martedì 1 gennaio 2013

Un tram che si chiama desiderio

Un tram che si chiama desiderio

Racconti tra una fermata e l'altra
Piazza Gramsci, Siena
Associazione AresTeatro e TeatrO2

Ieri sera in attesa dell'anno nuovo e ad intervalli regolari di più o meno quattro minuti, il tempo 'canonico' di guida che separa una fermata urbana dall'altra,  le porte di questo singolare 'tram' parcheggiato nel Terminal degli autobus di Siena, Piazza Gramsci, si sono aperte e chiuse più volte per permettere il flusso di 'passeggeri' in salita, in discesa e in 'corsa' anche se di una corsa particolare si è trattato in quanto il tram è rimasto sempre fermo. C'è stato anche chi non è sceso mai; tanto era piacevole la compagnia. Sì, perché in questo 'tram' siamo stati intrattenuti da professionisti che sembravano vecchi amici i quali hanno letto dei brani, declamato versi tra il serio e il faceto il tutto con il puntuale accompagnamento musicale della chitarra.

Io sono stata su questo tram il tempo di una fermata; ma ci sarei rimasta volentieri fino alla fine della corsa!

Il brano che ho ascoltato nei miei quattro minuti di permanenza è stato il capitolo sulla città di Valdrada tratto dal romanzo Le città invisibili di Italo Calvino:


"Gli antichi costruirono Valdrada sulle rive d’un lago con case tutte verande una sopra l’altra e vie alte che affacciano sull’acqua i parapetti a balaustra. Così il viaggiatore vede arrivando due città: una diritta sopra il lago e una riflessa capovolta. Non esiste o avviene cosa nell’una Valdrada che l’altra Valdrada non ripeta, perché la città fu costruita in modo che ogni suo punto fosse riflesso dal suo specchio, e la Valdrada giù nell’acqua contiene non solo tutte le scanalature e gli sbalzi delle facciate che s’elevano sopra il lago ma anche l’interno delle stanze con i soffitti e i pavimenti, la prospettiva dei corridoi, gli specchi degli armadi.


Gli abitanti di Valdrada sanno che tutti i loro atti sono insieme quell’atto e la sua immagine speculare, cui appartiene la speciale dignità delle immagini, e questa loro coscienza vieta di abbandonarsi per un solo istante al caso e all’oblio. Anche quando gli amanti danno volta ai corpi nudi pelle contro pelle cercando come mettersi per prendere l’uno dall’altro più piacere, anche quando gli assassini spingono il coltello nelle vene nere del collo e più sangue grumoso trabocca più affondano la lama che scivola tra i tendini, non è tanto il loro accoppiarsi o trucidarsi che importa quanto l’accoppiarsi o trucidarsi delle loro immagini limpide e fredde nello specchio.
Lo specchio ora accresce il valore delle cose, ora lo nega. Non tutto quel che sembra valere sopra lo specchio resiste se specchiato. Le due città gemelle non sono uguali, perché nulla di ciò che esiste o avviene a Valdrada è simmetrico: a ogni viso e gesto rispondono dallo specchio un viso o gesto inverso punto per punto. Le due Valdrade vivono l’una per l’altra, guardandosi negli occhi di continuo, ma non si amano."

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