mercoledì 30 ottobre 2019

Una mamma lo sa di Elena Santarelli

Una mamma lo sa di Elena Santarelli

Una mamma lo sa di Elena Santarelli per Edizioni Piemme ripercorre quanto vissuto da ‘mamma’ Elena da quel 30 novembre 2017, in cui a suo figlio Giacomo è stato diagnosticato un tumore, fino al follow up, il responso positivo di qualche mese fa.

Ho intercettato i post su Instagram di Elena in cui condivideva ciò che stava vivendo grazie alla funzione che non c’è più su Instagram, quella che permetteva di vedere le attività dei contatti seguiti (non era quindi quella di ‘spiare’ la funzione vera di questa opzione, secondo me)

Per me Elena oltre che modella e personaggio televisivo era la bellissima donna che aveva sposato il ‘bellissimo’ Bernardo Corradi, per noi di Siena prima di tutto un contradaiolo del Bruco e poi un calciatore; ma non sapevo quale “interrogazione a sorpresa” stesse sostenendo.

Dal suo profilo Instagram quindi ne sono venuta a conoscenza.

L’ho trovata una donna estremamente realista, determinata, vera, gentile, forte, consapevole. (Ora anche divertente, con senso dell’umorismo ritrovato e generosa nel condividere i suoi segreti di bellezza :-)  Tutto ciò mi ha colpito molto e ho iniziato a seguirla perché avevo soltanto da imparare.

Nel suo libro Elena ha scritto che si tratta di “una storia di dolore, di fatica, di rabbia, ma anche di amicizia, di coraggio e solidarietà” che lei, posso dire io ora dopo averlo letto, racconta con lucida precisione e schiettezza.

La storia di Giacomo ha un lieto fine anche se Elena, sempre coni piedi per terra, scrive:

“Penso di aver smesso di dormire bene proprio da quel 29 novembre 2017. Negli ultimi tempi in effetti ho un sonno più tranquillo, però queste malattie vanno tenute sotto controllo per sempre, dunque so già che non dormirò mai più completamente serena”.

A chi consiglio questo libro? A tutti, davvero, anche a chi ha un figlio o una persona cara affetta da tumore perché gli sarà di sostegno e perché al di là dell’esito che avranno le diverse storie, Una mamma lo sa trasmette il valore della solidarietà concreta e autentica.

Non posso infatti non concludere il mio post segnalando che Elena in questa situazione “inizialmente devastante” ha intercettato il Progetto Heal, una onlus che opera all’interno dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma dove Giacomo è stato seguito e curato e alla quale andrà tutto il ricavato della vendita del libro per  sostenere la ricerca e perché i mezzi siano accessibili sempre di più a tutti.

domenica 20 ottobre 2019

La Giostra delle Anime

La giostra delle anime di Francesca Barra e Claudio Santamaria

La Giostra delle Anime di Francesca Barra e Claudio Santamaria per Mondadori

Voglio prima raccontarvi come sono arrivata a leggere questo romanzo.

Seguo Francesca Barra, scrittrice e giornalista, da qualche tempo sui Social grazie a un ‘mi piace’ di un amico comune ad un suo post intercettato nel mio feed su Facebook .

Dico ‘grazie’ perché ho potuto iniziare a conoscerla senza pregiudizi.

Non sapevo infatti chi fosse non avendola mai seguita in TV, non sapendo ancora che il suo partner fosse Claudio Santamaria (bravissimo attore che invece avevo visto recitare sia a teatro che nei film) e che questo avesse scatenato le ire di molti sui Social, addirittura calunnie, per il fatto che lei avesse lasciato in maniera fulminea il marito, con il quale aveva avuto tre figli, per unirsi a Claudio in future nozze.

Ho scoperto di certo una bella donna, di successo, fortunata in amore, brava ai fornelli, mamma felice in una bella casa con un campionario di scarpe da fare invidia a qualsiasi donna.

Post dopo post  però accanto alla sua esuberanza, al suo amore romantico per Claudio che a volte me la fa sembrare un tantino stucchevole anche se a chi le fa questa obiezione pubblicamente lei risponde che chi non apprezza è perché è invidioso (io preferisco ribattere con le parole di Pessoa “Tutte le lettere d’amore sono ridicole. Non sarebbero d’amore, se non fossero ridicole” perché ogni post di Francesca è una “lettera d’amore” per Claudio) ho visto anche la sua genuinità, la sua energia, la sua passione, il suo impegno, la sua forza anche quando ha dovuto affrontare un’esperienza dolorosa che avrebbe potuto rompere l’incantesimo della sua storia d’amore con Claudio: la perdita di un figlio desiderato, già follemente amato e perso prima di poterlo conoscere.  E invece no, ne sono usciti più forti entrambi. Basta ascoltarli quando ne parlano nelle interviste.

E’ stato il primo suo post al quale ho messo ‘mi piace’, quello in cui ha raccontato l’accaduto.

Claudio Santamaria, attore di teatro e cinema, non lo seguo sui Social anche perché sono talmente in simbiosi lui è Francesca che è sufficiente seguire uno dei due.

Ricordavo un Claudio sfuggente, introverso, riservato, di quella riservatezza che viene facilmente scambiata per presunzione, avaro di parole nelle interviste, come se tutto gli fosse dovuto perché era un attore apprezzato e tanto doveva bastare. Questo era quanto mi arrivava.

Seguendo Francesca ho potuto fare la scoperta dell’acqua calda.

Tutti parlavano della trasformazione di Claudio dopo l’incontro con lei. E infatti dando un'occhiata ai suoi profili ed interviste ho notato anch'io questa improvvisa esuberanza e presenzialismo mediatico e la cosa mi ha stupito. Tutti cambiano, si chiama crescita personale, ma lui lo ha fatto troppo rapidamente (lo so lo so, non c'è alcuna tempistica da rispettare) e per di più sembrava come se lui volesse che questa sua nuova versione venisse accettata altrettanto rapidamente. Non è così Claudio, non lo è mai stato nemmeno per le grandi conversioni! Insomma, sarei stata preparata per una trasformazione più soft, ma al cuor non si comanda, so anche questo :-D

A parte gli scherzi, Claudio e Francesca insieme trasmettono tutta la positività e l'energia che il loro amore dona a entrambi. Ci fanno da specchio (se avete letto il mio post precedente sapete a cosa mi riferisco).

Quando hanno annunciato sui Social che stavano scrivendo un libro insieme ho deciso subito che lo avrei letto pur non sapendo di cosa trattasse e pur non avendo letto gli altri romanzi e saggi scritti da Francesca.

La proprietà di linguaggio di lei e la professionalità artistica di lui mi bastavano come rassicurazione. E poi, non sarebbe stata la prima volta per me leggere un libro di qualcuno seguito con interesse sui Social per capire qualcosa di più su di lui/lei.

Uscito il libro, il titolo La Giostra delle Anime mi è piaciuto moltissimo  e come tanti forse mi aspettavo una storia d’amore che in qualche modo riflettesse la storia di Francesca e Claudio. E invece no!

La Giostra delle Anime


La Giostra delle Anime è una storia “magica”. E’ la storia di Eva e Anna, due gemelle dai lunghi capelli rossi e dalla pelle lunare, nate e sopravvissute grazie all’intervento miracoloso della natura, cresciute in un orfanotrofio degli orrori dove scoprono di avere dei poteri, dei doni, che entrambe declineranno in maniera diversa, una per distruggere l’altra per guarire determinando così il proprio destino. Doni che andranno a confluire nella nipote Angelica che dovrà trovare un equilibrio. Il tutto ambientato in Basilicata, a Matera, la terra dei sassi in un periodo che va dalla fine degli anni ‘60 del secolo scorso (se non  ho fatto male i calcoli) ai giorni nostri.

Cosa c’entra il titolo con la trama? C’entra come c’entra una giostra nei migliori… thriller!

Ognuno ha il suo vissuto. Il mio vissuto personale ha fatto subito le seguenti associazioni: potere distruttivo=Shiva, divinità indù distruttore del male, potere curativo=approccio olistico alla persona.

Nonostante ciò però devo ammettere che la trama riportata nella quarta di copertina mi ha spiazzato nel senso che a tutto avrei pensato tranne che a una storia di stampo esoterico. Non sono mai stata attratta dalla magia dei santoni, diciamo così; ma mai dire mai perché come figlia di abruzzesi nel romanzo ho ritrovato ad esempio la tradizione del tracciamento delle croci sulla fronte contro il malocchio che ho visto fare nella mia famiglia quando qualcuno aveva il mal di testa e, sarà stata la suggestione, ma funzionava!

Ciò che ha accelerato il mio ‘click’ su Amazon è stato il Prologo pubblicato da Francesca in una sua storia di Instagram.

Angelica, ottobre 2019

Gli esseri umani impiegano gran parte della loro esistenza sperando di vivere una qualsivoglia magia.

Di essere testimoni, se non addirittura protagonisti, di un miracolo: incontrare qualcuno che ci stravolga la vita. Vincere una competizione pur essendo già sconfitti in partenza. Fare un sogno che il giorno dopo si avvererà. Innamorarsi perdutamente. Opporsi a un destino ordinario.

Gli esseri umani vogliono in fondo una cosa molto semplice: vivere l’incanto, un attimo stupefacente che li distragga dalle paure di tutti i giorni.

Ma gli uomini non sanno cos’è la vera magia. È oscura, incontrollabile, enigmatica come la verità. Assomiglia a una madre possessiva, a un dio malvagio, alla sconfitta.

La magia conosce l’origine e decreta la fine di ogni cosa, è una scelta fra il bene e il male.
Non rende mai felici. Solo l’amore può farlo.


Per me la magia era molto più semplice di quanto immaginassi.

Era famiglia.

In particolare le frasi finali mi hanno colpito forse perché ci ho visto, ci ho voluto vedere uno dei valori che appartiene sia a Francesca che a Claudio: la famiglia. Di Francesca lo scopro attraverso i suoi post, di Claudio lo so perché conosco una piccola parte della sua famiglia.

Ho proseguito con la lettura in maniera più fiduciosa e, complici i ravvicinati giorni di riposo dal lavoro, l’ho praticamente divorato.

La scrittura è molto ricca e mi è venuto spontaneo cercare di indovinare chi abbia scritto cosa: l’effervescente Francesca o il neo esuberante Claudio? :-)

L’incipit de La Giostra delle Anime con la nascita delle gemelle ed il frastuono concitato della Festa della Bruna dove “bisogna seguire un ritmo di marcia ben preciso per non essere risucchiati dalla bolgia” (mi ha fatto venire in mente i giorni concitati del Palio a Siena) sono molto potenti e la trasposizione cinematografica del romanzo, che Francesca e Claudio hanno già previsto, vorrei dire a Claudio che sarà impegnativa ma di grande soddisfazione, secondo me. La Festa me la immagino con i fasti Zeffirelliani.

I personaggi de La Giostra delle Anime sono in prevalenza femminili. Io però ho empatizzato con due personaggi maschili, il ‘masciaro’ (=guaritore) zio Michele e il sensibile maresciallo Vittorio, gli unici uomini non considerati “un declinazione del male” rispetto agli altri uomini incontrati dalle protagoniste, mi è sembrato di capire.

Matera è protagonista della storia tanto quanto i personaggi.

Ho iniziato a sentir parlare di Matera qualche anno fa quando insieme a Siena e ad altre città si contendeva il titolo di Capitale Europea della Cultura per il 2019 ed essendone Siena uscita perdente e Matera vincitrice diciamo che non è stato un inizio dei migliori.

Leggendo La Giostra delle Anime beh mi è venuta una gran voglia di conoscerla perché Claudio e Francesca l’hanno descritta nei minimi dettagli e si capisce che la conoscono a menadito per cui immagino la felicità aggiuntiva dei materani che leggeranno questo romanzo.

A chi consiglio la lettura de La Giostra delle Anime? A chi ha amato Cent’anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez e la Casa degli spiriti di Isabel Allende, a chi apprezza il realismo magico.

(Io ho amato La casa degli spiriti. Cent'anni di solitudine voglio rileggerlo)

mercoledì 9 ottobre 2019

Crescita personale (la mia): stato dell’arte

Crescita personale (la mia): stato dell'arte

Se mi guardo indietro ora e unisco i puntini, i famosi puntini di Steve Jobs, il disegno che ne viene fuori mi piace? Sono contenta di ciò che sono oggi, diversa da come da piccola speravo sarei diventata? Posso dire con onestà che rifarei tutto pur di ritrovarmi dove sono esattamente ora e così come sono?

Queste domande hanno accompagnato il  mio settembre in concomitanza con un senso di nostalgia mista a tristezza nel cuore dopo un estate piena e creativa.

Lì per lì ci ho ragionato sopra attraverso un vivace dialogo interiore come mio solito.

Sono arrivata a convincere la mente che sì posso ritenermi soddisfatta in quanto ho sempre dato ascolto alle mie domande esistenziali cercando risposte. Non mi è arrivata altrettanta approvazione dal cuore.

Ho condiviso questo momento con una persona conosciuta grazie al post sul Corso di Meditazione Vipassana la quale persona ha condiviso con me un link con meditazioni e lezioni tenute da Ajahn Mahapañño, un monaco buddista della tradizione Theravada, durante un recente ritiro sul Lago di Garda.

E’ stato un dono e lo ringrazio infinitamente per questo.

Ora vi racconto in che modo mi sono state di aiuto riportando o parafrasando le parole del monaco.

APERTURA DEL CUORE

Il mio dialogo interiore aveva iniziato la sua indagine ponendo queste domande al  cuore:  di cosa hai nostalgia? Per cosa provi questo senso di tristezza?

Rimugina che ti rimugina ho individuato il motivo nella trasformazione e anche perdita di significativi rapporti di amicizia (pensavo che solo i rapporti di coppia potessero finire) che ho avuto in passato e che hanno illuminato per anni la mia vita con pazienza e amore attraverso un intenso scambio dialettico talvolta energico ma sempre edificante.

Domanda successiva: se questi rapporti sono cambiati per cosa esattamente provi ancora nostalgia, tristezza ?

E’ qui che le parole del monaco buddista mi hanno permesso di re-imparare qualcosa che pensavo di aver già assimilato e che c’entra con l’equanimità, con l’osservazione della realtà nella sua impermanenza quindi anche la realtà di esperienze del passato.

La mia tristezza  era dovuta all’attaccamento alle belle emozioni, alle vibrazioni positive che quelle amicizie mi avevano procurato. Mi è tornato in mente che già Richard Romagnoli mi aveva illuminato su questo attraverso il suo libro Ho imparato a ridere; ma qui è stato come vivere una nuova Epifania.

C’è un modo per liberarmi da questa tristezza? Sì, riconoscendo le emozioni come stati mentali che sorgono e cessano, che non superano le caratteristiche della felicità (essere soddisfacente, imparmanente e solo mio) e che per questo l’unica cosa da fare è lasciar andare l’attaccamento ad esse. Queste le parole del monaco.

Come? Calmando la mente attraverso la meditazione (e questo continuo a farlo ogni giorno e ora con rinnovata fiducia) in modo da poter “osservare le cose belle che vedo intorno a me”, dice il monaco, “i bei comportamenti, la generosità che mi manca, l’energia che mi è carente, la saggezza che zoppica”, anche le qualità che ho visto in quelle amicizie passate aggiungo io ora “e portarle dentro di me senza aggrapparmici in modo da coltivarle insieme alle qualità che io ho già”.

Questa attitudine mi farà sperimentare la stessa apertura di cuore che si sperimenta ad esempio davanti ad un tramonto dice il monaco  e, ovviamente, sempre lui dice che non è che la soluzione è aggrapparci al tramonto, metterci ad inseguire ogni sera un tramonto per rinnovare l’esperienza di apertura del cuore perché comunque i tramonti sorgono e cessano e quindi di nuovo non superano il test delle caratteristiche della felicità.

Le qualità del tramonto che fanno sì che io provi quel benessere, prosegue il monaco, devo poterle avere dentro di me per poter vivere in ogni istante quella sensazione di pace, di benessere. Ciò è possibile portando dentro di me le sue qualità e coltivandole insieme a quelle che io ho già, come detto sopra,  perché  non è che ciò che mi ha permesso di avere amicizie così significative e quindi l’apertura del cuore si è estinto con l’estinguersi delle amicizie no; quelle qualità ‘sono rientrate in me come potenziale’ dice Erica Francesca Poli nel suo ultimo libro Le emozioni che curano e posso quindi attingervi per espandere nuovamente il mio cuore.

Che poi, detto per inciso, anche queste qualità da coltivare sono soggette all’impermanenza per cui arriverà il momento di lasciarle andare come dono… agli altri. Ho trovato bellissimo questo passaggio.

EFFETTO SPECCHIO

A sostenermi ulteriormente in questo passaggio di ‘qualità che ho dentro di me’ sono venute in mio aiuto le letture che ho fatto prima dell’estate e cioè Gli specchi esseni  di Giovanna Garbuio e Riflettersi nelle relazioni di Chirstian Junod ed Evelyn Faniel.

Il Leitmotiv è che ognuno di noi possiede tutte le qualità e che queste qualità possono assumere connotati positivi o negativi. Queste qualità possiamo immaginarcele come se avessimo al posto della testa una strobosfera (la palla da discoteca, per intendersi) di cui possiamo vedere un solo lato di ciascuna tessera (qualità) mentre l’altro lato ci rimarrà sempre nascosto.

Come fare a vedere il lato nascosto? Come quando un parrucchiere a fine acconciatura o taglio ci mette uno specchio dietro per farci vedere il risultato che altrimenti non potremmo vedere così gli altri ci fanno da specchio e ci fanno vedere i nostri lati nascosti sia quelli luminosi che quelli oscuri. Ciò ci permette di conoscere meglio noi stessi attraverso gli altri. Lo scopo di questa conoscenza di se stessi è di accogliere le parti percepite come negative, accettare con benevolenza ciò che di meno vorremmo essere e trasformarlo.

Il campanello d’allarme, anche se non l’unico, che siamo in presenza di un effetto specchio è quando proviamo avversione. E’ lì quindi che dobbiamo fermarci un attimo prima di reagire pensando stoltamente che sia l’altro che ci irrita e non quello che l’altro ci fa vedere di noi e su cui possiamo lavorare.

AMORE

All’inizio ho detto che le amicizie significative che hanno fatto un pezzo di strada con me avevano illuminato la mia vita con pazienza e amore. Ecco quindi l’ultima, per ora, domanda oggetto del mio dialogo interiore. La domanda delle domande: come fare a sentirmi amata?

Qui mi sono venuti in aiuto due contributi trovati nel libro della Garbuio.

Il primo è una storia legata a Maui, eroe archetipico della mitologia polinesiana, intitolata ‘Lo specchio appannato di Maui’  il cui insegnamento è di accettare se stessi  invece di stravolgere la propria natura per compiacere gli altri nell’illusione di non sentirsi isolati e non amati.

Il secondo è questa antica preghiera dei nativi americani:

Ho chiesto FORZA
e Dio mi ha dato difficoltà per rendermi forte.
Ho chiesto saggezzae Dio mi ha dato problemi da risolvere.
Ho chiesto prosperità
e Dio mi ha dato muscoli e cervello per lavorare.
Ho chiesto coraggio
e Dio mi ha dato pericoli da superare.
Ho chiesto pazienza
e Dio mi ha dato situazioni in cui ho dovuto aspettare.
Ho chiesto amore
e Dio mi ha dato persone bisognose da aiutare.

Ho chiesto favori
e Dio mi ha dato opportunità.
Ho chiesto qualunque cosa così che potessi godermi la vita
e Dio mi ha dato la vita così che potessi godermi qualunque cosa.
Ho ricevuto niente di ciò che volevo,
ma ho ricevuto tutto ciò di cui avevo bisogno.
Tutte le mie preghiere sono state esaudite!

Leggendo quel ‘persone bisognose da aiutare’ ho avuto un’intuizione e cioè ci ho visto tutte le persone che per motivi vari si rivolgono a me quotidianamente quindi amici, parenti, colleghi, sconosciuti e persino me stessa; quindi non esclusivamente persone indigenti che non hanno l’indispensabile per la sopravvivenza.

Vedendo quindi una possibilità di sentirmi amata in questa nuova prospettiva si ridimensiona anche la mia ansia emotiva.

Cosa c’entra con quello che ho scritto? C’entra nel senso che sono stata sempre frenata dall’aiutare gli altri per paura di essere sfruttata. Anche questo stato mentale ha origini lontane e bisogna che lo affronti alla luce dell’impermanenza, che lasci andare l’attaccamento. Questo atteggiamento comunque ha prodotto e produce ancora ansia emotiva che si cura, secondo il monaco buddista di cui sopra,  lavorando sulla fiducia verso il mondo e verso di noi. (Amen!)

AMICO SPIRITUALE

Per finire e rimanendo nell’impostazione della preghiera dei nativi americani dico che:

Ho chiesto un guru
e Dio mi ha dato un amico spirituale, proprio in questo momento.

RESPONSO FINALE

Se sono riuscita a persuadere il mio cuore che sono soddisfatta di dove mi trovo ora? La risposta è sì, e ne sono grata.

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Una cosa piccola ma buona (cit):  l’oggetto della fotografia di apertura del post mi è stato regalato giusto qualche giorno fa da una cliente abituale dell’albergo dove lavoro. Viene dalla California. Le parole che mi ha rivolto questa cliente mi hanno molto colpito. Mi ha detto che sperava di rivedermi alla Reception per regalarmi questo oggetto che aveva scelto per la sua luminosità proprio come il ricordo che di me lei aveva. Insomma, ecco una qualità da coltivare!