Firenze, Giardino di Boboli e Forte di Belvedere
Fino al 5 ottobre 2014
Il colpo di fulmine con l’opera di Giuseppe Penone l’ho avuto nel 2011 quando andai al
MAMbo di Bologna in occasione di una Mostra sull’Arte Povera (corrente nata nel
1967 che rivendica la ‘fisicizzazione di un’idea’ cit. Marco Celant)
Due le opere-idee che mi folgorarono e cioè:
Alpi Marittine Fotografia
1968 L’albero ricorderà il contatto con il mio corpo. Continuerà a crescere
tranne in quel punto.
Immagine presa da qui
Trattenere 17 anni di
crescita.
Immagine presa da qui
La folgorazione portò a volerne sapere di più e quindi ad
acquistare il libro
Giuseppe Penone
scritti
1968-2008
a cura di Gianfranco Maraniello e Jonathan Watkins.
Negli anni ho avuto modo di vedere alcune/troppo poche opere
della produzione di Penone per cui quando ho saputo di questa Mostra mi si è
aperto il cuore e finalmente domenica scorsa sono riuscita ad andarci.
Le opere di Penone si integrano pienamente e volutamente con
il paesaggio circostante e il Giardino di Boboli e il Forte di Belvedere di
Firenze sono due location adeguate e molto suggestive.
Io vi racconterò qui il percorso che ho fatto
accompagnandolo dagli scritti di Penone. Non so se sia quello proposto dagli
organizzatori della Mostra ma ne sono rimasta soddisfatta.
Sono entrata al
Giardino di Boboli dall’ingresso di Porta Romana quindi dalla punta estrema
del Giardino e, aiutandomi con il depliant chiesto in biglietteria (il
Giardino è talmente grande che avevo paura di perdermi qualcosa) ho iniziato questa caccia al tesoro. Il
percorso è tutto in salita quindi è stato come fare una specie di trekking.
La logica del
vegetale, 2012
bronzo, alberi
lunghezza totale 17 metri
Un albero divelto è la
prospettiva orizzontale dello sguardo, contrapposta
alla verticalità del suo essere. Le radici sollevate svelano l’intreccio della
loro
esistenza e l’ermetica economia della loro struttura-scrittura.
1998
E’ stata un’esperienza da pelle d’oca scorgere le radici di
questo albero imponente con tutta la sua mole e avanzare per poterlo
abbracciare con lo ‘sguardo orizzontale’.
Biforcazione, 1991
bronzo, acqua
233x360x1060
…assetato, giunse alla
sorgente; per berne l’acqua si avvicinò
alla tazza ancorata con una catena di pietra;
il manico della tazza conservava l’impronta in rilievo della mano dell’artefice
e impugnandola avvertì il leggero disagio provocato
dal sottile cambio d’identità;
ciò lo rese cosciente del processo d’identificazione che stava avvenendo.
L’artefice con quell’impronta aveva determinato, previsto ed indicato
le prese successive costringendo l’assetato ad impugnare la tazza
dove lui l’aveva impugnata: era il tentativo di far assumere
la forma della sua mano e della sua pelle a chi usava la tazza.
1974
Anche qui grande emozione quando mi sono accorta dell’impronta
della mano sull’opera.
Mi è tornata subito in mente la Fotografia che ho citato
all’inizio. Mi ha indispettito molto quel ‘vietato toccare’ riportato da per tutto,
mi è sembrata una contraddizione anche rispetto alla poetica di Penone.
Stavo
per sovrapporre la mia mano all’impronta ma c’era un bambino che, rivolgendosi
alla mamma anche lei evidentemente con
il mio stesso desiderio, continuava a ripetere che era vietato toccare….
Avrei
potuto svelargli la verità della necessità dell’eccezione che conferma la
regola ma mi è sfuggito l’attimo e ho fatto la brava anch’io.
Luce e ombra, 2011
bronzo
1200x300x300
Un bell’effetto scorgerlo dall’alto anche perché come quinta ha l’anfiteatro di Palazzo Pitti (in questa foto dietro alle mie spalle)
Anatomia, 2011
marmo bianco di Carrara
310x172x156
Qui ho infranto le regole e ho ‘toccato’ il marmo.
Pelle di marmo, 2001
marmo bianco di Carrara
5 elementi (ciascuno ) 235x120x5
La pelle è limite,
confine, realtà di divisione,
il punto estremo in grado di addizionare, sottrarre, dividere, moltiplicare,
annullare ciò che ci circonda, il punto estremo in grado di avvolgere
fisicamente estensioni enormi, contenuto e contenitore.
La mobilità permette all’uomo di contenere una grande quantità di cose
con la stessa pelle in momenti diversi e continui,
con il contatto, l’impressione, la conoscenza,
la scoperta, la presa, la repulsione…
azioni che sono un continuo sviluppo o svolgimento
della propria pelle su altre cose o su se stessa.
1970
Sentiero 6, 1986
bronzo, alloro
dimensioni dell’opera smontata
175x52x178
Il sovrapporsi di
passi produce il sentiero.
Il sentiero segue l’uomo, è la durata tra il passaggio dell’uomo
e il momento in cui si perde l’effetto del suo passare.
Il sentiero è la memoria della scultura ma il ricordo
la tradizione che ritraduce l’accaduto
di generazione in generazione, la maestria
sono spesso cattivi elementi musali.
E’ un buon sentiero quello che si perde nella macchia, che si richiude di colpo
con i suoi arbusti alle spalle del viandante senza dirci
se è colui che lo traccia per primo, o l’ultimo di quelli che lo percorrono.
Il sentieri scomparso è quello da percorrere,
il fine è perdere il sentiero per ritrovarlo e ripercorrerlo.
Per questo occorre avere cura della selva vergine, degli arbusti,
del sottobosco, della nebbia. La lucidità del sentiero ben tracciato è sterile.
Trovare il sentiero, percorrerlo, sondarlo scartandone i rovi è la scultura.
1976
Non è stato semplice scorgere quest’opera e quindi la gioia
della scoperta è stata ancora più entusiasmante. E poi è rivolta verso un
panorama splendido di Firenze; mi sembrava di essere in un angolino di Central
Park, almeno così come si vede in alcuni film tipo La leggenda del re
pescatore.
Uscita dal Giardino di Boboli sono sbucata in un parcheggio,
non ho ben capito se per tutti o per qualcuno, dove subito sulla destra ad
aspettarmi c’era quest’opera di Penone:
Anatomia, 2011
marmo bianco di Carrara
305x220x175
Da qui poi sono entrata nel Forte di Belvedere e, dopo
essermi ripresa un attimo dalla meraviglia dell’architettura rinascimentale che
mi si offriva alla vista, ho iniziato il percorso, questa volta tutte bene in vista, delle opere di Penone.
Spazio di luce, 2008
bronzo, oro
8 elementi, dimensioni totali
250x2000x180 cm circa
La prima associazione che mi è venuta da fare con quest’opera
è stata con un gigantesco binocolo.
Idee di Pietra,
Ciliegio, 2011
bronzo, pietre di fiume
1370x400x400 cm
Idee di Pietra – 1532
kg di luce, 2010
bronzo, pietre di fiume
ingombro totale 1000x520x540
In bilico, 2012
bronzo, pietra di fiume
1000x500x200
Idee di Pietra
Che cosa è un’idea che
appare all’improvviso o dopo una lunga riflessione
nello spazio senza forza di gravità della mente?
Un’idea che si è formata sommando gli innumerevoli pensieri precedenti,
levigata dallo scorrere del tempo, compatta dal peso dei ricordi,
incrinata dai dubbi e dalle incertezze che si insinuano tra i pensieri separandoli?
nello spazio senza forza di gravità della mente?
Un’idea che si è formata sommando gli innumerevoli pensieri precedenti,
levigata dallo scorrere del tempo, compatta dal peso dei ricordi,
incrinata dai dubbi e dalle incertezze che si insinuano tra i pensieri separandoli?
E’ una pietra di fiume
che appare tra i rami di un albero.
Una pietra sospesa tra
i rami di un albero, separata dal suolo da una struttura
che non è terra e non è aria, pietra che sta tra la forza di gravità e la forza
di attrazione della luce.
che non è terra e non è aria, pietra che sta tra la forza di gravità e la forza
di attrazione della luce.
Un pensiero racchiuso
in un sasso di fiume.
Un pensiero con la forma di un cranio.
I sassi nel letto del fiume come pietre di strade coperte dai passi dell’uomo.
Passi che spingono i semi nel suolo, semi che spingono le foglie nel cielo.
I passi sono foglie nel vento.
I sassi sono crani nel suolo.
Il mio cranio è una pietra sospesa.
I sassi nel letto del fiume come pietre di strade coperte dai passi dell’uomo.
Passi che spingono i semi nel suolo, semi che spingono le foglie nel cielo.
I passi sono foglie nel vento.
I sassi sono crani nel suolo.
Il mio cranio è una pietra sospesa.
Un pensiero di tre
tonnellate sospeso tra i rami di un albero.
2005
Albero folgorato,
2012
bronzo, oro
1000x200x200
Quest’opera mi è apparsa sofisticata e ancestrale al tempo
stesso. Sofisticata per l’oro e ancestrale perché il calco è stato fatto da un
albero colpito da un fulmine.
Le foglie delle
radici, 2011
bronzo, acqua, vegetazione, terra
944x260x300 cm
Mi ha suscitato tenerezza l’alberello ‘vero’ in cima a quest’albero
finto capovolto. Dice la didascalia:
In Le foglie delle radici l’artista crea
una sorta di immagine speculare delle due piante, dove il luogo di unione tra
arbusto e scultura costituisce il punctum denso di senso del lavoro, uno ‘spazio
fertile’ da dove si irradia la vita, nodo simbolico di unificazione tra le due
forme plastiche.
Questa era l’ultima opera della Mostra.
Rileggendo i suoi scritti non posso che concordare con Penone
quando dice che La necessità di
elaborare, di capire l’immagine che produco, mi spinge ad annotare dei pensieri
che hanno valore compiuto solo accanto al lavoro.
E' proprio così, per apprezzare le sue opere occorre avere in mente i suoi scritti e la riprova, per me, è data dal fatto che della prima sua opera in assoluto che ho visto quello che mi ha colpito e mi ha illuminato sul senso, è stata la didascalia.
Grazie Firenze, anche se 10 euro per il Giardino di Boboli e
5 euro per il Forte Belvedere sono tanti e l’impossibilità di pagare con carta
di credito anacronistico. Altra cosa che non ho capito è come mai le didascalie sono soltanto al Forte.
Un mio desiderio? vedere a Siena una Mostra di Penone.
Uscita dal Forte Belvedere ho imboccato Via San
Giorgio per andare incontro all'esuberante, caotico e colorato centro storico di Firenze!
Grazie per questa "visita virtuale". Penone mi interessa.
RispondiEliminaE, se ti piace l'arte che utilizza gli alberi e che gioca con i loro rami, ti consiglio di cercare i lavori di Giuliano Mauri. Lui purtroppo non c'è più… ma ha lasciato qualche segno in giro (che si consumerà, non essendo in bronzo, ma era nei suoi programmi). ML
Grazie a te del contributo! Sono andata subito a cercare Giuliano Mauri su Google e mi sono ricordata che nella mia wish list c'era la sua Cattedrale vegetale :-)
EliminaSì, è la sua opera più famosa. L'ho vista agli esordi. Mi chiedo come sarà ora… :-)
RispondiEliminaPurtroppo non ho provato le stesse emozioni che tu descrivi ma ritengo che le opere di Penone, sparse in questo percorso, siano molto suggestive. Le "Idee di pietra" sono le mie preferite perché "pensieri di tre tonnellate sospeso tra i rami di un albero" ne abbiamo tutti e tanti.
RispondiEliminaPaola C. S.
Peccato Paola! nel post non potevo riscrivere gli Scritti di Penone, ovviamente. A me colpisce ad esempio anche la riflessione che lui fa sull'uso dei materiali nelle sue opere. L'utilizzo del bronzo per riprodurre l'albero ad esempio non è casuale poiché il bronzo è un materiale che continua a reagire nel tempo agli agenti atmosferici, più o meno come accade con l'albero che per Penone è LA scultura per definizione. Anche il 'respiro' per Penone crea una scultura. Comunque, non voglio convincerti ma solo aggiungere qualche elemento in più sulla sua ricerca artistica che io non ho ancora assimilato ma nella quale trovo spunti di osservazione e di consapevolezza interessanti.
EliminaMa ho già fatto un grande passo avanti andando a visitare il percorso, no?
EliminaCertamente :-)
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