e la condizione esistenziale nell'arte contemporanea
5 ottobre 2012 - 27 gennaio 2013
CCC Strozzina, Palazzo Strozzi, Firenze
"Bacon supera la dimensione narrativa alla ricerca di una rappresentazione dell'essenza dell'esistenza umana in tutta la sua caducità o, usando le sue stesse parole, la vita allo stato bruto."
Consiglio la visita guidata che tra l'altro non ha un costo aggiuntivo a quello del biglietto.
* "E' una tela precoce e insolita nella produzione di Bacon, la cui
interpretazione risulta tutt'oggi non totalmente chiara. Fonte certa di
ispirazione è un incisione di Amédéé Ozenfant raffigurante la marcia
dell'Armata Sovietica sulla Piazza Rossa di Mosca. A questa si aggiunge
come riferimento la figura del Modulor di Le Corbusier , rielaborato
secondo una cifra stilistica che riecheggia The Walking Man di Alberto
Giacometti. Il tutto è decontestualizzato e riambientato in uno spazio
su cui si erge una figura che possiamo identificare con un orso bianco,
immagine allegorica frequente nella letteratura irlandese ed
anglosassone come espressione di forza, comando e aggressività. L'opera
fa emergere la poliedricità e la stratificazione delle fonti a cui Bacon
attingeva, spesso in modo arbitrario e mai totalmente univoco."
* "Ha per oggetto un'amica dell'artista, Muriel Belcher, proprietaria del 'Colony Room', club di Londra assiduamente frequentato dall'artista. La figura è posta al centro di uno spazio in cui l'elemento del divano sembra da una parte contribuire a un'atmosfera intima e privata, dall'altra servire anche come elemento straniante tramite la sua posizione obliqua e instabile. La tela evidenzia come Bacon fosse solito realizzare le proprie opere pensando il corpo non solo come delineazione di un contorno fisico, ma come espediente con cui far emergere l'interiorità del soggetto."
Seated Figure 1974
* "Protagonista è George Dyer, compagno dell'artista nella seconda metà degli anni Sessanta, la cui immagine fu ossessivamenbte utilizzata da Bacon anche dopo la sua morte, avvenuta nel 1971 in una stanza d'albergo a Parigi, due giorni prima dell'inaugurazione della retrospettiva al Grand Palais. La figura è inserita all'interno di una stanza in cui l'intersecarsi delle linee delle pareti sembrano isolarla in una posa rigida ma che riesce, come Bacon stesso disse, a improgionarne l'energia. Dalla finestra si stalla una figura alata, identificabile con una delle Erinni, figure mitologiche simbolo della vendetta e del tormento, che nella tragedia di Eschilo perseguitavano Oreste. L'apice della tensione è raggiunta nell'informità del volto, raffigurato di profilo e incorniciato all'interno di un'apertura rettangolare, accentuando un isolamento non solo fisico ma anche esistenziale."
* "Testimonia l'interesse di Bacon per la cronofotografia di Eadweard Muybridge e allo stesso tempo per la scultura di Michelangelo. Una figura è posta al centro di un podio, il cui color sabbia risulta accentuato dal nero dello sfondo. Su questo si stagliano tre linee bianche appenna accennate che disegnano un rettangolo. Se da una parte esso incornicia ed esalta il soggetto centrale, dall'altra nega l'esattezza dello scorcio prospettico, enfatizzando una percezione asimmetrica ed alterata dell'insieme. Il corpo nudo sembra compiere un moto spiraliforme, una torsione plastica che rinuncia alla correttezza anatomica a vantaggio di una riflessione sull'idea in sé del movimento che nasce dal confronto di Bacon con media diversi, dalla fotografia alla scultura."
Untitled (Three figures) c. 1981
* "Il dialogo tra pittura e scultura costituisce un elemento importante anche per Untitled (Three figures). La linea semicircolare che domina l'opera non solo distanzia come su un podio i tre soggetti ritratti, ma sembra scandire il percorso visivo da seguire all'interno della tela. Le figure a sinistra e al centro sono due ritratti dell'amico e compagno John Edwards, erede del lascito dell'artista. Sulla destra vi è una terza figura, dalle sembianze femminili: con ogni probabilità si tratta di una sfinge, elemento iconografico che torna con insistenza nel corpus artistico di Bacon, che nel 1951 aveva compiuto un viaggio in Medio Oriente e Nord Africa rimanendo colpito in particolare da sculture e monumenti egiziani."
Untitled (Seated Figure on Dappled Carpet) 1971
* "Come l'opera precedente, è una tela incompiuta esposta qui per la prima volta fuori dalla Dublin City Gallery The Huge Lane. La tela ha per soggetto George Dyer, il cui corpo appare come mutilato, scomposto e poi riassemblato nel modo in cui Bacon tipicamente agiva sulle figure umane. La tela, rimasta incompiuta, ci permette di capire il processo con cui l'artista dipingeva terminando dapprima il soggetto, per poi passare alla stesura del colore sullo sfondo, funzionale a conferire maggiore monumentalità e plasticità alla figura. Sia il tappeto che lo sfondo rettangolare esaltano la centralità della figura, che si ritrova isolata in uno spazio connotato da Bacon come interno borghese."
Untitled (Self portrait) 1992
* "Ritrovato su un cavalletto nel suo studio, questa è l'ultima opera a cui Bacon ha lavorato prima di morire. Questa tela incompiuta è con ogni probabilità un autoritratto, ma la somiglianza del volto con il profilo di George Dyer potrebbe suggerire anche un ritorno di Bacon, alla fine della vita, all'immagine e al ricordo del suo 'grande amore' già morto da anni.
Il volto è compiuto mentre il corpo è solo tracciato da pochi riferimenti che si stagliano sulla tela grezza. Quello che sembra interessare l'artista è fissare nel tempo, lasciare traccia di un volto mentre la fisicità e la materia perdono ogni significato. Bacon supera la dimensione narrativa alla ricerca di una rappresentazione dell'essenza dell'esistenza umana in tutta la sua caducità.
Suggestiva è l'interpretazione dell'autoritratto come una sorte di fusione fra le fattezze dell'artista e quelle di Dyer come suggerisce anche l'accostamento delle fotografie a colori dei profili delle due figure ritrovate nello studio dell'artista. Questo era il luogo intimo, quella dimensione conchiusa in cui Bacon pensava, lavorava, rifletteva ed era solo con se stesso, affrontando la sfida di come rappresentare l'essenza della vita, o, usando le sue stesse parole, la vita allo stato bruto."
Alcune indicazioni date dalla guida mentre ci spiegava le opere sia di Bacon che degli altri artisti presenti nella Mostra sono andati ad arricchire il percorso di alfabetizzazione visiva da me appena iniziato.
Qualche concetto flash da fissare nero su bianco (o meglio su 'verde'):
- la pittura di Bacon è figurativa ma non narrativa (le figure sono sempre isolate);
- la linea di Bacon è espressiva; assistiamo alla mutazione progressiva della figura; ciò che interessa a lui è la carne. I corpi sono deformati; sembrano essere stati bombardati da forze esterne;
- un opera d'arte è fatta di materia (colori, sabbia; gomene, travi di legno; filo di lana, rete da calcio) e di oggetto (quadro, generatore di ansia, porte), e viene espressa con il linguaggio proprio dell'artista (pittura, performance meccanica, installazione)
Non conosco Bacon; devo studiare. Per ora mi sono limitata a guardare queste sue opere e altre in passato. Non capisco ancora se l'angoscia umana che vuole rappresentare sia la sua personale, quella dei soggetti rappresentati (tutte persone da lui realmente conosciute) oppure quella dell'Uomo. Lo scoprirò e in questo mi sarà di aiuto il testo che ci ha suggerito la guida e che ho già ordinato: Francis Bacon. Logica della sensazione di Gilles Deleuze
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*Il testo proviene dai pannelli presenti in ciascuna Sala della Mostra.
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