domenica 30 aprile 2017

#maggiodeilibri, ovvero quando maggio fa rima con viaggio

#maggiodeilibri, ovvero quando maggio fa rima con viaggio

Guest Post a cura di Paola C. Sabatini per la settima edizione di #maggiodeilibri, la campagna nazionale che promuove il benessere della lettura con eventi organizzati in tutto il territorio nel periodo che va dal 23 aprile, Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore, al 31 maggio. 

Mi sono letteralmente imbucata in quest’allegra brigata di blogger e vlogger, su invito della Scrav di Letture sconclusionate e pur non essendo io né l’uno né l’altro, approfitto dell’ospitalità di mia sorella qui nel suo blog (lei che è l’unica vera social della famiglia) per raccontarvi come vivrò questo “Maggio dei libri”.

Si dice sempre che si possono scoprire nuovi mondi attraverso i libri, io aggiungo che si possono conoscere meglio anche molte città.

Infatti, da diversi anni ormai, con l’arrivo della primavera, dei suoi profumi e del suo clima mite, organizzo insieme ad alcune amiche di vecchia data una breve vacanza, la cui destinazione è sempre una diversa capitale europea. Questo in parte per riprenderci dalle fatiche dell’inverno, in parte per conoscere un pezzetto di mondo in più e rispondere meglio alle uniche tre domande che contano nella vita: chi siamo, da dove veniamo e dove stiamo andando.
Ma un viaggio, per essere vissuto meglio, dev’essere preceduto da qualche lettura mirata, giusto per entrare nello spirito del luogo in cui ci stiamo recando ed anche per avere un’idea della città, della sua storia e dei suoi luoghi di maggior interesse, dei personaggi che l’hanno resa celebre.

Le mie letture di solito comprendono una guida, un saggio, un romanzo classico e un libro di un autore contemporaneo.

Quest’anno il nostro viaggio si intitolerà “Andiamo a Berlino!” e il mio personale percorso letterario di preparazione comprenderà:

1) lo “studio” dell’irrinunciabile e preziosissima guida della Lonely Planet dedicata a Berlino, perché ha il pregio di suggerire itinerari intelligenti e poco dispersivi a chi ha poco tempo a disposizione, fornendo indicazioni essenziali sugli strumenti necessari per pianificare il viaggio, per visitare la città, evitando quei fastidiosi intoppi che si possono incontrare in un luogo in cui si esprimono in una lingua che non conosciamo e vivono una cultura diversa dalla nostra

2) la lettura del saggio di Anna Funder, C’era una volta la Ddr (edito da Feltrinelli), perché non credo che ci sia persona al mondo sulla cinquantina, come me, che non associ Berlino al suo Muro (Mauer), non abbia nelle orecchie i Pink Floyd e negli occhi le immagini di quei giovani che, a picconate, distruggevano quella ingombrante e imbarazzante fortificazione costruita dalla Repubblica Democratica Tedesca, ex D.D.R, nel ‘61 per impedire la libera circolazione delle persone tra il territorio della Germania Est, e quello della Germania Ovest, diventato poi il simbolo della cortina di ferro, quella linea di confine europea che separava la zona di influenza statunitense da quella sovietica durante la famosa Guerra Fredda; il Muro fu abbattuto il 9 novembre del 1989 la Germania fu finalmente riunificata nel 1990

3) la rilettura di un classico, I dolori del giovane Werther di J. W. Goethe (edizione Einaudi) perché rappresenta l’inizio della letteratura moderna, permeata dalla disperazione e dal nichilismo, e il cui personaggio principale è l’archetipo di colui che desidera ardentemente amore e felicità ma viene consumato e distrutto dalla felicità e dall’amore stessi

4) una raccolta di Heinrich Böll, Racconti umoristici e satirici (edito da Bompiani) uno dei massimi esponenti della letteratura europea del dopoguerra, insignito col premio Nobel nel ‘72, definito un “perturbatore dell’ipocrisia pubblica”, noto per la sua vena dissacratoria e per la sua capacità di rappresentare la società post bellica e l’ingiustizia della Germania di Bonn, quella che si diceva democratica ma lo era solo di nome e non di fatto

E così, quando salirò sull’aereo con in mano il biglietto per Berlino, potrò illudermi di saperne un po’ di più di quella città e forse avvertirò un po’ meno quella fastidiosa sensazione che si prova dovendo superare una barriera, una lingua diversa dalla mia, soggiornando in un luogo che non mi appartiene.

I libri sono dei viaggi, i libri abbattono le barriere, i libri fanno crescere, e allora tuffiamoci in questo Maggio dei libri, Leggiamo Insieme e che l’avventura abbia inizio!

lunedì 24 aprile 2017

Nel Guscio di Ian McEwan

Nel Guscio di Ian McEwan

Intervista doppia a the Saba Sisters Readers sul romanzo Nel Guscio di Ian McEwan Einaudi Editore.

Dalla quarta di copertina:

La gravidanza di Trudy è quasi a termine, ma l'evento si prospetta tutt'altro che lieto per il suo piccolo ospite. Ad attenderlo nella grande casa di famiglia (e nel letto coniugale) non c'è il legittimo marito di Trudy e suo futuro padre, John Cairncross, poeta povero e sconosciuto, innamorato della moglie e della civiltà delle parole, ma il fratello di lui, il ricco e becero agente immobiliare Claude. Dalla sua posizione ribaltata e cieca, il nascituro gode nondimeno di una prospettiva privilegiata sugli eventi in corso, ed è lui a metterci a parte di una vicenda di lutto e di sospetto dagli echi assai familiari.

1. La tua reazione all'incipit "Dunque eccomi qui, a testa in giù in una donna"?
PAOLA
Ho pensato subito al protagonista del film “Senti chi parla” … ma solo perché sapevo trattarsi di un feto avendo letto una recensione in precedenza.

AMINAL'ho trovato un fotogramma potente.

2. Dai un voto alla trama e spiegalo
PAOLA
8/10
È una buona trasposizione in chiave contemporanea dell’Amleto di Shakespeare, incentrato sui personaggi principali di quel testo teatrale, e questa scelta mi è piaciuta molto. Un omaggio che trascende, è un po’ di più di un semplice citazionismo postmoderno.

AMINA9/10
Originale e supportata ottimamente dallo stile di McEwan. Il feto 'pensante', che a due settimane dalla nascita si autoinveste della specifica missione di riportare insieme i genitori separati e che invece si ritrova nel bel mezzo di un complotto dagli echi shakespeariani di cui ci narra ogni svolta, è irresistibile per la sua lucidità, comicità, sarcasmo, sensibilità nel raccontarci della propria condizione all'interno dell'utero dove lo spazio vitale si è notevolmente ridotto e di tutto ciò che, del mondo a lui non ancora conosciuto, percepisce attraverso la mamma.

3. Se la trama fosse un quadro, quale sarebbe?
PAOLA
L’urlo di Munch anche se è un “urlo muto” quello del nascituro.

AMINAL'origine del mondo di Gustave Courbet ovvero il 'cancello del mondo', per il feto.

4. Lo stile è…
PAOLA
Scorrevole come sa esserlo sempre McEwan, con pochi personaggi ma ben caratterizzati, dialoghi essenziali alternati ai monologhi interiori del feto nel guscio, e questi ultimi permeati dal candore dell’innocenza infantile che rendono credibile il nascituro.

AMINAScorrevole. Questa volta mi ha particolarmente colpito l'umorismo di McEwan espresso attraverso il protagonista. Ad esempio ho riso di cuore leggendo questo pezzo: "Mi sento strano (è il feto che parla appena si accorge che il suono del campanello, che ha terrorizzato tutti, appartiene al ragazzo del takeaway che consegna il cibo danese ordinato dallo zio, amante di sua madre). Famelico. Esausto. Disperato. Ho il terrore che Trudy possa dire a Claude che non se la sente di mangiare. Non dopo lo spavento del campanello. La paura è un emetico. Morirò di stenti senza essere nato, che misera fine. Per fortuna lei e io e la fame siamo un sistema unico, e infatti i contenitori di alluminio vengono aggrediti."Stupendo.

5. Frase da citare
PAOLA
Mi è piaciuta questa frase in particolare perché rende bene l’idea di quanto l’abitudine ci allontani dal reale, da ciò che accade: “L’inosservato presente che si srotola lontano, il tonfo attutito di pensieri irrilevanti, il miracolo dell’esistenza da sempre trascurato” (p. 143)

AMINA"Saremo sempre angosciati dalla realtà circostante: è il prezzo da pagare per il complicato dono della coscienza." (pag. 27)

6. Il personaggio più amato
PAOLA
Il nascituro, naturalmente.

AMINAIl feto pensante, certamente.

7. Il personaggio meno amato
PAOLA
Be’…sia Trudy (la madre) che Claude sono dei fetenti, ma Claude (lo zio del nascituro) forse è quello che ho detestato di più, avido, gretto, opportunista e invidioso.

AMINALo zio Claude, "lo zotico duro di mente".

8. Il finale è…
PAOLA
Perfettamente in linea con quello dell’Amleto. Però Amleto muore, alla fine della tragedia, subito dopo aver pronunciato queste parole: “il resto è silenzio” , mentre il nostro piccoletto entra nel mondo pensando: “Tutto il resto è caos”.

AMINACome uno tsunami buono. Non ho mai partorito eppure sono stata travolta dalla fisicità di questa spinta verso l'esistenza. Se un giorno vedrò il 'canale di Panama' non potrò non pensare a Nel guscio di McEwan.

9. Che ne pensi del titolo? È attinente?
PAOLA
Direi proprio di sì. E cito: “Vivere confinati in un guscio di noce, vedere il mondo in due pollici d’avorio, in un granello di sabbia. Perché no, quando la letteratura tutta, e l’arte, e ogni impresa umana altro non sono che puntini nell’universo del possibile?” (p. 56)

AMINACertamente. Il protagonista è un feto quindi l'associazione calza a pennello.

10. Hai trovato parole che non conoscevi?
PAOLA
Si, queste:
aporia, pirrichio, razzente, coribante, gaussiano, aubade, addugliare, nictalope, cirripide…

AMINASì, diverse: aporia, cimiero, peana, aubade, beccheggiare, straorzare, solipsismo, nictalopia, ruglio, eziologia, bosco ceduo, foia, garitta, antistaminico, cengia, lori, coribante, staffilare, emetico.
11. Ti ha ispirato un libro da leggere, dopo questo?
PAOLA
Se non lo avessi fatto da poco, avrei riletto l’Amleto.

AMINAAnche se non sono una lettrice di poesie mi è venuta voglia di leggere Il prezzo della serietà di Peter Porter, citato nel romanzo. E poi mi è venuta voglia di leggere altro di McEwan; magari i racconti.

12. A chi lo consiglieresti?
PAOLA
A chiunque non conosca McEwan e a tutti quelli che non riescono a leggere romanzi più lunghi di 200 pagine

AMINAA chi ama le detective story? ;-)

13. C'è una morale secondo te?
PAOLA
Più che una morale, un’amara constatazione, contenuta verso la fine quando il nascituro pensa: “Una notte alla radio una voce mi ha informato che quando avremo finalmente inteso la materia fino in fondo, staremo molto meglio. Ne dubito. Non credo che avrò mai quello che voglio”
Viviamo in un’epoca in cui a poco a poco l’anima diventerà sempre più una parola priva di significato, materialismo, nient’altro che materialismo, pensiero laico e scienza a reggere l’umanità.

AMINANon so se era nelle intenzioni di McEwan ma a me è arrivato questo messaggio: la vita vale sempre la pena di essere vissuta. Il nascituro, interessato al "post-partum", che "vuole diventare", dice anche: "Io credo nella vita dopo la nascita, pur sapendo che separare speranza e realtà non è banale" nonostante conosca già le contraddizioni che incontrerà nel mondo ascoltando le trasmissioni radio ed i podcast che ascolta la madre.

14. Su quale supporto lo hai letto
PAOLA
Cartaceo

AMINA
Cartaceo

15. Altro?
PAOLA
Avrei assistito volentieri ad un reading di poesia organizzato da John Caincross, il babbo poeta del piccolo nel guscio.

AMINALeggere per intero la quarta di copertina dopo aver letto il libro mi ha illuminata sul perché del "luridume" presente nella casa dove si svolge la trama. Corrisponde infatti al 'marcio in Danimarca' dove si svolge la tragedia shakespeariana Amleto di cui Nel Guscio è un omaggio.

lunedì 17 aprile 2017

La visione di Ezechiele di Tito Sarrocchi

Cimitero Monumentale della Misericordia di Siena: La visione di Ezechiele di Tito Sarrocchi

Il gruppo scultoreo La visone di Ezechiele di Tito Sarrocchi (1878) si trova nella Cappella Placidi Mazzarosa del Cimitero Monumentale della Misericordia di Siena.

Anche senza conoscere il passaggio biblico, guardando la scultura si intuisce che si tratta della resurrezione dei corpi e il richiamo immediato è al Giudizio Universale di Michelangelo della Cappella Sistina dove ogni personaggio raffigurato, reo o probo, si riprende il proprio corpo.

E visto che proprio ieri è stata Pasqua, mi piaceva oggi approfittare dell'occasione per mostrarvi questa scultura.

Di seguito vi riporto il capitoletto dell'Antico Testamento che narra il soggetto rappresentato e le foto ravvicinate che ho scattato durante le Giornate FAI di primavera.

Osservate bene le mani del morto che sta riprendendo vita; è notevole il realismo di Tito Sarrocchi.

***

La mano del Signore fu sopra di me e il Signore mi portò fuori in spirito e mi depose nella pianura che era piena di ossa; mi fece passare tutt'intorno accanto ad esse.

Cimitero Monumentale della Misericordia di Siena: La visione di Ezechiele di Tito Sarrocchi

Vidi che erano in grandissima quantità sulla distesa della valle e tutte inaridite.

Mi disse: «Figlio dell'uomo, potranno queste ossa rivivere?».
Io risposi: «Signore Dio, tu lo sai».
Egli mi replicò: «Profetizza su queste ossa e annunzia loro: Ossa inaridite, udite la parola del Signore. Dice il Signore Dio a queste ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete. Metterò su di voi i nervi e farò crescere su di voi la carne, su di voi stenderò la pelle e infonderò in voi lo spirito e rivivrete: Saprete che io sono il Signore».

Cimitero Monumentale della Misericordia di Siena: La visione di Ezechiele di Tito Sarrocchi

Cimitero Monumentale della Misericordia di Siena: La visione di Ezechiele di Tito Sarrocchi

Io profetizzai come mi era stato ordinato; mentre io profetizzavo, sentii un rumore e vidi un movimento fra le ossa, che si accostavano l'uno all'altro, ciascuno al suo corrispondente. Guardai ed ecco sopra di esse i nervi, la carne cresceva e la pelle le ricopriva, ma non c'era spirito in loro.

Cimitero Monumentale della Misericordia di Siena: La visione di Ezechiele di Tito Sarrocchi

Cimitero Monumentale della Misericordia di Siena: La visione di Ezechiele di Tito Sarrocchi

Egli aggiunse: «Profetizza allo spirito, profetizza figlio dell'uomo e annunzia allo spirito: Dice il Signore Dio: Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi morti, perché rivivano».

Io profetizzai come mi aveva comandato e lo spirito entrò in essi e ritornarono in vita e si alzarono in piedi; erano un esercito grande, sterminato.

Mi disse: «Figlio dell'uomo, queste ossa sono tutta la gente d'Israele. Ecco, essi vanno dicendo: Le nostre ossa sono inaridite, la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti.

Cimitero Monumentale della Misericordia di Siena: La visione di Ezechiele di Tito Sarrocchi

Perciò profetizza e annunzia loro: Dice il Signore Dio: Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi risuscito dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nel paese d'Israele. Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi risusciterò dai vostri sepolcri, o popolo mio. Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nel vostro paese; saprete che io sono il Signore. L'ho detto e lo farò».

Oracolo del Signore Dio.

Ezechiele 37, 1-14

lunedì 10 aprile 2017

Daniel Spoon Saga: La via di mezzo (volume 1)

Daniel Spoon Saga: La via di mezzo (volume 1)

Daniel Spoon Saga: La via di mezzo (volume 1) di Gabriele Delfino pubblicato in eBook su Amazon

Questo post si compone di due parti. Nella prima vi racconto le mie impressioni sul romanzo; nella seconda riporto l'intervista che ho fatto al suo autore, Gabriele Delfino.

Tutto ciò è accaduto per caso ma noi del club il-caso-non-esiste sappiamo che non è così, vero?

E' successo che nella pagina Facebook di My Day Worth io abbia pubblicato una foto della Via di Mezzo di Siena e che Gabriele Delfino, che segue la pagina, abbia scritto nei commenti che aveva scritto un romanzo che si intitolava La via di mezzo. Secondo voi, potevo non precipitarmi ad acquistarlo e leggerlo? Questo blog mi sta abituando a queste coincidenze e la cosa devo dire che mi piace un sacco!

E ora mettevi comodi che io inizio a raccontarvi. Se avete poco tempo, iniziate dall'intervista. A me è piaciuta moltissimo!

Recensione del romanzo Daniel Spoon: La via di mezzo

La via di mezzo è un romanzo - fantasy - di formazione.

Il protagonista Daniel, diciannovenne, desidera che la sua vita abbia una svolta.

Daniel “non ha imparato cosa sia socialmente accettabile” e quindi “ha sviluppato un istinto di difesa che gli impedisce di dire tutta la verità. “

Un esempio? Ha imparato ad “evitare di fare il nome di Michael Bolton quando si parla di musica, a non nominare Notthing Hill come film preferito e a non accennare a qualsiasi libro in generale perché leggere non è abbastanza macho come vandalizzare auto alle 3 di notte dopo aver bevuto due casse di birra o avere la prima esperienza sessuale sul retro di un pub contro i cassonetti della spazzatura.”

Daniel decide quindi che la svolta che desidera sarà possibile all’Università dove “potrò” – dice – “finalmente smetterla di sentirmi definito da quello che gli altri sanno di me. O da quello che io so di me.”

E già, perché all’Università sarà tutto nuovo, nessuno lo conosce e quindi sarà il momento ideale per “costruirsi una identità nuova, affascinante” (…) “più spigliata e sofisticata”.

E già qui il personaggio mi ha conquistata perché anch’io ho vissuto il passaggio dalle superiori all’Università in questo modo riponendo nel cambio di città, di ambiente e persone la possibilità del mio riscatto. Mi sentivo il brutto anatroccolo e volevo che la mia vita subisse una svolta.

Tornando a Daniel, la svolta ci sarà ma sicuramente non come lui se lo era immaginato.

Nel mio caso? Be', ho scoperto che “L’unica gioia al mondo è cominciare. E’ bello vivere perché vivere è cominciare, sempre ad ogni istante.” Per chi ancora non lo sapesse, lo ha detto Cesare Pavese.

La via di mezzo è un romanzo per ragazzi che a me però è piaciuto molto e non perché sia appassionata del genere fantasy ma perché, oltre alle affinità che ho trovato con Daniel, trovo che il messaggio che l’autore vuole trasmettere sia universale e che una rinfrescata al riguardo anche a noi adulti non faccia male.

Il messaggio è legato all’amore, al coraggio, alla paura o meglio, al superamento della paura, alla bellezza, alla 'semplicità di Dio', alla speranza.

Non aggiungerò altro rispetto alla trama. A quelli della mia generazione però dico che la storia mi ha ricordato il video clip Thriller, quello di Michael Jackson, uscito nel 1985, anche se nel romanzo di Gabriele Delfino le parti sono invertite. Volutamente invertite, come ho avuto modo di ascoltare in una sua intervista su YouTube.

Il linguaggio è scorrevole. Lo stile - curato - è fresco, divertente, ironico con citazioni musicali, cinematografiche e letterarie per tutte le età.

Essendo il protagonista Daniel anche la voce narrante, noi lettori siamo messi al corrente di tutti i suoi meccanismi mentali e la cosa personalmente mi è piaciuta molto perché il personaggio è lucidamente consapevole della sua ‘ossessione’.

Colpi di scena ce ne sono in ogni capitolo e sono credibili, nella loro logicità, e non prevedibili. E qui una domanda me la sono posta: forse è perché non sono avvezza ai romanzi fantasy? Magari se qualcuno di voi lo è, potrebbe leggere La via di mezzo e illuminarmi al riguardo :-).

***

Intervista a Gabriele Delfino, autore del romanzo Daniel Spoon: La via di mezzo

Gabriele, non ci conosciamo per cui sono curiosa di sapere che lavoro fai e se la scrittura fa parte del tuo lavoro principale.

Ho un'agenzia di comunicazione, Bottega della Comunicazione. La scrittura è solo un hobby, anche se in realtà sarebbe più corretto descriverla come una esigenza.

Presumo che se hai scelto il genere 'fantasy' tu abbia un debole per questo genere anche come lettore. Quando è nata questa preferenza?

Il fantasy è un genere molto ampio e comprende tanti sottogeneri. Non sono appassionato del fantasy classico (quello che parla di draghi, elfi et similia, per intenderci) ma prediligo il fantasy moderno. Il mio scrittore preferito è Jonathan Stroud, un vero e proprio genio.

Ricordi qual è stato il primo libro fantasy che hai letto?

La mia prima passione è stata la fantascienza e Philip Dick rimane per me un punto di riferimento imprescindibile. Travalica ogni confine di genere e volente o nolente sarò sempre influenzato da alcune sue tematiche, come la definizione di "reale" e la riflessione sulla religione. Il fantasy è arrivato dopo.  I primi romanzi fantasy letti credo che siano quelli della trilogia "queste oscure materie" di Philip Pullman: La bussola d'oro, La lama sottile e il Cannocchiale d'ambra.

Quando hai capito che da lettore volevi passare dalla parte dello scrittore?

È un desiderio che ho sempre avuto, fin da piccolo. Un conto però è sentire l'istinto di scrivere, un altro è avere una storia da raccontare e il discrimine è tutto qui: nel momento in cui si scopre dentro di sé una storia che valga la pena vivere e condividere, allora scrivere diventa naturale.

Hai frequentato qualche corso di scrittura? Se sì, in cosa ti è stato utile? Se no, come hai organizzato il lavoro di scrittura di La via di mezzo?

Ho frequentato un corso di scrittura creativa negli anni universitari (era previsto dal mio piano di studi).

Non ricordo molto ad essere sincero, però mi è rimasta impressa un'indicazione: quando si scrive un testo letterario (una sceneggiatura, un romanzo, ecc.) è necessario stendere una biografia dei personaggi coinvolti. Bisogna conoscere tutto di loro: il loro carattere, i loro gusti, il loro passato, proprio come se fossero delle persone vere. Ogni dettaglio è fondamentale per far sì che poi si comportino in maniera coerente e credibile, perfino particolari che poi nel testo non emergeranno mai. Ad esempio: qual è il loro colore preferito? E perché?

Una volta stesa la lista dei personaggi e la loro biografia, bisogna dedicarsi alla storia.
Prima di incominciare a scrivere il romanzo vero e proprio, è necessario avere un'idea degli snodi fondamentali delle trama: dove parte, dove va a finire e gli avvenimenti essenziali nel mezzo. In questa maniera, non ci si ritroverà a metà romanzo senza sapere come continuare.

Personalmente poi, mi sono ritrovato a cambiare diversi dettagli in fase di scrittura: arriverà sempre un momento in cui i personaggi incominceranno a comportarsi come vogliono loro e la storia evolverà di conseguenza.

Da un intervista su YouTube ho scoperto che ti sei ispirato alla saga di Twilight in cui i ruoli ‘tradizionali’ sono capovolti. Puoi spiegarlo anche ai lettori di My Day Worth?

È vero. In occasione del decimo anniversario del primo libro della saga di Twilight, Stephenie Meyer (l'autrice) ha fatto uscire una nuova ristampa del romanzo, corredata da una versione dello stesso in cui il sesso dei personaggi era invertito, "Life and Death: Twilight Reimagined". Bella quindi è diventata Beau (diminutivo di Beauford) ed Edward è diventato Edythe (lo stesso vale anche per tutti gli altri personaggi del libro).

Non si tratta (solo) di una mera operazione commerciale ma è anche una risposta dell'autrice alle critiche ricevute: è indubbio infatti che il romanzo ricalcasse il classico cliché della donna debole, imbranata e indifesa che si innamora di un uomo perfetto, forte e bellissimo.

Ecco, io ho capito di voler scrivere una storia che fosse esattamente l'opposto: il protagonista doveva essere un ragazzo insicuro e impacciato, circondato da donne molto più affascinanti, decise e forti di lui. E francamente penso che questa visione del mondo, rispecchi maggiormente la realtà dei fatti :-)

Siena è presente nel tuo romanzo ed è stato proprio questo il gancio che mi ha portato a scoprirlo. Mi racconti il tuo legame con Siena?

Siena per me è un luogo del cuore. L'ho scoperta da piccolo, perché mio padre ci portava spesso per lavoro e malgrado io sia di Milano, tento di tornarci non appena posso. Per qualche anno, in età adulta, sono riuscito a tornarci una volta ogni sei mesi. Purtroppo l'ultima mia visita risale a Settembre e devo dire che mi manca molto.

Se possibile, potresti dirmi qual è la fortezza del XIII secolo nelle Crete, l’Hotel dove alloggiano Daniel ed Elisabeth?

Si tratta del Castello di Leonina a Casetta. Non l'ho nominato direttamente per non fare pubblicità occulta ma ci tengo a precisare che tutti i luoghi menzionati sono reali (a eccezione dell'università di Daniel). Il ristorante dove si fermano a cenare, ad esempio, è la Taverna di Cecco, in via Cecco Angiolieri: secondo me sono i migliori pici al cinghiale di Siena e la frequento ormai da 12 anni.

E poi, quando Elisabeth dice “Siena: la sua bellezza mi ha letteralmente nutrito in un periodo molto difficile. Stavo qui e stavo bene. Potevo concentrarmi su me stessa invece che sul desiderio di uccidere”. A che periodo storico si riferisce, si può dedurre?

La vita di Elisabeth è avvolta nell'ombra, per la maggior parte. Sappiamo che era a Siena il 3 Luglio del 1944, quando i francesi sono entrati in città da porta San Marco e che dobbiamo a lei la salvezza della città, grazie all'influenza esercitata sul generale De Monsabert che proibì l'uso dell'artiglieria e ordinò ai propri ufficiali di non sparare oltre il 18 secolo. Non sappiamo però per quanto tempo vi soggiornò. Mi piace pensare tuttavia che abbia conosciuto Caterina Benincasa (quindi tra il 1347 e il 1380) e che abbia avuto diversi dialoghi con lei. Chissà che la futura Santa non abbia contribuito al suo cambiamento.

Anche Londra è presente in La via di mezzo. Come è avvenuta la scelta?

Londra è una città magica e misteriosa per definizione e avendola visitata diverse volte, potevo avere dimestichezza con le vie e i luoghi descritti. Inoltre esercita su di me un certo fascino.

La tua passione per la musica è spiccatamente presente nel romanzo sia nelle citazioni - scritte e audio - all’inizio e fine di ogni capitolo sia nel testo vero e proprio. Ci racconti di questa tua passione e di come ti è venuta l’idea di integrarla nel romanzo?

L'idea di base è questa: nei film, nei telefilm e nei cartoni animati la musica è un elemento essenziale e vitale, perché non dovrebbe essere così anche per un libro? In particolare, desideravo che, alla fine di ogni capitolo, un lettore potesse rivivere le emozioni del capitolo stesso, attraverso una colonna sonora.

Personalmente ti ringrazio perché ho scoperto un mondo musicale di cui ero all’oscuro! I testi delle canzoni mi sono piaciuti. Le musiche mi sono sembrate da The day after. Ma ripeto, ho gigantesche carenze musicali.

Anche solo il fatto che tu le abbia ascoltate, mi rende felice :-)

Anche se si tratta di un romanzo fantasy, c’è qualcosa di autobiografico?

Sicuramente. C'è molto di me in tutti i personaggi descritti e in particolare in Daniel e Alice. Io AMO Alice.

Ti piace sul serio Michael Bolton? Attenzione a come rispondi perché a me piace! :-D

In realtà non è il mio genere di musica :D
Tuttavia tutte le canzoni presenti nelle tre compilation dedicate al romanzo, pur essendo molto differenti tra di loro, rappresentano il mio gusto personale.

***

Ringrazio Gabriele per la generosità nelle risposte.

Il secondo volume della saga si intitola Daniel Spoon: La porta stretta.

In privato Gabriele mi ha rivelato che una 'certa situazione' de La via di mezzo si capirà a pieno in questo secondo volume. Quindi :-)

lunedì 3 aprile 2017

Tobia seppellisce un morto di Tito Sarrocchi

Cimitero Monumentale di Siena: Tobia seppellisce un morto di Tito Sarrocchi

Grazie alle Giornate FAI di primavera di quest'anno oltre a poter vedere per la prima volta la Farmacia dell'Ex Manicomio di Siena ho potuto ammirare da vicino le sculture che si trovano all'interno di diverse cappelle gentilizie del Cimitero Monumentale della Misericordia di Siena.

Chi frequenta questo blog sa della mia curiosità per le opere del Cimitero Monumentale di Siena. La prima volta ne ho scritto qui; ma la curiosità è aumentata grazie alla conoscenza virtuale del nipote dello scultore Guido Bianconi.

Quando ho letto il post del FAI confesso che ho accarezzato per un attimo l'idea di poter vedere da vicino le opere di Guido Bianconi presenti nel Cimitero Monumentale di Siena, soprattutto il bassorilievo della Tomba Raimondi; ma forse hanno scelto solo autori dell'Ottocento.

Detto questo, siccome ho approfittato per fare tantissime foto ai particolari delle sculture, ho deciso di pubblicare dei post che saranno per lo più dei reportage fotografici per condividere con voi quello che ho potuto vedere e che dal cancello delle cappelle non mi sarebbe mai stato possibile.

Inizio con il gruppo scultoreo che mi piace più di tutti e cioè quello di Tobia seppellisce un morto di Tito Sarrocchi  per la Cappella D'Elci Pannocchieschi, antica e nobile famiglia i cui membri si insediarono già dal XII secolo tra Siena e Volterra.

Ho potuto letteralmente girargli intorno.

Come mai mi piace così tanto? la prima volta che la vidi, anche se da lontano, mi colpì il soggetto scelto. 'Seppellire i morti' so essere una delle sette opere di misericordia corporali, l'ultima per l'esattezza. E' un atto d'amore, secondo me. Ricordo la prima volta che vidi il 'carnaio' del Santa Maria della Scala e a come provai sincero dispiacere per quelle ossa indistinte che non avevano avuto una degna sepoltura. Quindi, forse è per questo che il soggetto mi colpì in maniera particolare.

Nella Bibbia, nel Libro di Tobia, si racconta come Tobi, il padre di Tobia e lo stesso Tobia, per seppellire i molti ebrei della Tribù di Neftali deportati in esilio, rischiavano la vita poiché il re di Ninive aveva proibito questa pratica. Afferma Tobi: "donavo il pane agli affamati, gli abiti agli ignudi e, se vedevo qualcuno dei miei connazionali morto e gettato dietro le mura di Ninive, io lo seppellivo. Seppellii anche quelli che aveva uccisi Sennàcherib, quando tornò fuggendo dalla Giudea, al tempo del castigo mandato dal re del cielo sui bestemmiatori. Nella sua collera egli ne uccise molti; io sottraevo i loro corpi per la sepoltura e Sennàcherib invano li cercava. Ma un cittadino di Ninive andò ad informare il re che io li seppellivo di nascosto. Quando seppi che il re conosceva il fatto e che mi cercava per essere messo a morte, colto da paura, mi diedi alla fuga" (Tb. 1, 17-19).

Oltre al soggetto scelto mi colpì la semplicità della Cappella priva di altre opere che per l'appunto mette in risalto il marmo di Tito Sarrocchi.

La distanza ravvicinata mi ha permesso di scoprire la fossa. E' stata una vera sorpresa. Quando la guardavo da lontano, immaginavo che ci fosse del terriccio rappresentato e invece c'è una buca.

Altra cosa che non si può vedere da lontano sono le scritte in latino sul basamento e che riguardano Tobia.

Quella frontale recita:  Viam veritatis non deseruit (Non disertò la via della verità)

Quella nel lato sinistro: Mortuis sepulturam solicitus exhibebat (E' stato attento a seppellire i morti)

Quella nel lato destro: Nudis vestimenta praebebat (Ha donato vestiti agli ignudi)

Tito Sarrocchi realizzò quest'opera nel 1878 come testimonia la firma apposta.

Lascio ora a voi giudicare l'eccellenza del suo scalpello.

Reportage fotografico di Tobia seppellisce un morto di Tito Sarrocchi

Cimitero Monumentale di Siena: Tobia seppellisce un morto di Tito Sarrocchi

Cimitero Monumentale di Siena: Tobia seppellisce un morto di Tito Sarrocchi

Cimitero Monumentale di Siena: Tobia seppellisce un morto di Tito Sarrocchi

Cimitero Monumentale di Siena: Tobia seppellisce un morto di Tito Sarrocchi

Cimitero Monumentale di Siena: Tobia seppellisce un morto di Tito Sarrocchi

Cimitero Monumentale di Siena: Tobia seppellisce un morto di Tito Sarrocchi

Cimitero Monumentale di Siena: Tobia seppellisce un morto di Tito Sarrocchi

Cimitero Monumentale di Siena: Tobia seppellisce un morto di Tito Sarrocchi

Cimitero Monumentale di Siena: Tobia seppellisce un morto di Tito Sarrocchi

Cimitero Monumentale di Siena: Tobia seppellisce un morto di Tito Sarrocchi

Cimitero Monumentale di Siena: Tobia seppellisce un morto di Tito Sarrocchi

Cimitero Monumentale di Siena: Tobia seppellisce un morto di Tito Sarrocchi

Cimitero Monumentale di Siena: Tobia seppellisce un morto di Tito Sarrocchi

Cimitero Monumentale di Siena: Tobia seppellisce un morto di Tito Sarrocchi

Cimitero Monumentale di Siena: Tobia seppellisce un morto di Tito Sarrocchi