sabato 16 giugno 2012

Zagreb

Zagreb di Arturo Robertazzi


di Arturo Robertazzi
Aìsara Editore
Cesano Boscono (MI)
2011

Quel mattino era un bel mattino. Facemmo fuori quattro persone.
Eravamo appostati in quella fabbrica in rovina, la Base la chiamavamo. Ci avevano costruito le auto italiane, ma ora gli uffici al piano inferiore venivano usati come celle per i prigionieri, la mensa per le esecuzioni e le cucine come deposito di cibo ormai in esaurimento.

Dall'incipit si capisce immediatamente il tema del libro, la Guerra, qualsiasi guerra, e lo stile con il quale verrà raccontato, uno stile asciutto, senza fronzoli, senza sentimentalismi.

Nell'arco di tempo di una settimana assistiamo alle giornaliere fucilazioni di loro, i nemici,  da parte di noi, quelli della Base che solo per una casualità eravamo più forti. Sì, perché loro e noi prima della guerra erano amici, conoscenti, vicini di casa.

A raccontare la quotidianità di violenza assurda che si vive all'interno della Base, e che ricorda i lager ma anche l'ex manicomio del romanzo Cecità di Saramago, è un io narrante che cede all'odio l'unico sentimento che era giusto per come la guerra era entrata in maniera devastante nell'intimità delle mura domestiche; odio che viene scalfito solo quando alla Base arriva come  prigioniero l'amico Drazen e successivamente anche Danka, la cameriera di cui si era invaghito senza mai riuscire a dichiararsi.

La narrazione in prima persona è intervallata da brevi flashback e da sogni/incubi del protagonista.

E' un opera prima di Arturo Robertazzi di cui sono venuta a conoscenza tramite twitter.

Esiste anche una versione digitale di Zagreb con approfondimenti alle guerre della ex Jugoslavia perché se è vero che la guerra che fa da sfondo al romanzo potrebbe essere qualsiasi guerra è vero anche che Robertazzi inserisce pochi ma inconfutabili riferimenti alle guerre Jugoslave.

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