Poco dopo aver visto lo scorso inverno il film Monuments Men (passando il mouse sopra alla locandina potete leggere la trama se non avete ancora visto il film) mi è capitato di assistere ad una lezione dal titolo La Cattedrale di Siena. Un cantiere infinito tenuto dall'Architetto Emanuela Carpano durante il ciclo di incontri culturali Il Saloncino. Un tè all’Opera organizzato dal Museo dell'OPA di Siena.
In quell'occasione per la prima volta ho visto delle immagini di opere d'arte di autori senesi messi in salvo dai Monuments Men di Siena, e cioè della Regia Soprintendenza ai Monumenti e alle Gallerie, da eventuali bombardamenti durante la seconda guerra mondiale.
Opere come le statue di Giovanni Pisano della facciata del Duomo, la vetrata del Duomo e la Maestà del Museo dell'OPA di Duccio di Buoninsegna, il pulpito di Nicola Pisano, il fonte battesimale di Jacopo della Quercia, Donatello, Lorenzo Ghiberti e altri del Battistero, la Santa Maria Maddalena di Lorenzo Bernini della Cappella della Madonna del Voto in Duomo, la Fonte Gaia di Jacopo della Quercia.
Quelle immagini toccarono in maniera particolare le corde della mia sensibilità.
Siena, pur essendo stata di fatto una città aperta, fu comunque colpita dai bombardamenti (vedi Basilica dell'Osservanza) per cui provo profonda gratitudine per i Monuments Men di Siena che hanno permesso negli anni successivi alla guerra e permettono a noi tutti ancora oggi di ammirare queste opere d'arte di valore inestimabile.
Con l'avvicinarsi dell'iniziativa Monuments Men lanciata da Invasioni Digitali, l’Associazione Nazionale Piccoli Musei e la Monuments Men Foundation in occasione dell'uscita in Digital HD, Blu-ray e DVD del film Monuments Men mi sono tornate in mente quelle immagini e ho fatto una ricerca su internet per cercare di scovarle.
Le immagini non le ho trovate ma ho trovato il libro dove erano state pubblicate: Siena 1939-1945. Proteggere l'arte. Guerra e Salvaguardia del patrimonio artistico di Fabio Torchio e, neanche a dirlo, l'ho ordinato subito su Amazon.
Si tratta del catalogo della mostra che c'è stata a Siena nel 2005 al Santa Maria della Scala.
E' stata un'emozione grande per me vedere e leggere di questo salvataggio, di come le opere mobili sono state trasportate nei rifugi, ville e monasteri della Provincia di Siena, della descrizione dei passaggi per la costruzione della gabbia protettiva per la Maestà di Duccio che fu trasportata in una villa di Mensanello a Casole d'Elsa e lì vi rimase fino alla fine della guerra, dei rivestimenti protettivi invece per le opere non mobili.
A questo punto mi sono detta che non potevo non partecipare a #MonumentsMenWe intanto nella sezione Luoghi dove si trovano le opere salvate dai Monuments Men e quindi ecco a voi qualche immagine, scansionata dal libro sopra citato quindi non di alta qualità ma funzionali allo scopo di questo post, delle opere salvate e accanto l'opera così come la vediamo oggi ed il luogo dove si trova attualmente.
Passando il mouse sopra ogni foto potete leggere le didascalie.
Fonte: Il Tesoro di Siena
Mi sono però poi anche chiesta se ci sono dei Monuments Men di oggi a Siena e dopo averci pensato un po' la risposta è stata: sì, ci sono e, per me, sono i volontari dell'Associazione La Diana che hanno a cuore i bottini di Siena.
Tanto per citarne uno, il lavoro più recente che hanno fatto riguarda la ripulitura del Ninfeo e del Bottino di Palazzo Caccialupi a Siena.
Altri Monuments Men sono certamente i Soprintendenti, il FAI, organizzazioni private come Rotary Club o Soroptimist, e le Banche.
Con l'introduzione nel Drecreto Cultura del Ministro Franceschini di un Art bonus, un sistema di incentivi fiscali per un privato che decide di fare donazioni per il restauro di un bene culturale, con un credito d'imposta del 65% in tre anni, di sicuro potranno aumentare questi Monuments Men in Italia e quindi, perchè no? anche a Siena.
Per quanto riguarda invece la condivisione di Musei o siti d'interesse storico chiusi o a rischio chiusura be, il cuore mi si stringe ogni volta che passo davanti all'Istituto Santa Teresa di Siena in Via San Quirico 36.
E' stato il mio primo luogo di lavoro.
E' una struttura fantastica realizzata dall'architetto Giuseppe Partini a fine 'Ottocento e che ha al suo interno un Oratorio con dipinti di artisti del Purismo senese quali Alessandro Franchi, Gaetano Marinelli, Ricciardo Meacci,
Giuseppe Catani, Leone Leoncini. Sono anni che è chiuso.
Un foglio riporta che i lavori sono iniziati nel 2011 e che finiranno nei termini di legge ma a giudicare dall'erba alta, come è evidente nelle foto da me scattate ieri, è chiaro che sono mesi e mesi che lì non ci mette piede nessuno. E' davvero un peccato!
OGGI
IERI
L'ALTRO IERI
Per quanto riguarda l'Oratorio di cui un certo L. Luzi scriveva nella sua Di un'altra gita a Siena:
Ed ora siamo venuti al magnifico e ricco Oratorio tutto
rivestito in legno di noce, per il che si ha un raccoglimento, una serietà
propria della casa del Signore. L’architettura, come quella di tutta la casa, è
del professor Giuseppe Partini di Siena. L’abside in fondo tagliando reciso il
pregievol soffitto, s’innalza a volta, dall’alto della quale piove una luce
dolce e soave, che inonda il sacro tabernacolo, e l’altare, sopra il quale in
una base di tre altri quadretti rappresentanti alcuni avvenimenti della vita
della santa, trionfa la tavola della Transverberazione di Santa Teresa. Negli
spazi e sparti più grandi si van collocando figure e quadri di Santi
benefattori o protettori della gioventù, e che colla loro memoria la
risvegliano, e chiamano a virtù, ed una sacra galleria.
mi domando in che condizioni si trovi...
In basso, la riproduzione di una cartolina trovata nel retro portineria dell'Istituto Santa Teresa insieme ad altre.
Le seguenti due foto sono invece state fatte da me nel 1996 con una Kodak.
Nei giorni liberi dal lavoro facevo ricerche nella Biblioteca Comunale di Siena, e non solo, sui soggetti presenti nei dipinti dell'Oratorio, tanto mi affascinavano così come anche sulla vita di Santa Teresa d'Avila.
Ho scritto anche qualcosa ma non l'ho mai fatta leggere a nessun esperto in materia. Magari potrei farlo quando verrà il giorno in cui tutti noi di Siena, e non solo, potremo rivedere quelle tele e anche l'Istituto.
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