lunedì 28 dicembre 2015

Grazie 2015

Grazie 2015: post di fine anno

Questo 2015 per me è stato un crescendo a livello di consapevolezza grazie ad alcune persone che più o meno consciamente hanno contribuito a ciò.

Oggi voglio ringraziarle pubblicamente.

Badate bene che me lo sono  chiesto in che modo  un post del genere potesse essere utile a voi che mi leggete.

La risposta che mi sono data è che condividendo io con voi i ‘luoghi’ dove ho trovato quello di cui avevo bisogno qualcuno potrebbe prendere spunto per se stesso perché le cose utili e belle accadono o per caso o per nostra sollecitudine (semi cit. del sottotitolo che ho dato al blog).

Ringrazio quindi:

La mia insegnante di Yoga, Silvia Cavicchioli, per i temi proposti nei ritiri di Yoga di quest’anno e i compiti a casa durante le lezioni. Per me sono stati come acqua, luce e terra per far germogliare il seme che c’era già dentro di me.

Alessandra Pagani, Una lettrice, per il suo desiderio contagioso di cose belle e perché un suo post mi ha fatto incontrare ciò di cui avevo bisogno per mettere a fuoco lo stile di vita che desidero: Il magico potere del riordino di Marie Kondo.

Stefano Carrai (Università di Siena) che con il suo entusiasmo per Dante ha fatto sì che realizzassi ciò che ogni tanto mi ripromettevo di fare: leggere la Divina Commedia. E’ stata la lettura più significativa di quest’anno per me, e dire che di libri impegnativi ne ho letti. Come mai? Qualcosa potete intuirla leggendo qui.

Simona - una delle pochissime persone che ancora non è registrata a nessun Social -  che segue sempre con grande attenzione il mio blog tanto che i post che scrivo sono diventati protagonisti delle nostre uscite conviviali arricchendo e rendendo più salda la nostra amicizia decennale.

Claudia Porta, La casa nella prateria, intercettata ‘per caso’ nella mia time line di Facebook, che con il suo Calendario dell’Avvento mi ha permesso di fare il punto della situazione su ciò che desidero per me. Ricevere i suoi mini video giornalieri con spunti di riflessione e poterne parlare in un gruppo Facebook da lei creato ad hoc è stato il regalo di Natale più bello. I ventiquattro video saranno visibili a tutti prossimamente. Per riceverli basterà iscriversi alla Newsletter del blog di Claudia.

Il gruppo di lettura "scratchmade", gestito da Maria di Biase di Scratchbook, che su Facebook ha proposto la lettura de I Fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij facendomi venir voglia di rileggerlo. Non è stata una passeggiata questa seconda lettura; ma il finale ne è valsa la fatica. Mi ha fatto pensare con tenerezza a tutti i bambini del mondo e a riprendere contatto con il mio bambino interiore.

Propositi per il 2016 ne abbiamo? Certo!

Conservo sempre l’elenco dell’anno precedente e valuto se quelli che non ho mantenuto è stato per impossibilità o perché evidentemente non mi premevano così tanto e poi ne aggiungo di nuovi.

Ci ‘vediamo’ l’anno prossimo su questi schermi con una ‘chicca’ su Siena.

Buon Anno a tutti voi e grazie della vostra presenza perché lo so che ci siete anche se non vi palesate :-)

lunedì 21 dicembre 2015

Il Purgatorio di Dante e Siena Civitas Virginis

Siena, Pinacoteca: Visitazione, Pietro di Francesco degli Orioli

Appena ho finito di leggere il Purgatorio della Divina Commedia di Dante, a cura di Emilio Alessandro Panaitescu per il Gruppo Editoriale Fabbri, ero talmente entusiasta per la moltitudine di connessioni che la mia mente ha cominciato a fare che ho pensato di volerlo condividere con voi al più presto soprattutto in questo periodo di fine anno in cui qualche domanda in più ce la poniamo.

In che modo farlo, mi sono chiesta? e la lampadina mi si è accesa subito: attraverso l'arte senese.

Ho pensato quindi di scegliere delle immagine presenti nei musei di Siena per illustrare quel 'qualcosa' del Purgatorio che mi aveva colpito.

Ho spremuto ancora un pochino le meningi per individuare il filo conduttore e l'ho trovato:  la Madonna; perché Siena Civitas Virginis è, giusto?

Prima dell'itinerario visivo però bisogna che vi rinfreschi un po' la memoria sulla struttura del Purgatorio. In realtà sono io che non voglio dimenticarla. Ad ogni modo, ci state? se la risposta è sì, venite con me!

***

Dopo aver attraversato i gironi e le bolge dell'Inferno Dante si ritrova nell'Antipurgatorio dove abbiamo già incontrato Pia de' Tolomei e dove ci sono le anime dei negligenti, coloro cioè che si pentirono solo in fin di vita dei loro peccati e che dovranno attendere un periodo abbastanza lungo prima di poter accedere al Purgatorio a meno che le preghiere dei vivi, soprattutto se virtuosi, non accorcino tale attesa.

Dante è un privilegiato, lo sappiamo, in quanto può da vivo attraversare questi tre regni: Inferno, Purgatorio e Paradiso.

Una volta che gli è stato riconosciuto il permesso di entrare in Purgatorio comincia la salita delle sette cornici del monte delle Virtù, necessaria per espiare le proprie colpe.

Il lato positivo del Purgatorio è che le anime hanno la certezza di andare poi in Paradiso. Tra l'altro ogni volta che ciò accade si sente un gran frastuono nel Purgatorio come se ci fosse un terremoto in corso e tutte le anime, che conoscono il significato di tale baccano, si uniscono alla gioia di quell'anima che finalmente è ascesa in Paradiso.

Nelle cornici del Purgatorio Dante incontra le anime colpevoli dei sette peccati capitali quindi i superbi, gli invidiosi, gli iracondi, gli accidiosi, gli avari e prodighi, i golosi e i lussuriosi.

In ogni cornice le anime devono meditare intorno ad esempi della virtù contraria al vizio di cui scontano la pena ed esempi del vizio punito.

Come le anime ne vengono a conoscenza? In diversi modi, ad esempio nella balza della prima cornice attraverso dei bassorilievi, nelle altre attraverso voci, sussurri, visioni.

Per ciascun gruppo di esempi di virtù viene trattato un argomento mariano, un episodio della Bibbia e uno del mondo classico.

Tra gli esempi che aprono e chiudono ciascuna cornice Dante ha la possibilità di dialogare con qualche anima. E' qui ad esempio che troveremo due senesi: Provenzano Salvani (tra i superbi) e Sapìa (tra gli invidiosi).

Prima di accedere alla cornice successiva Dante incontra sempre un angelo che gli toglie una delle P che gli aveva impresso sulla fronte l'Angelo portinaio, in segno di avvenuta espiazione, e la citazione di una delle Beatitudini quasi come ulteriore strumento per contrastare il vizio.

***

A me questa architettura del Purgatorio è piaciuta moltissimo.

A questo punto riesco a ricollegarmi a quel 'filo conduttore' di cui vi ho parlato all'inizio, ricordate? Siena Civitas Virginis? e cioè: Siena è legata storicamente alla Madonna alla quale si è rivolta sempre in caso di necessità come ad esempio ricordano le scene di Vico Consorti rappresentate nelle formelle della Porta del Perdono (Porta della Riconoscenza) del Duomo e quindi ho deciso di scegliere un'opera d'arte senese per ciascuno dei sette esempi di virtù di argomento mariano.

Accanto ad ogni immagine insieme alla virtù cristiana troverete il corrispettivo della virtù pagana ricavata dagli esempi che Dante propone, una breve frase che allude a ciò che ha richiamato in me e la Beatitudine citata da Dante a conclusione del giro in ogni cornice. Vi piace? spero di sì.

Ecco allora l'itinerario illustrativo attraverso la Pinacoteca e il Museo dell'Opera del Duomo di Siena.

Siena, Pinacoteca: Annunciazione, Ambrogio Lorenzetti

I CORNICE: i Superbi

Umiltà - Giustizia o dell'assenza dell'ego attraverso la meditazione

Annunciazione: Ecce ancilla Dei
Ambrogio Lorenzetti
Siena, Pinacoteca

Beati i poveri in spirito.

Siena, Pinacoteca: Nozze di Cana, Pietro di Francesco degli Orioli

II CORNICE: gli Invidiosi

Carità - Amicizia o della gentilezza nel donare con gratitudine

Nozze di Cana: intervento di Cristo dopo l'amoroso e sollecito intervento della Madonna 'non hanno vino'
Pietro di Francesco degli Orioli
Siena, Pinacoteca

Beati i misericordiosi.

Siena, Museo dell'Opera: Gesù tra i dottori del tempio, Duccio di Buoninsegna

III CORNICE: gli Iracondi

Mansuetudine - Equanimitào dell'osservatore esterno che permette di 'scegliere' anziché 'reagire'

Ritrovamento di Gesù nel tempio mentre discute tra i dottori: accorato affetto di una madre per il figlio
Duccio di Buoninsegna
Siena, Museo dell'Opera

Beati i pacifici che sono privi dell'irragionevolezza.

Siena, Pinacoteca: Visitazione, Pietro di Francesco degli Orioli

IV CORNICE: gli Accidiosi

Sollecitudine o della consapevolezza che permette di essere nel qui e ora

Visitazione: Maria va a trovare la cugina Elisabetta appena ha saputo che è incinta
Pietro di Francesco degli Orioli
Siena, Pinacoteca

Beati quelli che piangono perché avranno le loro anime piene di consolazione.

Siena, Pinacoteca: Nascita di Gesù in una mangiatoia, Taddeo di Bartolo

V CORNICE: gli Avari e Prodighi

Temperanza -  Rettitudine o dell'equanimità dando uguale valore alle cose

Natività: accettazione della povertà. La Vergine partorì in una grotta e depose il figlio in una mangiatoia
Taddeo di Bartolo
Siena, Pinacoteca

Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia perché saranno saziati.

Siena, Museo dell'Opera: Nozze di Cana, Duccio di Buoninsegna

VI CORNICE: i Golosi

Sobrietà - Temperanza

Nozze di Cana: Maria pensava più a rendere decorose e complete le Nozze che alla sua bocca
Duccio di Buoninsegna
Siena, Museo dell'Opera

Beati quelli ai quali splende tanta grazia che il piacere della gola non eccita nel loro petto un desiderio eccessivo provando sempre fame soltanto di giustizia.

Siena, Pinacoteca: Annunciazione, scultore degli inizi del Trecento

VII CORNICE: i Lussuriosi

Castità

Annunciazione: Non conosco uomo
Scultore del Trecento
Siena, Pinacoteca

Beati i puri di cuore.

Ho ben chiaro che il Poema di Dante racconta il cammino spirituale di un cristiano e che i miei collegamenti possono apparire un tantino 'zen'; ma, vedete, Dante ha messo delle anime pagane anche nel Purgatorio e nel Paradiso primo perché solo Dio sa cosa c'è nel cuore di ogni uomo e la sua misura non è la nostra, secondo perché questi uomini vissuti prima della venuta di Cristo avevano vissuto secondo la ragione naturale improntata alle virtù morali della prudenza, giustizia, fortezza e temperanza sulle quali credo il consenso possa essere ampio.

Nell'Inferno di Dante il perseguimento della fama era una delle più nobili mete da raggiungere in contrapposizione all'ignavia di chi si abbandona ad una vita senza ideali; nel Purgatorio il 'tutto è vanità e inutile affanno difronte all'eterno' vuol dire che la gloria terrena è negata come valore assoluto ed eterno.

Per cui, come dire? C'è posto per tutti quindi anche per me. Certo, io non posso dire che la Rivelazione non mi abbia raggiunto ma ho scelto il libero arbitrio.

Come mai ho subito il fascino di questa 'ascensione', allora? perché mira al raggiungimento dell'obiettivo massimo per l'uomo: l'amore, che per il cristiano coincide con Dio ma...

"Ciascun confusamente un bene apprende
nel qual si queti l'animo, e disira,
per che di giugner lui ciascun contende"
(Purgatorio XVII, 127-129)

Ognuno di noi prima o poi lo scopre a cosa corrisponde quel 'bene' per se.

E poi perché gli ostacoli al raggiungimento di tale obiettivo, i vizi, se pur nel Purgatorio risolti in rapporto a Dio, sono gli ostacoli con i quali si trova a fare i conti anche il non cristiano in 'lotta interiore' tra un 'meglio un giorno da leone che cento da pecora' e un 'il troppo storpia'.

Un esempio? se mangio troppo sto male - anche se Dante nella cornice dei golosi oltre che all'abbondanza di cibo si riferisce anche alla sua 'soavità' quindi alla ricerca di cibi diremo noi oggi 'sofisticati al palato' - e la capacità di discernimento ne risente e di questa abbiamo bisogno. Forse succede anche se conduco una vita lussuriosa? forse anche la troppa virtù è sbagliata? dipende dal fine, credo; che ognuno di noi decide per il suo benessere.

La verità comunque sta nel mezzo; così dicono!

lunedì 14 dicembre 2015

Intervista informale ad un amico Sommelier

Dunque, dunque da quando agli inizi della mia carriera alberghiera chiesi candidamente al Direttore 'dov'è il Chianti bianco?' mentre controllavo che non mancasse nulla nella vetrina espositiva, ne è passata di acqua sotto ai ponti... 

Non fui licenziata, no; per fortuna! Mi servì per rendermi consapevole dell'urgenza di colmare la mia ignoranza in materia. 

Grazie alla mia amica Simona, anche lei desiderosa di colmare le sue lacune in materia per necessità, frequentai quindi un corso di degustazione di livello base organizzato dal presidio Slow Food di Siena. 

Ecco la prova provata!

Intervista informale ad un amico Sommelier

Fu molto divertente, imparai molto e scoprii quello che sarebbe diventato il mio vino rosso preferito, il Chianti Classico Riserva Lamole di Lamole (fu amore a 'primo gusto'). 

La mia amica Simona (quella col maglione chiaro nella foto) approfondì ulteriormente la sua conoscenza lavorando nella prestigiosa Cantina Ricasoli nel Chianti, dove tutt'ora lavora; io continuai a fare la segretaria d'albergo e a concedermi un bicchiere di vino ogni tanto, più che altro quando sono in compagnia.


Comunque, per rinfrescarmi un po' io la memoria, ho pensato di chiedere ad un Sommelier 'vero' qualche dritta per un primo 'approccio' con il vino semplicemente per capire cosa ci piace quando diciamo che un vino ci piace. Un po' come quando ci troviamo davanti ad un'opera d'arte; dopo il primo impatto qualcuno vuole approfondire di più e ha bisogno di essere guidato per sapere cosa guardare.


Non vuol essere una lezione 'seria' ma un approccio semplice e godereccio per gustare il vino e, provenendo da un 'Sommelier', ha quella credibilità che mi piace.


Pronti? inizia l'intervista al mio amico Sommelier! Prima però una breve presentazione.

Luca Principi, senese d'adozione, bancario, brucaiolo con tante passioni tra cui quella del vino al punto da essere diventato Sommelier.


Intervista informale ad un amico Sommelier
Foto credits: anna pulpo
ENOCURIOSI *
SIENA PHOTO LAB
by ASYLIA ALFA srl


Quando al palato il gusto di un vino ci piace, a cosa dobbiamo rivolgere la nostra attenzione per capire cosa contribuisce a quel piacere? Insomma, quali domande dobbiamo porci?

I criteri per valutare la bontà di un vino passano attraverso l’analisi visiva, quella olfattiva e, ovviamente, la degustazione che compendia e combina i tre elementi (visivo-olfattivo-gustativo) sino a portarci a dire se quel vino ci piace oppure no; l’equilibrio, l’armonia - vere e proprie categorie di giudizio di un vino - contribuiscono al piacere dello stesso.


Al di là di questo percorso classico e professionale, quello che concorre a rendere piacevole un  vino è anche un moto dell’animo, una particolare emozione suscitata in noi  al momento della degustazione,  legata alle nostre personali tradizioni culturali e alimentari ed esaltata dall’abbinamento giusto con pietanze e cibi.


Uno stato di torbidezza, un odore forte, possono influenzare la percezione di piacere su un vino, al pari di un bel paesaggio deturpato dalla presenza di bottiglie di plastica abbandonate.


Una persona non abituata a bere vino, riesce ad accorgersi lo stesso quando non è buono?

Rispondo con un’esperienza personale: una mia carissima amica non beveva quasi mai vino, se non nelle grandi occasioni o nelle ricorrenze; aveva però un suo personale modo di giudicare la bontà del vino, ovvero, se il giorno dopo aveva mal di testa allora il vino sicuramente non era buono. Può sembrare banale ma spesso è sicuramente un buon indicatore.


Evitiamo, viceversa, di attribuire peso ad elementi che sono poco importanti nel giudicare un determinato vino: una leggera torbidezza di un vin santo prodotto dal contadino, ad esempio, rende quel vino più genuino ma questa caratteristica potrebbe non essere apprezzata dal bevitore occasionale, che magari tende ad attribuire a quel particolare un significato improprio e diverso, fino a ritenerlo un prodotto di scarsa qualità.


La prossima domanda è d'obbligo: quali sono i fattori che ci indicano che un vino non è buono nel senso che il suo gusto non è come dovrebbe essere?

Non esiste una risposta valida per tutti i vini perché ogni vino è legato ai vitigni che imprimono a ciascuno una caratteristica, un timbro ed un aspetto particolari. Se però, quando bevo un Amarone, trovo nel bicchiere un vino senza struttura né forza né eleganza, oppure degustando un Chianti Colli Senesi avverto la decisa prevalenza di 'morbidezze', mi vien da dire che nessun dei due è come dovrebbe essere.


Il mio vino rosso preferito è il Chianti Classico Riserva, potresti indicarmi tutti i passaggi a cui viene sottoposta l'uva di questa tipologia di vino prima di essere messo in vendita?

I passaggi in realtà sono i medesimi previsti dal disciplinare del Chianti: dopo la raccolta dell’uva le fasi sono la vinificazione, la conservazione e l’ invecchiamento.  

Nel caso del Chianti Classico Riserva, l’invecchiamento è di 24 mesi con 3 mesi minimo di affinamento in bottiglia. Per quanto riguarda il vitigno,  nella misura minima dell’80% (ma talvolta fino al 100%) si tratta di Sangiovese.


Dalle mie reminiscenze del corso di degustazione ricordo che esiste un disciplinare che regola i tipi, quantità e territorio delle uve che definiscono determinati vini. Rimane una qualche libertà d'azione al produttore? Può cioè un produttore avere un 'segreto' come ad esempio i cuochi per le loro ricette?

Si, è possibile. Laddove la cantina è piccola, il vino di nicchia e la figura del produttore coincide con quella del viticoltore e dell’enologo; ma si sa, i segreti sono tali in quanto e fino a quando non si svelano, per cui … :-)


Cosa vuol dire una 'buona annata' e dove possiamo informarci?

Una buona annata significa che l’uva è cresciuta bene sulle viti, raggiungendo un bel colore, sapori pieni, giusto grado zuccherino, in una naturale maturazione, senza aver subito l’ingiuria di fenomeni esterni.  Quando qualità e quantità dell’uva trovano un tale elevato punto di unione, allora siamo di fronte ad una 'buona annata'. Dunque, non c’è  un registro ufficiale delle buone annate con una classifica che formalizzi la graduatoria delle stesse, vale il giudizio degli esperti, dei clienti, dei consumatori, degli appassionati.


Diverso è se interessa conoscere, nello specifico,  le graduatorie e/o i punteggi ricevuti dai vari vini di una determinata annata; ci sono diverse autorevoli classifiche stilate da organi di stampa specializzata, organizzazioni e associazione varie del settore, guide: chi premia con i grappoli, chi con i calici, chi semplicemente con il punteggio.

Certamente, se devo scegliere tra un Chianti Classico 2003 e un 2010, scelgo a prescindere il 2010!


Quando ci si ritrova a bere in compagnia di un amico sommelier, e si vuole prenderlo in giro, di solito dopo aver imitato in maniera scherzosamente enfatica il suo atteggiamento da intenditore il primo commento è 'sa di tannino!' Ci puoi ricordare cosa sono i tannini?

I tannini sono delle sostanze chimiche contenute nella buccia e nei vinaccioli (chiamati volgarmente semi) di un chicco dʼuva. Una loro funzione molto importante, a livello gustativo, è quella di dare il senso di astringenza, di secchezza in bocca, di asciugamento del palato che talvolta si prova bevendo un vino. È uno degli elementi di “durezza” del vino, è normale che sia presente nei vini rossi, normalmente viene più o meno equilibrato dalle componenti morbide quale, ad esempio, l’alcolicità. L’importante è che non risulti eccessivamente preponderante.


Io ti ho rivelato il mio vino rosso preferito, puoi dirci qual è il tuo e come mai?

L’Amarone della Valpolicella perché è un mirabile compendio di eleganza, morbidezza, gusto, potenza e struttura. È un vino che ha in sé l’idea della tentazione ammaliatrice, che è allo stesso tempo capace di accompagnarti in maniera eccellente lungo percorsi gastronomici anche particolarmente impegnativi, così come di cullarti nelle tue solitarie meditazioni.


Hai una massima da condividere con noi sul piacere del vino?
“Memento, multa pocula bibere!"* E se lo dicevano i nostri antichi padri latini …



Che dire? grazie Luca per il tocco personale, direi 'poetico', delle risposte!


(*) “Ricordati, bevi molti bicchieri di vino"

lunedì 7 dicembre 2015

Guido Bianconi a Siena: Tomba Raimondi


Oggi sono davvero felice ed emozionata nell'ospitare nel mio blog un testo di approfondimento relativo ad un'opera di Guido Bianconi, scultore Liberty senese.

Si tratta della Tomba di Gemma Raimondi di cui vi avevo accennato due settimane fa nel post sul Cimitero Monumentale di Siena.

Perché tanta emozione, vi starete forse domandando?

Perché è stato grazie a quel post, trovato per serendipità, che  Gianguido, nipote dello scultore, si è messo in contatto con me e mi ha fatto sapere che si era commosso leggendo quanto avevo scritto sul Cimitero Monumentale di Siena dove ci sono tante altre 'splendide' tombe realizzate 'dall'amatissimo nonno'  come quella Corradeschi, Giani, Gani e quella del fratello Bianconi che fu ‘economo del Comune e personaggio importante del Drago’. E poi anche il Monumento ai Caduti.

E’ iniziato un bel carteggio virtuale che sono sicura ci riserverà delle sorprese anche perché Gianguido ha curato una biografia-catalogo del nonno e si è offerto di condividere storie di altre opere del nonno, a Siena, con me e quindi con voi lettori, con particolare riguardo, consentitecelo, a quelli senesi.

Mi ha raccontato Gianguido che il nonno lasciò Siena il 14 settembre 1902. Aveva partecipato al concorso per la borsa istituita sul lascito Lazzeretti perché giovani artisti potessero andare a fare esperienza fuori dell’ambiente senese. Non vinse quell’anno (vinse poi nel 1904) ma gli venne comunque assegnata una gratificazione di ben 250 lire, e se ne partì per andare per qualche tempo a Torino. Nel retro della foto che apre il post, gentilmente concessami da Gianguido, è riportata la data 14.9.1902.

Ecco quindi allora di seguito il testo relativo alla Tomba di Gemma Raimondi che Guido Bianconi realizzò all’età di 33 anni e per la quale, mi ha detto Gianguido, va tutta la passione della sua famiglia.

Il testo fa parte di una memoria familiare che Gianguido mi ha gentilmente concesso di pubblicare.

A fine lettura converrete con me che sarebbe bellissimo poter accedere alla cappella dove si trova la Tomba per vedere e leggere tutto quanto c’è intorno.

Guido Bianconi: Tomba Raimondi

"La cappella (che si trova nel Piazzale Centrale del Cimitero, con il numero 6) ricorda la scomparsa della giovane Gemma Raimondi,  moglie da soli nove mesi di Palmiero Palmieri Nuti ed in attesa di un bambino, che venne uccisa la sera di venerdì 31 ottobre 1902 dal calcio del cavallo del  marito che ritornava da una galoppata  : era 'nel fiore dei suoi vent'anni'.

Il fatto avvenne nel cortile del Palazzo Venturi, a metà strada tra Asciano e l'abbazia di Monte Oliveto Maggiore dove la giovane signora si trovava in villeggiatura.

L'episodio ebbe larga risonanza e fu descritto in un articolo listato a lutto pubblicato il successivo 6 novembre dal periodico senese «Il Libero Cittadino»: la versione fornita dal giornale è diversa, e attribuisce l'incidente non al cavallo del marito, ma a quello dell'amico dott. Alessandro Giusti che l'accompagnava. L'animale, una cavalla, si sarebbe imbizzarrito perché al cancello un cane gli aveva abbaiato contro, ed inoltre sarebbe stato nervoso perché affidato alle cure di un allievo staffiere.

Nell'archivio di Guido Bianconi si trovano due fotografie del bozzetto, quasi identiche ed entrambe firmate da lui che mostrano la tomba nella impostazione originale, quando ancora nella parte superiore era indicato il nome della famiglia.

Guido Bianconi: Tomba Raimondi, bozzetto

Il poeta Giovanni Pascoli ebbe occasione di incontrare la madre della sposa defunta, e le promise un'epigrafe per la sua tomba.

Il 3 ottobre 1906 Leonardo Bistolfi gli scrisse da Camburzano (piccola località presso Biella) per ricordargli questo impegno . Pochi giorni dopo,  18 ottobre 1906, Giovanni Pascoli scrisse infatti a Guido Bianconi da Barga di Lucca inviandogli il testo, del quale l'artista conservò il manoscritto. Il poeta gli disse anche di aver trascritto i versi per la 'dolente madre' della giovane.

Guido Bianconi: Tomba Raimondi, versi di Giovanni Pascoli

Il monumento venne posto in opera pochi giorni prima del 17 gennaio 1907, e un articolo de «Il Libero Cittadino» ne diede notizia: il testo pascoliano venne iscritto nella parte superiore, dove nel progetto originale si trovava solo il nome della famiglia.

Guido Bianconi: Tomba Raimondi

Il monumento, che si trova nella cappella di famiglia, mostra Gemma Palmieri seduta, con in grembo, seminascosto dal panneggio, il bambino che morì con lei.

Sullo sfondo, ai  lati del gruppo centrale, si trovano due gruppi di figure in delicato bassorilievo.

La firma di Guido Bianconi compare nella parte sinistra del basamento.

Ai due lati dell'ingresso della cappella si trovano due grandi composizioni di fiori e foglie, in metallo, legate da nastri dedicati dai genitori della defunta e dall'amica principessa Belgioioso, non altrimenti identificabile, mentre sulla parete destra si trova un'epigrafe commemorativa.

Il testo dell'epigrafe di Giovanni Pascoli venne riportata su un cartoncino sul quale figurano la fotografia della tomba (con la firma di Guido Bianconi sul margine inferiore sinistro) ed il testo a stampa datato.

Alla tragica morte di Gemma Raimondi la scrittrice Maria Bianco Bufalini, sua amica d'infanzia, dedicò una poesia, scritta a matita sulla parete destra della cappella sotto l'epigrafe dei genitori e datata 'Napoli, gennaio 1914': con il titolo Fatalità questa poesia venne poi pubblicata nel 1915 .

Altre poesie a lei dedicate e scritte a matita sul marmo della cappella sono Lacrymæ di Bianca Fleury Nencini e Insieme di Ada Negri anch’essa pubblicata nel 1915 . La firma di Ada Negri è riportata nel piccolo riquadro in basso a destra dell'immagine. Sul marmo è presente anche un'altra poesia, scritta in francese e con una data poco leggibile, scritta in italiano, che potrebbe il 6 luglio 1915. Sulla poesia di Ada Negri qualcuno ha aggiunto un'annotazione in calce, con un rimando al testo, datata 'maggio 1964'.

Una fotografia della tomba nella versione definitiva, con l'epigrafe pascoliana,  venne donata, incorniciata, da Guido Bianconi al canonico Vittorio Lusini, insigne storico e cultore di cose senesi, con una sua dedica autografa, datata da Siena il 25 gennaio 1907

Guido Bianconi: Tomba Raimondi

Guido Bianconi: Tomba Raimondi

Il monumento funebre di Gemma Raimondi venne commentato con parole di commosso elogio da G. Battelli  in un articolo pubblicato da «Il Cimento» nel 1910."

***

Le immagini del post (tranne la seconda) sono del nipote Gianguido.

lunedì 30 novembre 2015

Siena e la Divina Commedia: Pia de' Tolomei

Siena: Divina Commedia, targa Pia de' Tolomei

Era da tanto che mi ripromettevo di rileggere leggere la Divina Commedia.

Ho una raccolta di fascicoli rilegati, pubblicati dal Gruppo Editoriale Fabbri nel 1982, del cui acquisto mi sono sempre congratulata con me stessa poiché l'Opera è davvero completa e rende la Divina Commedia comprensibile a tutti, più che negli anni del Liceo, in quanto ogni Canto presenta un riassunto e un'introduzione critica e, cosa che fa una  notevole differenza, è parafrasato dalla prima all'ultima parola e commentato in maniera più che esauriente, il tutto a cura di Emilio Alessandro Panaitescu. Per non parlare delle illustrazioni. Insomma, un vero piacere. Se vi interessa questa edizione, ho visto che su Ebay qualcuno la vende. Io no di certo ;-)

La spinta recente ad intraprendere quest'impresa, comunque, me l'ha data Stefano Carrai dell'Università di Siena che durante la Conferenza omaggio a Dante nel 750° anno dalla nascita organizzata dall'Accademia dei Rozzi di Siena ha fatto un intervento su Dante e Orfeo di quelli che entusiasmano le platee tanto che, appunto, qualche giorno dopo, esattamente il 9 novembre, ho iniziato il mio viaggio nella Commedia di Dante.

Ho fissato una scaletta per visualizzare il traguardo. Non voglio metterci più di un mese e secondo questa tabella di marcia entro il 10 dicembre dovrei essere in Paradiso.

Ho appena finito di percorrere il Purgatorio. E' stato davvero esaltante a prescindere dal fatto che il cammino proposto sia quello di un cristiano. Ci sono valori condivisibili da molti, credo, e quindi ognuno può trarne beneficio secondo la propria sensibilità. Che poi quelli che non ci corrispondono possiamo lasciarli andare; ma comunque ci inducono ad una riflessione.

Proprio nel Purgatorio ho trovato i personaggi senesi i cui versi di riferimento sono ricordati per le strade di Siena con delle targhe che risalgono al 1921 quando si volle in questo modo celebrare i seicento anni dalla morte del Sommo Poeta.

Durante la Conferenza di cui sopra, tra l'altro, Mario Ascheri, senior professor dell'Università di Roma Tre, ha sottolineato come Siena sia la città maggiormente citata nella Commedia.

Quindi, mi faceva piacere condividere con voi queste citazioni.

Non sono la prima che lo fa quindi niente di originale ma quello che vorrei trasmettervi è che leggere quei versi non estrapolati ma arrivandoci dall'inizio della Selva Oscura è tutta un 'altra cosa. Una vera e propria esperienza.

I versi riportati nella foto che apre il post

Ricorditi di me, che son la Pia; 
Siena mi fé, disfecemi Maremma(Purgatorio V, 130-136)

visibili nel lato di Palazzo Tolomei che forma il Vicolo della Torre, si riferiscono a Pia de Tolomei, senese sposa di Nello d'Inghiramo dei Pannocchieschi, signore del castello della Pietra in Maremma, uccisa da questi perché voleva convolare a seconde nozze o forse per infedeltà o presunta infedeltà di Pia.

Siena: Piazza Tolomei

C'è da dire che durante una delle Passeggiate d'autore del 2014 il Prof. Massimo Seriacopi, docente di Lettere, dottore di ricerca in Filologia dantesca presso l’Università degli Studi di Firenze, ci rivelò che la Pia della Commedia è Malavolti e non Tolomei, giusto per complicare un po' di più la storia.

Comunque sia, Pia de' Tolomei la troviamo nel V canto del Purgatorio nella schiera dei morti violentemente, coloro cioè che furono uccisi con la violenza e che si pentirono solo all'ultimo istante di vita.

Mentre le anime precedenti, quelle di Jacopo del Cassero e Bonconte da Montefeltro, hanno dato molti dettagli della loro vita, morte e momento di conversione; Pia invece ci dice pochissimo di se il tutto in due terzine e un verso*. Mi verrebbe da dire che il less is more ha una validità universale.

Molta curiosità suscita nel lettore questa figura così regale e discreta.

Non sappiamo di quale vita peccaminosa ella si sia macchiata o forse al tempo di Dante lo sapevano tutti e quindi per questo non ha ritenuto necessario farla parlare di se. Eppure tutto ciò qui non importa. Importa la conversione in fin di vita, l'accettazione del dono della Grazia che in punto di morte l'ha resa consapevole dei suoi peccati.

Come ciò sia possibile? come cioè basti un solo atto di penitenza fatto in fin di vita a salvare un anima? È possibile perché per il cristiano, quindi per Dante, il giudizio di Dio è indipendente dall'opinione umana. Insomma, ricordate il 'Vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole, e più non dimandare'? Ecco, a Dio tutto è possibile.

Nelle parole di Pia ci sono due versi, 'salsi colui che 'n anellata prima/di sposando m'avea con la sua gemma' che alludono al suo fidanzamento e che mi hanno ricordato la passeggiata guidata sulle Pompe Sanesi in cui la guida ci illustrò i due diversi momenti del fidanzamento e matrimonio nel Medioevo.

Pia si trova nell'Antipurgatorio dove si trovano i negligenti. Per poter salire sulla montagna delle virtù, quindi il vero e proprio Purgatorio dove poter espiare le colpe e quindi accedere in Paradiso che per queste anime è comunque cosa certa, dovrà attendere per un numero di anni pari a quelli che ha vissuto.

Le preghiere da parte dei vivi virtuosi potrebbero accorciare l'attesa, affrettare la sua purificazione ed è per questo che ne fa richiesta a Dante per quando egli tornerà nel mondo dei vivi non prima però di essersi riposato ('Deh, quando tu sarai tornato al mondo, / e riposato de la lunga via')

Come vi accennavo all'inizio del post, per me è stata un'altra cosa essere arrivata a Pia dopo aver percorso l'Inferno di Dante. Leggere i versi estrapolati dalla Commedia non restituisce affatto il fascino dell'idea di Dante.

Altrettanto mi è capitato dopo aver letto di Sapia e di Provenzano Salvani ai quali dedicherò un post ciascuno. L'idea, forse i lettori senesi l'hanno intuita, è quella di scrivere poi un post dove far confluire i singoli di cui questo è il primo e proporre un itinerario nei luoghi della Commedia a Siena e magari, perché no?, far venire voglia anche a voi di riprendere in mano la Divina Commedia.

(*)« "Deh, quando tu sarai tornato al mondo,
e riposato de la lunga via",
seguitò 'l terzo spirito al secondo,

"Ricorditi di me, che son la Pia;
Siena mi fé, disfecemi Maremma:
salsi colui che 'nnanellata pria

disposando m'avea con la sua gemma". »
(Purgatorio V, 130-136)

lunedì 23 novembre 2015

Cimitero Monumentale di Siena

Siena: Cimitero Monumentale

Tempo fa nel post Cose da fare gratis a Siena avevo inserito la visita all'Ottocentesco Cimitero Monumentalale di Siena, ovviamente ad ingresso gratuito.

Come mai? perché è anche come entrare in un Museo all'aperto.

In esso infatti si possono ammirare sculture e affreschi eseguiti da artisti senesi dal Purismo al Liberty come Tito Sarrocchi, Giovanni Duprè, Alessandro Franchi, Guido Bianconi, Ezio Trapassi e altri; quindi troveremo lo stile ispirato a temi religiosi, al bello classico e al romanticismo, con punte di verismo come ad esempio Dupré, e lo stile  floreale e simbolico di primo 'Novecento.

Una volta deciso che volevo scrivere questo post sul Cimitero Monumentale di Siena, sono tornata al Cimitero in compagnia del volume 'Tutta Siena, Contrada per Contrada' di Piero Torriti che mi ha fatto da guida per trovare la collocazione di ogni opera per questo itinerario.

C'è stato un finale commovente a sorpresa non incluso nella guida di cui vi renderò partecipi.

Il Cimitero Monumentale di Siena è un vero labirinto dislocato su più livelli. Ci si può orientare con i nomi delle sezioni in cui è diviso, solo che non c'è una piantina. Io qui comunque vi proporrò un itinerario 'lineare' con le sculture che si lasciano ammirare anche quando le porte  a vetro sono chiuse. Per gli affreschi è un tantino diverso; difficilissimo poterle apprezzare. Poi vi dirò di altre opere, non inserite nella guida di Torriti, che potete trovare se avete voglia di fare una caccia al tesoro 'composta', però, mi raccomando :-)

Siena: Cimitero Monumentale

La foto di sopra è un collage di due immagine della planimetria del Cimitero Monumentale di Siena tratta da una brochure.

A commento di alcune opere riporterò citazioni tratte dal volume Siena tra Purismo e Liberty, catalogo di una mostra a Siena del 1988, che mi sono state utili per meglio comprendere l'iconografia delle opere d'arte.

Una volta entrati nel Cimitero seguite il percorso a sinistra della grande statua con il Cristo Risorto di Vico Consorti fino ad arrivare al corpo più antico del cimitero: un quadrilatero con al centro un obelisco. Non ci arriverete dal centro delle due ali aperte ma da un lato.

Lungo il quadrilatero si aprono una serie di cappelle gentilizie che sono quelle che ci interessano per questa visita.

Siena: Cimitero Monumentale

Partendo da destra:
- la terza cappella presenta un gruppo marmoreo raffigurante la madre morta con il figlio in grembo dello scultore Guido Bianconi (1902) - uno dei primi scultori senesi ad abbracciare il simbolismo floreale proprio del Liberty - dedicato a Gemma Raimondi, moglie di Palmiero Palmieri Nuti, morta mentre era incinta di alcuni mesi.

Siena: Cimitero Monumentale

Pur ignorando la vicenda, appena ci si trova davanti a questo monumento si rimane un po' spiazzati per la leggerezza della rappresentazione; quando si capisce il motivo della morte l'interesse per l'arte cede un attimo il posto alla necessità di omaggiare la defunta con il nostro raccoglimento. Almeno è quanto è accaduto a me.

'Bianconi svolse il tema delle due morti collocando al centro della composizione, seduta sul sepolcro, simbolo della soglia tra il mondo reale e quello ultraterreno, la bellissima figura della madre con il bambino seminascosto fra le pieghe del manto e il mazzo di rose sbocciato sul grembo. Mentre sulla parete di fondo, sotto i versi di Pascoli: "Anima col tuo bocciuolo/La morte non è un'aurora?/Non c'è una cuna per l'amor tuo?/La tomba non è una cuna?", una schiera di angeli musicanti resi con un rilievo bassissimo, quasi appena accennati, commentano l'evento.' Il Liberty a Siena di Marta Batazzi

- la sesta cappella della famiglia De Mez presenta l'Angelo della Resurrezione dello scultore Tito Sarrocchi (1894); colui al quale fu affidata la copia della Fonte Gaia di Jacopo della Quercia (che, ahimè, non regge il confronto). Questo angelo è la sua ultima opera.

Siena: Cimitero Monumentale

Sarà che mi sento condizionata dalla rilettura della Divina Commedia che sto facendo in questo periodo ma è proprio così che mi immagino l'angelo portinaio all'ingresso del monte del Purgatorio (per ora sono arrivata qui): autorevole, limpido e sapiente anche se gli manca la spada. Il gesso di questa scultura si trova nella gipsoteca di Tito Sarrocchi nel Complesso Museale Santa Maria della Scala.

- la nona cappella della famiglia Bandini-Piccolomini presenta la Riconoscenza di Tito Sarrocchi e l'affresco con le Marie al sepolcro di Alessandro Franchi. Questa scultura è di una delicatezza unica. La piega della veste all'altezza del seno sembra reale; viene voglia quasi di raddrizzarla. Il bordo del velo denuncia una pazienza certosina dello scultore. Straordinaria.

Siena: Cimitero Monumentale

- la tredicesima cappella della famiglia Venturi-Gallerani presenta il Genio della morte, prima opera di Tito Sarrocchi (1860).

Siena: Cimitero Monumentale

Più classico di così!

"Il Genio con la sua fiaccola capovolta e spenta, a significare la fine della vita terrena, e incoronato dal sempreverde cipresso, è un ineccepibile prodotto accademico, di irenica bellezza e di elegante compostezza formale, chiaramente meditato su modelli antichi e su sculture come il 'David' bronzeo di Donatello." Tito Sarrocchi di Raffaella Marcucci.

- la quattordicesima cappella della famiglia Chigi-Saracini presenta l'angelo musicante di Vico Consorti. Beh, tutta la cappella direi che si fa ammirare. Sembra di essere all'Accademia Chigiana :-)

Siena: Cimitero Monumentale

- la ventunesima cappella della famiglia Ponticelli-Pallini presenta la figura giacente di una defunta di Tito Sarrocchi.

Siena: Cimitero Monumentale

Lo so, è girata. Come si fa a vederla? Allora, non ne sono sicura al cento per cento però nella gipsoteca di Tito Sarrocchi del Complesso Museale Santa Maria della Scala c'è questo modello in gesso che secondo me se non è di questa scultura un po' gli somiglia quindi magari un'idea comunque possiamo farcela. Forse c'è qualche discrepanza con il ricamo del cuscino.

Siena: Complesso Museale Santa Maria della Scala

- la ventiduesima cappella della famiglia Tadini-Buoninsegni presenta un monumento marmoreo raffigurante la Fede, la Speranza e la Carità di Tito Sarrocchi (1868). Molto austero direi nell'insieme.


Siena: Cimitero Monumentale

Cambia l'impressione quando ad esempio ammiriamo da vicino la copia in gesso della Carità conservata nella gipsoteca di Tito Sarrocchi al Complesso Museale Santa Maria della Scala.



Siena: Complesso Museale Santa Maria della Scala

Sotto il loggiato:- tomba Cambi di Tito Sarrocchi raffigurante Tre fanciulli (1865).


Siena: Cimitero Monumentale

Sul lato sinistro seguono altre cappelle:


- la venticinquesima della famiglia Bichi-Ruspoli-Forteguerri presenta una Pietà di Giovanni Duprè (1866) commissionatagli dal marchese Bichi Ruspoli. Rappresenta l'opera più nota di questo scultore senese, premiata con primo premio e medaglia d'oro all'esposizione internazionale di Parigi del 1827. Stupenda, davvero. Parla da sola questa scultura.

Siena: Cimitero Monumentale

"che dolore santo in quella tua Madonna che (...) aprendo su lui le materne braccia e sul capo chinandogli il 'l volto, pare che dagli occhi e dalla bocca spiri l'anima com'in atto di volergli ridare vita." A. Conti, 1865

E Dupré stesso in risposta ad una lettera del Marchese scrisse "Tu dici che la testa della Madonna ti muoveva in lacrime! Mi è grato sentir dir questo, ma non mi sorprende; io ci ho lacrimato nel farla (...) Ti confesso che mi costa molta e intensa passione quel lavoro."

- la ventiseiesima cappella della famiglia Nardi presenta un altorilievo raffigurante l'Eternità che ricongiunge le anime che la morte ha diviso  di Guido Bianconi (1908). Come già nella madre morta con il figlio in grembo anche qui lo scultore si serve di "apparizioni irreali tendenti a sottolineare l'eternità della vita per dare della morte un'immagine meno terribile" (Il LIberty a Siena di Marta Batazzi).

Siena: Cimitero Monumentale

A destra del quadrilatero si apre un loggiato a due bracci con altre cappelle, fra le quali, partendo dal braccio sinistro:
-  la prima cappella della famiglia Placidi presenta una gigantesca statua di Ezechiele che resuscita i morti di Tito Sarrocchi (1879). I riflessi della luce nel vetro impediscono di fare foto ma è da vedere, assolutamente.
- esternamente, dopo la prima cappella, si trova la Tomba di Clementina Cresti Partini con il busto scolpito da Tito Sarrocchi. Quanta compostezza 'nefertiniana' mi è venuto da pensare. Non passa inosservata, credetemi.

Siena: Cimitero Monumentale

- esternamente, dopo la seconda cappella, si trova la Tomba di Luciano Banchi con un Cristo in pietà affrescato da Alessandro Franchi;

Siena: Cimitero Monumentale

- la quinta cappella della famiglia D'Elci-Pannocchieschi presenta Tobia che seppellisce i morti, capolavoro marmoreo di Tito Sarrocchi (1873), primo premio all'esposizione internazionale di Vienna del 1873.

Siena: Cimitero Monumentale

"Qui lo scultore compone in maniera più mossa e 'ardita' il tema cristiano della carità, l'intento ideale, con una resa attenta del dato reale, grazie anche ad un modo di modellare forte, e allo stesso tempo accurato." Tito Sarrocchi di Raffaella Marcucci

Mi affascina molto questo gruppo scultoreo forse anche per la semplicità della cappella che, priva di altre opere, ne amplifica il valore.

E però, forse ha ragione Pier Luigi Olla, scultore senese, che durante la Passeggiata d'autore dedicata a "Tre scultori dell'Ottocento" (Duprè, Sarrocchi e Fracassi) ha detto che gli è più facile distinguere un Tino di Camaino da un Giovanni Pisano che un Tito Sarrocchi da un Giovanni Dupré.

In effetti, ora che ci penso, il volto del defunto del Sarrocchi nel gruppo con Tobia mi ha ricordato il volto di Abele, la prima scultura realizzata da Giovanni Duprè, il cui gesso è visibile nella gipsoteca dello scultore presso il Museo della Contrada dell'Onda. Se non lo sapessi, avrei potuto scambiare la paternità delle opere.

Siena: Museo della Contrada dell'Onda

- la sesta cappella della famiglia Raffo, di forma ottagonale su disegno di Giuseppe Partini, presenta affreschi di Alessandro Franchi, Gaetano Marinelli e Giorgio Bandini (1889) che si riescono a vedere un pochino meglio;

Siena: Cimitero Monumentale

Nel braccio destro:
- appena all'inizio, sulla parete a sinistra, Giovinezza recisa (1903) di Guido Bianconi per la tomba Gianni "raffigurante un angelo intento a consolare una fanciulla dall'aria languida e trasognata". Il Liberty a Siena di Marta Batazza.

Siena: Cimitero Monumentale

"La sua scultura potrebbe definirsi l'arte del sentimento più che l'arte della forma, o meglio, una pittura di rilievo perché perfino le pieghe dei manti hanno una tinta speciale che si accentua nella tristezza stanca." Eugenio Ercoli

- nella parete di fronte si trova la Tomba di Giuseppe Bratto (1901) di Patrizio Fracassi.

Siena: Cimitero Monumentale

- la sesta cappella, quella delle suore dei poveri di Santa Caterina, presenta affreschi di Luisa Franchi Mussini qui sepolta insieme al marito Alessandro Franchi.

Siena: Cimitero Monumentale

Anche qui mi sono fermata un attimo in più e non per ammirare gli affreschi ma perché non avevo mai visto una cappella di suore defunte sepolte tutte insieme. Mi ha fatto tenerezza; forse perché ho ripensato alle mie amiche monache di Lecceto, ancora vive però!

- la cappella ottava della famiglia Papi-Mattii presenta bassorilievi di Ezio Trapassi.

Siena: Cimitero Monumentale

Ecco, di questo scultore ci sono altre opere nel Cimitero Monumentale di Siena ma mi è difficile darvi le dritte per raggiungerle perché anch'io sono riuscita a trovarne solo altre due e per pura fortuna, credetemi; infatti non saprei ritrovare la strada. Io intanto però vi dico la collocazione e così voi magari potete divertirvi a trovarle che mica vi posso dire tutto io, no?

Ecco allora l'elenco:

- Le guarigioni sulla montagna, opera in bronzo del 1915 per la Tomba Cellesi. Si trova nella sezione San Buonaventura (questa l'ho trovata);

- Tomba di Letizia Morandi, opera in marmo realizzata dopo il 1918. Si trova nella sezione San Primo Martire (questa l'ho trovata);

- Tomba di Rino Daus, opera in bronzo realizzata tra il 1921 e il 1929. Si trova nella sezione San Cristoforo;

- Tomba di Remo Ciocchetti, opera in bronzo realizzata  nel 1925. Si trova nella sezione Santa Lucia;

- Autoritratto (1954) e Cristo morente (1957), bronzo per la  Tomba di Ezio Trapassi. Si trova nella sezione San Giordano.

I sotterranei del Cimitero Monumentale di Siena sono molto suggestivi.

Siena: Cimitero Monumentale

Solo un po' impressione mi hanno fatto quegli adesivi su alcune tombe con scritto 'Concessione/Locazione di sepoltura scaduta'...

E ora vi svelo ciò che mi ha commosso,

Prima di uscire, mi sono ritrovata all'inizio del corridoio a destra della Chiesa del cimitero con ingresso da uno dei lati del quadrilatero. Mi sembrava una tomba importante perché c'era un imponente Angelo del giudizio.

Siena: Cimitero Monumentale

Abbassando lo sguardo poi mi ha colpito moltissimo un altorilievo con il volto di una donna e del suo bimbo.

Siena: Cimitero Monumentale

Per qualcuno la scultura del Sarrocchi sarà anche gelida; qui sicuramente no, secondo me. Mi sembrava quasi di sentire il respiro del bimbo.

C'era una scritta che non riuscivo a leggere per intero perché coperta dai fiori finti (orribili! posso dirlo?). Ho scostato i fiori e ho letto questo:

Alla cara e lacrimata memoria
di
ERNESTA GANI
pia affettuosa saggia modesta
per XXV anni delizia e cura
di Vincenzo e di Teresa genitori amatissimi
il dì VIII settembre MDCCCLXII
inattesamente da morte rapita
insieme col primo frutto del comune amore
TITO SARROCCHI
marito felice soli XVI mesi e in un attimo non più marito né padre
con mesto desiderio dedicò questo monumento di sua mano scolpita

Si tratta della prima moglie di Tito Sarrocchi.

Tante altre dediche commoventi si trovano nelle tombe che vogliono una sosta.

Infine, c'è stato un altro monumento che mi ha colpito da lontano per la sua dinamicità, diciamo così. Mi sono avvicinata e ho letto che si tratta del monumento 'a perenne memoria dei Contradaioli defunti'.

Siena: Cimitero Monumentale

L'autore è Plinio Tammaro. Non lo sapevo e ho chiesto a Martina Dei, guida autorizzata di Siena.

Al di là delle opere d'arte, un Cimitero non può che interrogarci su cosa ci sia dopo la morte. Io non lo so, ma mi piace concludere questo post con i versi tratti da I Sepolcri di Ugo Foscolo incisi nel cimitero di paese dove si trova la tomba della mia famiglia.

Ah! sugli estinti/non sorge fiore ove non sia d'umane/lodi onorato e di amoroso pianto

Ahi! Sui morti non sorge [nessun] fiore, quando (ove) non sia onorato da lodi umane e da pianto affettuoso.