venerdì 12 ottobre 2012

Un mucchio di giorni così

Un mucchio di giorni così di angelo Calvisi


di Angelo Calvisi
Editore Quarup
Pescara, 2012



Ho avuto la fortuna di incontrare Angelo Calvisi proprio oggi pomeriggio alla Libreria La Zona di Siena dove è venuto a presentare il suo libro, Un mucchio di giorni così, che ho acquistato quando Valentina, la titolare della libreria, mi ha invitata all’evento e che ho divorato in pochi giorni.


La prima citazione che ha fatto per introdurre il suo libro e spiegarci l’idea che ne è alla base è questa di Ennio Flaiano, riportata all’inizio del libro: ‘I giorni indimenticabili nella vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.’ Ha poi aggiunto Calvisi che ‘ha voluto dare a questo libro una struttura allegorica della vita perché siamo sconosciuti a noi stessi’.

Protagonista di questa struttura allegorica è Paolo, un quarantenne genovese che racconta di sé bambino cresciuto lontano dal padre, ragazzo in cerca di lavoro, uomo disoccupato affetto di glicemia, tradito dalla fidanzata, accusato di omicidio, amico d’infanzia di Andrea, tifoso della sua squadra del cuore.

E’ proprio allo Stadio che si svolge il primo episodio raccontato e che mi ha subito conquistata forse perché sono una tifosa che non si perde mai una partita quando la sua squadra gioca in casa e quindi mi sono riconosciuta in quella ‘postura obliqua, pendente, alla ricerca di un equilibrio impossibile’.

Paolo è una persona che ‘asseconda gli eventi e assecondandoli elimina le aspettative’ ma al tempo stesso è capace di sentirsi un privilegiato nel fare come lavoro, ad un certo punto della sua vita, quello di ‘trasmettere agli altri che non è obbligatorio avere paura’. Sarà perché la ‘paura’ è un tema che mi sta a cuore, come ho detto questa sera alla presentazione; ma per me il colpo di genio del libro è proprio in questa presa di coscienza capace di trasformare la vita apparentemente precaria di Paolo; ‘apparentemente’ perché, sostiene l’autore, non esistono situazioni ‘precarie’ ma è la vita stessa ad essere precaria per sua natura.

La scrittura è razionale e al tempo stesso di cuore, non patetica (l’unica allegoria voluta ed evidentemente svenevole presente nel libro è subito messa al bando dall’autore stesso tramite il protagonista) e per niente aerea (ho scoperto che nel mondo dell’editoria dei grandi numeri ‘area’ sta per ‘senza mordente’ quindi non pubblicabile…)

Gli episodi raccontati sono accaduti in uno spazio temporale ben definito, dal 1995 al 2012; e se anche non vengono raccontati rispettando l’ordine cronologico siamo comunque in grado di orientarci temporalmente grazie agli episodi realmente accaduti, di cronaca e non, che vengono citati.

E’ un puzzle narrativamente ben riuscito, secondo me; dove i pezzi sono tutti incastrati bene.

Volentieri leggerò ancora di questo autore che ringrazio per la dedica: ‘Ad Amina, grazie, grazie, grazie della tua attenzione. Angelo’.

6 commenti:

  1. Sei stato rapidissimo, ero anch'io in libreria alla presentazione. Ho solo iniziato la lettura ma già mi sento di poter avvicinarmi alla tua analisi. Mi ha incuriosito la citazione di quella frase che l'autore diceva di aver trovato in un recente libro di cui non ricordava .... e me la sono andata a cercare: "il cielo era una diafana bolla di sperma pronta a scoppiare". Fa parte di "La fine dell’altro mondo" di Filippo D’Angelo pubblicato da Minimum Fax.

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    1. Grazie del tuo contributo! Quella frase di D'Angelo mi sembra molto Miller-iana e chissà se l'intento dello scrittore non sia proprio quello di provocare la reazione che ha suscitato in Calvisi. La scrittura di quest'ultimo a me è piaciuta molto.

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  2. L'importante è che dietro simili frasi ci sia onestà intellettuale e non voglia di "ammiccare" ad un certo pubblico di lettori. Complimenti per il blog, l'ho trovato passando per Anoobi e spulcerò nell'archivio dei post.

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