lunedì 27 luglio 2020

Siena in 7 giorni: settimo giorno

Immagini dei luoghi visitati il settimo giorno di Siena in Sette giorni

Ed eccoci arrivati al settimo giorno di Siena in 7 giorni

Ho pensato di dedicare questa giornata alla visita di un Bottino e di un Museo e Oratorio di Contrada per concludere poi con una passeggiata nella Fortezza Medicea.

VISITA AI BOTTINI

Cosa sono i bottini? Eh, ho scritto un post molto dettagliato in proposito per cui vi rimando direttamente qui.

Vi anticipo solo che si tratta di gallerie sotterranee scavate dal Medioevo per portare l’acqua nelle Fonti che in questi giorni avete avuto modo di vedere per Siena come Fonte delle Monache, Fonte Gaia, Fonte Serena, Fontebranda, Fontenuova e altre che trovate nel post.

Pensate che l'acqua diretta a Siena, nel centro storico, è arrivata 'solo' nel 1914.

Ecco, è a questo che mi riferivo nell’introduzione del primo giorno quando ho scritto che io subisco il fascino della capacità di problem solving dei senesi dei tempi antichi.

La visita ai bottini va prenotata in anticipo tramite il Comune di Siena. Una volta i tempi di attesa erano molto lunghi. Ora si può addirittura fare la prenotazione on-line.

Ci sono dei periodi dell’anno in cui i bottini sono chiusi per cui, se ci tenete, valutate bene quando organizzare la visita. 

PAUSA PRANZO

Dopo la visita ai bottini direi di fare la pausa pranzo e, dopo essere passati in albergo a cambiarvi le scarpe (nei bottini sono consigliati gli scarponcini poiché l’acqua potrebbe essere alta in alcuni punti) dirigetevi verso la Contrada dove avrete preventivamente prenotato la vostra visita.

VISITA A UNA CONTRADA

Sulle Contrade e il Palio durante i giorni scorsi vi ho dato qualche informazione qua e là.

Non è un qualcosa di semplice da spiegare per chi non è di Siena, nel senso che non si può vivere e trasmettere il sentire di un contradaiolo se non lo si è. L’entusiasmo di un senese non potrà mai essere come l’entusiasmo di un non senese non appartenente a nessuna contrada, come me ad esempio, per quanto io ami questa festa.

Pensate che io vivo a Siena dalla metà degli anni ‘80 del secolo scorso e solo nel 2016 ho toccato con mano questa barriera che mi separa da un contradaiolo.

Una volta accettata questa cosa, e proprio per questo, voglio che ascoltiate direttamente da loro cosa il Palio e le Contrade rappresentino per i senesi perché saranno loro a guidarvi nella visita dell’Oratorio e del Museo di Contrada. 

A loro potrete fare tutte le domande sul Palio, sui cavalli, sull’organizzazione interna della Contrada e quindi sui diversi incarichi. Potrete fare anche domande 'spinose', sempre con rispetto.

Io le ho visitate tutte le Contrade di Siena e anche più di una volta.

Dal mio punto di osservazione vi posso dire più o meno cosa potrete aspettarvi da una visita, così come l'ho vissuta io.  

Qui ad esempio trovate il mio reportage della visita fatta qualche anno fa nella Contrada della Tartuca durante InContrada. 

Qui invece ho scritto di quando, grazie a una Giornata FAI, ho partecipato alla visita guidata del 'Cappellone' nella Contrada della Lupa. 

Posso suggerirvi di guardare e soprattutto ascoltare con attenzione gli aneddoti che vi racconteranno sui Drappelloni.

Ogni Contrada ha il proprio sito su internet e quindi potrete contattarle facilmente dopo aver scelto. Certo, bisogna contattarle sempre in anticipo. 

E poi, be', posso anticiparvi che dal 1982 esiste un Consorzio per la tutela del Palio di Siena con lo scopo di proteggere l’immagine del Palio ed evitare, data la sua risonanza mondiale, che sia utilizzata in maniera non consona allo spirito del Palio.

Quello che a me preme sottolineare a voi che mi state leggendo e che magari avete visto il Palio solo in TV è che il Palio non riguarda solo i quattro giorni della Festa a luglio e ad agosto (e talvolta anche in altra data in caso di Palio straordinario). Il Palio rappresenta la punta dell’iceberg della vita di Contrada, scandita da momenti precisi durante l’anno. 

Questo vuol dire anche, per voi, che potrete intuire qualcosa del Palio anche venendo in altri periodi dell'anno. 

Ad esempio, il 1 dicembre, Festa di Sant’Ansano patrono di Siena, secondo una consuetudine che risale al 1968, inizia l’anno contradaiolo regolato da un rituale preciso che, tra l'altro, prevede l'esposizione delle bandiere delle 17 Contrade in ordine alfabetico dalle finestre di alcuni palazzi specifici della città. Ecco, anche senza saperlo se capitate a Siena per caso e vedete le bandiere esposte vuol dire che c'è un motivo ben preciso.

Il 17 gennaio, Festa di Sant’Antonio Abate protettore degli animali, i correttori di ciascuna Contrada benedicono le stalle che accoglieranno i cavalli andati in sorte durante il Palio. Certo, non potrete assistere come vi ho già detto durante il percorso, ma se passeggiando per Siena vedrete movimento intorno alla stalla saprete già di cosa si tratta.

Anche le parole sono importanti quando si parla di Contrade e di Palio. Date un'occhiata a questo glossario paliesco Ogni anno al lavoro io mi prodigo nel comunicare i fondamentali ai miei clienti perché so il fastidio che provano i senesi.

Da aprile a settembre poi ci sono le Feste Titolari di Contrada per cui se organizzate la vostra visita durante questi mesi sarà facile per voi vedere tamburini e alfieri monturati che fanno il giro per le vie del centro storico seguiti dal popolo della Contrada.

Chi ha vinto il Palio l’anno precedente conclude il suo anno di festeggiamenti con la 'cena del piatto' a maggio perché poi, l’ultima domenica sempre di maggio, avverrà l’estrazione per il Palio di Luglio.

Ecco, questo è un momento davvero significativo per un assaggio di cosa significa il Palio per i senesi e se vi assisterete ne rimarrete entusiasti! Lo so perché al lavoro i clienti mi hanno sempre ringraziato per averglielo suggerito.

Per il Palio di agosto l'estrazione avviene la domenica successiva al Palio di luglio.

Ciò che accade nei giorni del Palio di luglio e agosto l’ho scritto qui con anche le mie raccomandazioni per i turisti. Se ci saranno dei cambiamenti, causa protrarsi del Covid, aggiornerò a tempo debito il post.

Voglio anche darvi un assaggio della differenza che può esserci tra il mio modo di raccontare un Palio e quello di un contradaiolo. 

L'unico mio racconto lo trovate quiqui e qui. Vi consiglio di leggere i post proprio in quell'ordine perché si è trattato di un'annata straordinaria.

A me vengono i brividi solo a rileggermi; ma so che non coincide assolutamente con quello che prova un contradaiolo come potrete capire dalla parole di lei, quando l'ho intervistata dopo che la sua Contrada aveva vinto.

Qualche giorno prima delle prove di luglio e di agosto viene mostrato al pubblico il drappellone, il 'cencio', che andrà come premio alla Contrada vittoriosa, e il Masgalano, il premio che andrà alla comparsa che complessivamente tra i due Palii si sarà distinta per eleganza e abilità.

La cerimonia di presentazione avviene nel Cortile del Podestà di palazzo Pubblico.

Ne approfitto qui per farvi leggere questa intervista che ho fatto qualche anno fa ad un'artista senese che ha realizzato diversi masgalani e poi anche dipinto un Palio.

Tra un Palio e l’altro poi, d’estate, ci sono le manifestazioni gastronomiche, aperte al pubblico, all'interno delle Feste Titolari.  Il Bao Bello nel Bruco apre le danze in questo senso. Ne ho scritto qui.

Per qualche settimana, dopo il Palio di agosto, spesso nei Magazzini del Sale con ingresso dal Museo Civico, viene allestita una mostra con opere dell’artista che ha realizzato il drappellone di luglio o di agosto. Ne ho scritto ad esempio qui.

L'8 settembre, in occasione della ricorrenza della Natività di Maria, ogni anno a Siena, dal 1954, si tiene il Concorso per la festa dei Tabernacoli delle 17 Contrade. In pratica i bambini delle Contrade, insieme agli adulti, addobbano un Tabernacolo presente nel proprio territorio.

C'è una giuria, che la sera fa il giro del Tabernacoli per valutarle, e un premio che viene consegnato l'8 dicembre con cerimonia dedicata dove viene annunciata la Contrada che ha vinto.

Se siete quindi a Siena la sera dell'8 settembre, magari dopo cena, fatevi un giro per vedere i Tabernacoli addobbati.

A metà settembre circa in Piazza del Campo viene consegnato il Masgalano (vedi sopra) e a ottobre invece il Minimasgalano in tempo reale.

Cosa vuol dire? Be', dal diminutivo avrete intuito che coinvolge i bambini. Si tratta infatti di una 'Manifestazione per giovani alfieri e tamburini' che vede confrontarsi per ogni Contrada una comparsa formata da giovani contradaioli. Anche qui c'è un vincitore, dichiarato a fine manifestazione.

A fine settembre/inizio ottobre ci sono le Cene delle Vittorie nelle Contrade che hanno vinto. La mia prima volta l'ho raccontata qui. Non è per niente scontata l'ammissione degli esterni!

A questo punto dell'anno si dice che è inverno per tutti tranne che per le Contrade che hanno vinto :-)

La vita di Contrada, come vi sarà più chiaro ora, non è limitata cronologicamente solo ai giorni della Festa Titolare e non è neanche scandita solo dalle tappe che la legano e la riportano esclusivamente a ciò che è Palio, ma anche da tanti altri momenti di socialità che vanno dalle varie cene e cenini che ci sono anche in inverno alle gite, da competizioni di vario tipo (dai sonetti alle gare di pesca o di cucina o ai cori), da momenti di trasmissione delle tradizioni (a partire da certi mestieri), da quelli di formazione per i giovani che poi si vestono per andare in piazza, da quelli di assistenza/aiuto reciproco in varie forme.

Spero di avervi incuriosito e, siccome più volte ho sottolineato come il mio punto di osservazione non è quello di un contradaiolo, ho raccolto in questo post articoli scritti invece da contradaioli e nel mio profilo Instagram ho raccolto in questa storia in evidenza testimonianze di contradaioli che con fiducia ed entusiasmo hanno condiviso con me cosa per loro rappresenta la contrada. Per vedere le Storie bisogna che abbiate un profilo Instagram.

La domanda che indovino avete in testa ora ha bisogno di una risposta: per via del Coronavirus quest'anno a Siena sono state intanto annullate tutte le Feste Titolari di Contrada e anche i due Palii. Vi invito a leggere il post Contrada è: un abbraccio di Duccio Balestracci, apprezzatissimo docente dell'Università di Siena nonché contradaiolo del Nicchio, scritto prima della decisione definitiva da parte del Comune di Siena. 

Da non senese ero già d'accordo per cui ho accolto con approvazione la decisione dell'annullamento.

Tanti senesi a me più o meno conosciuti hanno dedicato parole e immagini toccanti su questo 'non Palio'. Ho scelto di condividere qui il video Tornerà la prima rondine su Piazza e ci verrá a dire “Svegliatevi, è primavera!” di Maria Celeste Bellotti pubblicato su Facebook che secondo me riassume in maniera puntuale e poetica a cosa i senesi hanno rinunciato quest'anno con la certezza che si potrà tornare a vivere tutte le fasi di questa tradizione quando "tornerà la Primavera".

FORTEZZA MEDICEA

Oggi vi ho fatto camminare molto meno rispetto agli altri giorni, giusto? E allora, da dove vi trovate vi consiglio di raggiungere la Fortezza Medicea per una passeggiata sopra le mura. Da un lato c'è una bellissima vista sui monumenti iconici di Siena per cui, quale migliore arrivederci?

Se ci venite nei mesi di luglio e agosto potrete anche voi tra l'altro approfittare della programmazione del Cinema in Fortezza che viene allestito nell'anfiteatro.

Siena in 7 giorni non finisce qui, torna settimana prossima con un post supplementare con l'indice di questo percorso e qualche altra considerazione e link utile per organizzare la vostra visita a Siena.

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Siena in 7 giorni: primo giornosecondo giornoterzo giornoquarto giornoquinto giorno, sesto giorno, settimo giorno, indice e altri contributi

lunedì 20 luglio 2020

Siena in 7 giorni: sesto giorno

Immagini dei luoghi visitati il sesto giorno di Siena in Sette giorni

Il sesto giorno di Siena in 7 giorni inizia da dove eravamo rimasti ieri, nei pressi delle Logge del Papa, e, dopo aver visitato il Museo delle Tavolette di Biccherna, percorreremo i territori delle Contrade ancora da visitare: Leocorno, Civetta, Giraffa, Bruco, Lupa e Istrice. 

Il suggerimento di indossare scarpe comode è valido per tutti i giorni di questo percorso. Per oggi ancora di più perché faremo un pezzetto di strada sterrata.

MUSEO DELLE TAVOLETTE DI BICCHERNA

Nei pressi delle Logge del Papa i vostri occhi saranno di sicuro colpiti da un bellissimo palazzo rinascimentale in pietra calcarea a bugnato liscio. 

Si tratta di Palazzo Piccolomini fatto costruire come residenza familiare dai nipoti di papa Pio II, Giacomo e Andrea Piccolomini Todeschini, fratelli del cardinale Francesco (poi papa Pio III) del quale avete già sentito parlare il primo giorno durante la visita alla Libreria Piccolomini all'interno del Duomo.

La costruzione del Palazzo iniziò nel 1469 e si protrasse fino al 1509. Dal 1681 al 1820 il Palazzo fu sede del Collegio Tolomei, trasferitosi nel 1820 nel Convento di Sant'Agostino (dove oggi si trovano il Liceo Classico e l'Istituto Musicale Rinaldo Franci, come vi ho fatto notare il terzo giorno), e dal 1824 passò al Demanio granducale, ospitando, dalla sua nascita nel 1858 ad oggi, l'Archivio di Stato.

All'interno dell'Archivio di Stato è presente il Museo delle Tavolette di Biccherna di cui ho scritto qualcosa qui

Il Museo delle tavolette di Biccherna è visitabile tutti i giorni feriali di mattina e ad orari fissi. 

CONTRADA DEL LEOCORNO

Finita la visita, una volta usciti dal Palazzo imboccate Via Pantaneto, la via a sinistra delle Logge del Papa, fino all’incrocio con Via di Follonica

Oltrepassate il primo arco, superate il secondo arco con un cancello aperto, girate a sinistra ed aprite il cancello alla vostra sinistra (quello a destra è di proprietà privata quello a sinistra invece è della Contrada del Leocorno). 

Andate avanti tenendovi sulla destra. Ovviamente se c’è qualcuno chiedete se potete passare di lì per andare a vedere la Fonte di Follonica

Troverete una stradina sterrata. Percorretela tutta fino in fondo. Alla vostra destra vedrete la bellissima Fonte davanti alla quale è stato costruito un piccolo anfiteatro. 

Pensate che questa antica Fonte è rimasta interrata quasi del tutto per moltissimo tempo finché nel 2003 non furono avviati i lavori di scavo.

Oggi la Fonte spicca di nuovo in mezzo alla vallate verde e con l'anfiteatro si presta benissimo per l'allestimento di eventi.

Qualche anno fa, grazie ai senesi che seguono la pagina Facebook My day worth ho scoperto che in teoria ci si può arrivare in maniera più avventurosa alla Fonte di Follonica, praticamente 'entrando' da una piccola porta nelle mura. Ecco, voi non fatelo però leggete qui come è andata a me.

Finita la visita tornate indietro nella Piazzetta Grassi. 

Attenzione: se tornando indietro trovate il cancello automatico su Piazzetta Grassi chiuso (perché magari qualcuno passando ha tolto il fermo) niente panico: cercate il pulsante per aprirlo. Si trova sul muro sulla destra, risalendo, non proprio vicinissimo al cancello.

La Chiesa che vedete è l’Oratorio della Contrada del Leocorno. Inoltre, se aguzzate la vista, troverete nella Piazzetta un’altra lastra del Tempo Zulu.

CONTRADA DELLA CIVETTA

Dalla Piazzetta prendete a destra per Via Sallustio Bandini fino all'incrocio con Via San Vigilio. Imboccate questa via e, subito a destra, trovate l’ingresso al Castellare degli Ugurgieri dal Vicolo del Castellare. Siamo nel cuore della Contrada della Civetta, rivale della Contrada del Leocorno. Il nome della famiglia Ugurgieri è legato anche alla Battaglia di Montaperti.

Curiosità: avrete già notato che da qui si accede al Museo della Contrada della Civetta. Ecco, avvicinatevi al portone. Noterete un 'quasi' quadrato perfetto formato da tanti 'pispoli' di cui uno in solitaria a rompere la simmetria. Sapete cosa sono? Leggete questo brano di 'prima' del 2014.

"Nel Castellare degli Ugurgieri è possibile scovare un curioso particolare che è incontro di diverse componenti: l’amore per la contrada, l’architettura ed il tatto. Su una parte della lastra in pietra che compone il portale di ingresso del Museo di Contrada sono apposti dei piccoli elementi metallici cilindrici detti pispoli, disposti a file e colonne a formare, per adesso, un quadrato per un totale di 36 pispoli. Il portale è come un indice, una sintesi ed anticipazione di quanto contenuto nel museo, ogni pispolo infatti rappresenta una vittoria del Palio che la contrada ha conquistato sul Campo."
Tratto da ecomuseosiena.org

Cosa è successo nel 2014, vi starete chiedendo? Be', che la Contrada della Civetta ha vinto il Palio del 16 agosto e quindi ecco spiegato come mai oggi sono 37, i pispoli!

Ora possiamo uscire dal Castellare imboccando l'altro e unico vicolo di accesso/uscita dal Castellare per ritrovarci in Via Cecco Angiolieri. Prendete a destra e camminate fino ad arrivare in Piazza Tolomei.

Altro bellissimo palazzo in pietra calcarea, caratteristica del senese e detta pietra da torre, che costituì un'eccezione nell'evoluzione della tipologia architettonica del 'palazzo' negli ultimi tre decenni del '300. 

'Tolomei' vi avrà fatto forse venire in mente qualcosa. Io lo so cosa. Andate sul fianco destro del Palazzo e leggete la lastra con la citazione dei versi della Divina Commedia dedicati a Pia dei Tolomei. 

Curiosità: la vedete quella 'edicola' con vetro a vista ad altezza d'uomo in quel palazzo a sinistra di Palazzo Tolomei? Avvicinatevi. Qualche hanno fa è stata trasformata in un 'caveau' dall'artista senese Serena Fineschi, cioè in una minuscola galleria d'arte in cui ogni mese per dodici mesi ha esposto un'idea rimasta nel cassetto donatagli da suoi colleghi artisti. 

Se vi dico che ogni mese puntuale io sono andata lì a vedere l'idea esposta mi credete? Io dico di sì; ma nel dubbio trovate qui tutti gli artisti che hanno partecipato a questo progetto. Tutte le idee poi sono state riproposte collettivamente in una Mostra al Santa Maria della Scala.

Di fronte a Palazzo Tolomei si trova la Chiesa di San Cristoforo. È una chiesa importante a Siena, sia perché questo era uno dei luoghi dove si riunivano i governanti della città prima della costruzione di Palazzo Pubblico sia perché ad essa è legato un episodio della Battaglia di Montaperti.

Ora imbocchiamo Via del Moro sul lato sinistro della Chiesa. Se il cancello che vedete nell'angolo della Via fosse aperto, entrate pure per vedere il piccolo chiostro della Chiesa di San Cristoforo.

CONTRADA DELLA GIRAFFA 

Proseguite poi fino ad intercettare Via Sallustio Bandini. Percorretela sul lato destro e poi a sinistra prendete per Via Lucherini per raggiungere Piazza Provenzano dove si trova la bianchissima Chiesa di Santa Maria in Provenzano costruita tra fine '500/primi anni del '600 dai Medici per ingraziarsi i senesi che veneravano nel quartiere un'immagine ritenuta miracolosa. Si tratta di un mezzo busto in terracotta del XV secolo esposto sull'altare e alla quale è dedicato il Palio del 2 luglio.

In questa Chiesa infatti il 2 luglio, subito dopo il Palio, accorre la contrada vittoriosa per cantare il Maria Mater Graziae (e non il Te Deum come potreste sentir dire erroneamente, giusto per amore di precisione).

Per una visione d'insieme 'tridimensionale', diciamo così, prima di avvicinarvi alla Chiesa prendete la stradina a destra, a metà di Via Lucherini. Scendete a sinistra e ammirate il panorama non solo della Chiesa di Provenzano ma anche di quella di San Francesco dove andremo tra poco.

Non ci crederete mai ma all'inizio di questa stradina, sul lato sinistro, c'è un giardino fantastico! Ho avuto modo di visitarlo durante una 'Giornata Nazionale dell’Associazione Dimore Storiche Italiane'. Date un'occhiata qui.

Ora, sì, possiamo andare nella Piazza a vedere la Chiesa da vicino sperando che non ci siano macchine parcheggiate davanti, almeno per le foto. 

Curiosità: Via Lucherini nel 1611, anno in cui la Chiesa di Provenzano è stata consacrata, non esisteva. Fu ricavata infatti appositamente radendo al suolo i palazzi che ivi sorgevano per creare l'attuale accesso scenografico.

Scendiamo ora per la gradinata a destra della Chiesa. Qui siamo nel cuore della Contrada della Giraffa. Si vede la fontanina e l’ingresso alla Società di Contrada e all’Oratorio.

Prendiamo a destra per Via delle Vergini fino a Via del Fosso che percorriamo fino ad arrivare ad un piccolo portico. Godetevi la vista dallo spiazzo davanti anche se c'è scritto ‘proprietà privata’.

Risalite ora per Via dei Baroncelli. Ebbene sì, se ve lo state chiedendo, oggi vi faccio fare un trekking urbano più intenso degli altri giorni.

Al primo incrocio a sinistra prendete per il Vicolo della Viola. In fondo c’è un fontino che serviva questa zona. Scendete qualche metro a sinistra e poi a destra  prendete il Vicolo del Fontino. Percorretelo tutto. Quando vi ritroverete nella corte interna, leggete la lapide contro i ‘rumori molesti’. Mi fa sempre sorridere quando lo leggo. 

Questa palazzina vi sembrerà strana per la sua diversità rispetto alle altre intorno in mattoni. In realtà nel Trecento le facciate delle case di Siena erano tutte colorate come ben ha rappresentato Ambrogio Lorenzetti nell’allegoria del Buon Governo che avete già visto anche voi, quindi questo colore giallo rientra proprio nella paletta di colori autorizzata tutt'oggi per le facciate. 

Se l'argomento vi interessa, ecco il mio suggerimento libresco: I colori di Siena. Gli intonaci decorati del centro storico di Elena Matteuzzi.

Proseguiamo fino a sbucare nel Vicolo di Provenzano e a destra fino alla parte alta di Via dei Baroncelli. Girate a sinistra e poi a destra per Piazza San Francesco

PAUSA  PRANZO

A questo punto direi di fermarsi per la pausa pranzo. In Via de Rossi, quindi prima della Piazza, trovate diversi ristoranti, bar e alimentari, tante volte preferiste prendere qualcosa al volo da consumare seduti in una panchina della Piazza.

Qualunque sia la vostra scelta sappiate che poi ci ritroviamo a San Francesco.

La Chiesa si presenta uniforme nella facciata grazie al rifacimento Ottocentesco. In realtà la costruzione della prima Chiesa francescana fu iniziata nel 1228 e terminata nel 1255. Nei secoli successivi poi è stata ampliata.

La Chiesa custodisce le sacre particole. Si tratta di 351 ostie consacrate che furono rubate da ignoti ladri sacrileghi il 14 agosto 1730 e ritrovate, dopo tre giorni, in una cassetta delle elemosine nella Chiesa di Provenzano. Da allora, le sacre particole sono rimaste integre. Il numero è diminuito perché sono state utilizzate via via per fare delle ricognizioni di cui la più recente risale al 2014.

All’interno della Basilica, tra le altre opere, ci sono affreschi di Ambrogio e Pietro Lorenzetti. Si trovano nella terza a seconda cappella a sinistra dell’altare. Nel 2017 in occasione della Mostra di Ambrogio Lorenzetti anche questi affreschi sono stati restaurati e quelli di Ambrogio Lorenzetti sono stati accessibili al pubblico. Ho raccontato in questo post come è andato il mio incontro ravvicinato con Ambrogio!

Curiosità: Piazza San Francesco era un luogo frequentato da Federigo Tozzi, scrittore senese del Novecento che abitava nei paraggi. Leggete qui cosa ha scritto a proposito della Chiesa di San Francesco in uno dei suoi libri.

In Piazza San Francesco si trova anche un gioiello della pittura senese del Cinquecento: l’Oratorio di San Bernardino con affreschi di Sodoma, Beccafumi e altri. Se è aperto, vi consiglio di visitarlo. 

Dall'Oratorio si accede anche al Museo Diocesano di Arte Sacra dove potrete ammirare, tra tante altre opere, la Madonna del Latte di Ambrogio Lorenzetti, il primo artista a rappresentare l’umanità di questo soggetto.

A destra della Chiesa di San Francesco c’è l’ingresso alla Facoltà di Economia dell'Università di Siena. Appena varcata la soglia vi ritroverete in un chiostro. 

Curiosità: le vedete quelle scale in fondo? Avvicinatevi. Aguzzate la vista. Li vedete quegli stemmi? Appartengono alla famiglia Tolomei e, secondo la tradizione, stanno ad indicare il luogo di sepoltura dei 18 Tolomei che, secondo la tradizione, furono uccisi a tradimento dai Salimbeni durante una merenda di pacificazione avvenuta in una Villa in zona sud di Siena che ancora oggi è chiamata di ‘Malamerenda'. Per maggiori dettagli vi invito a leggere questo articolo. Come avrete intuito queste due potenti famiglie senesi erano rivali.

Permettetemi di condividere con voi un personale flashback. Negli ultimi anni 'Ottanta del secolo scorso, in cui ho frequentato la Facoltà di Scienze Economiche Bancarie a Siena, ogni giorno mi recavo qui per seguire le lezioni o per andare a studiare in Cripta. Questo chiostro mi era quindi molto familiare all'epoca e questa memoria mi suscita gratitudine nel cuore ogni volta che ci torno, oggi, per esercitare il mio diritto di voto. Infatti il mio seggio viene allestito qui.

CONTRADA DEL BRUCO

Ora torniamo in Via dei Rossi e fermiamoci un attimo davanti ai 'ferri di San Francesco', così viene chiamata dai senesi quella ringhiera che vedete con le moto parcheggiate davanti.

Curiosità: la vedete quella donna nuda affacciata alla finestra? Si tratta di una scultura realizzata dall'artista senese Pier Luigi Olla per la Contrada del Bruco nel 1995. Davanti a lei pende un melograno con un bruco. Non conosco il significato dell'insieme e personalmente non mi aveva mai colpito in maniera particolare finché su Instagram una ragazza spagnola non ha accompagnato l’immagine con i versi di una canzone spagnola che dice:

"Mis ojos curiosos te buscan (I miei occhi curiosi ti cercano)
y aunque no te encuentran, (e sebbene non ti trovino,)
me quedo en un lado (rimango in disparte)
por verte pasar" (per vederti passare)

Gruppo Elefantes
Il titolo della canzone: Por verte pasar 


Ecco, da allora non sono più indifferente quando la vedo.

Sotto ai ferri di San Francesco c'è la fontanina della Contrada del Bruco.

Noi ora imbocchiamo il vicolo del palazzo dove si trova la scultura di Olla. Si tratta del Vicolo degli Orbachi. All’inizio si apre su un belvedere. Proseguite e girate ancora a sinistra per percorrere l'altro tratto del Vicolo che è cieco. Bello, no? Certo, bisogna stare attenti per non scivolare ma io lo trovo molto suggestivo.

Quando tornate indietro da quest'ultimo tratto del Vicolo, seguite la stradina che scende giù negli Orti. Di Orti a Siena ce ne sono diversi anche se non più con le erbe aromatiche di un tempo. Sono diventati dei giardini. 

Scendete giù fino a Via degli Orti

CONTRADA DELLA LUPA

Da Via degli Orti scendete ancora fino a Pian d’Ovile. Cercate Porta Ovile come riferimento e poi Via Vallerozzi, une delle vie più ripide di Siena, cuore della Contrada della Lupa. Circa a metà infatti si trova l’Oratorio della Contrada. Prendete la strada a sinistra dell'Oratorio (date un'occhiata a destra: c'è la fontanina della Contrada) e seguite il vostro istinto verso Fontenuova

Bellissima! Non trovate?

Da Fontenuova, sempre seguendo l’istinto o chiedendo a qualche passante, prendete il Vicolo Borgo Franco fino in cima. Voltandovi vedrete il retro di Fontenuona. 

Curiosità: sopra la Fonte ci sono dei locali dove è stato allestito un museo, il Museo d’Inverno.  

Da Via Stufa Secca dove vi trovate ora seguite verso destra fino a Via Garibaldi.

CONTRADA DELL'ISTRICE

Girate a sinistra e poi a destra: Siete in Via Camollia. Percorretela fino ad arrivare in un piazzale sulla destra che si chiama Costa Paparoni.  Singolare il nome, vero? Sembra che nel palazzo all’angolo, dove si vedono ancora gli archi bianchi in pietra, sia nato papa Alessandro III le cui gesta abbiamo visto ieri nella Sala di Balìa del Museo Civico.

A me piace tantissimo questa ‘costa’ anche se c’è un parcheggio. L’unico giorno dell’anno in cui non ci sono le macchine è durante la festa titolare della Contrada dell’Istrice, nel cui territorio ci troviamo.

La Contrada dell'Istrice è rivale della Contrada della Lupa. 

A sinistra invece c'è una stradina che porta alla Chiesa di Fontegiusta

Proseguendo a diritto invece sarete sicuramente colpiti ad un certo punto da una Chiesa sulla sinistra dalla facciata in arenaria. Si tratta della Chiesa di San Pietro alla Magione

"Segnalata come ospedale dei templari ancora nel 1240 e poi dei gerosolimitani, costituisce, coi resti degli antichi locali annessi alla fondazione, uno dei complessi medievali più significativi del tessuto urbanistico di Siena. Il suo schema iconografico - una sola navatella con abside semicircolare - presenta un motivo di notevole interesse di studio. Nella facciata, rifatta col portale attuale forse nei primi anni del Trecento, si possono notare a fianco di quello i resti di due portali affiancati."
Tratto da Romanico Senese di Italo Moretti e Renato Stopani


Girate intorno alla Chiesa sulla destra per ammirare il campanile e vedere la fontanina della Contrada dell’Istrice.

Torniamo in Via Camollia fino ad arrivare alla Porta Camollia, l’ingresso principale alla città per chi arriva da Firenze. Immaginate che da qui arrivavano i Pellegrini che percorrevano la Via Francigena o Romea. Mi corre l’obbligo di farvi uscire un attimo dalla Porta per farvi leggere la scritta sull'arco: ‘Cor magis tibi Sena pandit’ (Siena ti apre un cuore più grande di questa porta). 

È una bella frase di benvenuto... ma non pensata per voi anche se è diventata simbolo dell'ospitalità senese. Risale al tempo dei Medici e fu apposta in onore dell'entrata a Siena di Ferdinando I dei Medici. 

Ritornate dentro la Porta e aguzzate la vista per trovare ben due lastre del Tempo Zulu. Dopodiché imboccate Via Campansi e, ad un certo punto sulla destra, proseguite per Via del Pignattello e percorretela fino in fondo. Dovreste riconoscere l’incrocio.

Prendete Via dei Montanini. Sono certa che ad un certo punto la vostra attenzione sarà attratta da una Chiesa con facciata rinascimentale. Se fosse aperta, entrate per ammirare la tavola con la Madonna delle Nevi da cui prende il nome la Chiesa.

Proseguite poi per Via dei Montanini che diventa Banchi di Sopra, il 'corso' di Siena praticamente, e fermatevi in Piazza Salimbeni.

Qui finisce il nostro sesto giorno. Non vi sembra 'il cielo in una stanza'? È bellissima questa Piazza e questa volta forse sono contenta dell'intervento di Giuseppe Partini perché questa Piazza non è nata così. Date un'occhiata qui. È la sede storica del Monte dei Paschi di Siena ed il Museo che si trova all'interno viene aperto al pubblico ogni tanto con visite guidate gratuite.

Curiosità: questa notizia l'ho avuta quest'anno da un ragazzo di seconda media che ha avuto la fortuna (sono io ovviamente a sostenere che sia una fortuna) di avere un'insegnante di italiano che ha organizzato una caccia al tesoro per la città da fare per conto loro. Ebbene, posizionatevi davanti al palazzo a destra sulla Piazza. Alzate lo sguardo. Li vedete tutti quei busti? Ebbene, aguzzate la vista. Tra di loro c'è il Sommo Poeta!

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lunedì 13 luglio 2020

Siena in 7 giorni: quinto giorno

Immagini dei luoghi visitati il quinto giorno di Siena in Sette giorni

In questo quinto giorno di Siena in 7 giorni andiamo direttamente in Piazza del Campo per visitare il Museo Civico e, per i più sportivi, salire sulla Torre del Mangia per godere dello spettacolo di Siena a 360°. Dopodiché percorreremo i territori delle Contrade Torre, Valdimontone e Nicchio.

Nei giorni scorsi avete avuto già modo di dare una sbirciatina a Piazza del Campo e ci metterei quasi la mano sul fuoco che ne siete rimasti affascinati.

Non avete avuto l’impressione di ‘entrare’ in una stanza, una bellissima stanza d’altri tempi?

Ve lo chiedo perché può succedere questo, come può succedere che qualcuno noti che non ci sono ‘panchine’, che è ciò che caratterizza le piazze, no? È successo a me, ma ero piccola e sciocca; quindi mi giustifico da sola :-D

PIAZZA DEL CAMPO

La Piazza è a forma di conchiglia per la forma del terreno.

È nata come luogo per il mercato ed è divisa in nove spicchi in ricordo del Governo dei Nove, guelfo, che nei suoi 68 anni di governo, dal 1287 al 1355, portò Siena al suo massimo splendore urbanistico e artistico.

È dal 2013 che ogni anno nel fine settimana più prossimo alla Festa dell'Immacolata (8 dicembre) viene riproposto il Mercato nel Campo rievocando quello medievale regolato dal Costituto senese del 1309-1310.

Apprezzo in maniera particolare questa manifestazione perché trovo di ottima qualità i prodotti alimentari e di artigianato delle aziende e botteghe che vi prendono parte.

La Piazza nel tempo è stata utilizzata sempre più spesso per eventi pubblici come concerti ma anche manifestazioni sportive. C'è da dire però che per i senesi il Campo vuol dire principalmente Palio, la carriera di cavalli che si corre ogni anno il 2 luglio e il 16 agosto, e non potrebbe essere altrimenti.

Ne approfitto intanto per dirvi che Piazza del Campo è terreno neutro nel senso che non appartiene al territorio di nessuna Contrada.

In Piazza del Campo vi invito a soffermarvi su:

- i nove spicchi in mattoni con cui si presenta la Piazza, in ricordo del Governo dei Nove, ultimato nel 1346;
- la Fonte Gaia, di Tito Sarrocchi (ieri avete visto gli originali di Jacopo della Quercia al Santa Maria della Scala di Siena, ricordate?);
- la Cappella di Piazza alla base della Torre del Mangia fu costruita per ringraziare la Madonna per la fine della peste del 1348. Fu iniziata nel 1352 ma i lavori andavano talmente a rilento che videro la fine solo nel 1379 e la parte superiore fu addirittura poi ristrutturata negli anni ‘60 del ‘400.
- Palazzo Pubblico, sede tutt’oggi degli organi di governo del Comune di Siena, costruito in diverse fasi e inglobando edifici preesistenti a partire dagli anni ‘90 del ‘200. Intorno al 1310 il corpo centrale del Palazzo doveva essere terminato senza le due ali del secondo piano che furono aggiunte nel Seicento. Nel 1348 dovevano essere ultimati i piani del lato in cui è stata inserita anche la Torre del Mangia, quindi le carceri e il salone per il gran Consiglio trasformato in teatro nel Cinquecento e, dopo avverse vicende, l'attuale Teatro dei Rinnovati. Bellissimo! Tornando al Palazzo, nell'Ottocento è stata restaurata la facciata. Anche nel Palazzo Pubblico troviamo un 'omaggio' al Governo dei Nove: la merlatura cadenzata da nove merli 'guelfi'. Vi ricordate, no, la differenza con quelli 'ghibellini'? Li abbiamo incontrati il secondo giorno.

Curiosità: ci sarebbero tante cose da dire su Palazzo Pubblico, anche solo della facciata. Intanto sono sicura che vi avrà colpito quel 'sole' enorme con i raggi in ricordo di San Bernardino che in Piazza del Campo teneva le sue prediche come avete potuto vedere il terzo giorno nella tavola di Sano di Pietro al Museo dell'OPA. Questo sole rappresenta l'ennesima testimonianza della compresenza di sacro e profano nella storia di Siena; ma la curiosità di cui voglio parlarvi è il 'sorriso' dello street artist Clet Abraham installato nel 2015, per qualche settimana, sotto al sole di San Bernardino. Be', a me quell'intervento temporaneo piacque moltissimo mentre l'opinione pubblica di Siena fu molto divisa. In questo post ho testimoniato con foto quell'intervento di sicuro unico per Siena.

- la Torre del Mangia, iniziata nel 1325 e ultimata nel 1348, indiscusso simbolo di Siena. È alta 102 metri fino al parafulmine. Ci sono circa 400 scaloni per salire in cima, non ci sono ascensori, lo spazio è ristretto ma l'accesso è consentito a piccoli gruppi per volta. La vista è spettacolare.

Piazza del Campo si presenta oggi in tutta la sua simmetria ma sappiate che non è stato sempre così, come testimoniano i dipinti d’epoca come ad esempio la Caccia ai Tori in Piazza del Campo del 1546 (1585) di Vincenzo Rustici custodito nel Museo di Palazzo Salimbeni.

Infatti Fonte Gaia all’inizio era messa in alto, a destra dell'attuale Fonte, nello spicchio in corrispondenza del Bar Manganelli. Una lapide 'anonima' ne ricorda la posizione.

Poi cos'è successo? Che nell’Ottocento a Siena c’è stato un architetto, Giuseppe Partini, che oltre alla fissazione per il ritorno allo stile Gotico nelle facciate dei palazzi (ne ho scritto qui) era fissato con la 'simmetria' e quindi propose lo spostamento della Fonte con la conseguente deviazione del bottino che alimenta Fonte Gaia.

Dei bottini ve ne parlerò l’ultimo giorno. Pazientate ancora un po'.

MUSEO CIVICO E TORRE DEL MANGIA

L’ingresso al Museo Civico e alla Torre del Mangia è a destra della Cappella di Piazza, dal Cortile del Podestà,‘entrone’ per i senesi. È da qui che i cavalli escono durante i giorni del Palio per le prove e per la Carriera.

Immaginatevelo tutto ricoperto di tufo come anche tutto l’anello esterno della Piazza dove si corrono i tre giri di Palio.

Al Museo Civico di Siena ci si va per vedere principalmente:

- l’affresco con la Maestà (1315) di Simone Martini (ecco svelata la terza Maestà come vi ho accennato ieri) nella Sala del Mappamondo realizzato quattro anni dopo la Maestà di Duccio che avete visto al Museo dell’OPA. Non sembra anche a voi che siano passati molti più anni tra una raffigurazione e l’altra già solo per il diverso colore dello sfondo: oro in Duccio, azzurro in Simone?.

Il poeta Mario Luzi, che ha scritto il poema 'Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini', sosteneva di essere rimasto folgorato dall'arte di Simone Martini perché gli appariva "un'arte reale e realistica e al tempo stesso assoluta, concreta e ascendente".

Pensate che durante il recente restauro conservativo della Maestà di Simone Martini è stato possibile salire sull'impalcatura e ammirare da vicino i volti dei personaggi di questo che sembra un 'corteo' regale. È stata un'esperienza incredibile.

- il Guidoriccio da Fogliano (1328), sempre di Simone Martini, nella parete opposta alla sua Maestà, con il caratteristico 'pattern' della gualdrappa; un cavaliere con "la sua cavalcata solitaria e desertica" (cit. Mario Luzi). Soffermatevi un attimo con lo sguardo sugli accampamenti per cogliere i particolari come ad esempio la 'catapulta', un'antica macchina da guerra.

- gli affreschi del Buon Governo e del Cattivo Governo e i loro effetti in città e in campagna (1338-1340) di Ambrogio Lorenzetti nella Sala detta della Pace per l'allegoria della pace (la troverete senza che ve la indichi, ne sono sicura). Osservate i dettagli di questi affreschi, soprattutto nella parete con gli effetti del Buon Governo che sono meglio conservati rispetto a quelli con gli effetti del Cattivo Governo. Vi do qualche dritta: matrimonio in primo piano, scolaresca, muratori, ciabattino, cinta senese, forca, Talamone.

Pensate che quando Ambrogio realizzò questi affreschi l’ingresso alla sala era nell’angolo tra l’allegoria del Buon Governo e quello del Cattivo governo. Qui si riuniva il Governo dei Nove e a tal proposito San Bernardino scrisse:

«Voltandomi a la pace, vego le mercanzie andare atorno, vego balli, vego racconciare le case, vego lavorare vigne e terre, seminare, andare a’ bagni, a cavallo, vego andare le fanciulle a marito, vego le grege de pecore, etc. … E per queste cose, ognuno sta in santa pace e concordia.

Guarda el suo opposito, a dire guerra! È una cosa ruvida tanto, che dà una rusticheza tanto grande, che fa inasprire la bocca. Voi l’avete dipènta di sopra nel vostro Palazo, che a vedere la Pace dipènta è una allegreza. E cosi è una scurità a vedere dipènta la Guerra dall’altro lato».

Una sosta la merita anche la Cappella per ammirare il coro ligneo di Domenico di Niccolò dei Cori con gli articoli del Credo. Non c'è bisogno a questo punto che vi ricordi che a Siena abbiamo tante rappresentazioni del Credo, giusto?

Prima di venire via, fate un salto nella Loggia dei Nove per vedere il panorama della campagna dentro le mura.

Se volete dedicare ancora del tempo alla visita del Museo Civico allora vi segnalo anche:

- la Sala del Concistoro con gli affreschi Cinquecenteschi della volta di Domenico Beccafumi. L'artista vi ha rappresentato episodi virtuosi di eroi greci e romani con l'intento di ricordare ai governanti che gli atti rivolti al bene pubblico devono avere la priorità rispetto a quelli rivolti al bene privato. Curiosità: il Beccafumi ottenne questa importante commissione grazie agli affreschi realizzati nel 1519 a Palazzo Bindi Sergardi, oggi Casini Casucci, nella vicina Via dei Pellegrini in occasione di un matrimonio. Ho raccontato qui la mia visita.
- la Sala di Balìa con gli affreschi, risalenti ai primi anni del '400, di Spinello Aretino con Storie della vita di papa Alessandro III, papa senese salito al soglio pontificio nel 1159 per rimanervi fino al 1181, che ritroveremo nella passeggiata di domani. Una delle scene più concitate è quella della Battaglia navale a Punta Salvatore tra veneziani e imperiali.
- la Sala del Risorgimento con affreschi Ottocenteschi di stile purista che celebrano Vittorio Emanuele II, primo re dell'Italia unita, illustrando gli avvenimenti principali che avevano segnato la sua vita.

Usciti dal Museo Civico preparatevi a fare circa 400 scalini per salire in cima alla Torre del Mangia.

Lo spettacolo è assicurato.

PAUSA PRANZO

Una volta scesi credo che un po’ di fame vi sarà venuta per cui il mio consiglio è di dirigervi verso l’Orto de’ Pecci (verificate prima se è aperto altrimenti dovrete tornare indietro) o in alternativa in Piazza del Mercato.

La destinazione comune dopo aver fatto pranzo sarà la Basilica dei Servi nella Contrada di Valdimontone.

L’Orto de’ Pecci  è l'unico ristorante che citerò in questa guida, almeno in questa versione, e non perché non abbia le mie preferenze (magari chiedetemelo per e-mail, nel caso) ma perché L'Orto de' Pecci ha un bel progetto dietro. Si tratta infatti di una realtà gestita da una cooperativa onlus che ha come scopo l’integrazione nel lavoro di persone svantaggiate.

E poi, si mangia bene!

Cucina tipica toscana con alcuni piatti anche vegetariani e vi assicuro che riempie il cuore sapere che esiste una realtà come questa all’ombra della Torre del Mangia; infatti vi sembrerà di trovarvi in campagna mentre la Torre è lì a un tiro di schioppo a sorvegliare su tutto.

Se poi siete fortunati potreste vedere la meraviglia e cioè il pavone dell'orto fare la ruota con la coda mostrandovi le sue piume dai colori sgargianti. Bellissimo.

Curiosità: la vedete quella 'testa' che sembra essere atterrata dallo spazio in mezzo al prato? Qui ho raccontato della prima volta che l'ho vista.

CONTRADA DELLA TORRE

Sia che vogliate provare la cucina dell’Orto de’ Pecci, sia che vogliate dirigervi direttamente verso la Basilica dei Servi, una volta scesi dalla Torre del Mangia, vi consiglio di imboccare Via del Porrione, la seconda via a destra praticamente, e scendere per il Vicolo delle Scotte che troverete a destra. Da qui sappiate che stiamo percorrendo il territorio della Contrada della Torre rivale della Contrada dell'Oca. A metà del vicolo delle Scotte incontrerete la Sinagoga di Siena, visitabile e molto interessante, e anche la stalla del cavallo della Contrada.

Imboccate la via davanti alla Sinagoga, Via degli Archi che diventa Vicolo della Fortuna. Scendete per il Vicolo del Vannello quando lo incrociate sulla destra per arrivare in Via di Salicotto, il cuore della Contrada della Torre dove ci sono l'Oratorio, Il Museo e la fontanina per il battesimo contradaiolo.

Da Via di Salicotto prendete Via dei Malcontenti a destra e vi troverete in Piazza del Mercato.

Per andare all'Orto de' Pecci prendete Via di Porta di Giustizia, praticamente la strada in basso che si vede da Piazza del Mercato, e che da un certo punto in poi diventa sterrata: è la parte che vi porterà all'Orto.

Se quindi avrete deciso di fermarvi a mangiare all'Orto de’Pecci, dopo pranzo continuate per la stradina sterrata in salita fino ad arrivare al cancello d’uscita. In pratica percorrerete gli spazi dell’ex Ospedale Psichiatrico di Siena.

Quando sarete arrivati in cima, uscite dal cancello e prendete Via Roma a sinistra, ancora a sinistra Via Valdimontone, salite la scalinata sulla destra e arriverete alla Basilica dei Servi.

Se invece vi fermate a mangiare in Piazza del Mercato, dopo pranzo prendete Via di Porta di Giustizia che diventa Via del Sole poi Via San Girolamo e poi Via dei Servi fino alla Basilica dei Servi.

CONTRADA DI VALDIMONTONE

Qui ci troviamo nella Contrada di Valdimontone.

La Basilica dei Servi conserva un opera molto significativa. Si tratta della Madonna del Bordone realizzata dal fiorentino Coppo di Marcovaldo nel 1261 per pagare il proprio riscatto.

La tavola si trova entrando nel secondo altare a destra.

Curiosità: l'iconografia di questa tavola è bizantina con delle novità sulle quali vi invito a soffermarvi come lo schienale a forma di lira, che era legato all'iconografia imperiale come anche le scarpe rosse; le lumeggiature, quei fili dorati nei panneggi, che creano un senso del volume del corpo al di sotto delle vesti; il panno sotto al Bambino che impedisce il contatto diretto con il corpo della Madonna, che forse allude alla Sindone, cioè il panno su cui è appoggiato il corpo di Cristo deposto dalla croce; i volti della Madonna e del Bambino non bizantini perché sono stati ridipinti nel Trecento per renderli uguali a quelli della Maestà di Duccio di Buoninsegna perché per i fedeli quello era 'il' volto della Madonna.

Del panorama stupendo sui monumenti simbolo di Siena visibile dal sagrato della Basilica credo che ve ne sarete già accorti da soli.

Nel piazzale davanti alla Chiesa c’è un’altra lastra del percorso Tempo Zulu. E’ una parola scritta in codice Morse. Provate a trovarla, scendendo verso Via dei Servi, sulla destra.

Subito a sinistra invece prendete Vicolo del Pulcetino. Una stradina chiusa con lo stesso panorama che si vede dalla Chiesa, ovviamente.

Riprendete Via dei Servi, Via San Girolamo, Via Pagliaresi.

A metà di Via Pagliaresi, lato Contrada del Leocorno (e già, questa Via da un lato appartiene al territorio di Valdimontone e dall'altra al territorio del Leocorno che percorreremo meglio domani) c’è un vicolo stupendo secondo me, oserei dire 'esotico' per tutte le piante lungo la strada. È il Vicolo degli Orefici. Percorretelo tutto e poi tornate indietro e girate a sinistra fino a Via Pantaneto. Poi a destra fino all’Arco di San Maurizio.

Oltrepassato l’arco ci troviamo nel Ponte di Romana, a destra c’è la Fonte di San Maurizio ma noi ci dirigiamo a sinistra verso Via dell’Oliviera.

CONTRADA DEL NICCHIO

Stiamo andando nel territorio della Contrada del Nicchio, rivale del  Valdimontone.

Andate avanti fino ad incrociare Via dei Pispini. Nella biforcazione c’è l’Oratorio della Contrada del Nicchio. Andando ancora avanti c’è la bellissima Fontana dei Pispini del Cinquecento. In fondo invece si trova Porta Pispini e appena prima della Porta, sulla destra, c’è l’ingresso al Giardino dei Profumi con i lavatoi riportati recentemente al loro splendore. Sarà il caso di fare una breve sosta, che dite? E' accessibile tutti i giorni, tranne il lunedì, con orari diversi a seconda della stagione.

Tornando indietro alla biforcazione prendete Via Pispini sulla destra fino alla Chiesa di Santo Spirito. Salite le scale sulla destra e poi ancora a destra (sì, avete letto bene; qui c’è il carcere di Siena!) e inoltratevi nel Vicolo di Finimondo senza sfondo, neanche a dirlo.

Curiosità: sulla sinistra c’è un corridoio e in fondo il busto di Bernardino Perfetti. Chi era costui? La risposta la trovate in questo post.

Ritornate in su per Via dei Pispini.  Se trovate il portone del numero civico 1 aperto, entrate per vedere il campanile della Chiesa di San Giorgio legato alla battaglia di Montaperti. Cosa rappresenta? Ve l'ho scritto qui

Ci ritroviamo in Via Pantaneto che percorriamo fino alle Logge del Papa. Da notare prima delle Logge, lungo il lato sinistro della strada, la fontanina della Contrada del Leocorno e sulla destra al n. civico 7, entrando, un bellissimo pozzo.

Oggi abbiamo camminato parecchio.

Si potrebbe essere fatta l’ora giusta per prendere un tè e allora tè a Siena vuol dire Tea Room in Piazza del Mercato, aperto in genere nei mesi più freddi. Negli altri mesi dell'anno direi che c'è l'imbarazzo della scelta di posti dove fermarsi.

Consiglio di lettura di oggi: La Summa Politica di Ambrogio Lorenzetti di Alois Riklin per venire a conoscenza delle diverse letture che si possono fare degli affreschi del Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti.

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Siena in 7 giorni: primo giornosecondo giornoterzo giorno, quarto giorno, quinto giorno, sesto giorno, settimo giorno, indice e altri contributi

lunedì 6 luglio 2020

Siena in 7 giorni: quarto giorno

Immagini dei luoghi visitati il quarto giorno di Siena in Sette giorni

In questo quarto giorno di Siena in 7 giorni iniziamo con la visita all’antico Spedale Santa Maria della Scala, oggi Museo, e proseguiremo attraversando le Contrade Selva, Oca e Drago.

Questo complesso somiglia ad un labirinto, come avrete modo di verificare.

Si sviluppa sopra e sotto il piano stradale e non è stato costruito in un'unica volta ma è il risultato di continui ampliamenti. Per avere un'idea dell'insieme date un'occhiata alla riproduzione in scala che si trova nei pressi del Museo Archeologico nei piani inferiori.

Il Santa Maria della Scala nasce nel Medioevo come luogo di accoglienza dei pellegrini che attraversando la Via Francigena facevano sosta a Siena per poi proseguire verso Roma, verso la Terra Santa oppure verso Santiago di Compostela.

«Peregrini si possono intendere in due modi, in uno largo e in uno stretto: in largo, in quanto è peregrino chiunque è fuori della sua patria; in modo stretto non s’intende peregrino se non chi va verso la casa di Sa’ Iacopo o riede. È però da sapere che in tre modi si chiamano propriamente le genti che vanno al servigio de l’Altissimo: chiamasi palmieri in quanto vanno oltremare, la onde molte volte recano la palma; chiamansi peregrini in quanto vanno a la casa di Galizia, però che la sepoltura di Sa’ Iacopo fue più lontana della sua patria che d’alcuno altro apostolo; chiamansi romei quanti vanno a Roma». (Dante, Vita Nova).

Successivamente è diventato luogo di accoglienza, dei gettatelli (neonati abbandonati) e ospedale.

Oggi è Museo.

Santa Maria della Scala: quarto livello

Tornando alle sue origini però, meglio delle mie parole saranno gli affreschi Quattrocenteschi della Sala del Pellegrinaio a raccontarvi le attività che si svolgevano al Santa Maria della Scala e che si trova al 'quarto livello' che corrisponde al piano stradale quello cioè da dove si entra nel Museo.

Pensate che questa Sala del Pellegrinaio era una camerata di degenti fino alla chiusura dell’Ospedale avvenuta alla fine degli anni novanta del secolo scorso.

Che fine hanno fatto i reparti? Sono stati tutti trasferiti al Policlinico Le Scotte fuori città.

Proseguiamo la nostra visita all'interno del Santa Maria della Scala visitando la Cappella del Manto (ex Sagrestia Vecchia) che in origine si trovava - superata la Sala del Pellegrinaio - sulla destra.

L'originale Cappella del Manto fu realizzata per custodire l’acquisto di un lotto di reliquie in Terra Santa fatte passare come 'atto di donazione'. Deve il suo nome all’affresco raffigurante la Madonna del Manto realizzata da Domenico di Bartolo nel 1444.

In quella attuale solo recentemente sono state trasferite le reliquie in questione. Prima erano esposte nei sotterranei del Santa Maria della Scala all'interno del percorso Tesoro di Siena. Ne ho scritto qui quando le reliquie si trovavano ancora lì.

Nella Cappella del Manto in più, da qualche anno, è stata riportata l'Arliquiera dipinta intorno al 1445 da Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta per racchiudere le numerose reliquie possedute dal Santa Maria della Scala. Fino a qualche anno fa l'Arliquiera era esposta in Pinacoteca. E' bellissima. Potete intanto vedere di che si tratta cercandola qui

Molti pezzi facenti parte del tesoro sono oggetti di valore che i pellegrini lasciavano al Santa Maria della Scala in custodia per non rischiare di perderli in caso gli capitasse di essere derubati durante il cammino.

Il ritorno dei pellegrini non era cosa certa per cui, nel caso, gli oggetti lasciati in custodia diventavano parte del patrimonio del Santa Maria della Scala.

Santa Maria della Scala: terzo livello

Dal quarto livello scendiamo al terzo livello dove troviamo la Cappella di Santa Caterina della Notte, il luogo dove Santa Caterina veniva a pregare, e gli originali di Fonte Gaia di Jacopo della Quercia a confronto con i gessi dell’attuale fonte ottocentesca di Tito Sarrocchi.

Cosa posso aggiungere? Per me, Jacopo tutta la vita! Senza nulla togliere a Tito Sarrocchi. Per voi?

A parte gli scherzi, se il terzo giorno avete scelto di visitare il Cimitero Monumentale della Misericordia avrete avuto modo di apprezzare il talento di Tito Sarrocchi. Altrimenti siete ancora nel posto giusto. Infatti nel quarto livello del Santa Maria della Scala si trova la Gipsoteca di Tito Sarrocchi.

Santa Maria della Scala: primo e secondo livello

Scendendo ancora attraversiamo quella che un tempo era una vera e propria 'strada' da dove entravano i carri che portavano le derrate alimentari al Santa Maria della Scala ed entriamo in un ambiente dove sono disponibili due percorsi, quello del Museo Archeologico di cui ho parlato qui e quello sul Racconto della città dalle origini al Medioevo.

Ad un certo punto vi ritroverete davanti al ‘carnaio’, il luogo cioè dove venivano gettati i corpi delle persone che morivano.

Personalmente ogni volta che arrivo in questo punto del Santa Maria della Scala sento il bisogno di fermarmi e di rivolgere un pensiero a questi scheletri che un tempo sono stati abitati da anime.

Curiosità: se percorrete per conto vostro la strada che divide la parte archeologica dalle scale che provengono dalla Cappella di Santa Caterina della Notte, cercate una lastra di metallo per terra con una scritta. Fa parte del percorso Tempo Zulu. È l’unica delle lastre posizionata in un ambiente al chiuso.

Per uscire dal Museo bisogna ritornare al quarto livello. Prima di venire via date un'occhiata se tante volte ci fosse una mostra nella zona vicino ai tornelli. Di solito sono incluse nel biglietto.

Io credo che dopo la visita al Santa Maria della Scala ci stia bene uno spuntino, magari al Bar del Santa Maria, se non un vero e proprio pranzo!

Quando avete fatto, imboccate il Vicolo San Girolamo (guardando la facciata del Santa Maria della Scala, il vicolo all'estrema destra). Avvertenza: occhio ai piccioni!

Curiosità: noterete in questo vicolo la presenza di un 'ostello'. È stato aperto da pochi anni, da quando ha iniziato a prendere piede tra gli amanti dei 'cammini' il percorso della Via Francigena. Per informazioni occorre rivolgersi al Santa Maria della Scala.

CONTRADA DELLA SELVA

In fondo al Vicolo San Girolamo c’è la Piazzetta della Contrada della Selva con l’Oratorio e la fontanina sulla sinistra.

Noi andiamo a destra e imbocchiamo Via Vallepiatta e poi Via del Costone, la prima a sinistra. Fate attenzione a non scivolare. Scendete tenendovi al corrimano e fermatevi all'angolo per ammirare il panorama che si apre davanti a voi.

In basso c’è la splendida Fontebranda, la fonte di Santa Caterina figlia di tintori, in alto la Basilica di San Domenico dove un dipinto della Santa, realizzato quando Caterina era ancora in vita, indica il luogo dove si recava a pregare. Non andiamo giù perché ci arriveremo da un altra parte per vedere da vicino Fontebranda. Traquilli.

Mentre siete qui credo che non vi sfuggirà un grande tabernacolo con affresco. Questa volta non è raffigurata la Madonna ma la prima visione di Santa Caterina, avuta in questo luogo, all'età di soli sei anni. Un'iscrizione nella parte inferiore ne svela il contenuto.

Tornate indietro per riprendere Via Vallepiatta.

Proseguite per Via Franciosa tenendo d’occhio il lato sinistro della strada e non appena lo intravedete imboccate il Vicolo delle Carrozze e percorretelo tutto.

A metà vicolo vi sorprenderà la vista sui tetti di Siena. Ci troviamo nel cuore della Contrada della Selva dove si trova la stalla del cavallo.

"Dalla fine del Seicento questo vicolo divenne una specie di 'parcheggio' per le carrozze dei signori che soggiornavano nell'albergo "La Scala", cosiddetto perché il suo ingresso era in Piazza San Giovanni proprio di fronte alla scalinata del battistero, la cui insegna, pur sbiadita dal tempo, è ancora visibile nel palazzo attiguo al Ponte di Diacceto"
Tratto dal libro Strad(N)ario di Roberto Cresti e Maura Martellucci

Una volta usciti dal Vicolo delle Carrozze infatti, portatevi a sinistra dove vi attende un altro angolo iconico di Siena: San Domenico visto dal Ponte di Diacceto, sperando che non ci sia nebbia. Può capitare, a me è capitato ;-)

Nel palazzo sulla sinistra vedrete l'insegna dell'albergo di cui sopra.

NOBILE CONTRADA DELL'OCA

Continuate avanti e sulla sinistra imboccate Via della Galluzza, altro vicolo caratteristico di Siena per i suoi archi di rinforzo tra i palazzi.

Scendiamo giù. Qui ci troviamo nel cuore della Contrada dell’Oca. La Contrada più vittoriosa di sempre. La contrada della cantante Gianna Nannini.

Percorrete tutta Via della Galluzza fino ad individuare il Santuario di Santa Caterina dove potrete ammirare:

- il crocifisso ligneo di fine Duecento, nella Chiesa del Crocifisso, da cui Caterina ricevette le stimmate a Pisa nel 1375. Subito dopo la morte della Santa infatti, i senesi si adoperarono per portare quel crocifisso a Siena.
- i dipinti Cinquecenteschi sulla vita della Santa nell'Oratorio della Cucina
- gli affreschi Ottocenteschi sulla vita della Santa di Alessandro Franchi nell'Oratorio della Camera nel piano inferiore.

Tra la Chiesa del Crocifisso e l'Oratorio della Cucina c'è una balaustra. Sporgetevi un po’ per ammirare la cupola del Duomo, in alto a sinistra.

Non sembra anche a voi che si percepisca un'energia particolare in questo luogo? Ve lo avevo già accennato il primo giorno. A me sembra proprio di sì.

Usciti dal Santuario prendiamo il Vicolo del Tiratoio sulla destra, che incrocia il Vicolo del Trapasso, fino ad arrivare in fondo dove c'è la splendida Fontebranda.

Sedetevi su una panchina e riposatevi un po' che ve lo meritate!

Finita la sosta prendete le scale che si trovano dietro a Fontebranda, sul lato sinistro.

Curiosità: sappiate che nel piazzale a sinistra della Fonte dalla fine degli anni settanta dell'Ottocento agli anni Sessanta del secolo scorso c’era una piscina comunale! Ci sono delle foto che lo testimoniano. Fatevi un giro su Google.

CONTRADA DEL DRAGO

In cima alle scale sbucherete nel Vicolo del Campaccio.

Dirigetevi a sinistra verso la Basilica di San Domenico. La Basilica merita per gli affreschi del Sodoma sulla vita di Santa Caterina e per la terza Maestà che abbiamo a Siena, quella di Guido da Siena, in una delle cappelle del transetto sinistro. Una delle tre Maestà, quella di Duccio di Buoninsegna, l'abbiamo vista il secondo giorno. La terza la vedremo domani.

Se non siete troppo stanchi entrate pure ad ammirarli, altrimenti proseguite per Via della Sapienza dove noterete senz’altro la Biblioteca Comunale degli Intronati e, quando siete in cima, girate a sinistra per ammirare il Vicolo della Palla a Corda.  Qui si trova la stalla del cavallo della Contrada del Drago.

In fondo al vicolo, prima dell’ultimo arco a destra, ci sono le scale che sbucano nella Galleria Metropolitan da dove c’è una magnifica vista.

Curiosità: negli anni Ottanta del secolo scorso questa ‘galleria’ era tutta chiusa e c’era un cinema molto grande, il cinema Metropolitan per l’appunto. Oggi il cinema c'è ancora; ma di dimensioni ridotte. In compenso ci sono dei negozi.

Usciti dalla galleria ci troviamo in Piazza Matteotti. Alla vostra sinistra ci sono le scale che portano all’Oratorio della Contrada del Drago mentre sotto, oltre il cancello, si va al Museo della Contrada. Dal cancello potrete ammirare la fontanina della Contrada.

Pensate che il livello di questa Piazza corrispondeva a quello dell’Oratorio! Infatti qui c'era un poggio di proprietà della famiglia Malavolti. Lo sbassamento della Piazza avvenne per gradi e fu ultimata nell'Ottocento.

Finisce qui il nostro percorso di oggi. Se vi trovate a Siena d’inverno magari potrete prendervi un sacchetto di castagne dall’omino che scorgerete in Via Pianigiani.

Per coloro che hanno ancora un po’ di energia segnalo due lastre da cercare in Piazza Matteotti, una appartiene al Tempo Zulu e si trova davanti alla profumeria Douglas. L’altro invece è un volto di Madonna dell’artista senese Mauro Lippi e si trova nella zona antistante il Palazzo delle Poste.


Prima di continuare, ecco una lettura consigliata per immergervi nel Santa Maria della Scala ai tempi di Caterina: il romanzo Caterina della notte di Sabina Minardi. Ho avuto l'occasione di fare qualche domanda all'autrice. Trovate l'intervista completa qui

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