martedì 8 maggio 2012

Nicola De Maria, l'astratto lirico della Transavanguardia

Nicola De Maria, l'astratto lirico della Transavanguardia

A dicembre dello scorso anno sono stata per la prima volta al Centro di Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato per la mostra di Nicola de Maria dal titolo I miei dipinti s’inchinano a Dio.


Come mai ne parlo oggi? Perché proprio oggi mi è arrivato il catalogo della mostra, Prearo Editore, che non ero riuscita ad acquistare a Prato perché la scorta era finita il giorno dell’inaugurazione e perché online non ero riuscita a reperirlo finché l’altro giorno non mi è arrivato un catalogo cartaceo da parte della Libreria Pickwick dove risultava disponibile e quindi ho fatto subito l’ordine!

La mostra di Prato era inserita all’interno di un percorso itinerante sulla Transavanguardia italiana che rientrava nelle manifestazioni per i 150 anni dell’unità d’Italia.

Il percorso era costituito da una mostra ‘madre’ esposta al Palazzo Reale di Milano, che ho visitato, e da cinque mostre antologiche distribuite per l’Italia ciascuna dedicata ai singoli protagonisti di questo movimento teorizzato da Bonito Oliva nel 1979: Sandro Chia, Francesco Clemente, Mimmo Paladino, Enzo Cucchi e Nicola de Maria.

Gli artisti della Transavanguardia, molto in estrema sintesi, recuperano gli stili del passato per modificarli; ecco perché ‘trans- nel senso che 'attraversano' la storia dell’arte.

Nicola de Maria è l’astratto lirico del gruppo come lo ha definito Bonito Oliva; quello che si è ispirato alla musicalità compositiva di Kandinskij, quello che scrive con le dita piene di colore come dice l’artista di se stesso.

Enzo Cucchi è l’artista visionario del gruppo che dipinge disegnando e che si ispira a Licini.

Mimmo Paladino riprende l’arte primitiva ispirandosi alla storia della sua terra, Benevento, e quindi ai Longobardi.

Francesco Clemente, al quale tra l’altro è stato affidato il Palio di Siena del 16 agosto 2012, adotta una iconografia ossessiva e si ispira a Klimt.

Sandro Chia propone un neo manierismo ispirato alla metafisica di Carrà.

Tornando alle opere di Nicola De Maria quello che colpisce subito sono i colori da lui utilizzati: il blu cobalto, l’azzurro, il rosso, il verde, il giallo, il rosa; la sensazione che si prova davanti ai suoi dipinti è di gioia e di serenità possibile, nonostante i problemi legati alla quotidianità con i quali tutti sappiamo di dover fare i conti ogni giorno, così come è nella stessa intenzione dell’artista che dice Con i miei lavori vorrei cancellare la povertà, la malattia, l’ignoranza e la violenza. Dovrebbero essere così belli e splendenti da raggiungere questo fine. Se no, un pittore cosa ci sta a fare?

Alcune caratteristiche dell'arte di De Maria che ho potuto apprendere in questa mostra sono:
- l’utilizzo talvolta di pigmenti anziché colori ad olio
- le scolature di pittura sulla tela
- la spremitura del colore dal tubetto direttamente sulla tela
- l’utilizzo di supporti di carta, di legno, di cassette di legno e di valigie oltre che alle tele
- i diversi elementi/soggetti ricorrenti nei suoi quadri come il giglio stilizzato, gli angeli custodi con una iconografia molto stilizzata composta da un rettangolo a sfondo bianco con tre puntini colorati sopra; gli astri magici, le scritte nei quadri, i titoli stessi delle opere che sono poesie da lui composte.

Le cassette di legno dipinte mi piacciono in maniera particolare perché dietro all’apparente ‘semplicità’ del colore spesso e raggrumato si nasconde, così disse la guida, la poetica di De Maria e cioè: l’assenza del dramma nella vita come nell’opera è rappresentata, nell’opera, dall’assenza di cracklé (di screpolature) ottenuto grazie al tempo necessario concesso a ciascuna 'pennellata' di colore di asciugarsi prima di passare alla stesura di una pennellata successiva; nella vita, dal riposo, dalla riflessione.

Anche l'idea contenuta nelle valigie mi piace molto. Dice infatti De Maria:

Cosa non vorresti mai dimenticare di portare con te nel caso dovessi partire al volo? Certamente qualcosa di molto prezioso, anzi di vitale necessità, come un'idea interiore di bellezza o un sentimento di speranza, che guidano le peripezie di ogni ricerca che sia davvero tale.

Nicola De Maria, l'astratto lirico della Transavanguardia

Come non rimanerne colpiti?

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