lunedì 29 febbraio 2016

Pausa merenda a Siena: dove?

Pausa merenda a Siena: frittelle Savelli

La pausa merenda per me è un must, che sia dolce o salata in piedi o seduta, anche quando sono in viaggio (come dimenticare ad esempio quella sublime esperienza sensoriale dell'afternoon tea a Londra?) e quindi è da un po' che voglio svelarvi la mia lista di posti a Siena per quella 'non proprio voglia di mangiare ma... di qualcosa di buono' all'ora della merenda.

Pronti? Via!

- dall'ultimo fine settimana di gennaio al giorno di San Giuseppe il dubbio non si pone; infatti mi potrete trovare ogni giorno in Piazza del Campo a prendere otto frittelle di riso nella 'baita' del Savelli, lo street food per eccellenza di Siena;

- d'estate a Siena, quando fa caldo, è proprio caldo e quindi un bel gelato artigianale ci sta sempre bene. I miei gusti del momento sono tradizionali; è l'abbinamento che lascia sempre un po' perplessi i commessi: cioccolato e limone. In genere lo prendo alla Gelateria Kopakabana in Via dei Rossi. Ottimo rapporto qualità, 'quantità' e prezzo;

- verso settembre quando le giornate rinfrescano la Tea Room in Via di Porta Giustizia riapre ed è una gioia per tutti. La mia miscela preferita? nocciola e vaniglia accompagnata da una fetta di torta a scelta tra le tante e variegate che propone il locale. In genere è Ilario a consigliare l'abbinamento giusto;

- la merenda salata per me è sinonimo di pizza al taglio al Panificio Menchetti all'interno del Consorzio Agrario di Siena. Ottima, secondo me. Da poter mangiare anche lì stesso, in piedi appoggiati ai tavoli messi a disposizione e con la sensazione quasi di essere 'in vetrina' nel senso che ci sono delle pareti a vetro per cui è tutto a vista e l'affaccio è su una via molto frequentata;

- al Panificio Menchetti però ci vado principalmente per la merenda dolce: i ricciarelli. Sono dei biscotti alle mandorle, 'i' biscotti di Siena forse dovrei dire. Da quando li ho assaggiati in questo forno sono diventati, di diritto, l'alternativa alle frittelle di riso per tutto il resto dell'anno tanto che posso rivolgermi ai commessi e chiedere 'il solito'. Mi fa sentire molto vip anche se ora mi avranno dato per dispersa perché è periodo di frittelle e quindi latito :-)

- dove e come li mangio però i ricciarelli che possono risultare anche un po' stucchevoli al palato se se ne mangiano troppi e all'asciutto? a casa! insieme alla mia miscela di tea preferita del momento: Jamaica, una miscela a base di te nero, che trovo a La Via del Tè in Via Cecco Angiolieri. È diventato un rito per me: due ricciarelli e una tazza di tea al giorno tolgono il medico di torno potrei quasi affermare. La Via del Tè poi è una bottega che incanta (all'interno c'è anche un pozzo!) e la signora che lo gestisce saprà consigliarvi sicuramente un tea adatto ai vostri gusti;

- per una golosa di cioccolata come me le crepes al cioccolato della Cioccolateria Venchi in Via di Città sono una tentazione irresistibile. Una gioia per il palato. L'unico rammarico è che siano solo da asporto. La confezione di cartone è molto carina ma poco pratica. Ma queste sono quisquilie ovviamente;

- concludo la mia lista dei posti per fare una pausa merenda citando l'altro street food storico a Siena: le castagne arrosto del carretto davanti alle Poste in Via Pianigiani. Un sacchetto, tre euro. Io credo o mi piace credere che l'omino mi riconosca ogni anno; non gli ho però mai chiesto come si chiama. Magari lo faccio quest'anno a dicembre perché a Siena non è che le castagne si mangino tutto l'anno come in alcune grandi città dove anche d'estate trovi gli ambulanti con il braciere. A Siena c'è una sola postazione per le castagne arrosto, quindi non si può sbagliare, e solo a dicembre. Punto.

Io vi ho rivelato i miei luoghi per una pausa merenda a Siena, ora tocca a voi! quali posti frequentate nelle vostre città per la pausa merenda?

lunedì 22 febbraio 2016

Guido Bianconi a Siena: Tomba di Ida Gianni

Guido Bianconi: Tomba di Ida Gianni

Prosegue l'itinerario alla scoperta delle opere di Guido Bianconi, scultore senese dell'Ottocento, a Siena.

Questa volta il nipote Gianguido condivide con noi le memorie di famiglia sulla Tomba di Ida Gianni nel Cimitero Monumentale della Misericordia a Siena. Anche in questo caso, come nella Tomba Corradeschi, si tratta di una giovane vita spezzata.

***

"Il bassorilievo posto sulla tomba di Ida Gianni, deceduta nel 1903 all'età di 21 anni, rappresenta, su un fondo floreale, una giovane figura di donna che si abbandona all'abbraccio di un angelo.

Guido Bianconi: Tomba di Ida Gianni

Per via della figura dell'angelo che si china sul capo della giovane, rivolto verso l'alto come per prepararla ad abbandonare il mondo terreno, quest'opera è stata definita da critici come L'anima rapita: il giudizio che ne viene espresso è sempre lusinghiero

L'opera è citata anche da Alessandro Leoncini, che rileva il richiamo alle impostazioni bistolfiane nella posizione delle teste e la mette in relazione anche con la medaglia L'umanità nel campo del dolore che Guido Bianconi realizzò per l'Arciconfraternita della Misericordia.

Guido Bianconi: L'umanità nel campo del dolore

Il concetto del 'rapimento' dell'anima è ripreso nell'epigrafe che compare nell'angolo inferiore destro del monumento: "Ida Gianni - perchè - terreno alito men puro - non offendesse l'anima di lei - gli angioli gelosi - involarono alla terra".

Guido Bianconi: Tomba di Ida Gianni



Nell'angolo opposto figura, in piccoli caratteri, la semplice dedica "I genitori – Q.M.P.": questa memoria posero.

La tomba (che si trova nella sezione Madonna di Provenzano, pavimento numero 1) reca molto evidente la firma di Guido Bianconi: non vi è indicazione della data.

In origine l'opera era stata commissionata a Patrizio Fracassi, condiscepolo all'Istituto per le Belle Arti e in qualche modo "rivale" di Guido Bianconi (che era di un anno più anziano): l'artista ne aveva realizzato un bozzetto, ma il lavoro venne interrotto dal suo suicidio, il 15 settembre 1903. La Vedetta Senese, in un necrologio, giudicò "riuscitissima" quest'ultima fatica del Fracassi.

La realizzazione dell'opera fu allora affidata a Guido Bianconi, che seguì una propria impostazione, senza riprendere quella dell'amico scomparso.

Guido Bianconi a Siena: Tomba di Ida Gianni

Nel marzo del 1904 Guido Bianconi aveva vinto il concorso Lazzeretti, e proprio sul retro di una cartolina che rappresenta un dettaglio del bassorilievo Il Trasporto di Gesù al sepolcro che gli aveva dato la vittoria, compare un abbozzo a lapis di quella che sarebbe stata la tomba Gianni. Le figure che compaiono sulla cartolina già sembrano adombrare l'impostazione che l'artista pensava di dare all'opera che si accingeva a realizzare.

Il 29 settembre 1904 il periodico senese Il Libero Cittadino pubblicò un articolo che, oltre ad esprimere un lusinghiero commento sul monumento, indicava che Guido Bianconi aveva, a quel momento, quasi condotto a termine il suo lavoro.

Guido Bianconi a Siena: Tomba di Ida Gianni

Questo "incastro" di date consente di dare una datazione precisa all'opera, che è certamente la prima di grande impegno realizzata da Guido Bianconi, quando ancora non aveva compiuto i trent'anni. Pochi mesi dopo egli si trasferì a Torino ed iniziò a lavorare nello studio di Leonardo Bistolfi.

Guido Bianconi: Tomba di Ida Gianni

In uno dei suoi taccuini Guido Bianconi registrò quanto aveva speso per sei sedute della modella che aveva posato per la figura della giovane defunta: si tratta di quaranta lire e cinquanta centesimi."

***

Siccome da cosa nasce cosa, dopo aver letto del collegamento dell'altorilievo della Tomba di Ida Gianni con la medaglia realizzata per l'Arciconfraternita della Misericordia di Siena ho chiesto a Gianguido se secondo lui questa medaglia fosse ancora nei locali dell'Arciconfraternita in Via del Porrione.

Lui mi ha risposto che si ricordava ci fossero i gessi ma non la medaglia anche perché forse venivano date come riconoscimento a persone meritevoli. Al limite avrei potuto trovare il calco.

Ho dato allora un'occhiata al sito della Misericordia perché mi è venuto in mente che qualcosa poteva essere esposto nel piccolo Museo e infatti nella Gallery ho intravisto due tondi bianchi che potevano corrispondere al fronte retro in gesso della medaglia.

Siena: Museo Arciconfraternita

Mi sono rivolta allora alla portineria della Misericordia con la foto inviatami da Gianguido e loro mi hanno messo in contatto con Giovanni Battista Guasconi, il referente per il Patrimonio storico artistico della Misericordia, il quale è stato così gentile da ricevermi dopo due giorni e aprirmi il piccolo Museo dove ho trovato quello che cercavo e anche di più!

Infatti ho visto sia i gessi...

Guido Bianconi: L'umanità nel campo del dolore (fronte)

Guido Bianconi: L'umanità nel campo del dolore (fronte)

... sia la medaglia!

Guido Bianconi: L'umanità nel campo del dolore (fronte)

Guido Bianconi: L'umanità nel campo del dolore (retro)

E sapete cosa? il signor Guasconi mi ha detto che quelle medaglie erano esposte lì in maniera provvisoria perché in quella vetrina lui ci voleva mettere delle pubblicazioni. Ma, siccome il caso non esiste, sono sicura che quelle medaglie erano lì che aspettavano me :-)

Nota aggiuntiva: è possibile visitare il Museo su appuntamento telefonando al numero 0577210270.

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Foto credits: le immagini 3, 5, 6 e 7 sono state gentilmente concesse da Gianguido.

lunedì 15 febbraio 2016

Laura Brocchi: artista del metallo a Siena

Laura Brocchi: artista del metallo a Siena. Foto credit: Mari Owa

Laura Brocchi, 46 anni tra pochissimo, sposata, senese torraiola nata nel Rialto, ultima erede, in ordine di tempo insieme al fratello Alessandro, della tradizione di famiglia della lavorazione artigiana del ferro battuto a Siena.

Non ha 'desideri esasperati' ma un sogno: dipingere il Drappellone del Palio di Siena. Ma iniziamo dal principio.

Dopo aver visitato mesi fa la sua bottega, che si trova a due passi da Piazza del Campo, ed aver intuito la 'magia' che è capace di realizzare attraverso la sua arte, ho preso coraggio e le ho chiesto di rispondere ad alcune domande per approfondire la mia intuizione e per contribuire attraverso il mio blog alla diffusione della conoscenza di questa eccellenza senese.

La ringrazio di cuore per la disponibilità, per le foto di famiglia (e di un giapponese di cui Laura ricorda solo il nome della moglie: Mari Owa) che mi ha permesso di pubblicare e per essere stata così generosa nelle risposte.

Non aggiungo altro. Mettetevi comodi e leggete fino all'ultimo rigo. Ne vale la pena, credetemi.

***

Da quante generazioni si tramanda l'arte della lavorazione del ferro battuto nella tua famiglia a Siena? 
La bottega di famiglia risale a due secoli fa, al 1815 ed è da sempre in via del Porrione (prima si chiamava via S. Martino), sotto la chiesa di S. Martino. La mia famiglia la rilevò nella seconda metà dell’Ottocento con il mio bisnonno Giuseppe Brocchi, calderaio.

La bottega infatti è una bottega di calderai, ossia di chi vi eseguiva prevalentemente la lavorazione dei metalli, soprattutto il rame, in lastra. Il ferro battuto venne introdotto dal mio babbo, Mario, grazie all’insegnamento di una persona che frequentava la nostra bottega, Amedeo Borselli, bravissimo artigiano.

Attualmente il ferro battuto è l’attività prevalente, nella quale è maestro mio fratello Alessandro.

Torniamo alla storia. Il mio bisnonno Giuseppe morì abbastanza giovane, a causa di una malattia contratta da militare durante la Grande Guerra, ma tramandò il mestiere a tre dei suoi sette figli: al maggiore Giovanni, a mio nonno Gualtiero, a Osvaldo, il mio zio, che non ho mai conosciuto, ma che era il più talentuoso, un vero maestro.

Osvaldo Brocchi, zio di Laura

Fu proprio lui a tramandare la passione e la bravura al mio babbo, anch’egli bravissimo, sia nella lavorazione del rame che del ferro battuto. Dal mio babbo, mio fratello ed io, abbiamo imparato a lavorare i metalli.

Per quanto mi riguarda, compii il mio primo sbalzo su rame all’età di otto anni. Per me era un gioco e lo trovavo –e lo trovo– divertente e pieno di soddisfazione. Il mio grande rammarico è quello di non aver avuto il tempo di lavorare con il mio babbo, essendo lui  scomparso molto prematuramente (aveva 40 anni).

Mario Brocchi, babbo di Laura

Penso spesso a ciò che avremmo potuto fare insieme e tutte le volte che realizzo qualcosa di importante il mio pensiero va a lui, ed alla mia mamma, anche lei mancata nel 2008, che difese e portò avanti la vecchia bottega quando rimase vedova.

Attualmente la bottega nel Porrione è un esempio unico a Siena – e molto raro in Italia – di laboratorio artigiano ottocentesco. Tutto è pressappoco invariato rispetto al passato. I vecchi arnesi, ancora funzionanti, ci sono ancora tutti. Anche l’antico mantice è in funzione, alimentando una stupenda forgia a carbone.

Siena, Bottega Brocchi: antico mantice ancora in funzione. Foto credit: Mari Owa

E tu, da quando e in che modo hai iniziato? 
Sin da piccola ho sempre avuto la passione per il disegno e le arti in generale, poi, come detto, il mio babbo Mario mi insegnò a sbalzare i metalli.

Quando lui venne a mancare, continuai a lavorare “di martello” affinando la tecnica anche  grazie a procedimenti che io stessa modificai, rispetto al passato, personalizzandoli ed adattandoli a ciò che volevo realizzare. Ma il “cambio di passo” lo effettuai in seguito. In passato, infatti, i lavori a sbalzo venivano realizzati in bottega lavorando su disegni forniti da terzi, committenti, artisti o bozzettisti. A un certo punto invece, cominciai a disegnare io stessa ciò che volevo realizzare su metallo e non limitarmi a ricopiare cose già pronte o fornitemi da altre persone. La soddisfazione nel vedere nascere un oggetto che si ha in testa, è completamente differente  e segnò, per quanto mi riguarda, il passaggio tra artigianato e arte.

In passato ho lavorato anche presso uno studio grafico ed è stata un’esperienza che mi ha arricchita.

In Via del Porrione si trovano il negozio e il laboratorio storico. È un luogo magico, senza tempo. Ci descrivi la tua giornata tipo qui?
Il mio lavoro nasce allo studio nel vicolo della Fortuna, dove eseguo i bozzetti, i disegni e i lavori di pittura.

Per quanto riguarda i lavori in metallo, i miei arnesi sono prevalentemente martelli e bulini, con i quali do forma alla lastra di metallo, con l’aiuto della forgia, naturalmente.

Rispetto al passato, io uso lastre più spesse rispetto a quelle usate dai miei predecessori in bottega, perché ritengo diano un risultato migliore e che dà maggiormente idea di oggetto scolpito. E’ molto più faticoso, ma ormai ci sono abituata…

A me piace accostare anche materiali diversi, come pietre o legno, ai miei amati metalli, cercando contrasti e affinità sia nei materiali, che nelle forme.

Quello che cerco, nelle mie opere, è un equilibrio tra tradizione e contemporaneità. Vorrei continuare a trasmettere il gusto tipico di chi ci ha preceduto nel nostro territorio armonizzandolo con la modernità.

Il tuo nome, per i senesi, è legato anche ai 'masgalani' (1) che hai realizzato. Cosa rappresenta per te, senese, contradaiola? 
Per me, appassionata di opere in metallo, il masgalano è l’opera più importante e bella a cui aspirare. Averne realizzati cinque è per me motivo di immensa gratificazione e soddisfazione.

Per ben due volte poi, ho avuto la commissione in anni consecutivi, per cui ho sempre cercato di creare qualcosa sempre diverso, perché il rischio di ripetersi era alto. Penso sinceramente di esserci riuscita, pur mantenendo il mio stile.

Masgalano 1997: Laura Brocchi
Masgalano 1997. Foto credit: www.ilpalio.siena.it


Ricordo ancora con emozione il primo, nel 1997, dedicato ai 'barbareschi' (2) (vinto dalla Contrada dell'Istrice). Ne fui davvero onorata e la tensione di salire sul palco per la presentazione la ricorderò per sempre come uno dei momenti terribilmente meravigliosi della mia vita. Era il primo lavoro davvero importante e soprattutto la prima volta che lavoravo l’argento. Cercai qualcosa molto classico e tradizionale (oggi probabilmente farei qualcosa di molto diverso), ma l’immagine centrale del barbero col suo barbaresco piacque molto, ed è tuttora il simbolo dei barbareschi, che lo hanno spesso riprodotto in vari materiali.

Masgalano 2006: Laura Brocchi
Masgalano 2006. Foto credit: www.ilpalio.siena.it

Quello del 2006 (vinto dalla Contrada del Bruco) è stato senza dubbio il più difficile da progettare e complesso nella realizzazione. Cercare di raffigurare la generazione di senesi nati nel ’42 non fu facile, ma il risultato mi soddisfece molto, anche per l’utilizzo di materiali davvero impegnativi, come il ferro sbalzato nel retro.

Masgalano 2007: Laura Brocchi
Masgalano 2007. Foto credit: www.ilpalio.siena.it

Nel 2007 (vinto dalla Contrada della Pantera), offerto dai capitani di contrada degli anni Ottanta, pensai a qualcosa che, oltre a richiamare la figura del capitano – la balaustra del palco dei giudici e l’asta del palio – ricordasse il periodo storico. I protagonisti  divennero così due cavalli amati da tutti noi, il grigio Brandano e il morello Benito, di cui evidenziai la cromia attraverso la lucidatura e brunitura dell’argento.

Masgalano 2013: Laura Brocchi
Masgalano 2013. Foto credit: www.ilpalio.siena.it

Il masgalano del 2013 (vinto dalla Contrada del Nicchio)  lo cercai, lo ammetto. Venendo da una famiglia di 'economi' (3) volevo quel masgalano, così pieno di significato per me. Il materiale è particolare: rame argentato e non argento. Questo perché volevo riproporre il masgalano antico, quello dei secoli passati, e pochi sanno che gli antichi masgalani erano in rame o ottone argentato. Il protagonista, accanto alla figura dell’economo, anche in questo caso è un cavallo del Palio, ma stavolta una figura spesso in secondo piano (ma non per me), il 'soprallasso' (4). Mi sembrò inoltre naturale raffigurare anche una scala, delle chiavi, ed ago e filo.

Masgalano 2014: Laura Brocchi
Masgalano 2014. Foto credit: www.ilpalio.siena.it

Arriviamo all’ultimo. Il 2014 (vinto dalla Contrada della Torre). Il mio masgalano. Sì, perché quel masgalano mi sento di averlo vinto anche io, insieme alla comparsa e all’economato, tanto ci ho lavorato con passione e speranza. Non ringrazierò mai abbastanza il Coordinamento delle Donne di Contrada per avermi dato la possibilità di realizzarlo. E, come dissi subito dopo la vittoria, è stato l’inizio di qualcosa di importante.

Come ho detto all’inizio, lavorare per la nostra Festa è per me, come penso per qualunque senese, motivo di soddisfazione e orgoglio. Il suono delle 'chiarine' (5) per la presentazione, così vicine, è qualcosa che si sente nel profondo, nell’anima.

Mi piacerebbe approfondire il procedimento di realizzazione di un prodotto in ferro battuto. Ci puoi fare un esempio? 
Per realizzare un’opera in metallo inizio dal suo progetto cartaceo, non esattamente un bozzetto, ma un disegno preciso nei particolari e a grandezza reale.

Tale disegno lo riporto sulla lastra di metallo e lo incido con i bulini, affinché sia visibile dal retro. E sul retro lo lavoro, sempre con martelli e bulini, fino a modellarlo nello spessore desiderato. Il metallo deve essere via via messo sulla forgia e ricotto, naturalmente.

Laura Brocchi: artista del metallo a Siena

Una volta modellato da entrambi i lati (è un lavoro molto faticoso e lungo), si ritaglia e si definiscono i bordi, limandoli con estrema cura.

Il lavoro, per essere finito, dovrà essere lavato con acido, brunito e trattato.

Oltre al masgalano so che realizzate anche i 'piatti' (6). Ci puoi dire a che anno risale l'ultimo piatto che avete realizzato e quindi, presumo, ancora in uso? 
In bottega vengono realizzati da decenni i piatti del palio e le lance che lo sovrastano. E’ un lavoro che svolge mio fratello Alessandro.

Palio di Siena: piatto

Mentre le alabarde vengono fornite al Comune annualmente, poiché rimarranno al capitano vittorioso, i piatti li facciamo di rado, poiché saranno sostituiti con altri nuovi, solo quando sul retro non ci sarà più spazio per le incisioni.

I piatti in uso al Comune sono tre, luglio, agosto ed eventuale straordinario. Non ricordo con esattezza la data dell’ultimo piatto fornito al Comune, mi sembra verso il 2010.

Pochi sanno che sono fatti interamente a mano, in rame argentato, sulla forma degli elemosinieri rinascimentale, perlopiù in uso in Germania.

Quando sono venuta la prima volta nel laboratorio del Vicolo della Fortuna ricordo la mia sorpresa nello scoprire finalmente 'dove' fossero i cancelli originali della Loggia della Mercanzia, tra l'altro già tornati al loro posto. Cosa ha rappresentato questo lavoro per voi? 
Per noi è stato un lavoro importantissimo, non solo dal punto di vista economico (c’è la crisi, si sa), ma, soprattutto di soddisfazione.

Siena: cancellata delle Logge della Mercanzia

Lavorare sulle cose belle è estremamente gratificante. Intervenire su oggetti così importanti e preziosi stimola a raggiungere tale qualità e rimarca il senso di responsabilità nell’intervenire al meglio.

La cancellata del Franci alle Logge della Mercanzia non era in buone condizioni. Tutt’altro. La parte bassa era pesantemente corrosa dalla ruggine e parti del fregio decorativo mancavano perché danneggiata negli anni.

Siena: restauro cancellata delle Logge della Mercanzia

Il ferro si ossida, e la lavorazione complessa come in questo caso, dove sono assemblati vari elementi l’uno sull’altro, favorisce il ristagnare dell’acqua piovana che accelera il formarsi della ruggine, che in questo caso, aveva quasi totalmente corroso, polverizzandola in alcuni punti, la parte inferiore.

Chi sono i vostri clienti? 
La nostra clientela è perlopiù locale. Non mancano gli stranieri, non molti in verità, ma sono in maggioranza persone che visitano Siena, tornandoci più volte, e ciascuna volta vengono a trovarci per acquistare, o semplicemente per un saluto, che a noi fa comunque molto piacere.

In quest'epoca di globalizzazione immagino che anche voi dobbiate fare i conti con la concorrenza selvaggia. È così? Chi sono i vostri concorrenti? 
La crisi economica di questi anni ha prodotto un danno catastrofico non solo a livello finanziario, ma anche culturale. Si tratta della mia opinione, naturalmente, ma penso che la diminuzione della possibilità di spesa, abbia indirizzato su prodotti a poco costo di qualità veramente scarsa, influenzando e modificando anche i gusti. E’ stata abolita la decorazione, per esempio. Tutto è “minimal” e livellato su un design ripetitivo e comune. Mi sembra che si stia rinnegando il nostro passato di artigianato di qualità. Certo, ci sono le eccezioni, ma queste riguardano una parte limitata delle persone.

Personalmente credo che, come ho detto prima, dovremmo trovare il giusto equilibrio tra tradizione e contemporaneità.

La catastrofe di questa crisi, come dicevo anche a livello culturale, è evidente nella scomparsa di molte piccole aziende e botteghe artigiane, che difficilmente possono sopravvivere a momenti così difficili senza aiuti o incentivi. Noi stessi siamo in serie diffilcoltà e confesso di non sapere per quanto tempo ancora potremo tenere aperto lo storico negozio e laboratorio.

Nel negozio che tipo di articoli sono disponibili immediatamente alla vendita? 
I nostri genitori e nostro nonno erano appassionati di oggetti antichi e vecchi, per cui abbiamo ancora del materiale risalente al periodo in cui loro erano presenti. Si tratta più che altro di articoli per illuminazione (soprattutto Art Nouveau) e oggetti in rame e ferro battuto.

Come funziona invece con i prodotti su ordinazione? 
Se una persona desidera un oggetto su commissione, possiamo realizzarlo su modello da lei fornito, o fare un disegno in base alla richiesta e al budget, naturalmente. I tempi possono variare a seconda degli impegni e della complessità di lavorazione.

Noi non abbiamo cataloghi, solo disegni e fotografie di oggetti eseguiti in passato, che via via adattiamo alle necessità del cliente, evitando tutte le volte di replicare fedelmente un oggetto già fatto, in quanto ci piace realizzare tutte le volte qualcosa di unico. La preziosità del lavoro fatto a mano è anche questa, oltre alla ricerca del dettaglio e l’alta qualità tecnica.

Palio di Siena: giubbetto della Torre
Foto credit: M. Gambelli

Il lavoro che ti ha dato più soddisfazione nel 2015? 
Due: zucchino (7) e giubetto della Torre del 2 luglio. Soddisfazione immensa.*

L'oggetto dei tuoi sogni da realizzare? Quello cioè che ti piacerebbe ti fosse commissionato e perché ovviamente. 
Sinceramente dopo la vittoria del masgalano della Torre del 2014 io mi sento molto soddisfatta e non ho desideri esasperati.

Certo, mi venisse commissionato un altro masgalano o la pittura del drappellone (8) ne sarei ovviamente molto felice.

Diciamo che, dopo la segnalazione al concorso per la pittura del palio del 2012 mi sarebbe piaciuta una chiamata, ma le cose per me non sono mai state facili.

Per assurdo, i primi tre masgalani mi furono commissionati direttamente, mentre per gli ultimi due ho dovuto fare dei concorsi, così come per altri lavori. Insomma, più acquisisco esperienza  e ricevo gratificazioni, più diventa difficile avere commissioni importanti.

Ti senti valorizzata nel tuo lavoro a livello morale e di guadagno? 
Il mio lavoro è pura passione. Come dicevo prima, purtroppo il guadagno è veramente scarso. La bottega è in seria difficoltà e non vedo un futuro roseo. Quello che mi fa male è l’indifferenza che accompagna la scomparsa della Siena che fu e che credo accompagnerà anche la bottega in San Martino.

Per quanto possa sembrare costoso, il nostro lavoro è penalizzato da spese gravose, soprattutto a livello di tassazione. Si tratta di un problema comune alle botteghe come la nostra, oramai divenute una rarità. Ma proprio perché rare, penso che qualcosa di concreto per aiutarle potrebbe essere fatto.  Basterebbe un aiuto, con sgravi fiscali, partecipazione gratuita ad eventi o altre azioni di questo tipo, alle attività cittadine presenti da almeno 50 anni. Non penso siamo rimasti in centinaia.

Sia in passato che che recentemente, sono venuti fotografi e troupe televisive da tutto il mondo a fare servizi sulla nostra bottega, rimanendo incantati e stupiti nel vedere un luogo sospeso nel tempo. Purtroppo a livello locale diciamo che…l’incanto latita.

Come può contattarvi una persona interessata al vostro lavoro? 
Qui devo fare un mea culpa. Sia mio fratello che io, non siamo tecnologici. Posso semplicemente indicare una mail ed un numero di telefono: brocchi1815@libero.it e 3474346393.

Aggiornamento luglio 2020: Laura ora ha anche un profilo su Instagram @laurabrocchiarte

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A questo punto, se non siete di Siena e capitate da queste parti, il mio consiglio è di far visita a Laura nella sua storica Bottega Brocchi  in Via del Porrione 41/43, semplicissima da trovare in quanto è una delle vie che sbucano in Piazza del Campo.

Siena, Bottega Brocchi

Da parte mia faccio il tifo per Laura augurandole di riuscire a realizzare il suo sogno.

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Aggiornamento del 26 giugno 2017

Oggi è stato presentato il Drappellone per il Palio del 2 luglio 2017 realizzato da Laura Brocchi!
Il sogno si è realizzato. Bravissima Laura.

Siena: Drappellone per il Palio del 2 luglio 2017 realizzato da Laura Brocchi


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Significato di alcuni termini palieschi usati da Laura.
Fonte: www.ilpalio.org.


(1) masgalano: Il termine "masgalano", nasce come derivazione spagnola di "Mas galante", che significa "più gentile". In antico, questo premio che veniva consegnato alla migliore comparsa che durante la sfilata del Corteo Storico si era distinta per eleganza, dignità di portamento e abilità dei figuranti. Al fine di mantenere la disciplina ed accrescere il prestigio del Corteo Storico del Palio, l'assegnazione del Masgalano venne ripristinata a partire dal 1950 per iniziativa del Comitato Amici del Palio. Il Masgalano consiste in un bacile d'argento del peso di circa 1 chilo oppure, come accade sovente in questi ultimi anni, in un'opera in argento ritenuta idonea dall'Amministrazione Comunale, con raffigurazione di allegorie riferte alla città, al Palio o a particolari avvenimenti cittadini. Devono altresì figurarvi obbligatoriamente gli stemmi del Comune, del Magistrato delle Contrade e del Comitato amici del Palio.
(2) barbaresco: assistente del cavallo (chiamato 'barbero') destinato a correre il Palio. Nei giorni di Palio il Barbaresco vive insieme al cavallo, senza mai lasciarlo un minuto solo. Da non confondere col fantino.

(3) economo: cura la manutenzione di tutti i beni mobili della Contrada, tra i quali i costumi indossati dai figuranti in occasione del Palio, della festa titolare, delle cerimonie civili e religiose etc...
(4) soprallasso: cavalcatura montata dal fantino della Contrada durante la Passeggiata Storica. È un cavallo da parata, che serve a non far affaticare il barbero che dovrà correre il Palio poco dopo.

(5) chiarina:  antica tromba di lunga foggia che serve per segnalare i vari avvenimenti.
(6) piatto: gran piatto d’argento massiccio posto sulla parte alta del drappellone del Palio. Viene spesso citato in occasione della tradizionale "Cena del piatto", alla quale prendono parte tutti i contradaioli della Contrada che ha vinto il Palio. A capotavola c'è il cavallo vincitore, col fantino e i maggiorenti della Contrada.
(7) zucchino: l’elmetto con i colori della Contrada di cui sono dotati i fantini, per proteggersi dalle cadute e dalle nerbate inferte dagli avversari. Fino ai primi anni Novanta era di ferro e non doveva certo essere piacevole sbattere la testa con un elmetto di ferro in testa. Oggi è realizzato in fibre composite di carbonio, similmente a quanto avviene per i caschi di varie discipline sportive.

(8) drappellone: il dipinto che viene offerto alla Contrada vincitrice.

(*) La Contrada della Torre ha vinto il Palio di Luglio 2015, Laura è della Torre quindi, ecco spiegato come mai tanta soddisfazione. La prima intervista per My Day Worth l'ho fatta proprio in quell'occasione. La trovate qui

lunedì 8 febbraio 2016

Firenze dall'alto: Cupola e Campanile

Firenze: Cupola del Brunelleschi

ll 31 gennaio scorso è stato il mio compleanno e come ogni anno ho chiesto il giorno libero al lavoro per regalarmi qualche coccola in più e riceverne dalle persone care.

Solitamente pranzo in famiglia e per cena vado fuori. Quest'anno il programma è cambiato.

La mia amica Simona dopo aver dato una sbirciatina alle mie #100cosedafareprimadimorire mi ha proposto di cancellare dalla lista la numero 27: Salire sulla Cupola del Brunelleschi e sul Campanile di Giotto a Firenze.

È buffo, Firenze è a un tiro di schioppo da Siena per cui potrei andarci in qualsiasi momento eppure non accade proprio così. Sono stata quindi felicissima di questa sua proposta.

Essendo domenica abbiamo esteso l'invito al suo compagno, Lamberto, e a mia sorella Paola. Detto per inciso, solo io del gruppo svolgo un lavoro su turni e quindi avere una domenica libera per fare qualcosa insieme a chi ce l'ha sempre libera è merce abbastanza rara. Non è una lamentela, eh!

Presa la decisione, abbiamo acquistato online il biglietto cumulativo del costo di euro 15 che dà accesso alla cupola del Brunelleschi, al campanile di Giotto, al Battistero, al Museo, alla Cripta e ovviamente alla Cattedrale. La prenotazione, senza costi aggiuntivi, l'abbiamo fatta solo per la cupola del Brunelleschi per le 13.30 perché era questo il nostro principale obiettivo.

Avremmo voluto prenotare anche una guida ma i prezzi erano davvero esosi per cui abbiamo soprasseduto.

Vi racconto come è andata questa che per me è stata una bellissima giornata in compagnia.

La mattina del 31 gennaio siamo partiti con comodo da Siena. Sapevo che la giornata non sarebbe stata soleggiata (mia mamma guarda sempre il meteo, per passione personale, e mi tiene sempre aggiornata ) ma che importava?

Siamo arrivati a Firenze verso le 11.30; abbiamo lasciato la macchina al parcheggio della Stazione Santa Maria Novella (spesa fino alle ore 18 circa euro 20, giusto perché vi facciate un idea) e ci siamo messi alla ricerca di un Bar o Ristorante nei dintorni di Piazza del Duomo per rimanere in zona e poter mangiare qualcosa di veloce.

Camminando camminando, prima di riconoscerlo, ci ha colpito l'ambiente e il menù del giorno di un locale in via Martelli. Si tratta di Eataly Firenze. Abbiamo interrotto le nostre ricerche e ci siamo fermati lì per pranzo.

Firenze: Eataly

Tutti e quattro abbiamo scelto Spaghetti di Gragnano con vongole e bottarga di muggine 'Gargia d'Oro' e abbiamo diversificato nel vino. Anche se si trattava di pesce io ho comunque scelto un Chianti. I bianchi diciamo che ancora non ho imparato ad apprezzarli.

Invece del solito cestino con il pane ci hanno portato un sacchetto di carta ciascuno con diversi tipi di pane già affettato. Ottimo quello alle noci.

Piacevole e buono questo pit stop che ci ha permesso anche di usufruire dei servizi igienici.

Considerate una ventina d'euro a testa. Siamo a Firenze, non dimentichiamocelo.

Alle 13.10 avevamo già finito per cui ci siamo avviati verso l'ingresso alla Cupola del Brunelleschi che, guardando la facciata del Duomo, si trova lateralmente a sinistra.

Abbiamo chiesto se potevamo già salire e ci hanno detto di sì e quindi abbiamo messo piede al primo dei 463 scalini che ci avrebbero portati ad una altezza di 92 metri.

Firenze: cupola del Brunelleschi

È' stato bellissimo. Abbiamo fatto un po' di 'cinematografo' prendendo spunto anche da tutte le scritte che si trovano sulle pareti nonostante i molteplici cartelli che indicano il divieto.

Firenze: Cupola del Brunelleschi


Si gira praticamente in tondo alla cupola, tra le due calotte. Si arriva alla balconata interna dove si possono ammirare gli affreschi sul Giudizio Universale di Giorgio Vasari, Federico Zuccati e aiuti.


Firenze: Cupola del Brunelleschi


Si percorre per metà la balconata fino ad arrivare al lato opposto e da qui si riprende la salita.


Piccola parentesi. Mia sorella, che è molto attenta ai particolari, quando siamo ritornati all'interno della Cupola dopo essere stati in cima ci ha fatto notare come quei tondi neri in corrispondenza dei volumi sorretti dagli angeli corrispondessero alle finestre circolari che avevamo visto dall'esterno. Per farvi capire meglio, ecco una foto.

Firenze: cupola del Brunelleschi

Ovviamente tra la cupola interna e quella esterna c'eravamo noi :-)

Personalmente mi è andata di lusso nel senso che non mi sono neanche accorta dei tanti gradini perché c'erano dei piccoli corridoi lungo il percorso che permettevano di riposarsi un attimo quando la fila inevitabilmente si bloccava (si sale e si scende dalla stessa parte quindi quando le due file si incontrano bisogna che una si fermi per far passare l'altra).

Firenze: Cupola del Brunelleschi

Fattibile per tutti la salita alla cupola del Brunelleschi? è chiaro che se uno è particolarmente robusto o alto credo che qualche difficoltà possa averla in alcuni punti più stretti o quando ci s'incontra con l'altra fila. Di sicuro ce l'ha se soffre di claustrofobia. Vertigini? ne riparleremo più avanti.

C'è forse bisogno che vi dica che ne è valsa la pena una volta arrivati lassù? credo che le nostre facce rispondano ampiamente di sì.

Firenze: Cupola del Brunelleschi

Al di là dell'ammirazione spontanea che viene per il genio di Brunelleschi, è una gioia per il cuore ammirare Firenze dall'alto e provare ad individuare i diversi Palazzi, Monumenti e Chiese. E poi il campanile di Giotto che svetta davanti a noi. Brividi!

Firenze: Cupola del Brunelleschi


Qualcosa l'abbiamo individuata tipo i must come Santa Croce, Santa Maria Novella, Palazzo della Signoria, la Sinagoga, il mercato coperto, Palazzo Pitti, il Forte Belvedere. Per il resto ci ha pensato un signore cipriota che parlava italiano e che gentilmente ci ha rivelato l'identità di altri edifici che colpivano la nostra attenzione come San Marco e la Chiesa e Ospedale dell'Annunziata.


Firenze: Cupola del Brunelleschi


Un pannello con lo skyline potrebbero anche mettercelo, come ad esempio quello che c'è sul London Eye. Ci sono dei binocoli panoramici a pagamento per chi vuole comunque vedere gli edifici nei particolari e dall'alto. Ah, e ci sono anche delle panchine.


Quanto ci abbiamo messo a salire sulla Cupola del Brunelleschi? Sinceramente non me lo ricordo ma ricordo che erano quasi le 15 quando la compagnia si è divisa: mia sorella e Simona sono andate al Museo e io e Lamberto, non ancora pienamente soddisfatti, siamo saliti sul Campanile di Giotto.

Altri 413 scalini per una altezza di 82 metri per arrivare in cima con un paio di fermate durante il percorso. Devo ammettere che è stato faticoso in quanto le scalinate sono lunghe e con pendenza più ripida, secondo me.

Firenze: Campanile di Giotto

E' bellissimo vedere la cupola del Brunelleschi da lì; ma se vi doveste trovare a dover scegliere tra la Cupola e il Campanile io vi suggerisco la Cupola. La sensazione di maestosità è maggiore anche se solo dal Campanile si può vedere per intero il Battistero che avremmo voluto visitare ma che era chiuso quando siamo scesi.

Firenze: Campanile di Giotto

Verso le 16 ci siamo ritrovati tutti davanti alla Cattedrale per visitarla insieme. Mi è dispiaciuto non potermi avvicinare di più al dipinto di Dante a Firenze di Domenico di Michelino per via delle transenne. Bella la Cattedrale di Firenze ma quella di Siena... il Pavimento del Duomo di Siena... ahahah concedetemelo, per favore!

A questo punto avevamo tutti in mente una stessa e unica cosa: fare merenda per recuperare le energie e per scambiarci le impressioni.

Paola e Simona erano contentissime di aver visitato il Museo anche perché si sono ritrovate in mezzo ad una visita guidata della Sala dove sono esposti gli originali della Porta del Paradiso e della Porta Nord del Battistero di Firenze realizzate da Lorenzo Ghiberti. E' scattata una piccola polemica da parte mia: dopo averle restaurate le Porte del Ghiberti, non si potevano rimettere al loro posto invece di metterci delle copie?! tra cinquecento anni chi di dovere avrebbe pensato a restaurarle di nuovo :-)

Tornando alla merenda, non abbiamo avuto dubbi sul luogo nel senso che ci piaceva andare in uno dei locali storici di Firenze e quindi ci siamo diretti al Caffé Concerto Paszkowski in Piazza della Repubblica.

Firenze: Caffé Concerto Paszkowski

Te nero Darjeeling Tgfop per me (buonissimo!), cappuccino, marocchino, pasticcini e sacher per tutti. Che bontà! Spesa? Considerate una quindicina di euro a testa, nei tavolini sulla Piazza. Non so se c'è un supplemento per quelli interni ;-)

Firenze: Caffé Concerto Paszkowski


Insomma, è andata proprio bene. Il pranzo in famiglia l'ho recuperato il giovedì.


Ho accennato alle vertigini, prima, nel post. Ecco, nel ringraziare  Simona per la bellissima idea che ha avuto, vi svelo un segreto: la mia amica Simona soffre di vertigini! Devo dire che è stata bravissima e soprattutto si è fidata di noi perché non puoi salire sulla Cupola del Brunnelleschi e non fare la foto di rito. Ecco la prova provata!

Firenze: cupola del Brunelleschi

Se qualcuno di voi crederà di non potercela fare per lo stesso suo problema, ripensi alla mia amica perché, come dice quella pubblicità? Impossible is nothing!

P.S. se ho ricevuto qualche regalo oltre a questa bellissima giornata? ma certo! ;-)

lunedì 1 febbraio 2016

Siena con i bambini? #SienaFrancigenaKids

Siena con i bambini: #SienaFrancigenaKids

Dunque, chi mi conosce lo sa già chi non mi conosce lo saprà ora: non ho figli, ne grandi né piccini. E' per questo che non ho mai scritto nel mio blog un post dedicato ai più piccoli perché non ho mai partecipato ad un evento pensato per loro. Mi limito ad acquisire l'informazione perché potrebbe tornarmi utile con i clienti in albergo e stop.

Questa volta - no, non ho fatto un'eccezione - è successo che dopo aver suggerito ad una amica la #SienaFrancigenaKids ed aver saputo che il suggerimento è stato apprezzatissimo sia dai bambini che dagli adulti le ho chiesto di parlarne nel mio blog che dedica molto spazio a Siena.

Lei, che è una persona squisita perché cosa direste ad uno che alla vostra richiesta vi risponde 'Amina, ci provo con gioia' se non che è splendida? ha accettato nonostante il brevissismo preavviso. Ci tenevo perché ho saputo che l'itineraio #SienaFrancigenaKids è stato inserito nella programmazione Febbraio al Museo 2016 ogni sabato alle 15. Per info e prenotazioni: Tel. 347 6137678, 348 0216972, sienasms@c-way.it

Ecco allora la testimonianza di chi ha partecipato alla #SienaFrancigenaKids.

Ah, dimenticavo, la mia amica si chiama Giuditta. Ci siamo conosciute online, su Twitter, e offline a Capodanno. E' una delle autrici del blog TempoXme, un vera miniera d'oro per chi ama leggere.*

Detto tra noi, l'incipit della sua testimonianza lo trovo meraviglioso! Eccolo qua.

***

"Sotto l’albero di Natale, quest’anno, io e mio marito abbiamo “scartato” l’idea di passare durante le feste un paio di giorni fuori con i bimbi. Non lo facciamo spesso, per tante ragioni, non ultima che il nostro terzogenito ha soli 2 anni e mezzo.

Sono iniziate a fioccare le mete e le proposte, ma da subito è venuto fuori che eravamo alla ricerca della bellezza, ma era indispensabile che il viaggio non fosse lungo, che la meta fosse a misura di bambini ma nello stesso tempo soddisfacesse anche noi adulti, che la sistemazione d’alloggio fosse comoda e confortevole.

Scarta questo, accantona quello, perplessità e dubbi, fino ad arrivare alla folgorazione: Siena. Città vivibile, piccola e di eccezionale bellezza, punto d’appoggio e riferimento in Amina Sabatini, una delle più felici conoscenze in rete, ormai divenuta un’amica “virtuale” (perché le empatie superano le distanze).

Prenotiamo tramite lei un soggiorno di due notti a Borgo Grondaie, dove lavora, un hotel-residence nella campagna senese, a pochi chilometri dal centro storico. Ed è Amina, appassionata cultrice della bellezza, senese soprattutto ma non solo di cui il blog “My Day Worth” è suggello, a suggerirci  per mail di prenotare la #SienaFrancigenaKids. Mai consiglio più azzeccato!

Mi informo in internet dei dettagli dell’iniziativa, mi incuriosisce e mi convince. Scrivo una mail di richiesta di prenotazione. Immediata e solerte la risposta. Dettaglio per i costi: 10 euro per gli adulti e 7,50 per i bambini. In regalo la sacca di #SienaFrancigenaKids con la merenda per i piccoli, cosa che entusiasma già sulla carta le bimbe. Luigi di due anni e mezzo, non paga, a meno che, mi avvertono già per mail, non sia interessato al gadget. Mi colpisce la chiarezza dell’informazione a evitare spiacevoli equivoci con i bambini.

Il 2 gennaio alle 14.30 siamo davanti Santa Maria della Scala. Abbagliati dalla maestosità del Duomo, impazienti di cominciare la nostra visita guidata. Ho spiegato alle mie due bimbe, Nuccia di 11 anni e Giusi di 8, per sommi capi cosa era la via Francigena, senza svelare troppo, con la speranza che fosse la guida a solleticare la loro curiosità. Alle 15 eravamo un bel gruppetto, variegato per età e provenienza. Trafelata è arrivata la balia, dal volto sorridente, che ha spiegato ai bimbi che cercava il padre pellegrino per accoglierci ed è fuggita via. I bimbi si sono guardati esterrefatti e divertiti: i vestiti medievali della balia, l’accento senese, la concitazione. Ed eccola tornare, a rassicurare noi viandanti che fino a quando non fosse arrivato il padre pellegrino, sarebbe stata lei a tenerci compagnia. Eravamo già tutti conquistati dai suoi modi schietti e simpatici.

La prima parte della visita si è svolta all’interno di Santa Maria della Scala. La balia è stata bravissima a raccontare ai bimbi l’attività dell’ospedale, la vita che vi brulicava dentro, le abitudini e le leggende del luogo e della città. Il tono era quello giusto, favolistico ma preciso, le informazioni curiose e divertenti ma estremamente pertinenti. L’appiglio alla spiegazione erano i grandi dipinti della sala. La guida proprio come una balia sollecita, indicava dettagli e particolari ai bimbi dai quali poi scaturivano le informazioni. L’immediatezza e la vivacità del racconto hanno azzerato le differenze anagrafiche: piccoli di varia età e adulti affascinati dalla teatralità della balia si sono ritrovati immersi nel mondo dei pellegrini e dei malati, dei “gittatelli” e dei nobili senesi.

Poi la merenda, inclusa nel prezzo del biglietto. Idea molto graziosa per i bimbi: il panino con la scala impressa nel lievito, simile a quello che si offriva ai mendicanti e ai bisognosi che bussavano a Santa Maria della Scala.

Siena con i bambini: #SienaFrancigenaKids

Ombrelli alla mano, per fortuna chiusi perché la pioggia è stata clemente e ci ha concesso una piacevolissima passeggiata da Santa Maria della Scala fino a Porta Romana, da cui un tempo i pellegrini riprendevano il loro viaggio verso Roma, il gruppo capeggiato dalla balia è pronto per affrontare la seconda parte della #SienaFrancigenaKids.

Siena con i bambini: #SienaFrancigenaKids

La balia ha superato se stessa, svelando a piccoli e grandi i segreti della città, con particolari, vedute, aneddoti, personaggi. Dal transetto del velleitario Duomo che i senesi volevano costruire per superare i fiorentini, a un rostro in cui si appendeva la testa mozza dei condannati a morte, ai nove spicchi di piazza del Campo e la leggenda del campanaro esoso che ha dato il nome alla Torre del Mangia, fino a uno dei ciottoli intorno a Santa Maria dei Servi con impressa in alfabeto Morse la parola pace.

Un bel giro, senza che i bimbi mai lamentassero stanchezza, presi e affascinati dalle parole della balia, che senza perdere la loro attenzione è riuscita a conquistare anche noi adulti, perché le belle storie e ben raccontate non hanno età.

Intanto scendeva la sera, a rendere ancora più fascinoso l’ultimo tratto di strada.

Guardando la maestosità di Porta Romana, che costò la vita per polmonite a tanti artigiani, salutiamo riconoscenti la nostra balia, con il saluto dei pellegrini: ultreya!, al quale abbiamo risposto in coro: suseya! (come la stessa balia ci ha insegnato)

C’è sempre un aneddoto della balia nei racconti delle mie figlie ad amici e conoscenti sul soggiorno senese, a partire dalla filastrocca dei fiorentini denigratoria nei confronti della città rivale sui santi protettori. Questa, credo, sia la prova più convincente che per noi la #SienaFrancigenaKids è stata un’esperienza entusiasmante che consigliamo a tutti con calore!

Ultreya!"

***

Che dire? grazie mille Giuditta!

* Successivamente Giuditta si è 'messa inproprio'e ha aperto il blog Giudittalegge