lunedì 25 luglio 2016

Liebster Award 2016


Liebster Award 2016

Sono stata nominata dal blog Una lettrice e procedo quindi a rispondere alle domande del Liebster Award 2016; un modo simpatico per far conoscere i blog che ci piacciono.

Prima però ringrazio Alessandra, è lei 'Una lettrice', per i '15 minuti di popolarità' regalati a My Day Worth con l'assegnazione di questo premio :-)

Ecco le mie risposte alle sue domande

1 Cosa stai leggendo? De Profundis di Oscar Wilde

2 Per te qual è la storia d’amore più bella di tutti i tempi e perché? Quella interpretata da Meryl Streep (Francesca) e Clint Eastwood (Robert) nel film I ponti di Madison County perché secondo me la storia è credibile e perché propone una soluzione drammatica ma senza rimpianti per la protagonista.


3 Passatempo preferito? 'Instagrammare' Siena


4 Consiglia due libri imperdibili, due libri che secondo te tutti dovrebbero leggere. Tutti no, sarebbe presuntuoso da parte mia. Ne consiglierei però due che non avrei creduto sarebbero continuati a tornarmi in mente anche dopo tanto tempo dall'averli letti: La Storia di Elsa Morante (il primo libro, e per ora unico, che mi ha fatto commuovere fino alle lacrime); L'arte della gioia di Sapienza Goliarda (la forza a trecentosessanta gradi della protagonista 'Modesta' è irresistibile)


5 A cosa pensi prima di addormentarti? A niente in particolare.


6 Qual è un sogno che vorresti realizzare? Ne ho tanti e li ho raccolti nel post #100cosedafareprimadimorire. Comunque, nel più o meno immediato, perché è quello a cui mi dedicherò nei prossimi mesi, c'è il viaggio a New York.


7 Mini-vacanza. Qual è un posto in Italia che consiglieresti per trascorrere un bel weekend? Roma. Non vedo l'ora di riprendere la bella abitudine di regalarmi una mini vacanza nella capitale in autunno e a primavera.


8 Qual è un post del tuo blog che ti piace particolarmente? Linkalo. Il metodo KonMari del riordino


9 Perché alle persone piace il tuo blog? Ad alcuni immagino per i miei reportage su Siena; a tutti gli altri non ne ho idea per cui, anzi, se volete approfittare di questo post per dirmelo, mi farà molto piacere.


10 Hai comprato qualcosa con i saldi? Sì!


11 Se potessi migliorare la tua vita cosa sarebbe la prima cosa che cambieresti? Sostituirei la porta d'ingresso di casa. Circa un mese fa mi sono entrati i ladri in casa :-(


12 E perché non lo fai? (Bonus, domanda solo per coraggiosi!) L'ho già ordinata ;-)

Regolamento Liebster Award 2016

Prima di rivelare i nomi degli 11 blog da me individuati per l'assegnazione del premio, vi riporto le regole da seguire nel caso in cui decidiate di partecipare:
- ringraziare il blog che ti ha nominato ed assegnato il premio, linkando il suo blog nel post;
- inserire il “widget” o “gadjet” del premio nel post;
- rispondere alle domande che il blogger ti ha posto;
- formulare 11 domande per gli 11 candidati che hai menzionato;
- informare i blogger del premio assegnato;
- indicare le regole.


I miei 11 candidati al Liebster Award 2016
Claudia di La Bussola e il Diario; Elisa di Valigia a due piazze; Maria di Scratchbook; Elena di Io e Pepe (e libri e altro); Tamara di Citazionisti Avanguardisti; Simona di Solo superficialmente coerente; Manuela di Parole senza rimedi; Giulia di Goodmorningkitchen; Stefania di La Finestra di Stefania; Aurora di Aury's Passions; Elena e Marco di Frammenti di Toscana

Queste sono le 11 domande che ho pensato per loro

1 Qual è l'ultimo libro che hai letto? Come lo hai scelto?
2 Come è nato il tuo blog e come si è evoluto?
3 Un evento importante della tua vita?
4 Perché alle persone piace il tuo blog?
5 La tua frase motivazionale preferita?
6 Il post del tuo blog a cui sei più affezionata? metti il link!
7 L'ultimo viaggio, non per lavoro, che hai fatto? Come hai scelto la destinazione?
8 Il tuo piatto preferito da mangiare o da cucinare? se condividi qui la ricetta, tanto meglio!
9 Sei mai uscita dal parrucchiere con un taglio o un colore di capelli che non avevi previsto? Dai, racconta!
10 Sei un tipo più sportivo o meditativo? nel caso di risposta affermativa, che tipo di sport o meditazione pratichi?
11 Hai il pollice verde? se sì, che piante hai in casa? se la risposta è no - e te ne rammarichi - ho una bella notizia per te: tra le blogger da me citate c'è una giardiniera di professione che potrebbe darti qualche dritta. Vero Stefania? :-)


Nessuna domanda di riserva.

Ciao!

lunedì 18 luglio 2016

Mi chiamo Lucy Barton


Mi chiamo Lucy Barton

Intervista doppia a the Saba Sisters Readers sul romanzo Mi chiamo Lucy Barton di Elizabeth Strout edito da Einaudi.

Prima però un breve riassunto della trama dalla penna di Paola.

Madre e figlia si ritrovano in ospedale dopo molti anni di volontario allontanamento da parte di quest'ultima. L'occasione è un'appendicite, seguita da strane complicazioni. È Lucy Barton, la figlia, a raccontare quei giorni con indulgenza, riscoprendo attraverso i ricordi legati a quei giorni l'affetto profondo che la legava alla sua famiglia nonostante la miseria, l'indigenza e la povertà patiti durante la sua infanzia.

1. La tua reazione all’incipit "Ci fu un tempo, ormai molti anni fa, in cui dovetti trascorrere quasi nove settimana in ospedale."

PAOLA

Nessuna in particolare.


AMINA
Ho temuto il peggio.


2. Dai un voto alla trama e spiegalo.

PAOLA

6/10
Merita la sufficienza ma ho preferito di gran lunga il sarcasmo e la rabbia repressa di Olive Kitteridge. Questo è, invece, un intreccio tra un libro di memorie, un racconto e un (finto o vero?) romanzo autobiografico; in alcuni punti ho avvertito proprio l’urgenza dell’autrice di scrivere la parola “fine”, senza preoccuparsi più di tanto del lettore


AMINA
7/10
Il divario generazionale tra genitori e figli negli anni Ottanta è stato, secondo me, equivalente a più generazioni messe insieme tanto è stato abissale. Nel romanzo della Strout l'ho ritrovato.


3. Se la trama fosse un quadro, quale sarebbe?

PAOLA

“I mangiatori di patate” di Van Gogh


AMINA
"Campo di grano" di Van Gogh relativamente all'infanzia della protagonista.


4. Lo stile è…

PAOLA

Se lo stile è, come dice Roland Barthes, “la combinazione di forma e contenuto che detta insieme pensiero ed espressione”, direi che la Strout ha avuto bisogno di molte pause interiori mentre scriveva questo libro, altrimenti non saprei spiegarmi tutte quelle pagine che, soprattutto verso la fine, contengono solo pochi pensieri, messi in risalto proprio dagli spazi bianchi delle pagine stesse.
Comunque, dal punto di vista del linguaggio, lo stile è semplice e scorrevole.


AMINA
Scorrevole, semplice, essenziale.


5. Frase da citare

PAOLA

“(…) per me il suono del granturco che cresce e del cuore che si spezza sono tutt’uno
p. 50


AMINA
Siccome io preferisco di gran lunga la città alla campagna, forse perché come la protagonista anch'io da bambina ho vissuto in un posto abbastanza isolato, riporto questo scambio di battute. Da sottolineare che entrambe si trovano in una stanza d'ospedale a New York con vista sul grattacielo Chrysler:

mamma: Sì, ma come si fa a vivere senza cielo?
Lucy: Al posto del cielo abbiamo la gente.


6. Il personaggio più amato e perché?

PAOLA

La madre di Lucy perché, nonostante tutto, l’ho sentita molto materna e protesa verso la figlia, benché non riuscisse neppure a dimostrarle l’amore provato, se non attraverso la sua presenza in quella stanza d’ospedale, raccontandole i pettegolezzi di Amgash, Illinois.


AMINA
La mamma di Lucy, per il suo 'modo imperfetto' di amare la figlia.


7. Il personaggio meno amato e perché?

PAOLA

Nessuno in realtà, anche perché, tralasciando madre e figlia, molti personaggi sono appena accennati.


AMINA
Il marito di Lucy; forse perché è rimasto un po' ai margini rispetto alle due protagoniste principali e quindi di lui si sa poco.


8. Il finale è…

PAOLA

…luminoso e consolatorio. “La vita mi lascia sempre senza fiato”, frase che chiude il libro, è una frase che penso spesso anche io, soprattutto riguardo alla bellezza e alla complessità della vita.


AMINA
Una specie di 'reset' della propria vita con la consapevolezza che l'esperienza sa regalare.


9. Che ne pensi del titolo? E’ attinente?

PAOLA

Il titolo è inequivocabile ed è spiegato a p. 159. Ogni scrittore racconta in realtà una sola storia, sempre la stessa, e Lucy Barton, che nel romanzo è anche una scrittrice, racconta la sua.


AMINA
Certo, perché si tratta di una autobiografia anche se di invenzione.


10. Hai trovato parole che non conoscevi?

PAOLA

Un’espressione: stare “in arcione” , ovvero, montare in sella nel linguaggio equestre. La Strout la usa in una frase : “aveva Becka in arcione su un fianco” ed io ho proprio immaginato la bimba “in sella” sul fianco del padre.


AMINA
Sì, 'concione'; che vuol dire discorso solenne fatto in pubblico.


11. Ti ha ispirato un libro da leggere dopo questo?

PAOLA

Nessuno in particolare.


AMINA
Se due indizi fanno una prova allora devo proprio leggere La casa nella prateria di Laura Ingalls Wilder. E sì, perché oltre a vedere la serie quando ero piccola, Claudia Porta del blog lacasanellapeateria (chi frequenta Mydayworth ha già sentito parlare di lei)  ha tradotto in italiano il terzo volume dei nove complessivi, quello intitolato proprio La casa nella prateria e che ha ispirato la serie TV degli anni 'Settanta (primo indizio) e perché la Strout lo cita nel romanzo a proposito del fratello (2 indizio) anche se io come Lucy non pensavo potesse piacere ad un adulto.


12. A chi lo consiglieresti?

PAOLA

A chi non conosce la Strout e trova accettabile il prezzo (€ 17,50) per una storia breve, sia pure ben impaginata (!)


AMINA
A coloro a cui piacciono i romanzi che trattano il rapporto tra genitori e figli. Ad esempio a chi è piaciuto Patrimonio di Philip Roth; a me ad esempio moltissimo.


13. C’è una morale secondo te?

PAOLA

Che l’amore è sempre imperfetto e che mai potremo affermare di conoscere veramente bene qualcun altro.


AMINA
Vedo il concetto di equanimità dappertutto ultimamente e anche qui l'ho visto. La protagonista infatti più volte riflette su quanta negatività porti il sentirsi superiori o inferiori agli altri.


14. Su quale supporto lo hai letto?

PAOLA

Credo che si desuma dalla mia risposta alla domanda n. 12…


AMINA
Cartaceo perché in eBook c'è solo la versione in lingua originale :-(


15. Altro da aggiungere?

PAOLA

L’uso, almeno per me, insolito dell’aggettivo “inderogabile” per definire una voce, in questo caso quello della madre di Lucy.


AMINA
Un flashback personale: sono stata anch'io in ospedale per quattro settimane tanti anni fa. Avevo anch'io il telefono fisso sul comodino e anch'io ho visto i primi ricoverati di AIDS. E ricordo mia mamma che era venuta a trovarmi da Pescara. Insomma, un pochino ho empatizzato con Lucy.

lunedì 11 luglio 2016

Pietro Gaglianò al Caveau di Serena Fineschi


Siena: Pietro Gaglianò al caveau di Serena Fineschi

La quinta idea esposta nel piccolo Caveau nel Vicolo del Coltellinaio a Siena è di Pietro Gaglianò, critico d'arte e curatore. Rimarrà esposta fino al 25 luglio.

Si tratta della pagina di un romanzo scritto nel 2004; ma mai pubblicato.

L'idea di Gaglianò mi è tornata in mente proprio venerdì scorso quando è stato proclamato il vincitore del Premio Strega 2016.

Non mi sono mai appassionata a questo premio ma quest'anno avevo qualcuno per cui fare il tifo e cioè il romanzo Il Cinghiale che uccise Liberty Valance di Mauro Meacci (ne avevo parlato qui). E' arrivato quarto. Meritava di più, secondo me; ma non ho letto gli altri romanzi per cui non posso esprimermi ulteriormente.

Ritornando all'idea del Caveau, l'incipit del capitolo pone la domanda delle domande: "Dimmi un po', Angela, sei felice tu?" buttata lì con non chalance.

E' la scusa per interrogarsi sul valore dei desideri, dei rimpianti anche rispetto ad un luogo dove vorremmo essere che non è quello dove siamo. Sul presente.

Pietro Gaglianò sull'idea mai nata ha detto:

"Quando Serena mi ha chiesto un’idea per Caveau ho pensato che ci volesse un progetto amato e temuto, che meritava ora di avere un po’ di luce. Mi piace anche la coincidenza che questa piccola porzione di inedito appaia nello stesso anno in cui è uscito il mio libro (finora) più importante, Memento, una riflessione politica sul rapporto tra arte e potere. Anche il romanzo aveva a che fare con questo tema, in un modo all’epoca oscuro e molto più estetizzante (molto di più di quanto ammetterei di voler fare ora): la vicenda intreccia la ricerca di un giovane studioso dei martiri del tempo dell’imperatore Diocleziano con la scoperta incantata del senso della fine delle cose umane, del bisogno della memoria, della morte e delle idee. Il tutto risplende nella visione protratta del palazzo di Diocleziano a Spalato, dove si svolge gran parte della storia. Il sentimento dei protomartiri per il valore di un’idea, laicamente interpretato, e quello dell’imperatore per la comprensione della storia si connettono alla resistenza del protagonista alla facilità delle cose del tempo presente. Morire per delle idee, insomma. O morire con delle idee. Con un grande punto interrogativo. Il brano per Caveau, sulla cui versione originale ho apportato alcune correzioni a matita, è una specie di intermezzo nella vita quotidiana tra il protagonista e la donna che ama, senza capirla senza esserne capito”.

da Sienafree.it

Ecco il testo della pagina del romanzo mai pubblicato di Pietro Gaglianò:
"Dimmi un po', Angela, sei felice tu?" le chiedo con il tono di chi si informa a che ora è prevista la cena.
Mi sorride nel sole, come se gliela avessi appena sottoposta io una forma di felicità perfetta, "Certo che sono felice, " risponde.
"E non hai desideri, in questo momento?"
"Vuoi dire desideri come qualcosa che vorrei, o desideri come rimpianti?"
Una pignoleria insopportabile

"Hai ragione, sono due cose diverse.
Intendo il rimpianto di qualcosa che potrebbe essere in un modo e invece non lo è. Come voler essere in un posto, Roma, l'India o Città del Messico, ma essere qui. Questo vale sia per il passato, un luogo in cui sei stata realmente, sia per tutto il resto."
"Ho capito," dice sedendosi per terra con l'espressione concentrata di chi sta per esaminare un problema che gli sta a cuore, o piuttosto come un bambino al quale è stato proposto un gioco irresistibile. "Questa terrazza, che è un po' scalcinata, non è proprio il massimo ma per me va bene ugualmente; mentre sono qui mi può venire in mente una spiaggia tropicale con una palma e una bibita ghiacciata e il mare pieno di pesci mai visti, o la piazza di un paese tranquillo, con un bar, le persone che chiacchierano e i bambini che si rincorrono mentre il campanile batte il tempo. E penso per un attimo che sono bei posti, ma ci penso per caso, giusto per un attimo."
"Continua", le dico affascinato, ha appena descritto il paesaggio che sto coltivando nella mia immaginazione. Un paese in Calabria, dove una nonna coriacea si accaniva a tenere in vita gerani stremati dal sole, c'era una terrazza piuttosto in rovina anche lì, e la sera prima di cena andavo a curiosare nel colore locale del bar e delle piazzette. Una torre normanna faceva da meridiana scivolando nelle ore del giorno e nell'indifferenza ciarliera della gente.
"Non c'è molto altro. Sono troppo concentrata sul presente. Se penso a un qualsiasi altro posto, la piazza o la palma, non riesco a nemmeno a pensarci abbastanza per desidera di esserci seriamente."
Mentre io divago, Angela c'è. A lei sembra uno spreco inutile perdersi le cose per quello che possono offrire nell'immediato. Per me, invece, il vecchio gres della terrazza, levigata dal nostro tramonto, è importante perché potrebbe essere altrove e comprende, tanto quanto ignora, qualcosa di analogo in un'altra parte del mondo."
***

Che dire? la domanda sulla felicità rimane aperta per tutti! Io, anche per via dell'esperienza che ho fatto recentemente a Lutirano di Marradi, opto per il presente, il qui e ora.

***

Gli altri artisti che hanno esposto la loro idea nel singolare Caveau di Serena Fineschi a Siena li trovi nella categoria Caveau

lunedì 4 luglio 2016

Palio di Siena 2 luglio 2016: #havintolalupa

Palio di Siena 2 luglio 2016: #havintolalupa

Impermanenza(*) o Statistica, chiamatelo come volete; ma se ogni cosa che sorge è destinata a passare e se per il calcolo delle probabilità l'evento 'vittoria di una Contrada che non vince da n anni' non poteva non verificarsi, allora anche il lungo digiuno della Lupa non poteva durare in eterno.  In entrambi i casi  era solo il 'quando' l'incognita.

E sì, perché era dal 2 luglio 1989 che la Contrada della Lupa non vinceva il Palio di Siena.

Con la vittoria riportata in Campo sabato scorso con la cavalla Preziosa Penelope e il fantino Jonatan Bartoletti, detto Scompiglio, il sortilegio finalmente si è rotto.

Come mai sono particolarmente contenta per questa vittoria, io senese d'adozione e non appartenente a nessuna contrada? ora ve lo dico.

Perché mio nipote Federico di ventiquattro anni (quello nella foto) per la prima volta nella sua vita ha visto vincere la sua Contrada.

Gioire per la felicità degli altri è un dono;  oppure un talento? Non so; ma l'emozione per me è stata tanta.

Chi mi conosce lo sa, sarei andata a vedere il Palio in Piazza del Campo finché non avesse vinto la Lupa. Non mi sarei persa per niente al mondo questo momento vissuto dal vivo.

Vederlo poi in compagnia di un gruppetto di lupaiole - conosciute già da qualche anno grazie a mia sorella che frequenta la Contrada da quando decise di 'battezzarvi' mio nipote - è stato un privilegio non monetizzabile, davvero.

Vedere mio nipote issarsi verso il Palco dei Capitani per prendere il Drappellone dipinto da Tommaso Andreini è stata la ciliegina sulla torta.

Stringerlo nell'abbraccio che da tanto tempo speravo di dargli è stato commovente.

Questa vittoria è un evento di quelli per cui nella vita di Federico ci sarà un 'prima' è un 'dopo', ne sono sicura; fermo restando che gli auguro di assistere a più vittorie possibili.

Ora non mi rimane che godermi lo spettacolo da spettatrice perché idee per i cortei non gli mancheranno di certo alla Contrada a cominciare dal nome della cavalla, Preziosa Penelope; un nome una profezia quasi.

Solo una 'Penelope', secondo me, poteva riempire di valore i tanti anni di digiuno della Contrada della Lupa.

E io intanto potrò depennare una delle mie #100cosedafareprimadimorire

E già; perché al numero 91 della lista corrisponde: 'Andare alla Cena della Vittoria della Contrada della Lupa a Siena... (è dal 1989 che questa contrada non vince il Palio e in più ho un nipote lupaiolo)'

Tenetemi il posto, please!

***

* non uso questa parola a caso; leggete qui, se vi interessa sapere da dove mi è saltata fuori