lunedì 29 giugno 2020

Siena in 7 giorni: terzo giorno

Immagini dei luoghi visitati il terzo giorno di Siena in Sette giorni

Il terzo giorno lo iniziamo dal Museo dell’Opera del Duomo e dal Facciatone e, dopo aver attraversato parte del territorio della Contrada Capitana dell'Onda, lo concluderemo a nostro piacimento con una visita a scelta tra tre opzioni + 1.

Rimarremo nel Terzo di Città.


Anche per oggi direi di indossare scarpe comode.


MUSEO DELL'OPA E FACCIATONE


Rechiamoci in Piazza Jacopo della Quercia.

Scommetto che la parola ‘facciatone’ vi ha già incuriosito. 


‘Facciatone’ è il nome che i senesi hanno dato alla ‘finestra sul cielo’ che vedrete già dalla Piazza ed è ciò che rimane dei sogni di grandezza dei senesi di voler costruire un Duomo più grande di quello di Firenze, storica rivale di Siena. 


Pensate che la navata attuale del Duomo doveva diventare il transetto del Duomo Nuovo mai portato a termine per via della peste del 1348 che decimò la popolazione e per via dell’instabilità delle strutture portanti già costruite. 

L'ho raccontato in maniera più estesa il primo giorno qui

Il ‘facciatone’ sarebbe stato l’ingresso principale del Duomo Nuovo.

La cosa bella per noi oggi è che possiamo salire sul Facciatone e ammirare Siena dall’alto dopo aver superato circa 140 scaloni. L’ingresso è dal Museo dell’OPA.


Cosa vuol dire OPA? È l’abbreviazione archivistica del termine ‘opera’, dal latino opus-eris, significa cantiere. (cit. Giulia Tacchetti)

Il Museo dell’OPA ospita capolavori dell’arte di Siena tra i quali imperdibile è la Maestà di Duccio di Buoninsegna eseguita dal 1308 al 1311.


La Maestà di Duccio fu realizzata per l’altar maggiore del Duomo di Siena.

  
Le cronache dell’epoca narrano la processione con la quale venne portata in Duomo il giorno 9 giugno 1311 dalla bottega dell’artista in Via Stalloreggi (ci siamo stati ieri, ricordate?). 

Fu un tripudio, una grande festa. 

La Maestà rimase sull’altare maggiore del Duomo fino al 1506 quando per via del nuovo gusto estetico venne sostituito dal ciborio del Vecchietta tutt’oggi visibile.


Nel Museo dell’OPA possiamo ammirare sia il recto con la Madonna in Maestà circondata da angeli, santi e santi patroni di Siena Ansano, Savino, Crescenzio e Vittore con la bellissima invocazione/dedica di Duccio riportata alla base del trono della Madonna ("Santa Madre di Dio, sii causa di pace per Siena, sii vita per Duccio, perché ti ha dipinto così") sia il verso con le storie della vita privata e pubblica di Gesù anche se separatamente. 


Infatti la tavola di Duccio non fu risparmiata dallo sciacallaggio dei tempi quando per ricavare soldi da questi oggetti rivendendoli agli antiquari non ci si curava minimamente di sciuparli facendoli a pezzi per poterli trasportare meglio tanto che alcune scene narrative le troviamo in alcuni importanti musei del mondo. 


Uno dei miei sogni nel cassetto sarebbe quello di poterle vedere tutte. 


Per ora ho visto una tavoletta al Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid con Gesù e la Samaritana e tre alla National Gallery di Londra: Annunciazione, Trasfigurazione, Guarigione del cieco dalla nascita


Tornando alla Maestà che possiamo ammirare al Museo dell’OPA il mio consiglio anche qui, come ho già fatto ieri per le opere in Pinacoteca, è di soffermarvi sulle scene narrative per cogliere i dettagli.


Cosa intendo? Soffermatevi sulle strutture architettoniche e la loro prospettiva intuita più che reale, sulle espressioni dei volti, sugli abiti, sulle narrazioni in sequenza rappresentate in alcuni pannelli, sugli sfondi dorati e non.


Se non si fosse capito lo dico esplicitamente: io adoro la Maestà di Duccio.


La Maestà si trova al primo piano del Museo dell'OPA.


Al secondo piano ci sono altre sale con arredi sacri e altre tavole tra cui vi segnalo:


- la Madonna dagli occhi grossi, una Madonna con Bambino attribuita al Maestro di Tressa. Questa Madonna, come vi ho accennato il primo giorno quando eravamo nella Cappella della Madonna del Voto in Duomo, è famosa perché a essa, quando stava nel Duomo, i senesi affidarono la città di Siena alla vigilia della battaglia di Montaperti (4 settembre 1260).


- le due tavole con le Prediche di San Bernardino in Piazza del Campo e Piazza San Francesco di Sano di Pietro, uno degli artisti senesi più prolifici del Quattrocento. Anche qui osservate i dettagli. Rappresentano uno spaccato di vita senese di quei tempi.


- il San Paolo in trono di Domenico Beccafumi, il pittore della luce e delle forme come abbiamo apprezzato anche nei commessi marmorei per il Duomo di Siena attraverso effetti di chiaroscuro.


Inoltre vi segnalo la tavola Quattrocentesca con gli articoli del Credo di Benedetto di Bindo di cui vi ho accennato il primo giorno a proposito del Battistero quando vi ho fatto notare che il Credo non ha una diffusione così ampia come soggetto iconografico eppure a Siena ne abbiamo ben quattro: questo su tavola, quelli su affresco nel Battistero e nella Vecchia Sagrestia della Chiesa della Santissima Annunziata difronte al Duomo e quello a intarsio su legno a Palazzo Pubblico nella Cappella dei Nove.


Nell'ultimo piano c'è l'ingresso al FacciatoneGli ingressi sono scanditi da gruppi a numero limitato. Se c’è fila, non demordete perché ne vale la pena. Qualche anno fa c'è stata la possibilità di salire sul Facciatone per vedere l'alba. È stato indimenticabile. Da lì è nata l'idea di questo post per chi ama vedere le città nelle prime ore del mattino o nelle ultime ore prima della sera.

Al pian terreno, dove c'è l'uscita dal Museo, l'occhio è subito attratto dalla vetrata circolare che campeggia in fondo alla sala. Si tratta dell'originale dell'Abside del Duomo, che avete visto il primo giorno, circondato dalle statue originali per la facciata del Duomo di Giovanni Pisano (1284/'96) tra le quali la mia preferita è quella di Maria di Mosè "una delle supreme creazioni della scultura gotica" (cit. Enzo Carli).


Se come me invece preferite seguire percorsi lineari, iniziate 'dall'inizio' della sala e fermatevi ad ammirare il tondo in marmo con la Madonna del Perdono di Donatello.


Prima di uscire non dimenticatevi di dare un'occhiata al pavimento lungo i bordi della sala per scorgere gli originali delle Sette età dell'Uomo di cui vi ho parlato il primo giorno nel link di approfondimento sul Pavimento del Duomo!


Una volta finita la visita al Museo dell’OPA e Facciatone vi propongo di proseguire la scoperta di Siena da Via Monna Agnese, Via delle Campane per scendere dal Vicolo del Bargello in Piazza del Campo. Non vi sfuggirà lo scorcio suggestivo della Torre del Mangia da questo Vicolo.


Quando arrivate in Piazza del Campo, imboccate il Casato di Sotto sulla vostra destra.


Intanto come prima cosa vi faccio notare che è da qui che il giorno del Palio fa il suo ingresso in Piazza del Campo il Corteo Storico. 


Come seconda cosa vi invito ad affacciarvi al numero civico 7-9, se trovate il portone aperto, dove è visibile il Carroccio con il quale si conclude il corteo storico e che ricorda la vittoria riportata in campo dai senesi nella battaglia di Montaperti nel 1260 contro i fiorentini.


Approfitto per dire che il corteo storico di Siena è un racconto cronologicamente a ritroso che inizia dal 1555 quando i senesi si rifugiarono a Montalcino per resistere ai Fiorentini che di lì a poco si sarebbero sostituiti al potere della città con i Medici, per finire col momento di gloria più eccelso nella storia di Siena quella appunto della battaglia di Montaperti nel 1260.


PAUSA PRANZO


A questo punto potrebbe esservi venuta fame quindi cercate un posticino in questa via per ristorarvi. 


CONTRADA DELL'ONDA


Finito il pranzo, riprendete per il Casato di Sotto fino ad incrociare sulla sinistra il Vicolo della Fonte. Scendete le scale, guardate a destra et voilà! Vi presento Fonte Serena o Fonte del Casato. Una delle mie fonti preferite di Siena. 


La Fonte del Casato è del 1353 e fu costruita su richiesta degli abitanti della zona solo che cadde praticamente presto in disuso per via dell’accesso ripido. 


Agli amici che mi vengono a trovare a Siena dico sempre che la considero la nostra Chichén Itzá formato mignon.


Dopo aver visto la Fonte, scendiamo giù fino ad arrivare in Via Dupré.


Sappiate che Via Dupré è l’ultimo accesso che rimane aperto il giorno del Palio per entrare in Piazza del Campo mentre il corteo sta sfilando. L’orario di chiusura può variare soprattutto a seguito delle nuove misure di sicurezza antiterrorismo introdotte per eventi di massa.


Percorriamo Via Dupré fino in cima. Quando avrete superato l’Arco di Sant’Agata, voltatevi per ammirare un altro degli scorci iconici di Siena.


Apro parentesi


Se vi trovate a Siena il 19 marzo, giorno di San Giuseppe, troverete Via Dupré piena di bancarelle di giocattoli, palloncini, frittelle e 'carretti' con i colori delle Contrade. È appunto la Festa di San Giuseppe.

Chiudo parentesi.

Siamo nel cuore della Contrada Capitana dell’Onda. Il titolo di ‘capitana’ è perché le sue milizie montavano la guardia al Palazzo del Comune.


La Chiesa oltre l’Arco, dedicata a San Giuseppe, è l’Oratorio della Contrada. Nell’angolo, la fontana con il delfino è la fontanina della Contrada dove avviene il battesimo contradaiolo che sancisce l’appartenenza a questa contrada. 


Affacciatevi dietro la fontanina: c’è un altro scorcio da immortalare!


Se poi avete voglia di spingervi oltre percorrete Via di Fontanella in discesa fino ad arrivare ad un piccolo cancello. Affacciatevi dal muretto per vedere uno scorcio dell'antica Fonte di Fontanella detta anche 'fonte degli Eremiti' o 'fonte di Sant'Agostino' per la sua collocazione in corrispondenza della Basilica di Sant'Agostino.

Delle fonti di Siena questa mi manca da visitare. Chissà se un giorno qualche associazione organizzerà una visita. 

Tornate indietro e prendete Via Sant’Agata. In cima a sinistra c’è il Prato di Sant’Agostino; è un ‘prato’ dove al posto dell’erba c’è il breccino. Qui non siamo più nel territorio della Contrada dell'Onda.

Oltre alla mole della Chiesa di Sant'Agostino, che se fosse aperta merita una visita in generale ma nel particolare secondo me per la Crocifissione del Perugino, all'angolo noterete un porticato antistante un palazzo che ospita il Liceo Classico di Siena e l'
Istituto Superiore di Studi Musicali "Rinaldo Franci". Ve lo segnalo per dirvi che all'interno del palazzo ci sono delle sale cosiddette del "Rettore" che ho avuto modo di visitare qualche anno fa e che mi colpirono per la tematica esotica delle decorazioni. Ne ho scritto qui


Imbocchiamo Via Mattioli, la strada che fiancheggia il Liceo. A questo punto a seconda dei vostri interessi e degli orari di apertura vi propongo tre opzioni: 


- il Museo di Storia Naturale ad ingresso gratuito

- l’Orto Botanico, a pagamento
- il Cimitero Monumentale della Misericordia che si trova oltre la porta medievale - Porta Tufi - in fondo a Via Mattioli.

MUSEO DI STORIA NATURALE


Il Museo di Storia Naturale dell'Accademia dei Fisiocritici, se siete appassionati al genere, credo che sia molto interessante da visitare.


Colpisce subito intanto appena si entra il grande scheletro esposto nel Chiostro del Museo. Si tratta di una balenottera arenatasi sulla spiaggia di Piombino il 23 novembre 1974.


Le collezioni relative alle quattro sezioni (Geologia , Zoologia, Anatomia, Botanica) in cui si articola il Museo sono esposte nelle vetrine lungo i due piani intorno al Chiostro. 

Ci sono dei monitor interattivi per saperne di più sulle collezioni e su questi 'fisiocritici' o 'giudici della natura' (dal greco physis=natura e kriticoi=coloro che studiano). Si appellarono così i primi membri dell'Accademia di Scienza fondata a Siena nel 1691 da Pirro Maria Gabrielli, professore di Medicina teoretica e Botanica; Accademia che raggiunse grande prestigio nel XVIII secolo nei circoli culturali d'Europa.


Io sono più attratta dall'arte che dalla scienza e quindi subisco il fascino prima di tutto del luogo, un ex monastero camaldolese del XII secolo, e poi delle antiche vetrine che ospitano i pezzi delle  collezioni lungo le pareti. Non fu comunque questa la prima sede del Museo.


C'è una parte del Museo che mi affascina in maniera particolare ed è quella degli animali 'imbalsamati'. Forse perché mi è familiare nel senso che tra le amicizie frequentate dalla mia famiglia quando ero piccola c'era un cacciatore che in casa aveva diversi esemplari imbalsamati esposti sulle pareti al posto dei quadri. Chissà!


In realtà ho scoperto che non sono 'imbalsamati' o almeno non tutti.


Il termine corretto è 'tassidermia' o 'impagliamento'. 


In cosa consiste questa tecnica? Nel separare la pelle dell'animale dal corpo per applicarla ad una struttura artificiale creata in precedenza con la forma dell'animale - una sagoma per capirsi - nel caso ad esempio di un mammifero oppure attraverso imbottitura artificiale come nel caso degli uccelli. Quindi la 'pelle' è quella originale dell'animale, il 'corpo' no.


Devo dire che sono rimasta un po' perplessa quando ho saputo che, in pratica, questa tecnica consiste nello smontare e rimontare l'animale quindi la forma finale è quella che gli dà il tassidermista e la sua bravura è nel renderlo il più naturale possibile perché in pratica ricrea l'animale.


Il Museo di Storia Naturale di Siena ha un suo proprio Laboratorio Tassidermico e la cosa interessante, e qui molti di voi si sentiranno maggiormente riavere lo so, è che diversamente da quanto accadeva in passato ora gli animali non si uccidono per studiarli e quindi impagliarli ma si studiano nel loro territorio e solo quando sono morti vengono portati in Laboratorio.


Altre cose che mi colpiscono di questo Museo e che quindi mi vado a rivedere quando ci capito sono:
le terre bolari (deposti su piccoli laghi del Monte Amiata) colorate,
- la macchina del vuoto costruita nel 2003 a scopi didattici, 
- il 'meteorite di Siena' facente parte dello sciame di meteoriti caduto nella campagna senese nel 1794, 
- le tavole anatomiche a grandezza naturale di Paolo Mascagni per gli studenti di medicina
- la linea meridiana realizzata nel 1848 nel pavimento dell’Aula Magna per l’individuazione del mezzogiorno in qualsiasi giorno dell’anno e rimasta attiva fino al 1964.

Fino a qualche anno fa nel Chiostro c'era una riproduzione in ferro realizzata nel 2006 della linea meridiana usata in precedenza, quella del 1703, andata distrutta dal terremoto del 1798. Era suggestivo. Peccato l'abbiano tolta.

A proposito di quando la meridiana dei Fisiocritici dava l'ora precisa a tutta Siena vi riporto un estratto di Luigi Oliveto pubblicato su Toscanalibri.it per farvi fare un bel salto indietro nel tempo:

"Si era verso la metà dell’Ottocento e viene da immaginare che la scena avesse una concitata solennità. Dalle 11,30 alle 12,30 di ogni lunedì gli orologiai di Siena andavano a prendere l’ora esatta all’Accademia dei Fisiocritici. Nella grande aula, infatti, si trovava la meridiana a camera oscura. E sarebbe stato mezzogiorno preciso quando dal foro gnomonico posto sulla parete a sud il sole avesse raggiunto la retta tracciata sul pavimento, schiarito il marmo con su disegnati la linea del Tempo Medio a forma di otto, i mesi, i segni dello zodiaco. All’istante, con accigliata meticolosità, gli orologiai rimettevano le proprie lancette, mosse allora da meccaniche piuttosto approssimative. Ma non solo. Prima uno strillo, poi un rintocco sul tetto dell’Accademia, dava il segnale affinché le campane di torri e chiese avvisassero che era giunta l’ora mediana del giorno. Dunque, che orologi ed anime prendessero misura del tempo trascorso e di quanto loro ne restasse. Era così che quel raggio di sole appena insinuatosi in un pertugio di mondo dava a un’intera città la certezza d’essere dentro un tempo ‘vero’ e condiviso."


Un avvertimento devo farlo nel caso ci andiate con i bambini, non potendo io conoscere il loro grado di sensibilità: ci sono dei 'pezzi' nella sala delle tavole anatomiche del Mascagni che potrebbero impressionarli, tipo i 'preparati disseccati di organi umani' o 'preparati pietrificati di organi di animali e umani' e ancora animali nati con malformazioni. Valutate voi quindi se è il caso di fermarsi a guardarli.


Quando avrete finito la vostra visita date un'occhiata al piazzale esterno al Museo. Anche se non c’entra con il Museo, aguzzate la vista: c'è una ‘lastra’ con un pentagramma. Fa parte del Tempo Zulu


ORTO BOTANICO

L’Orto Botanico è un luogo unico dove regna il silenzio. Anche se Siena non è una metropoli non è comunque esente dai rumori della città e qui sembrano dissolti.


Il nucleo originario di piante semplici ed esotiche, un tempo in altra sede, furono trasferite qui nel 1856.


E' un vero e proprio 'parco' l'Orto Botanico di Siena. Si estende per due ettari e mezzo di terreno con vialetti e scalinate per percorrerlo.


Se non siete appassionati di botanica come me, forse perché non ho il pollice verde, vi assicuro che trascorrerete comunque un bel momento di relax. Se invece lo siete ovviamente questo luogo avrà molte cose da dirvi. 


Il percorso idealmente inizia a sinistra della scalinata d'accesso dove si incontrano le Gimnosperme (piante a seme sprovviste di fiori e frutti). 

Le piante provenienti dalla Toscane meridionale si trovano al centro dell'albereto e sono suddivise in base al loro habitat in natura quindi ci sono alberi che troviamo nella costa, in collina, in montagna e in pianura.


Ogni albero, arbusto, pianta è identificato con un cartellino. Il colore bianco indica che è autoctono, il colore giallo che è esotico. Quando è scritto come anno 1856 vuol dire che non si conosce l'anno perché come ho scritto prima fu proprio in quel periodo che l'Orto Botanico fu trasferito nell'attuale sede dalla precedente presso il Santa Maria della Scala.


Lungo il percorso incontreremo quattro serre dove vengono trasferite le piante tropicali d'inverno.


La prima e più antica serra che incontriamo colpisce per la particolare struttura architettonica Ottocentesca dell'ingresso.


Dietro a questa serra ce n'è un'altra utilizzata per le ricerche dell'Università e nei pressi, in alto, una limonaia dove vengono trasferiti in inverno le piante di agrumi.


C'è poi una serra molto più grande che incontriamo lungo il percorso verso la vallata con due ambienti, il primo ospita d'inverno le piante tropicali coltivate in vaso, il secondo ospita le 'succulente' a noi meglio conosciute come 'piante grasse'. 


Ecco, questa serra mi affascina in maniera particolare.  È divisa in due parti, da un lato ci sono piante di origini americane e dall'altra piante di origini africane inclusi i singolari 'sassi viventi', piante che si mimetizzano molto bene con i sassi che le circondano.

Ci sono dei cartelli esplicativi ma una cosa che ho trattenuto è che delle succulente ci sono alcune che fanno scorta di acqua nelle foglie altre nel tronco e queste ultime sono quelle che hanno trasformato le foglie in spine.

L'Orto Botanico di Siena si conclude con il cosiddetto 'podere' dove si coltivano viti, olivi e alberi da frutto, una fonte medievale, un felceto e infine due stagni dove si coltiva la Nimphaea alba e qui il collegamento con le Ninfee di Monet è un attimo ve lo dico anche se non è semplice vederla fiorita. La prima volta per me è stata a luglio dell'anno scorso.

C'è un passaggio 'segreto' nelle mura in fondo all'Orto Botanico. Ne ho scritto qui


Un consiglio prima o dopo la visita di questo Orto, ma anche di qualsiasi altro orto, potrebbe essere la lettura del libro "La simbologia delle piante. Magia, leggende, araldica e curiosità del mondo vegetale" di Carlo Lapucci. Ho assistito ad una presentazione proprio nell'Orto Botanico di Siena ed è stata istruttiva e divertente. Quante cose curiose sull'utilizzo delle piante!


CIMITERO MONUMENTALE DELLA MISERICORDIA


Infine il Cimitero Monumentale della Misericordia al quale sono molto affezionata non perché ci sia sepolto qualcuno di famiglia ma per le tombe monumentali dell’Ottocento/Novecento con sculture di importanti artisti senesi e anche perché scriverne nel blog mi ha messo in contatto con il nipote di uno di questi scultori che mi ha messo a disposizione diversa documentazione sulle opere dell’artista Guido Bianconi


Se farete una visita vi sarà molto utile il post che ho scritto al riguardo con la piantina del Piazzale con l’obelisco intorno al quale ci sono le cappelle gentilizie. Eccolo qui


Il terzo giorno finisce qui. Se avete scelto il cimitero e siete un po’ stanchi prendete il pollicino n. 54 fino a Piazza Quattro Cantoni oppure fino al capolinea in Piazza Indipendenza, se volete fare un giro panoramico. 


Se invece avete rimandato ad un'altra volta la visita ad una delle tre opzioni che vi ho proposto,  imboccate l'ingresso verso gli Orti dei Tolomei che si trova davanti a quel palazzo circa a metà di Via Mattioli (si tratta della sede della Facoltà di Giurisprudenza) per ritornare all'Arco di Sant'Agata facendo una bella passeggiata nel verde e con un bel colpo d’occhio sui tetti di Siena.

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Siena in 7 giorni: primo giorno, secondo giorno, terzo giorno, quarto giorno, quinto giorno, sesto giorno, settimo giorno, indice e altri contributi

lunedì 22 giugno 2020

Siena in 7 giorni: secondo giorno

Immagini dei luoghi visitati il secondo giorno di Siena in Sette giorni

Oggi visiteremo 'solo' un Museo che tradotto vuol dire che il resto della giornata andremo in giro a fare una passeggiata trekking per le strade di Siena. Vi consiglio quindi di indossare scarpe comode!

Siena è divisa territorialmente in tre Terzi che coincidono con i tre colli su cui poggia.

Si chiamano rispettivamente Terzo di Camollia, Terzo di San Martino e Terzo di Città.

Nel percorso di oggi andremo nel territorio delle seguenti Contrade (*) che si trovano nel Terzo di Città: Tartuca, Chiocciola, Pantera e Aquila.

PINACOTECA

Iniziamo quindi da Via San Pietro, la via opposta a quella che ieri ci ha portato in Duomo.

In Via San Pietro si trova uno dei gioielli di Siena, secondo me, e cioè la Pinacoteca Nazionale.

Esso ospita una collezione di tavole a fondo oro dei maestri primitivi senesi (1200-1300) e anche di artisti dei secoli successivi fino al 1600.

Sono per lo più opere di soggetto religioso ma fate attenzione perché troverete anche qualche opera di soggetto profano. Ne ho scritto qualcosa qui

Ciò che vi invito ad osservare subito sono soprattutto le narrazioni e la capacità di questi artisti senesi di riprodurre la realtà attraverso la profusione di dettagli.

Ci sono andata tante volte alla Pinacoteca di Siena e ogni volta scopro qualcosa di nuovo.

Per un primo approccio, che comunque abbraccia tutte le sale, vi suggerisco di leggere questo post dove ho riportato la visita che organizzai nel 2013 per la prima edizione delle Invasioni Digitali a Siena.

Considerate di dedicare minimo un paio d’ore alla visita. Senza fretta, godetevi il privilegio di percorrere la storia secolare dell’arte senese semplicemente facendo una ‘passeggiata’ attraverso le sale della Pinacoteca.

Finita la visita consiglierei di fermarvi a fare una seconda colazione in uno dei Bar di Via San Pietro per poi proseguire e fermarvi all’incrocio sulla destra, quasi appena svoltata la curva, con Via di Castelvecchio.

CONTRADA DELLA TARTUCA

Curiosità: alzate un attimo lo sguardo in alto a destra. La vedete quella lapide? L’iscrizione riguarda il mal costume e se siete attenti vi capiterà di intercettarne altri durante questi sette giorni a Siena.

“Nissuna meretrice ben che maritata descritta o no descritta puoi habitare in questa strada sotto pena di scudi dieci come più largamente nel bando de SS Esecutori di Gab. P.S.A.R. sotto il di XII Ag MDCCIV”

Già dal Seicento infatti a Siena era fatto divieto alle meretrici, con tanto di bando, di abitare in specifiche vie della città. La richiesta veniva inoltrata dalle Contrade agli Esecutori di Gabella  per tutelare la moralità del territorio. Se poi fosse rispettato o no questo divieto, chi lo sa!

La piccola terracotta invece indica che ci troviamo nel territorio della Contrada della Tartuca.

Individuare queste piccole terrecotte o mattonelle in ceramica con i simboli delle Contrade è un buon modo per scoprire in quale Contrada vi trovate.

I territori delle Contrade infatti sono stati stabiliti con Decreto dalla Principessa Violante di Baviera nel 1730 e sono tutt’oggi gli stessi.

Curiosità: nel documento originale è riportato 1729 perché fino al 31/12/1749 a Siena l'anno cominciava il 25 marzo e  per questo anche in alcuni testi è riportata erroneamente la data 1729.

Vi capiterà anche di notare a volte che nella stessa via ci sono mattonelle di Contrade diverse a seconda del lato della strada. Non è un errore. Aguzzate quindi la vista!

Percorriamo Via di Castelvecchio fino ad incrociare sulla destra il Castellare.

Ci troviamo nella zona più antica di Siena dove ci furono i primi insediamenti romani sul colle.

Nella parte più alta del Castellare ci sono un paio di scalinate che portano ad abitazioni private. Salite su quella a destra e scoprite cosa si vede da lì!

Bello, vero? Fatelo con discrezione mi raccomando e se venite ‘sorpresi’ dagli inquilini potete complimentarvi con loro per la loro fortuna di godere di una simile vista. Personalmente non ho mai incontrato nessuno.

Mentre camminate per Siena rivolgete lo sguardo anche ai palazzi. Ciò che ai profani apparirà come un sovrapporsi senza senso di elementi architettonici e tecniche di costruzione non è che la testimonianza dell’evoluzione urbana di Siena riconoscibile ad occhio nudo sicuramente dagli esperti.

Torniamo indietro e continuiamo ancora per Via di Castelvecchio fino ad incrociare il Vicolo di Castelvecchio a sinistra e percorriamolo tutto fino a Via Tommaso Pendola.

Tommaso Pendola fu un padre scolopio, nato a Genova e presente a Siena a partire dal 1821 dove svolse la sua attività di educatore a favore dei sordomuti fondando nel 1828 un Istituto proprio in questa via. L’Istituto divenne Convitto nel 1831 e diventò uno dei migliori Istituti d’Italia.

Girate a sinistra e poi dopo a destra: scendete per il Vicolo della Tartuca.

Ci troviamo nel cuore della Contrada della Tartuca.

Percorrendolo a sinistra, all’inizio vedrete la stalla che ospita il cavallo andato in sorte alla Contrada durante i giorni del Palio. Subito dopo passerete davanti al retro dell’Oratorio e del Museo della Contrada per poi arrivare in fondo dove il Vicolo diventa cieco.

Personalmente quello che mi piace di questo Vicolo è la presenza umana testimoniata dai panni tesi. Come dire? Fa più 'casa' e meno 'Disneyland'. Concedetemi questa piccola polemica. Io abito in centro a Siena e mi dà fastidio quando sento dire che è tutto finto, che ci sono solo negozi per i turisti.

Torniamo indietro e proseguiamo diritto fino al Vicolo del Saltarello e infine, sulla sinistra, verso l’Arco di Santa Lucia.

CONTRADA DELLA CHIOCCIOLA

Oltrepassato l’Arco, attraversiamo la strada e andiamo avanti per Via delle Sperandie. Qui ci troviamo nel territorio di un’altra Contrada, la Contrada della Chiocciola, rivale della Contrada della Tartuca.

Le Contrade di Siena in totale sono 17 e tra di loro ci possono essere rapporti di alleanza o rivalità. Le motivazioni possono essere anche antichissime e possono essere determinanti durante i giorni del Palio.

Come avrete già potuto notare, anche se ci troviamo solo al secondo giorno, riguardo al Palio e alle Contrade di Siena inserisco via via qualche informazione. L'ultimo giorno vi racconterò qualcosa in più.

Tornando a Via delle Sperandie, vi ho portato qui perché voglio farvi vedere un luogo nascosto e molto suggestivo: la Fonte delle Monache.

Per arrivarci, quando siete in fondo alla via, svoltate a sinistra. C’è un passaggio che sembra privato. In realtà ci sono uffici pubblici.

Scendete per i terrazzamenti fino ad intravedere l’esterno della Fonte.

La grata potrebbe essere coperta da un telo per ripararla dal vento e dalla pioggia, presumo.
Se così fosse, non siate dispiaciuti. Sarete ripagati sicuramente dalla bellissima vista sulla Valle Berardi.

Se poi siete pratici di foto scattate in condizioni 'estreme' con lo smartphone, alzate appena un pochino il telo e tenendo ben saldo il telefono in mano scattate la vostra foto e stupitevi.
Attenzione a non farlo cadere giù, il telefono!

Della Fonte delle Monache trovate notizie in un post che ho scritto qui

Dopo questa sosta, tornate indietro e proseguite fino a Porta San Marco osservando lo spettacolare panorama che si apre sulla vostra sinistra.

Uscite un attimo dalla Porta e leggete la scritta sulla lapide che si trova a destra “… tirate dove volete, ma io vi proibisco di tirare al di là del XVIII secolo”. È quanto avrebbe detto il generale francese De Monsabert alla sua truppa entrando a Siena da questa porta il 3 luglio 1944 mentre i tedeschi uscivano verso Nord senza sparare un colpo.

Ecco perché Siena è rimasta praticamente salva dai bombardamenti. Fu coinvolta solo la Basilica dell'Osservanza che si trova fuori dalle mura della città. Ad ogni modo furono comunque fatte delle operazioni di protezione ad alcune opere d’arte del Complesso del Duomo. Ne ho scritto qui

Davanti a noi c'è Piazzale Marcello Biringucci, un ottimo luogo per vedere il sole tramontare.

Rientriate da Porta San Marco e risalite per la Via omonima. Fermatevi al numero civico 90, entrate, salite le scale e oltrepassate il portone.

Vi ritroverete nel Chiostro di Santa Marta.

Questo complesso, che oggi ospita l'Archivio Storico del Comune, un tempo era un Convento.

Potrete ammirare degli affreschi monocromi con scene di vita eremitica e un ciclo di San Girolamo. Ci sono dei brevi pannelli esplicativi sulle pareti. Io ho scritto un post dettagliato su questo Chiostro che trovate qui così vi anticipate la visita.

Ritornando su Via San Marco proseguite fino alla biforcazione segnalata da un Oratorio con la scritta ‘casa del cavallo’ e un pozzo antistante detto ‘affogasanti’. Come mai questo nome bizzarro?

Be, è troppo carina la storia e ve la riporto per bene così capirete qualcosa in più sullo spirito dei Contradaioli e sull’importanza del Palio nella loro vita.

“Nel 1888, in un momento di ira per la perdita del palio, i chiocciolini vi gettarono una maiolica raffigurante Sant’Antonio Abate, protettore degli animali e quindi anche dei cavalli. Da quell’anno la Chiocciola rimase a lungo digiuna di vittorie, ma nel 1910 le donne della contrada, convinte che vi fosse una stretta relazione tra la sfortuna nel palio e il cattivo trattamento riservato al Santo, ripescarono dal pozzo l’immagine sacra. Forse per caso, forse per volontà divina, la Chiocciola riportò la vittoria nel palio immediatamente successivo (luglio 1911).”
Tratto dal libro Siena e l’acqua – Nuova immagine editrice.

Proseguiamo a sinistra per Via della Diana.

“Diana” è il nome del fiume che i senesi erano convinti di sentir scorrere nei sotterranei di questa zona. Sì, avete capito bene. Ne parlerò nei prossimi giorni su quanto la scarsità d’acqua fosse un problema per Siena, una città lontana dal mare e non attraversata da alcun fiume. Sappiate solo per ora che è a questo che Dante si riferisce nel Purgatorio quando etichetta ‘gente vana’ i senesi. Tale terzina Dantesca non poteva non essere riportata in una lapide in questa via. L'avete vista, sì?

Apro parentesi.

Siena compare diverse volte nella Divina Commedia non vi stupisca perciò di intercettare delle lapidi qua e là che ricordano i versi del Sommo Poeta riferiti ad esempio a Pia de' Tolomei, Sapìa e Provenzano Salvani. Tali lapidi furono poste nel 1921, per il 6° centenario della morte di Dante.

Chiudo parentesi.

Da Via della Diana sbuchiamo in Pian dei Mantellini caratterizzato dall’imponente Chiesa del Carmine. Se fosse aperta, entrateci e ammirate la Cacciata degli Angeli ribelli di Domenico Beccafumi, soggetto rappresentato in maniera più pacata dall’artista rispetto alla prima versione che avete visto in Pinacoteca. Se fosse chiusa continuate avanti fino alle Due Porte.

Curiosità: in corrispondenza del campanile della Chiesa del Carmine è stabilito il confine tra il territorio della Contrada della Chiocciola e quello della Contrada della Pantera.

Apro altra parentesi.

Se vi trovate a Siena il 13 dicembre, giorno di Santa Lucia, troverete Pian dei Mantellini piena di bancarelle di giocattoli, palloncini, dolciumi e campanine con i colori delle Contrade. È la Fiera di Santa Lucia, per l'appunto, e nella vicina Chiesa di Santa Lucia tutto il giorno vengono celebrate le funzioni religiose con la benedizione degli occhi e l'offerta dei panini benedetti.

Chiudo parentesi.

Cercate il numero civico 7 in Pian dei Mantellini e se il portone fosse aperto, entrate. Troverete un ingresso insolito. Di palazzi Settecenteschi ce ne sono altri a Siena. Ne ho citati altri qui

A questo punto potrebbe esservi venuta un po’ di fame. Guardatevi intorno e fatevi guidare dal vostro sesto senso o dai profumi dei ristoranti.

PAUSA PRANZO

Dopo pranzo potete riprendere il percorso oltrepassando l’arco le Due Porte.

Prima di oltrepassarlo però una curiosità: il tabernacolo mariano posto a sinistra della porta murata è quello più antico di tutti quelli presenti per le vie di Siena. Una presenza massiccia direi. Di sicuro ve ne sarete accorti anche voi. D'altronde Siena è detta Civitas Virginis.

CONTRADA DELLA PANTERA

Imboccate Via Stalloreggi. Una targa sulla destra ricorda la bottega di Duccio di Buoninsegna, autore della Maestà che vedrete domani nel Museo dell’Opera del Duomo.

Al primo incrocio a destra è ben visibile il tabernacolo della Madonna del Corvo. L'affresco con la Pietà è del Sodoma.

Qui avevo previsto di raccontarvi qualcosa del perché del nome di questo Tabernacolo ma le informazioni che ho sono state superate da una recente pubblicazione che non ho ancora avuto modo di leggere. Si tratta de La Madonna del Corvo di Alessandro Leoncini, nel caso incuriosisse anche voi.

Proseguendo avanti sulla destra ammirate il bellissimo Palazzo Bisdomini dove è possibile rintracciare le caratteristiche delle case torri medievali e in più il tratto distintivo dei ‘palazzi’: la facciata.

Sull’evoluzione dell’architettura civile a Siena ho scritto un post che trovate qui

Continuando, ancora sulla destra c’è Piazza del Conte dove si trova la fontanina della Contrada della Pantera.

Ora, invece di proseguire, vi porto in un posto segreto: il Vicolo del Contino.  Potete imboccarlo in alto a sinistra della Piazza. Sembra di essere stati catapultati in un'altra città, non sembra anche a voi?

Ritornando su Via Stalloreggi, osservate la strada davanti al portone del numero civico 24. Notate niente di strano? Tipo un rilievo particolare? Si tratta di un’opera del percorso denominato Tempo Zulu e di cui è disseminata Siena. Ne ho scritto un post con tutte le opere qui.

Se è vero che all’inizio vi ho detto di guardare sempre in alto quando percorrete le vie di Siena, ora vi suggerisco di non tralasciare nemmeno le lastre!

CONTRADA DELL'AQUILA

Arriviamo in Piazza Postierla o Quattro Cantoni ad indicare l’incrocio delle quattro vie: Via di Città, Via del Capitano, Via Stalloreggi e Via San Pietro.

Ci troviamo nel cuore della Contrada dell’Aquila rivale della Contrada della Pantera.

Nell’angolo in alto a sinistra della Piazza c’è il caratteristico Vicolo del Verchione “una stradina senza sfondo che anticamente era collegata da un chiasso all’arco chiuso di una delle Due Porte di Stalloreggi”. Tratto da Siena di Alberto Fiorini.

Per accedere a questo vicolo c’era una porta nelle mura che veniva inchiavardata.

“La parola ‘verchione’ in italiano antico veniva utilizzata per indicare un ‘chiavistello’, con cui solitamente si chiudevano le porte facendo scorrere la robusta barra di ferro in un anello fissato sul battente. “ Tratto da Strad(N)ario di Roberto Cresti e Maura Martellucci

Continuiamo ora dritto per Via di Città. Intanto vi faccio notare nell’angolo a sinistra la Torre Forteguerri. Vedete tutte quelle ‘buche’ sui muri? Non sono per far fare il nido ai piccioni ma si tratta di ‘buche pontaie’, quelle che nel Medioevo servivano principalmente, in fase costruttiva, per i ponteggi mentre si saliva nella realizzazione del muro e poi anche per potervi incastrare le travi dei ballatoi in legno.

Se siete stati in Pinacoteca (spero proprio che non l'abbiate saltata!) vi sarete fatti sicuramente un’idea ammirando una delle scene narrative della Pala del Beato Agostino Novello di Simone Martini.

Sulla destra scendiamo per la Costa Larga e subito a sinistra prediamo Via dei Percennesi.

Qui siamo ancora nella Contrada dell’Aquila. All’inizio della Via sulla sinistra possiamo vedere la stalla del cavallo.

Curiosità: più o meno in fondo al vicolo, guardate in alto. Vedrete dei merli ghibellini 'a coda di rondine' invece che guelfi 'squadrati' su quel lato di Palazzo Chigi Saracini.

Sono i merli ghibellini di Palazzo Marescotti, oggi per l'appunto Palazzo Chigi Saracini.

I merli ricordano i figli del Conte Marescotti morti nella Battaglia di Montaperti vinta dai senesi contro Firenze nel 1260. Sono rimasti salvi forse grazie alla loro posizione nascosta. Sulla facciata del Palazzo, visibile da Via di Città, ci sono invece i merli guelfi.

Dei merli ghibellini ne ho parlato anche in un post sui luoghi a Siena della Battaglia di Montaperti. Lo trovate qui.

Proseguite seguendo la strada verso sinistra per Vicolo di Tone. Sbucherete in Via di Città, accanto all'ingresso di Palazzo Chigi Saracini sede dell’Accademia Musicale Chigiana.

A questo punto si sarà fatta l’ora di merenda per cui vi consiglio di fare una sosta nella caffetteria allestita nel Chiostro o nel Bar di Palazzo Chigi Saracini anche per fare il punto della situazione.

Prendetevi libero il resto della giornata! Oppure fate un'incursione nella libreria che troverete nei paraggi.

Come mai questo consiglio?

Be, vedete, l’idea di questa guida Siena in 7 giorni è quella di ‘vedere’ durante il giorno e poi, nella pausa prima di cena oppure anche dopo cena, 'approfondire' quanto visto durante la giornata (dai monumenti, alle opere d’arte ai nomi delle vie) oppure quando tornerete a casa. Nelle librerie di Siena avrete l’imbarazzo della scelta per la quantità di pubblicazioni.

Io intanto vi lascio alcuni titoli di libri di quelli che ho letto. Sono certa che vi piaceranno:
- per i monumenti e le opere d’arte in generale: Tutta Siena. Contrada per Contrada di Piero Torriti
- per l’origine dei nomi delle strade: Strad(N)ario. Storia, curiosità e stranezza nei toponimi di Siena di Roberto Cresti e Maura Martellucci
- per le fonti, fontane, pozzi e cisterne: Siena e l’acqua di M. Assunta Ceppari Ridolfi e Patrizia Turrini
- per notizie sui Tabenacoli: I Tabernacoli di Siena di Alessandro Leoncini
- per l’arredo urbano: Fortificare con arte. Mura, porte e fortezze di Siena nella storia a cura di Ettore Pellegrini
- per approfondire le Contrade e il Palio: La terra in Piazza. Un’interpretazione del Palio di Alan Dundes e Alessandro Falassi e il recentissimo Il Palio di Siena una Festa Italiana di Duccio Balestracci

Ci sono altri libri interessantissimi che si possono consultare in Biblioteca come ad esempio:
- Siena. Immagini, testimonianze e miti nei toponimi della città di Alberto Fiorini (la mia Bibbia!)
- La memoria sui muri: iscrizioni ed epigrafi sulle strade di Siena Volume I
- La memoria sui muri: iscrizioni ed epigrafi nei cortili, negli entroni e negli atri dei palazzi pubblici di Siena Volume II

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(*) Le 'contrade' sono i rioni in cui Siena è divisa e che forse fino a questo momento avete associato solo al Palio, la 'carriera' che si svolge due volte l'anno a Siena in Piazza del Campo, e invece sono tanto altro. Per approfondire vi consiglio di leggere il libro del Prof. Duccio Balestracci che ho citato in fondo al post.

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Siena in 7 giorni: primo giorno, secondo giorno, terzo giorno, quarto giorno, quinto giorno, sesto giorno, settimo giorno, indice e altri contributi

lunedì 15 giugno 2020

Siena in 7 giorni: primo giorno

Immagini dei luoghi visitati il primo giorno di Siena in Sette giorni

INTRODUZIONE

Benvenuti in questo percorso Siena in 7 giorni che inizia con questo primo post e che vi accompagnerà per altre sei puntate + una conclusiva con l’indice e altri contributi. Troverete tutti i link in sequenza in fondo a ciascun post.

Siena in 7 giorni è un'idea che avevo iniziato a sviluppare due anni fa, vista la mole di post che ho dedicato a Siena in questo blog, e che ho affinato in vista del ritorno in punta di piedi nei nostri luoghi più cari quando è iniziata la Fase 2 del Covid-19.

Il percorso l'ho pensato per i turisti (perché a Siena non c'è solo Piazza del Campo e Piazza Duomo #sapevatelo) e lo dedico ai senesi ai quali spero di fare compagnia e magari anche sorprendere con qualcosa che non conoscono, anche se la vedo dura! I senesi amano la loro città e sanno tutto, ma proprio tutto, di Siena e non per approssimazione.

Provo una grande ammirazione per i senesi delle origini; per la loro capacità di problem solving e per il gusto estetico presente in ogni cosa che hanno fatto.

Non sono una guida turistica. Le mie conoscenze su Siena derivano dalla partecipazione alle tantissime visite guidate organizzate da guide locali autorizzate e dai tanti libri letti sulla storia e l'arte di questa città.

Ho fatto revisionare i post di questo progetto da una persona preparata e pignola quanto basta a rassicurarmi sull'esattezza delle notizie date. Se trovate degli errori, siate certi che sono di trascrizione. Segnalatemeli pure e provvederò a correggerli. Grazie.

Come immagino che userete questa guida? 

- come primo approccio all'organizzazione di una eventuale visita a Siena. Io di solito faccio così quando visito una città che non conosco: cerco itinerari di altri, mi appunto le cose che mi hanno incuriosito di più e mi faccio un itinerario su misura per me.
- come fonte per scegliere qualcosa ancora non vista di Siena e metterla in lista per la prossima volta;
- come input da proporre alla guida turistica locale che contatterete se deciderete in tal senso. Per risparmiarvi tempo vi metto qui i link alle associazioni di guide turistiche autorizzate: Centro Guide Turistiche di Siena e Provincia e Federagit;
- per ripercorrere Siena attraverso le mie parole una volta tornati a casa magari per sistemare le didascalie delle foto :-)

Sono consapevole di aver messo tanta carne al fuoco in ogni giornata, per cui considerate anche la possibilità di dedicarvi solo alla visita di Musei e Chiese oppure solo alla parte dedicata al trekking oppure... di programmare un soggiorno più lungo a Siena o più soggiorni brevi, vedete voi!

Scarpe comodissime saranno la prima cosa da mettere in valigia in ogni caso.

Un caro saluto,
Amina

P.S. Se avete un profilo su Instagram, fate una ricerca con l'hashtag #sienainsettegiorni per vedere le foto che ho pubblicato nel feed. Per i video invece andate direttamente nelle storie in evidenza del mio profilo @ami_saba

INIZIO PERCORSO SIENA IN 7 GIORNI

Il primo giorno lo dedichiamo alle ‘meraviglie’ di Siena presenti nel primo nucleo abitato della città e cioè al Duomo, al Battistero e alla cosiddetta Cripta.

Direi di arrivarci da Via del Capitano per avere l'effetto Wow!

Vi consiglio di includere anche il percorso chiamato Porta del cielo così da percorrere i sottotetti del Duomo e vedere dall’alto sia l’interno del Duomo, compreso il suo strepitoso pavimento a tarsie istoriate, sia l’esterno con panorami sulla Torre del Mangia, San Domenico e il Santa Maria della Scala.

La mia prima volta alla Porta del Cielo l’ho raccontata qui

Una volta scesi dai sottotetti del Duomo gustatevi l’interno nel suo mix di stile romanico e gotico.

La costruzione del Duomo di Siena con i vari ampliamenti, quasi impercettibile dall’esterno per quanto omogeneo appare il suo paramento murario oggi, ha attraversato secoli.

Ho scritto un post su questa affascinante vicenda che vi consiglio di leggere magari prima di entrare in Duomo, mentre lo ammirate dall’esterno (il post lo trovate qui).

DUOMO DI SIENA

Per tradizione si ritiene che il Duomo di Siena sia stato consacrato in maniera solenne il 18 novembre 1179.

I must da ammirare al suo interno sono, secondo me:

- il Pavimento, “il più bello… grande e magnifico… che mai fusse stato fatto” (Giorgio Vasari), scoperto per intero e quindi visibile al pubblico in determinati periodi dell'anno. Il Pavimento del Duomo di Siena è composto da oltre 50 commessi marmorei colorati e a sgraffio eseguiti in un arco temporale che va dal 1373 al 1547, restauri Ottocenteschi esclusi. Ne ho scritto più nel dettaglio qui

- le statue di San Girolamo e di Maria Maddalena eseguite da Gian Lorenzo Bernini nella Cappella della Madonna del Voto voluta da papa Alessandro VII Chigi e la tavola con la Madonna con Bambino di Dietisalve di Speme sull’altare. Questa Madonna probabilmente dal 1267 circa sostituì la Madonna davanti alla quale i senesi fecero il voto alla vigilia della Battaglia di Montaperti (1260), detta Madonna degli occhi grossi e conservata nel vicino Museo dell’OPA, dove andremo il terzo giorno.

Intanto, una rappresentazione della Madonna degli occhi grossi potete scorgerla, quando uscirete dal Duomo, in una delle scene della porta bronzea collocata sull’ingresso laterale.

Questa porta, detta Porta della Riconoscenza, fu realizzata da Vico Consorti su commissione del Conte Guido Chigi Saracini, ultimo esponente di spicco della famiglia di papa Alessandro VII Chigi, quale riconoscenza per la salvezza di Siena dagli orrori della seconda guerra mondiale appena conclusa.

La Porta della Riconoscenza fu inaugurata  il 16 agosto del 1946.

Nei quattro pannelli  centrali sono ricordati quattro momenti drammatici della storia di Siena in cui la città chiese la grazia alla Madonna:

- nel 1260 alla vigilia della Battaglia di Montaperti (è qui che si vede la Madonna degli occhi grossi)
- nel 1486 per le ripetute pestilenze iniziate nel 1348
- nel 1697 per i terremoti durati due anni
- nel 1944 per i bombardamenti della seconda guerra mondiale

Le ambientazioni rispecchiano l'epoca in cui si svolgono ed è per questo che anche la Cappella della Madonna del Voto così come ci appare oggi è negli ultimi due episodi.

Sempre nella Cappella della Madonna del Voto c’è una statua moderna (1918) in bronzo di Arturo Viligiardi, che lavorerà per il conte Guido nella ristrutturazione del suo palazzo in via di Città, oggi sede dell’Accademia Musicale Chigiana, raffigurante la Riconoscenza. Anche questa scultura è presente nella Porta della Riconoscenza. Qualche informazione in più la trovate qui

- il tabernacolo dell’altare maggiore realizzato da Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta fra il 1467 e il 1472 per la Chiesa dell'Annunziata nel dirimpettaio Santa Maria della Scala ma trasferito sull’altare del Duomo nel 1506 per volere di Pandolfo Petrucci, Signore della città, al posto della Maestà di Duccio non più corrispondente al gusto rinascimentale.

- la vetrata circolare dell’abside con la Morte, Assunzione e Incoronazione della Vergine copia di quella originale conservata nel Museo dell’Opera eseguita su cartoni di Duccio di Boninsegna intorno al 1288 per la primitiva abside. Fu spostata qui nel 1365 e sostituita con la copia nei primi anni del Duemila.

I cartoni per la copia li ha realizzati Francesco Mori, storico dell’arte e pittore di origine grossetana, ma che vive a Siena - dove ha studiato - da moltissimo tempo, che ha lavorato per esempio a Noto per Vittorio Sgarbi (sempre su vetrate) e ha realizzato il Drappellone per il Palio del 2 luglio 2015 vinto dalla Contrada della Torre oltre ad altre opere. L’esecuzione della copia è stata fatta dalla vetreria La Diana in località Badesse.

Ve la segnalo, anche se si tratta della copia, per farvi fare mente locale sul fatto che la primitiva parte terminale del Duomo di Siena era due campate in meno di ora per cui l’altare si trovava sotto la cupola e il pulpito di Nicola Pisano sulla destra, più o meno davanti alla Cappella della Madonna del Voto, e in alto la vetrata di Duccio. L’impatto emotivo doveva essere molto forte, secondo me, a livello di fede ma anche di bellezza.

- il pulpito di Nicola Pisano riportato al suo splendore nel 2018 dopo due anni di restauro. Come ho accennato poco fa il pulpito originariamente di Nicola Pisano non era collocato qui ma nello spazio antistante la Cappella del Voto. Ne abbiamo testimonianza visiva in una biccherna custodita nel Museo delle Biccherne all’interno dell’Archivio di Stato di Siena. Vi porterò anche lì, tranquilli. Ho scritto un post più dettagliato sul pulpito di Nicola Pisano. Lo trovate qui

- curiosità: sui due pilastri mediani che sorreggono la cupola del Duomo di Siena ci sono due lunghe antenne lignee che la tradizione vuole appartenessero al carroccio della Battaglia di Montaperti del 1260.

- la statua in bronzo di San Giovani Battista di Donatello esposta nella Cappella di San Giovanni Battista costruita per custodire la reliquia del braccio del Santo donata a Siena da Pio II. Il pozzetto marmoreo per l’acqua santa che si trova al centro della Cappella è stato realizzato da Antonio Federighi. Scene sacre e mitologiche insieme sono un’idea del tutto Rinascimentale.

- la Libreria Piccolomini e gli affreschi dai colori ancora così vivaci del Pinturicchio (con lo zampino anche di Raffaello per i disegni) tanto da sembrare contemporanei. Ovviamente sono stati restaurati nel tempo ma sono davvero una gioia per la vista. Al di là del soggetto, una ‘biografia dipinta’ di papa Pio II Piccolomini, ciò che colpisce tutti, conoscitori o meno della vita di questo papa umanista, sono i dettagli degli abiti da cerimonia civile e religiosa dei numerosi personaggi che animano le scene.

La Libreria Picolomini fu voluta dall’arcivescovo di Siena, il cardinale Francesco Piccolomini Todeschini (poi divenuto papa Pio III), perché vi fosse custodito il prezioso patrimonio librario dello zio Pio II; patrimonio che però non venne mai esposto qui.

Gli affreschi della Libreria Piccolomini sono stati realizzati tra il 1502 e il 1507.

È singolare che un luogo laico come una libreria abbia l’ingresso monumentale dall’interno del Duomo. Tale singolarità di biblioteca annessa ad una chiesa cattedrale la ritroviamo soltanto ad Orvieto, nella Libreria Albèri e non è un caso poiché Antonio Albèri, arcidiacono di Orvieto nato nel 1423,  frequentò la potente famiglia Piccolomini tanto da essere nominato da papa Pio II Piccolomini precettore del nipote, futuro papa Pio III, e quindi grazie a questa frequentazione Albèri ebbe modo di sapere della Libreria Piccolomini e su questo esempio decise di edificare ad Orvieto la propria Biblioteca. Per saperne di più sulla Libreria Albèri vi rimando a questo video

Tornando alla Libreria Piccolomini, il racconto della vita di papa Pio II Piccolomini inizia dall’ultima scena sul fondo a destra della Libreria Piccolomini.

In senso orario le scene rappresentano:

1- Partenza per Basilea di Enea Silvio Piccolomini, ventisettenne;
2- Orazione di Enea Silvio davanti a re Giacomo I di Scozia;
3- Federico III incorona Enea Silvio Piccolomini poeta;
4- Sottomissione di Enea Silvio al vero pontefice Eugenio IV;
5- Incontro di Enea Silvio, vescovo senese, presso la Porta di Camollia di Siena, con i promessi sposi Federico III ed Eleonora di Portogallo;
6- Enea Silvio eletto cardinale da papa Callisto III;
7- Enea Silvio Piccolomini incoronato Papa Pio II, prende possesso della Basilica Lateranense;
8- Pio II convoca a Mantova i principi cristiani per la crociata contro il turco;
9- Dinanzi alle spoglie, Pio II canonizza Santa Caterina da Siena, il 29 giugno 1461;
10- Arrivo di Pio II, già infermo, al Porto di Ancona in attesa della flotta veneziana per la crociata

Curiosità: nella scena n. 5 la colonna/ricordo che si erge è ancora ben conservata al proprio posto fuori Porta Camollìa. Nella scena n. 9 è tradizione  che il ragazzino a sinistra in primo piano, con la candela, sia il ritratto di Raffaello.

- la statua di San Paolo nel frontespizio dell’Altare Piccolomini, subito dopo la Libreria Piccolomini, realizzata da un giovane Michelangelo.

A questo punto vi lascio liberi di rifare un giro per conto vostro per ammirare il Duomo di Siena nel suo complesso.

PAUSA PRANZO

Finita la visita scommetto che un certo languorino vi sarà venuto.  Se volete rimanere in zona per poi proseguire con la visita della Cripta e del Battistero vi consiglio di oltrepassare la grande porta laterale del Duomo Nuovo, sotto le arcate d’ingresso del Museo dell’OPA, e di dirigervi a destra per Via di Monna Agnese.

Una volta rifocillati, tornate indietro e dopo aver sceso la prima rampa di scale entrate nella Cripta.

SOTTO IL DUOMO DI SIENA: LA ‘CRIPTA’

Viene chiamato Cripta impropriamente questo luogo. In realtà non si sa che funzione avesse ma, a parte questo, vi invito a fare un salto temporale nel passato. Immaginatevi di entrare qui prima del 1999 e di trovare questi ambienti tutti ricoperti da detriti. Fate mente locale sul pavimento magnifico del Duomo di Siena che avete appena visto e che ora si trova sopra alla vostra testa. Questi detriti hanno fatto come da ‘sostegno’ al prezioso pavimento; ma non solo. Hanno conservato questa meraviglia di affreschi che si apre ai vostri occhi. Per approfondire, potete leggere un altro post che ho scritto e che trovate qui.

BATTISTERO

Finita la visita alla Cripta, uscendo scendete le scale per raggiungere il Battistero.

All’interno del Battistero di Siena la cosa che vi colpirà subito forse è la sua forma rettangolare anziché circolare/ottagonale come il Battistero di Pisa o di Firenze. In effetti anche Siena ha avuto un suo Battistero ottagonale staccato dal Duomo, nel Piazzale davanti a sinistra.

Tale Battistero fu abbattuto nel 1296 e quello attuale risale al 1355 nella sua forma definitiva ma ha avuto una vita lunga; infatti fu iniziato a costruire nel 1317.

Se avete letto il post che vi ho linkato all’inizio con le fasi costruttive del Duomo di Siena conoscerete già un po’ di più sulle sue vicende costruttive altrimenti potete recuperare qui

Una volta varcata la soglia ciò che colpisce maggiormente è il Fonte Battesimale cui hanno contribuito Lorenzo Ghiberti, Donatello e Jacopo della Quercia, tra gli altri.

Scene rappresentate nei pannelli bronzei del fonte battesimale del Battistero di Siena:

- Annuncio a Zaccaria della nascita del Battista (Jacopo della Quercia)
- Nascita del Battista (Turino di Sano e Giovanni di Turino)
- Battesimo di Gesù (Lorenzo Ghiberti)
- Il Battista davanti a Erode (Lorenzo Ghiberti)
- La testa del Battista presentata a Erode (Donatello)

Il consiglio è di soffermarvi un po’ di più davanti alla formella di Donatello per ammirare la prospettiva realizzata con la tecnica donatelliana del rilievo stiacciato.

Un’altra particolarità del Battistero di Siena è il ciclo di affreschi con gli articoli del Credo realizzati dal Vecchietta.

Preparatevi a tenere la testa all'insù. Prima però leggete qui per sapere come orientarvi.

Una volta finita la visita del  Battistero, per assimilare un po’ quanto avete visto, vi consiglio di sedervi sui gradini esterni.

La sentite anche voi? Sì? Io avverto un’energia particolare in questo luogo. Ogni volta.

C’è un altro luogo che mi fa lo stesso effetto ed è il Santuario di Santa Caterina da Siena. Non a caso quando l’ho detto la prima volta qualcuno mi ha fatto notare come si tratti di due luoghi dedicati a due santi significativi!

Guardatevi però anche intorno. Forse scendendo le scale avrete notato sulla destra dei ciottoli sporgenti su un palazzo. Ebbene, sono  i resti di quando a Siena c’era il mare, milioni di anni fa.

Esatto, a Siena il mare si è ritirato diverse volte fino a scomparire definitivamente. Reperti come questi si trovano anche nei Bottini, i sotterranei di Siena che nel Medioevo hanno rifornito di acqua la città grazie alla raccolta delle acque piovane per precipitazione. A questo argomento dedicheremo il settimo giorno.

Ora forse è arrivato il  momento di un buon gelato o di una crepe oppure, se vi trovate a Siena da febbraio al 19 marzo, è il momento di gustare le frittelle Savelli in Piazza del Campo!

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Siena in 7 giorni: primo giorno, secondo giorno, terzo giorno, quarto giorno, quinto giorno, sesto giorno, settimo giorno, indice e altri contributi

giovedì 4 giugno 2020

Le Terre di Siena: luoghi noti e meno noti

Le Terre di Siena: luoghi noti e meno noti

Domanda: avete già deciso dove fare la prima gita fuori porta oltre i confini della vostra Regione?

Non crediate che non mi renda conto del fatto che forse avete altro a cui pensare ma, al di là delle effettive possibilità del momento, sono sicura che avete voglia quanto me di progettare in un posto bello il primo fine settimana di maggior libertà di movimento. In Italia abbiamo l’imbarazzo della scelta, no?

In attesa allora di condividere il progetto Siena in 7 giorni che ho in serbo per voi, vi propongo oggi un tour nelle Terre di Siena attraverso luoghi più o meno noti di cui ho già scritto in questo blog.

Per ciascuna delle Terre di Siena vi indicherò i ‘must’ per le quali sono conosciute nel mondo intero, e che spero di approfondire con futuri post, in modo da orientarvi meglio nella scelta della zona se deciderete per la Toscana.

CHIANTI SENESE

Iniziamo allora con la zona del Chianti senese, puntellata oltre che da tantissimi borghi medievali anche da altrettante aziende vinicole. In questo territorio infatti si produce il Vino Chianti Classico.

Ho un post che casca a pennello in questo caso. Si tratta dell’intervista informale ad un amico Sommelier che ho fatto tempo fa e che trovate qui.

È divertente oltre che istruttivo fermarsi anche a fare delle degustazioni in Cantina quando si visitano le Terre d Siena quindi avere già un’idea non è male, secondo me.

I punti di riferimento per una visita nella zona del Chianti sono Castellina in Chianti, Radda in Chianti e Gaiole in Chianti

Tra l’uno e l’altro avrete l’imbarazzo della scelta e vi verrà voglia di fermarvi ogni due per tre. 

Io ci provo a darvi un paio di posti insoliti: si tratta di Badia a Monastero e del Parco delle Sculture del Chianti

CRETE SENESI

La zona delle Crete senesi è la mia preferita.

Il punto di riferimento qui è l’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore e il suo Chiostro con gli affreschi del Sodoma e del Signorelli. 

Nei paraggi, prima o dopo l’Abbazia a seconda da dove arrivate, c’è Leonina con il suo panorama mozzafiato sulle Crete.

VAL D’ORCIA

La zona della Val d’Orcia è la zona della triade Montalcino - Pienza - Montepulciano e della produzione del Vino Brunello di Montalcino e del Vino Nobile di Montepulciano. 

Io però vi do due dritte delle mie e cioè la Cappella di Vitaleta (ho adorato!) e la triade San Quirico d’Orcia - Bagno Vignoni - Rocca d’Orcia.

VAL DI MERSE

Nella zona della Val di Merse il punto di riferimento è l’Abbazia di San Galgano

Io vi suggerisco di considerare anche un trekking nella Riserva Naturale Merse

I sentieri che si possono percorrere sono diversi. 

Io ad esempio ho percorso un tratto del sentiero da Brenna verso Castiglion che Dio Sol Sa nell'Alto Merse, più vicino alla Montagnola senese. 

È possibile fare anche il bagno nel fiume, norme di prevenzione contro il Coronavirus permettendo ovviamente. 


MONTAGNOLA SENESE

Anche nella Montagnola Senese ci sono dei percorsi di trekking da fare nel bosco. 

A me piace molto il sentiero che dalla Villa di Cetinale porta alla Pieve di Pernina passando dal Romitorio per una sosta panoramica. 

Punto di riferimento della Montagnola è Sovicille

Nei paraggi c’è un borgo minuscolo, Torri, conosciuto per lo splendido chiostro romanico dell’Abbazia di Santa Mustiola. 

All’inizio della strada che da Siena porta verso la Montagnola si trova il Castello di Belcaro. È aperto il primo lunedì di ogni mese, di solito, per cui questo mese salta. Potete riprovarci il prossimo ;-)

VAL D’ELSA

Nella zona della Val d’Elsa il punto di riferimento indiscusso è San Gimignano con le sue torri.

Il mio suggerimento è di programmare una visita alla Chiesa di San Pietro a Cedda. Una vera chicca per gli amanti del romanico senese. 

Su richiesta posso mettervi in contatto con la persona che si occupa delle visite altrimenti, come ogni chiesa romanica senese, è bella da vedersi anche dall’esterno.

Bene, ora potreste consigliarmi voi qualche posto da visitare delle vostre zone così ci faccio un pensierino!