Reportage della scoperta degli affreschi negli ambienti sotto il Duomo di Siena, chiamato Cripta.
Per il ciclo di incontri Un tè all'Opera organizzato dall'Opera del Duomo di Siena è stato affidato a Maddalena, una guida autorizzata di Siena, la lezione sugli ambienti che si trovano sotto il Duomo di Siena; gli stessi dove in queste occasioni viene allestito un piccolo buffet per degustare i diversi tipi di te che vengono offerti.
Immagine ripresa dal libro Sotto il Duomo di Siena a cura di Roberto Guerrini
L'argomento è complesso e ancora tutto da approfondire.
Maddalena ci ha tenuto a ricordare come la storia dell'arte non sia una scienza esatta perché cambia ogni volta che si fanno nuove scoperte archeologiche come in questo caso.
Il tono della lezione è stato colloquiale per permettere al pubblico piuttosto eterogeneo di farsi un'idea semplice ma chiara della portata della scoperta a livello pittorico, archeologico ed urbanistico.
Il tono della lezione è stato colloquiale per permettere al pubblico piuttosto eterogeneo di farsi un'idea semplice ma chiara della portata della scoperta a livello pittorico, archeologico ed urbanistico.
Maddalena ha esordito dicendo che l'ambiente dove ci trovavamo è stato definito cripta perché si trova sotto il pavimento del
Duomo di Siena e che la sua scoperta risale al 1999 durante i lavori nell'ex
Oratorio di San Giovannino in Via dei Fusari per farci un Museo.
Mentre procedevano i lavori gli operai hanno trovato una stanzina con dei teschi segnati come se fossero stati
analizzati e da lì hanno trovato un tunnel, l'hanno percorso e sono
sbucati nell'ambiente dei dipinti, nel punto di congiunzione di questi
ambienti, e per prima cosa hanno visto l'immagine di un Santo vescovo
senza testa, che poi è stata ritrovata nei detriti.
A quel punto non si poteva più tornare indietro,
l'ambiente andava messo in luce.
Hanno cominciato a scavare dalla parte
dell'ingresso cioè dalla Cripta delle statue, chiamata così perché fino a qualche anno
fa lì erano conservate le statue che ora sono nel Museo dell'Opa, perché si intuì che il Santo Vescovo si trovava alla stessa altezza della scena della Cattura di Cristo che si conosceva già perché era visibile in parte in questo ambiente in quanto la scena iniziava da un lato della muratura; si capiva appunto che
dall'altra parte doveva esserci la continuazione. Già nel 1946 Enzo
Carli aveva detto che questa parete lasciava pensare che la parete
adiacente rappresentasse un ciclo della Passione.
Gli
scavi sono iniziati da un arco tamponato. Per prima cosa sono andati ad
assicurare il Pavimento del Duomo che, tutto in commesso marmoreo,
poggia praticamente sui detriti; infatti in alcuni punti lo spessore è
di 60 centimetri in altri, ad esempio in corrispondenza delle tarsie del
Beccafumi, solo di 12 centimetri.
Il Rettore attuale Mario Lorenzoni
decise di svuotare l'ambiente e, contemporaneamente, di costruire
l'armatura per mettere in sicurezza il pavimento. Si è lavorato
dall'alto in basso.
Tutte le pitture sono
venute fuori in un secondo momento e ancora dopo sono venute fuori le
colonne dipinte.
Gli ambiente romanico/gotico erano ambienti colorati
come tutti sapevano ma mai nessuno li aveva toccati con mano in maniera
straordinaria come qui dentro. All'improvviso la possibilità di poter
valutare il Medioevo con un altro occhio si è fatta realtà.
Dopo
la fase di svuotamento dei detriti c'è stata la fase del restauro che è
durata due anni, in tempo per la mostra di Duccio nel 2003, e poi la
fase di conservazione.
Quasi
tutte le scene sono pitture a secco e non affreschi. L'affresco tende a
staccarsi; il primo affresco è stato quello di Giotto nella Cappella
degli Scrovegni.
I dipinti si sono conservati in un processo
analogo a quello di Pompei; il restauro conservativo è stato molto
veloce perchè i colori stavano per cadere.
La conservazione è garantita
soprattutto dalla temperatura e dall'umidità regolate dai
condizionatori.
Il tasso di umidità è del 55 per cento e la temperatura è
di 18-20 gradi in inverno e di 25 gradi d'estate; in questo modo si
previene lo sgretolamento dei colori.
La questione più spinosa
è contenuta nella pubblicazione Sotto il Duomo di Siena curato da
Roberto Guerrini edito da Silvana Editoriale uscito in concomitanza della mostra di Duccio e di difficile reperibilità in quanto non più ristampato.
Al momento sono riuscita a dargli un'occhiata solo in Biblioteca Comunale (non
viene concesso in prestito) in attesa che mi arrivi una copia superstite che ho trovato su internet grazie a AbeBooks.it.
E' impressionante e commovente, direi, per gli appassionati vedere le prime fotografie di quando i dipinti erano stati appena scoperti.
Ci sono i contributi di coloro che si sono
occupati del cantiere. Alessandro Bagnoli ha cercato di individuare il
periodo della datazione e le mani che si sono susseguite nei dipinti.
Altri
hanno indagato sulla destinazione dell'ambiente.
Cos'era questo
ambiente? La confessione? quel luogo mitico che secondo le fonti
ospitava i corpi dei patroni della città e altre reliquie su altri santi
che il Duomo aveva?
Bartolomeo Benvoglienti, canonico della Catedrale
negli anni ottanta del Quattrocento, dice che la confessione non esiste
più, che è stata murata da più di duecento anni ma dice anche che quando
si lavorava al pavimento ai suoi tempi aveva avuto modo di vedere le parietes non deformiter picti cioè i muri dipinti assai
graziosamente ma il Benvoglienti dice che vi si accedeva attraverso una
scala che era posta in corrispondenza della Ruota della Fortuna, una delle tarsie del Pavimento del Duomo di Siena, mentre
qui siamo più spostati verso l'esterno, quindi nei pressi del pulpito di
Nicola Pisano per cui più esterno alla confessione stessa.
Si sa che
il Duomo aveva una facciata posteriore che esisteva anche prima del
Battistero negli anni sessanta del Duecento.
Venne commissionata per
collegare i centri politici della città come San Cristoforo, San
Pellegrino e la Via Francigena.
Si trattava di un chiaro segno di
comunicazione tra potere civile e potere religioso.
Questo rapporto del Duomo con la parte politica della città è rappresentato in maniera commovente in un dipinto del 1446 di Sano di Pietro che si trova nella Sala delle Lupe di Palazzo
Pubblico; le facciate del Duomo dovevano essere entrambe importanti.
Tutti concordano sul
fatto che la cripta costituisse una sorta di vestibolo per entrare in Cattedrale
attraverso due scale nella parte superiore; per alcuni poteva essere
un'anticamera alla confessione.
Immagine ripresa dal libro Sotto il Duomo di Siena a cura di Roberto Guerrini
Quando sarebbe stato tamponato
questo ambiente?
Sicuramente quando si costruì il Battistero venne
chiuso dalla parte che affacciava sull esterno. Non si sa se era ancora
operativo. Il Battistero risale al 1317 e prima c'era un Battistero canonico davanti alla Cattedrale, come in genere era a quei tempi. Nel 1304 questo
Battistero fu distrutto e quindi si iniziò a fare il progetto per quello
nuovo. La facciata del Battistero doveva formare un unicum con quella
del Duomo.
Le piture sono state importantissime per definire
l'attività dei maestri che hanno operato prima di Duccio di Buoninsegna.
Il
ritrovamento di queste pitture ha permesso di creare un ulteriore
approfondimemto degli studi di Luciano Bellosi che è colui che ha
definito l'attività senese prima di Duccio con i nomi di Guido da Siena,
Diotisalve di Speme, Guido di Graziano e Rinaldo da Siena attraverso
fonti stilistiche grazie alle tavolette conservate per lo più nella
Pinacoteca di Siena.
Per quanto riguarda i dipinti, ci sono delle somiglianze notevoli con la Maestà di Duccio e le riproduzioni sistemate in corrispondenza di ciascuna opera permettono di coglierle anche se il consiglio spassionato che vi do è di andare a vederla dal vivo nel vicino Museo dell'OPA di Siena.
Il
ciclo si sviluppa su due livelli come nella Basilica di Assisi; nella
parte superiore, che non vediamo, l'antico testamento; nella parte
inferiore il Vangelo: l'Annunciazione, Scene dell'infanzia di Cristo e
la Passione.
La scena della Deposizione dalla croce era la prima che si vedeva
appena uno entrava; è il nodo focale di devozione di questo ambiente.
Le fonti letterarie delle scene sono i Vangeli canonici, Luca e Matteo
per l'infanzia e la passione con qualche inserimento del Vangelo di
Giovanni.
Per l'infanzia di Cristo anche Vangeli apocrifi dello pseudo
Matteo come quelli dipinti nei pilastri: il Riposo dalla fuga in Egitto
dove si racconta che la Madonna si ferma sotto l'ombra di una palma ed
esprime il desiderio di avere i frutti che si trovano in alto; Giuseppe
replica che ciò di cui hanno davvero bisogno è l'acqua e che quindi non è
certo il momento di pensare ai frutti. Gesù allora ordina alla palma di
chinarsi così la mamma può cogliere i datteri; la palma non torna su e
quindi Gesù ordina alla palma di scovare con le sue radici una vena
d'acqua per l'approvvigionamento della famiglia.
L'altra scena
rappresenta Gesù bambino che impara a leggere e viene richiamato dal
precettore perché non va oltre la prima lettera; viene rimproverato e lui
si risente perché il maestro non sa che sta brontolando qualcuno che ha
una sapienza superiore.
Questi due episodi colpiscono perché sono stati
messi in una posizione strana nel senso di molto centrale.
Le scene proseguono in quella che era la Cripta delle statue; scene che già si conoscevano.
La
domanda che sorge spontanea per chi ha visto la Maestà di Duccio
eseguita nel 1311, soprattutto le scene
narrative, è: i modelli compositivi di Duccio esistevano già prima
oppure derivano da lui?
Altro collegamento fatto dalla critica
è stato con il pulpito di Nicola Pisano nel Duomo di Siena eseguito nel 1268. Infatti
ad esempio la composizione della scena della Crocifissione è identica a quella di
Nicola Pisano: il corpo di Gesù modellato a ipsilon, lo svenimento
della Madonna e San Giovanni che indica il Cristo.
Per la Deposizione si è pensato a Rinaldo da Siena.
La datazione
dei dipinti è stata quindi fatta risalire agli anni 70/80 del Duecento quando Duccio aveva tra i quindici e i vent'anni.
Il colore azzurro, copiosamente presente in questo ciclo, è fatto di azzurrite e non di lapislazzuli; è il corrispettivo dei fogli d'oro per i fondo oro.
La scoperta che ha strabiliato tutti è la famosa semi colonna che presenta ancora la decorazione geometrica originaria.
Tornare a visitare questo ambiente con queste notizie che sono riuscita a trattenere della lezione di Maddalena è stato come vederli per la prima volta.
Fortunatamente la cripta è aperta tutto l'anno per cui consiglio spassionatamente di visitarla.
Aggiornamento 18 gennaio 2014: eccolo qua, il libro! arrivato direttamente da una libreria del Regno Unito.
Buonasera!
RispondiEliminaEccellente! Ho molti motivi per tornare a Siena, ma adesso la mancata visita alla Cripta non mi lascia scuse!
Grazie
Ramón
E allora... ci vediamo a Siena Ramòn! :-)
EliminaGrazie a te,
Amina
che blog stupendo che hai! sono stata in toscana l'anno scorso ma purtroppo in 4 giorni ho potuto vedere solo pisa firenze e lucca! la prossima volta che tornerò avranno priorità siena e volterra!
RispondiEliminaGrazie Debora! Concordo sulla priorità della tua prossima volta in Toscana :-)
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