'clamorosi', i pazienti più gravi.
Usciti dall'ex-manicomio, questa volta dall'ingresso principale, abbiamo imboccato Via Roma fino al Palazzo rinascimentale San Galgano, fatto costruire dai monaci di San Galgano. Indicativa la decorazione degli anelli nella facciata: una spada come quella nella roccia a Montesiepi, attributo del Santo.
Da Via Roma abbiamo proseguito per Via di Pantaneto e dopo una sosta alla Chiesa di San Girogio e alla Fontana di Pantaneto ci siamo fermati un attimo all'inizio di Via di Follonica dove in un palazzo di famiglia c'è questa targa commemorativa, quasi un monumento, di Lelio e Fausto Socino, zio e nipote, tacciati di eresia per le loro riflessioni teologiche.
Grazie per la bellissima recensione della nostra iniziativa e per i complimenti! Ti terrò aggiornata sulle prossime iniziative!
RispondiEliminaMartina
Grazie a te, Martina! Intanto ci vediamo giovedì per il tour alla scoperta dei luoghi della battaglia di Montaperti a Siena :-)
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