martedì 28 gennaio 2014

Federigo Tozzi (Siena 1883 - Roma 1920)

Passeggiate d'autore, iniziativa organizzata da Toscanalibri con il supporto del Comune di Siena e del Monte dei Paschi di Siena, mi ha fatto fare un incontro folgorante con lo scrittore senese Federigo Tozzi, proprio così. 

Infatti, se vi confesso che, finito il tutto, mi sono precipitata in libreria ad acquistare Bestie, l'opera Tozziana che è stata più volte citata durante la passeggiata, beh, qualcosa vorrà pur dire!

Passeggiate d'autore. Federigo Tozzi

Faccio una premessa prima del mio reportage. 

Fino a sabato scorso io di Federigo Tozzi:
- sapevo, per sentito dire, evidentemente in maniera distorta, che era uno scrittore triste, cupo, deprimente;

- ricordavo la concitazione a Siena durante le riprese della trasposizione cinematografica del romanzo Con gli occhi chiusi, film uscito nel 1994 e che non ho mai visto ma di cui ho ben presente Piazza del Campo piena di fieno, animali, carri; l'esterno della trattoria del babbo di Federigo, indicata da un'insegna con un Pesce Azzurro dal nome della trattoria, girato all'altezza del Vicolo di Tone mentre in realtà la trattoria si trovava da un altra parte della città e scoprirete dove leggendo il post; il cast, parte o tutto non so, alloggiato nell'allora Hotel Academy, vicino all'Ospedale Le Scotte quindi fuori città; l'amico aspirante attore che cercava di farsi prendere come comparsa;

- sapevo che nella zona di Siena chiamata Cappuccini, da dove si ammira l'ennesimo panorama mozzafiato su Siena, c'era la casa di Tozzi quella che sabato ho scoperto essere la casa di villeggiatura. Punto.

Quindi diciamo che le premesse entusiasmanti per partecipare a questa passeggiata a tema non ce n'erano affatto per cui a questo punto ringrazio il mio istinto che mi ha fatto arrivare puntuale alle 11 davanti alla Basilica di San Domenico dove ad attenderci c'erano la guida Simonetta Losi e la nipote di Tozzi, Silvia Tozzi.

Passeggiate d'autore: Silvia Tozzi e Simonetta Losi

Visivamente contenti tutti noi per la giornata di sole, anche se fredda, con un cielo limpidissimo, la guida ha esordito dicendo qualcosa del tipo come direbbe Federigo Tozzi, il cielo è di un colore turchino che snerva... ecco, la mia attenzione è stata catturata e conquistata in quel preciso istante, dall'accostamento di 'turchino' con quel verbo 'snerva' che esprime disagio e lì ho capito di aver incontrato Federigo Tozzi. 

Ho saputo che avrei voluto ascoltarne di più di quel linguaggio diretto, ricercato, puntuale, spiazzante.

Simonetta, nell'introdurre l'iniziativa, ci ha detto che la passeggiata sarebbe stata un incontro tra la biografia e la bibliografia dell'autore in quanto avremmo visitato luoghi che sono appartenuti alla vita di Federigo e che ritroviamo descritti nelle sue opere ma... 

Cos'era Siena al tempo di Tozzi? era una città di provincia, chiusa in se stessa, popolata di personaggi particolari: meretrici, mendicanti, ubriachi, vagabondi, tisici, miserabili, suicidi. 

Federigo aveva un rapporto conflittuale con questa città che gli suscitava emozioni contrastanti e violente come si legge in uno dei brani di Bestie citato dalla guida:

La mia anima, per aver dovuto vivere a Siena, sarà triste per sempre: piange, pure ch'io abbia dimenticato le piazze dove il sole è peggio dell'acqua dentro un pozzo, e dice ci si tormenta fino alla disperazione.

Ma i miei brividi al tremolio bianco degli olivi! E quando io stavo fermo, anche più d'un'ora, senza saper perché, allo svolto di una strada, e la gente mi passava accanto e mi pareva di non vederla né meno!

Città, dove la mia anima chiedeva l'elemosina, ma non alla gente! Città, il cui azzurro mi pareva sangue!

Siena insomma gli stava stretta, si sentiva soffocare; ma andiamo per gradi.

La prima sosta di questa passeggiata è stata nella Biblioteca Comunale degli Intronati

Mi permetto una divagazione personale. Anch'io ho dei ricordi legati a questa Biblioteca, di quando nel 1989 entrai per la prima volta per fare delle ricerche sull'Oratorio dell'Istituto Santa Teresa di Siena; ma questa è un altra storia. 

Allora il bancone dove si richiedevano i libri in prestito o in lettura era qui come anche i lunghi tavoli per consultare i libri. 

Chissà, forse era così anche ai tempi di Federigo? 

Comunque, oggi l'ingresso è da un altra parte e anche le stanze per consultare i libri sono da un altra parte e qui a quanto pare la destinazione d'uso è cambiata; è sistemata infatti con un layout da sala conferenze.

Passeggiate d'autore: Biclioteca Comunale degli Intronati

Tornando a Federigo Tozzi, anche lui come tanti personaggi che hanno avuto successo grazie al loro talento, non ha avuto una carriera scolastica brillante anzi, non è nemmeno riuscito ad andare fino in fondo alle superiori anche per il suo temperamento forse vivace, diremmo oggi? Ebbene, questa biblioteca è stato il luogo della sua auto formazione

Ci ha raccontato Silvia che Federigo leggeva tantissimo soprattutto antichi scrittori e antiche cronache del 1200 e 1300 e poi anche gli scrittori moderni, gli autori principali del socialismo, la cultura europea, Poe

Nei colloqui epistolari con la futura moglie scriveva delle sue letture e le raccontava ad esempio che Poe era meglio di Manzoni perché quello del Manzoni non era altro che classicismo camuffato da romanticismo! 

 Il suo interesse era anche per gli scrittori russi e infatti argomento di una tesi scritta da Elena Gori è stato Tozzi e Dostoevskij, la lettura profonda da parte di Tozzi di Dostoevskij  e di quanto si possa riscontrare nei suoi scritti dell'autore russo.

Riguardo al rapporto epistolare con la futura moglie, accennato sopra, esso era nato nel 1902 in maniera singolare e cioè a seguito di un'inserzione fatta da costei su un giornale locale sotto falso nome, un nickname diremmo oggi, in cui richiedeva uno scambio di corrispondenza epistolare. Presumo che fosse usuale all'epoca. 

L'annuncio diceva Giovine signorina desidera corrispondenza epistolare. Motivinsi offerte. Annalena, Posta, Siena. 

Tozzi accolse l'invito così come anche altri suoi amici. Evidentemente tra loro due c'era del feeling tanto da incontrarsi nella realtà e successivamente sposarsi. 

Ecco, per me che amo lo stile epistolare, detto per inciso Che tu sia per me il coltello di David Grossman è il mio libro preferito, questa cosa ha fatto aumentare notevolmente la mia neonata ammirazione per Tozzi. 

Da quanto ci ha ancora raccontato Silvia in biblioteca, quella di Tozzi era avidità, desiderio di informarsi che spaziava dalle riviste d'arte alle opere freudiane. Tozzi era pervaso dalla volontà di esplorare al di là della realtà contingente.

Portando l'attenzione sul linguaggio utilizzato da Tozzi, e di cui vi ho già dato un assaggio sopra, Simonetta ci ha detto che molti senesi amano Tozzi perché lui parla il loro vernacolo. La volontà di mettere in scena il parlato aveva come precedente solo Cecco Angiolieri.  

Tozzi parlava ad esempio di tetti attraventati di nuvole che venivano forse per ruzzare; usava ad esempio termini legati alla campagna che conosceva perché la sua ascendenza era maremmana.

La punteggiatura poi è un flusso di coscienza continuamente interrotto da pause; c'è un uso bellissimo del punto e virgola, è sempre Simonetta a parlare; le parole diventano dense, la prosa è scarna. Come informazione aggiuntiva Simonetta ci ha detto che sta per essere ultimato un vocabolario Tozziano.

La seconda sosta è stata all'Arco dei Rossi a destra del quale si trovava la Trattoria del padre di Tozzi e a sinistra le abitazioni di famiglia e le stanze ad uso alberghiero (nella facciata su Via Cavour, oggi Banchi di Sopra, c'è una lapide ad indicare la casa della famiglia Tozzi). 

Tozzi senior era venuto da Pari (dove faceva lo 'zappaterra') a Siena da principio a fare lo sguattero dopodiché prese una trattoria ( c'è ancora una trattoria qui ed ha conservato il nome di Ristoratore Il Sasso). 

Il romanzo di Tozzi Con gli occhi chiusi è ambientato qui; fondamentale in esso è la descrizione dei personaggi. 

La madre di Tozzi era una trovatella del Santa Maria della Scala, allevata a Castelnuovo Berardenga; aveva imparato a scrivere e quindi portava la contabilita in famiglia. 

Morì quando Federigo aveva 12 anni. In casa si sono susseguite diverse amanti del babbo; e sono loro che troviamo nei romanzi Podere e Con gli occhi chiusi

Il padre di Federigo era un violento e voleva che lui lavorasse e non che andasse a giro a fare il socialista o a leggere. Il padre muore nel 1908. 

Con gli occhi chiusi si apre con la descrizione del padrone Domenico Rosi che conta i soldi quindi c'è un po' il mito della 'roba' del contadino inurbato che aveva fatto fortuna e che aveva paura di perdere quanto aveva guadagnato. È la figura del babbo.

Passeggiate d'autore: Arco dei Rossi

Rimanendo su Via Cavour, oggi Banchi di Sopra, sappiamo che al numero civico 8 c'era la Libreria Torrini Gambi, poi Ticci e poi Giubbi. 

I tre fratelli proprietari erano in difficoltà economiche. Fra i frequentatori abituali della libreria c'era quello che Tozzi descrive come il Cavalier Niccoli, un benestante senese che aveva fatto amicizia con questi tre fratelli tanto che gli chiesero un prestito e lui accettò facendo da garante per la firma di una cambiale. 

Questo prestito non riuscì a sollevare le sorti della libreria e i fratelli decisero di truffare il cavaliere falsificando una firma. Fu Giulio, il più serio dei tre fratelli, a falsificare la firma. 

Il cavaliere scoprì la truffa e Giulio non resistendo alla vergogna si suicidò impiccandosi nella libreria. Tozzi racconterà di questa vicenda conclusasi in maniera drammatica nel romanzo Tre croci.

La quarta sosta è stata immaginata nel senso che avrebbe dovuto essere nella Basilica di San Francesco in Piazza San Francesco, luogo di studi e di gioco per Federigo e dove la sua vena mistica si esprimeva; ma per motivi di tempo ce l'hanno raccontata. 

Nelle prose contenute in Bestie c'è un piacevolissimo brano che descrive la Basilica:

Passeggiate d'autore: Basilica di San Francesco

Qualche mattina, anzi giorno, sono entrato nella Basilica di San Francesco a Siena. I cori delle vetrate erano lividi, come pezzi di diaccio, con i santi e le sante intirizziti, dentro e attraverso.

Cercavo di camminare in punta di piedi per non udire il mio passo, e m'avanzavo fin sotto l'altare maggiore; poi, tanto a destra che a sinistra, andavo da una cappella all'altra, cercando, con superstizione, di fermarmi, dentro ciascuna, più nel mezzo che mi fosse possibile ma senza troppo tempo a mesurare lo spazio con gli occhi, e restandoci finché non avessi contato fino a cinquanta. Dopo ogni cappella la mia esaltazione mistica si faceva sempre più completa; e mi veniva in mente di non escire più dalla Basilica. Tutto il mondo, attorno alle sue alte mura, diveniva sempre più dolce e più religioso. Qualcuno faceva segni di croce che rimandavano indietro le folgori e arrestavano il vento. Gli organi cantavano insieme alla mia anima, che fruttificava come un miracolo fatto sopra una vigna. (Certo il ricordo di qualche leggenda manoscritta, letta alla Biblioteca Comunale) Le campane suonavano, le ore battevano; e tutto era musica. L'azzurro del soffitto di una cappella si moveva e si apriva; gli angioli venivano fuori come se fossero stati sospinti dall'infinito. Gli affreschi del Lorenzetti si animavano: tutto il medio evo era dinanzi a me: io mi sentivo una spada in mano, e dovevo per primo cominciare battaglie che duravano secoli.

Anche la quinta sosta è stata virtuale quella nella Chiesa di San Donato in Piazza dell'Abbadia. 

Qui Federigo da bambino veniva portato a Messa, suo malgrado, dalla mamma. 

Lo colpiva molto l'affresco dell'abside con la Caduta degli angeli di Luigi Ademollo. In Novale, una raccolta di epistole, leggiamo in proposito:

Passeggiate d'autore: Chiesa di San Donato

Mi sembravano vivi. Mi scuotevano. Credo che se n'avvedesse anche la mamma. Come seguivo il moto di un angiolo, che con la spada percuote un dannato che cade in giù! Ora lo taglia! E tutti gli altri mi davano un senso di movimento e di scompiglio.

Questa Chiesa attualmente è aperta solo la domenica pomeriggio alle 17 per la celebrazione della Messa in latino.

La sesta sosta virtuale è stata in Via del Refe Nero quella dove si trova una curiosa gabbia porta torce (vedi foto).

In questa via, Tozzi visse in una casa in affitto per qualche mese prima di sposarsi, dopo essere stato cacciato di casa dal babbo. 

Qui si faceva portare da mangiare dalla Trattoria di famiglia. In Bestie troviamo un brano di un realismo disarmante che ci fa quasi vedere con gli occhi di Tozzi la quotidianità di quella strada, di tutti i personaggi che la popolavano. 

Da un particolare, da un gesto lui riusciva a ricostruire la vita di una persona. Eccone un estratto:

Passeggiate d'autore: Via del Refe Nero

Mi ricorderò sempre degli otto mesi che, a Siena, precedettero il mio matrimonio; forse perché non mi accadeva mai niente, e tutti i giorni, due volte, scrivevo alla mia fidanzata.
Stavo a retta in Via del Refe Nero, in fondo alla scesa. (...)

Ogni giorno m'accadeva di vedere e di osservare le stesse cose e le stesse persone. Il calzolaio, di faccia, che faceva in vano la corte alla mia padrona: era un ometto piuttosto basso, magro, con i baffetti sottili e gli occhi glauchi: ad ogni momento, lavorando, seduto sul suo panchetto, si passava il dorso della mano, sopra i baffetti.

La tappa conclusiva del percorso è stata al Santa Maria della Scala per qualche domanda da parte nostra a Simonetta e a Silvia che ci ha permesso di completare almeno in maniera sommaria il percorso della vita di Tozzi

Abbiamo saputo che morì a Roma il 21 marzo del 1920, a 37 anni, a causa della spagnola (l'ho fatta io questa domanda e mi sono sentita sollevata dalla risposta perché temevo fosse morto suicida); che l'incomunicabilità con la città di Siena e la sua gente non fu mai risolta. 

Impossibile una riconciliazione ci ha detto Silvia; anche se pare che avrebbe voluto scrivere qualcosa su Siena. 

La città non gli dava più niente e quindi si aprì un altro orizzonte trasferendosi a Roma nel 1914 dove conobbe, tra gli altri, anche Luigi Pirandello

Tra i suoi scritti ci sono novelle, poesie, teatro, prose, raccolta di epistole indirizzate a Emma, romanzi di cui l'ultimo fu Gli egoisti.

Passeggiate d'autore: momento conclusivo al Santa Maria della Scala

Il finale di questo evento ci ha riservato ancora una sorpresa; infatti ci è stata donata una copia della pubblicazione edita dal Monte dei Paschi dal titolo Stagioni di Tozzi che mi sta facendo compagnia in questi giorni anche perché Bestie l'ho divorato! Vediamo se riuscirò a fare anche una mini recensione.

P.S. allora? cosa vi sembra il linguaggio di Tozzi? non è fantastico?!

mercoledì 22 gennaio 2014

La moda nell'arte

Uno dei temi proposti dal ciclo di visite guidate Turisti per casa nella Pinacoteca di Siena  è stato La moda e i modi di vivere nell'arte del Trecento e Quattrocento senese quindi l'aspetto estetico dei dipinti.

Ecco quindi le opere scelte dalla nostra guida Martina Dei per questo percorso. Come sempre trascrivo quanto sono riuscita a trattenere di quello che ci ha raccontato.

Trittico di Andrea Gallerani, personaggio che si occupò dell'organizzazione del Santa Maria della Scala di Siena. 

La rappresentazione del Gallerani, a sinistra del dipinto nella foto in basso, ci mostra come la veste contemporanea a fine Duecento per gli uomini che appartenevano ad un certo rango sociale fosse una gonella larga e lunga

A destra invece ci sono i pellegrini e i mendicanti. I pellegrini sono riconoscibili dai loro simboli a seconda della direzione del loro pellegrinaggio: una conchiglia, come in questo caso, se diretti a Santiago di Compostela; una sindone se diretti a Roma. 

Il colore grigio delle vesti era associato agli strati bassi nel Medioevo e alla sporcizia. Successivamente ritroviamo questo colore quando si vuole rappresentare gli strati bassi della popolazione perché era il colore con cui si vestivano nella realtà.

Pinacoteca di Siena: Trittico di Andrea Gallerani

Madonna della Misericordia di Simone Martini a lui attribuita dallo stile visto che prima della Maestà del Museo Civico non ci sono opere certe di questo artista. 

La Madonna della Misericordia ha un'iconografia bizantina nelle righe dorate della veste che però sono diventate secondarie rispetto alle pieghe che sono di gusto contemporaneo. Il punto vita della veste delle donne si alza e si evidenzia la pancia. Si panneggiava molto sull'addome. 

La veste doveva esaltare l'aspetto ascensionale della figura. Si vede anche nella scultura contemporanea di gusto gotico. 

Le figure sotto il manto della Madonna sono personaggi contemporanei quindi Simone prende i modelli dalla realtà. In primo piano ci sono persone che probabilmente fanno parte della elite politica e hanno ancora queste gonnelle lunghe fino ai piedi e a collo alto

Un dettaglio di moda contemporanea è rappresentato dall'uso del bottone che si sviluppa all'epoca di Simone Martini più a livello decorativo che funzionale. 

Le vesti sono di colore uniforme perché forse ancora non si era affermato l'uso di vestiti di più colori. Interessanti i copricapi di queste gonnelle; specie di cuffie che ci permettono di notare come gli uomini portassero i capelli a mezza lunghezza.

Pinacoteca di Siena: Madonna della Misericordia di Simone Martini

Pala del Beato Agostino Novello di Simone Martini. 

Le storie laterali ci mostrano la moda del momento soprattutto quella femminile. 

Nella scena in basso a destra del dipinto (vedi foto sotto) le signore hanno la gonnella con la vita alta ed è forte il risalto dato all'addome. 

Le ragazze giovani portavano i capelli lunghi e sciolti; le donne sposate dovevano portarli legati. All'epoca di Simone le donne usavano raccogliere i capelli in grandi torcioni di trecce. 

Anche il velo trasparente era in uso all'epoca. In questa scena vediamo anche l'interno di una casa.

I letti erano molto grandi e avevano ai piedi dei cassettoni che in pratica erano gli armadi dell'epoca. Le spose usavano portare come corredo una cassa panca. 

Le coperte a quadri erano di moda. In più il particolare della culla attaccata al soffitto che ci testimonia il modo in cui erano tenuti i bambini come anche la fasciatura stretta del bambino come si usava all'epoca.

Pinacoteca di Siena: scena dalla Pala del Beato Agostino Novello di Simone Martini

Nella storia in alto a destra c'è un cavaliere che ha una veste lunga e un manto rosso aperto sulla spalla, senza maniche, chiamato guarnacca; è un tipo di mantello molto usato all'epoca. 

Anche il cappello a punta chiamato chaperon si trova in diverse opere di Simone Martini; nella scena in basso a sinistra lo vediamo nella versione francese un po' più lungo.

Pinacoteca di Siena: Pala del Beato Agostino Novello di Simone Martini

Da notare ancora nella scena in basso a sinistra (vedi ingrandimento foto sotto) la vestina a righe del bambino. 

Tra il Tre-Quattrocento erano di moda le righe e le fantasie nelle vesti. 

A Siena venivano portate solo a righe in quanto le altre fantasie tipo frutte e lettere le portavano solo i saltimbanchi e le metetrici. Il vestito a righe era indice di una certa agiatezza.

Pinacoteca di Siena: scena dalla Pala del Beato Agostino Novello di Simone Martini

In questa storia ci sono indicazioni non solo sulla moda ma anche sul modo di vivere. 

Ci troviamo in una via dove al pian terreno le case hanno un unica apertura perché in origine vi avevano sede le botteghe; nel piano superiore c'erano invece più aperture che corrispondevano agli ambienti della casa e in più c'erano i ballatoi di cui oggi ci rimane testimonianze grazie alle buche pontane visibili nei palazzi di Siena. 

Questi terrazzi aggettavano sia da una parte che dall'altra della strada. Notevole la precisione di Simone Martini nel riportare una strada contemporanea.

Nascita della Vergine di Paolo di Giovanni Fei

La composizione risente del precedente iconografico delle pale realizzate dai pittori principali dell'epoca come ad esempio la Natività di Pietro Lorenzetti conservata al Museo dell'OPA di Siena realizzata per l'altare di San Savino in Duomo.

Museo dell'OPA di Siena: Nascita della Vergine di Pietro Lorenzetti
Immagine presa da Wikipedia

I testi a cui facevano riferimento molti  pittori per le scene di carattere religioso erano la Leggenda aurea di Jacopo da Varagine e i Vangeli apocrifi.  

L'interno rappresentato è contemporaneo: letto rialzato, cassoni in basso. 

Per la nascita della Vergine non c'erano precedenti iconografici tranne quelli contenuti nei testi sopra citati per cui si ricorreva a usanze contemporanee

Cosa succedeva nel contemporaneo quando una donna partoriva? 

Si assumevano delle partorienti e le amiche assistevano al parto. Le signore che andavano in visita si agghindavano perché era un evento importante come ad esempio la signora con la veste bordata d'oro (nella foto in basso) che porge un telo a Sant'Anna per asciugarsi le mani. 

In tutte le rappresentazioni della Nascita della Vergine Sant'Anna viene rappresentata mentre si lava le mani. Chissà come mai.

Pinacoteca di Siena: Nascita della Vergine di Paolo di Giovanni Fei

Le amiche portano un cesto con un cencino sopra; forse ci sarà del cibo sotto? c'era una tradizione di portare da mangiare alle partorienti ma cosa? ebbene si tratta di brodo e pollo come ci attesta una tavola del Maestro dell'Osservanza al Museo d'Arte Sacra di Asciano dove si vede bene il pollo;

Museo d'Arte Sacra ad Asciano: Nascita della Vergine del Maestro dell'Osservanza
Immagine presa da Wikipedia

e un'altra opera del Maestro dell'Osservanza dove si vede una donna mentre scalda il brodo.

Nascita della Vergine del Maestro dell'Osservanza
Immagine ripresa da http://www.viaggi24.ilsole24ore.com

In tutte le tavole c'è anche la scena delle donne che lavano la Vergine bambina. Anche qui le bacinelle e le mattonelle sono un tentativo di riproduzione della realtà contemporanea.

Matrimonio mistico di Santa Caterina d'Alessandria di Jacopo di Mino del Pellicciaio,  la Santa è rappresentata alla moda del tempo

Aveva uno status sociale così elevato da permettere di essere rappresentare alla moda dell'epoca: stoffa ricca, scollo ampio, mantella.

Pinacoteca di Siena: Matrimonio mistico di Santa Caterina d'Alessandria di Jacopo di Mino del Pellicciaio

Annunciazione di Maria Vergine di Taddeo di Bartolo, i personaggi ai lati della scena principale sono i Santi Cosma e Damiano

I colori rosso e nero erano i colori con i quali si identificavano i medici quindi in questo caso per rappresentare questi due Santi medici gemelli che fecero anche il primo trapianto della storia, la gamba di un etiope morto su un bianco. 

Le gonnelle sono sempre lunghe fino ai piedi. I ragazzi giovani avevano le gonnelle corte. Sotto alle vesti si vedono le calzebrache solate

Le maniche sono strette dai bottoni ma sono diventate molto più ampie. Le maniche più grandi cominciano a diventare di moda successivamente. Entrambi presentano cappelli molto preziosi per via della pelliccia ed indica status sociale elevato

Come attributo hanno in mano delle pastiglie che erano delle pasticche di zucchero che venivano considerate già un medicamento e gli strumenti, non chirurgici ma di somministrazione, che venivano utilizzati dai medici dell'epoca.

Pinacoteca di Siena: Annunciazione di Maria Vergine di Taddeo di Bartolo

Giudizio Universale di Giovanni di Paolo, ci sono dei personaggi contemporanei al di la dei personaggi religiosi. 

C'è un giovane molto alla moda con calzebrache suolate, gonna corta, pelliccia e maniche abbondanti indicativi di uno status sociale importante. Questo tipo di veste si chiama pellanda.

Dietro c'è un altra persona di status elevato ma anziana. Ritroviamo la guarnacca una specie di sopravveste con il taglio per far passare il braccio. 

Pinacoteca di Siena: Giudizio Universale di Giovanni di Paolo

Le signore hanno la gonnella con il taglio alto che rimane di moda e si intravede la camiciola sotto.

Da notare le aperture con i lacci nel gomito della signora che ha una serie di strozzature che mette in evidenza la camicia sotto con spacchi. I lacci chiudevano le aperture. Una delle due ha la sopravveste mentre l'altra no.

Pinacoteca di Siena: Giudizio Universale di Giovanni di Paolo

La Vergine raccomanda Siena a papa Callisto III.di Sano di Pietro, la figura piccola in basso porta la scarsella, una cintura attaccata alla vita con un borsello dove venivano riposti i soldi.

Sulla destra c'è una rappresentazione abbastanza realistica di Siena; non veduta ma sintesi della città di Siena molto riconoscibile.

Pinacoteca di Siena: La Vergine raccomanda Siena a papa Callisto III.di Sano di Pietro

Madonna con Bambino e Santi di Sano di Pietro, ritroviamo il cappello con la falda che si porta nella spalla, il chaperon di origine francese.

Pinacoteca di Siena: Madonna con Bambino e Santi di Sano di Pietro

Madonna col Bambino con angeli e santi di Girolamo di Benvenuto

Siamo nel Cinquecento; nella Santa Caterina d'Alessandria a sinistra notiamo che il genere di vestito è lo stesso ma l'estetica si è evoluta. 

La camicia comincia ad essere visibile, la veste è sempre preziosa ad indicare lo status sociale.

Pinacoteca di Siena: Madonna col Bambino con angeli e santi di Girolamo di Benvenuto

martedì 21 gennaio 2014

PARLARE

Si deve parlare molto prima di poter tacere.
Fung Yu-lan

Commento:
Prima di arrivare all'essenza, alla semplicità -afferma Fung Yu-lan-, dobbiamo passare l'intrico della complessità. E' necessario sperimentare prima il mondo e le sue strade perché nasca in noi il desiderio di chiarezza. E' necessario illudersi e provare la delusione per sentire la necessità di una liberazione.
Chi meglio di un carcerato sa apprezzare la libertà? Quante parole dovremo pronunciare, quante dottrine, quante conoscenze, quante teorie dovremo scartare per avvertire il bisogno di un silenzio ristoratore?

tratto da
Il libro delle 399 meditazione Zen
di Claudio Lamparelli
Oscar Mondadori

martedì 14 gennaio 2014

Palazzo Chigi Saracini

Palazzo Chigi Saracini, costruito intorno al dodicesimo-tredicesimo secolo, è uno dei palazzi più antichi di Siena. 

In origine il Palazzo era costituito dalla sola torre merlata, fatta costruire dalla famiglia Marescotti, che assunse un valore significativo per la storia della città poiché si racconta che durante la battaglia di Montaperti, che vide Siena per l'unica volta nella sua storia vittoriosa su Firenze, un tamburino abbia fatto la cronaca da lassù di quanto accadeva nei pressi dell'Arbia a coloro che erano rimasti in città. 

L'importanza è tale che ancora nei primi del Novecento il Viligiardi decise di disegnare nella volta della Sala dei concerti il ritorno vittorioso dei senesi dalla battaglia.

Palazzo Chigi visto dal Facciatone del Duomo Nuovo di Siena

Ritorno vittorioso dei senesi dalla battaglia di Montaperti: Viligiardi

Dopo l'epoca medievale il Palazzo è passato alla famiglia Piccolomini che ebbe due papi, Pio II e il nipote Pio III. 

Dopo il periodo rinascimentale il Palazzo passò alla famiglia Saracini che ebbe tra i membri Galgano, un personaggio amante dell'arte che cominciò a collezionare opere. 

Al momento nel Palazzo ci sono più di mille e cinquecento pezzi. Successivamente, dal 1806, fu composta una Galleria con tutte queste opere e venne aperta al pubblico.

L'idea fu molto innovativa all'epoca e la Galleria è la stessa che si può ammirare oggi arricchita da successivi acquisti. 

Dai Saracini il Palazzo passò poi alla famiglia Chigi che ebbe un altro uomo amante dell'arte, il Conte Guido, il quale nato a Siena nel 1880 studiò giovanissimo musica classica a Firenze; partecipò alla guerra, si ammalò e quando si riprese fondò l'Accademia Musicale Chigiana.

Il Conte fu sposato per un breve periodo ma non ebbe eredi. 

Dopo la morte del Conte nel 1965 l'Accademia Chigiana è passata nelle mani del Monte dei Paschi di Siena. Qui si tengono, ogni anno in estate, corsi di perfezionamento ai quali accorrono allievi di tutto il mondo per il prestigio degli insegnanti.

Erano gli anni novanta quando visitai per la prima volta Palazzo Chigi. 

All'epoca al pubblico era accessibile solo la Sala dei Concerti durante le diverse rassegne quali Micat in vertice durante l'inverno e la Settimana Musicale Senese ed Estate Musicale Chigiana durante l'estate e la visita del Palazzo era possibile solo su richiesta. 

Io prenotai per delle persone le quali per ringraziarmi mi invitarono ad unirmi a loro. 

Oggi vengono organizzate periodicamente delle visite guidate su prenotazione e a pagamento. Per informazioni: andare su sito della Chigiana. 

In occasione delle scorse festività natalizie Palazzo Chigi è stato aperto al pubblico ed è stata questa l'occasione per la mia seconda visita. 

Come guida ci ha accompagnato Sofia Saletti.

La visita inizia dalla Sala dei Concerti che era l'antica sala da ballo del Palazzo. 

Nel 1920 il Conte Guido chiamò il Viligiardi per restaurarla e questi utilizzò lo stile rococo veneziano che tra l'altro pare aiuti l'acustica della sala. 

Ovunque troviamo lo stemma dei Chigi: sei monti sovrapposti sormontati da una stella. 

Oltre che banchieri papali i Chigi hanno avuto anche un papa, Alessandro VII, che fu il mecenate di Bernini ed è per questo che anche a Roma ci sono molti palazzi con questo stemma. 

Spesso lo stemma viene accompagnato col motto Micat in vertice che vuol dire brillare sulla cima; un esortazione per raggiungere sempre il massimo. 

All'interno della Sala, sopra alla porta d'ingresso, lo stemma dei Chigi si trova insieme a quello dei della Rovere rappresentato da una quercia, concessione fatta da Giulio II della Rovere ai Chigi in qualità di banchieri papali.

La Sala dei concerti comunica con altre due piccole sale; la prima è tappezzata di foto con dedica e firma di artisti, personaggi politici, cantanti e attori, tutti amici del Conte;

Sala tappezzata di foto con dedica e firma degli amici del Conte Guido

la seconda custodisce una piccola collezione di strumenti musicali antichi in particolare uno Stradivari. Desta curiosità un violino con una piccola testa al posto del ricciolo e un violino (o forse contrabbasso?) portatile. In questa sala sono visibili anche parti architettoniche inglobate all'interno degli ampliamenti.

Violino con piccola testa al posto del ricciolo

Violino (o contrabbasso?) portatile

Uscendo dalla Sala ci si ritrovia nell'atrio dove è collocato  un grande tondo bronzeo con il profilo del Conte Guido sormontato da due bandiere, una dell'Istrice e una dell'Aquila. 

Il Conte Guido è nato nel quartiere dell'Istrice ed era membro della Contrada; rivestì anche la carica di Priore e questo spiega la presenza della bandiera dell'Istrice. 
All'interno di Porta Camollia tra l'altro c'è una piazzetta a lui intitolata. 

La bandiera dell'Aquila invece è un omaggio della Contrada che ospita il palazzo.

Il criterio espositivo della Collezione non è museale. Le stanze erano di rappresentanza; infatti il Conte abitava nella parte opposta del Palazzo dove ora ci sono gli uffici della Chigiana.

Ogni sala è dedicata ad un artista senese; le classi o aule sono dedicate ai musicisti. 

Sala del Sasetta, dedicata a Stefano di Giovanni detto il Sassetta; artista molto prolifico nella prima parte del Quattrocento a Siena. 

Si parla di 'rinascimento umbratile' a Siena perché si continua a dipingere con i fondi oro. 

Da non perdere la piccola tavola con l'Adorazione dei magi facente parte di una pala più grande che fu tagliata in più pezzi che ora si trovano al Metropolitan Museum di New York. 

Quando vidi per la prima volta questa tavoletta ci rimasi quasi male perché mi aspettavo un'opera di grandi dimensioni. 

Certo, avrei potuto verificarlo nei testi, lo so; ma il suo fascino è fuori discussione, secondo me.

Ricorda l'opera con lo stesso soggetto di Gentile da Fabriano conservato nella Galleria degli Uffizi ed infatti, documentandomi un po', ho scoperto che Gentile aveva soggiornato a Siena e quindi non è da escludere che il Sassetta ne fosse influenzato.

Adorazione dei Magi del Sassetta

Sala del Botticelli dove c'è un collegamento con la Sala dei concerti coperta da una tenda importante; da qui infatti il Conte Guido seguiva i concerti. 

Ci sono molti mobili Settecenteschi in questa sala come nelle altre tra le quali spicca un secretaire per i gioielli.

Sala del Botticelli

Sala di Andrea Piccinelli detto il Brescianino dove si trova una delle opere più note dell'artista, un piccolo tabernacolo. Il Brescianino ricevette molte commissioni dalle famiglie senesi.

Sala di Sano di Pietro dove c'è un pianoforte di Franz Litz venduto da Litz ad un mercante. 

Sala dedicata a Bernardo Strozzi, pittore e frate francescano, dove è esposto un ritratto di San Francesco in preghiera dipinto da Bernardo. Ci sono oggetti molto curiosi in questa sala: cuscini con il simbolo dei Chigi e i colori dell'Istrice, cuscino lavorato con il tombolo recante lo stemma di San Bernardino, scatolina di ceramica -una tabacchiera-  che pare abbia ispirato a Respighi la suite della Tabacchiera il cui spartito si trova lì accanto.

Stanza dell'ultima regina d'Italia, Maria Jose del Belgio, la regina di maggio, morta nel 2001. Maria Jose diventò amica del Conte Guido quando, entrambi giovani, seguivano lezioni di musica classica a Firenze. Lei veniva a Siena in occasione dei concerti e dormiva in questa stanza disegnata da Agostino Fantastici. Tra arredi in stile neoclassico fine ottocento colpisce una colonnetta con bacinella basculante per lavarsi.

Sala dei tre divani dove spiccano tre divani, di cui uno tondo, ricoperti da velluto rosso. In questa sala è presente una nicchia con dei bozzetti tra cui quello della statua di San Girolamo eseguita dal Bernini per la Cappella del Voto nel Duomo di Siena. Questa era la prima sala visibile al tempo di Galgano Saracini.

Poltrona tonda di velluto rosso

Aula Scarlatti con opere del cinquecento senese tra le quali il Matrimonio mistico di Santa Caterina da Siena del Beccafumi, caposcuola del Manierismo senese, e l'Allegoria dell'amore del Sodoma.

Nelle successive aule l'allestimento delle opere d'arte è Ottocentesco, le opere sono cioè sistemate una accanto all'altra ricoprendo l'intera parete e senza un criterio cronologico.

Troviamo opere del Cinquecento senese, vasi e reperti di epoca etrusca provenienti dalla provincia senese come ad esempio dei Buccheri e poi i caratteristici vasi di ceramica gialla e azzurra che venivano fatti fare nella bottega dei Chigi a San Quirico d'Orcia.

Opere del Seicento senese rappresentato da Rutilio Manetti e da Bernardino Mei

Tra le opere di Rutilio spiccano due poste una accanto all'altra che testimoniano l'evoluzione dell'arte dell'artista da manierista, nella Deposizione dalla croce, a caravaggista nel San Sebastiano

Lo stile di Caravaggio arrivò molto presto a Siena grazie al senese Giulio Mancini, medico personale di papa Urbano VIII e collezionista d'arte, che fece portare un San Giovani Battista di Caravaggio a Siena influenzando quindi l'arte senese. 

Bernardino è un caravaggista la cui firma è l'azzurro molto intenso nei panneggi come ad esempio nel ritratto di Betsabea, madre di Salomone.

Ci sono anche opere riadattate alle sale come ad esempio le basi delle consolle addossate alle pareti che facevano parte di una carrozza. Le lastre di marmo sopra sono stata aggiunte dopo.

L'ultima sala del percorso è la Sala del Conte o del Cinquecento chiamata così per il soffitto a cassettoni lavorato, dallo stile a grottesca utilizzata nella domus aurea di Nerone rimasta nascosta dopo l'incendio e riscoperta per l'appunto nel Cinquecento. Qui era dove viveva il Conte.

Rimangono fuori dal percorso la Cappella di San Galgano e l'Oratorio di Santa Cecilia, ai quali si accede dal cortile d'ingresso, che ho avuto modo di visitare per la prima volta durante l'itinerario La Riconoscenza pubblica e privata a Siena

Il percorso prevede l'uscita dal Bookshop dove in sottofondo c'è sempre della musica classica o lirica. Quando siamo usciti noi c'era La morte del cigno di Tchaikovsky che io associo al finale del film Billy Elliot e alla sensazione di elettricità provata dal protagonista da bambino ogni volta che danzava.

Non ho resisitito e ho acquistato il cd che tra l'altro è un cofanetto, Best romantic classics, con sei cd per un totale di 100 brani.

mercoledì 8 gennaio 2014

Sotto il Duomo di Siena: la Cripta

Reportage della scoperta degli affreschi negli ambienti sotto il Duomo di Siena, chiamato Cripta.

Per il ciclo di incontri Un tè all'Opera organizzato dall'Opera del Duomo di Siena è stato affidato a Maddalena, una guida autorizzata di Siena, la lezione sugli ambienti che si trovano sotto il Duomo di Siena; gli stessi dove in queste occasioni viene allestito un piccolo buffet per degustare i diversi tipi di te che vengono offerti.

1 Piazza San Giovanni davanti al Battistero; 2 via dei Fusari, 3 ex Oratorio di San Giovannino, 4 grotta e cuniculo da cui è avvenuta la scoperta, 5 vano scoperto con i dipinti 6 livello del pavimento del Duomo
 Immagine ripresa dal libro Sotto il Duomo di Siena a cura di Roberto Guerrini

L'argomento è complesso e ancora tutto da approfondire. 

Maddalena ci ha tenuto a ricordare come la storia dell'arte non sia una scienza esatta perché cambia ogni volta che si fanno nuove scoperte archeologiche come in questo caso. 

Il tono della lezione è stato colloquiale per permettere al pubblico piuttosto eterogeneo di farsi un'idea semplice ma chiara della portata della scoperta a livello pittorico, archeologico ed urbanistico.

Dipinti sotto il Duomo di Siena

Maddalena ha esordito dicendo che l'ambiente dove ci trovavamo è stato definito cripta perché si trova sotto il pavimento del Duomo di Siena e che la sua scoperta risale al 1999 durante i lavori nell'ex Oratorio di San Giovannino in Via dei Fusari per farci un Museo. 

Mentre procedevano i lavori gli operai hanno trovato una stanzina con dei teschi segnati come se fossero stati analizzati e da lì hanno trovato un tunnel, l'hanno percorso e sono sbucati nell'ambiente dei dipinti, nel punto di congiunzione di questi ambienti, e per prima cosa hanno visto l'immagine di un Santo vescovo senza testa, che poi è stata ritrovata nei detriti.

Sotto il Duomo di Siena: Santo vescovo

A quel punto non si poteva più tornare indietro, l'ambiente andava messo in luce. 

Hanno cominciato a scavare dalla parte dell'ingresso cioè dalla Cripta delle statue, chiamata così perché fino a qualche anno fa lì erano conservate le statue che ora sono nel Museo dell'Opa, perché si intuì che il Santo Vescovo  si trovava alla stessa altezza della scena della Cattura di Cristo che si conosceva già perché era visibile in parte in questo ambiente in quanto la scena iniziava da un lato della muratura; si capiva appunto che dall'altra parte doveva esserci la continuazione. Già nel 1946 Enzo Carli aveva detto che questa parete lasciava pensare che la parete adiacente rappresentasse un ciclo della Passione.

Sotto il Duomo di Siena: Cattura di Cristo

Gli scavi sono iniziati da un arco tamponato. Per prima cosa sono andati ad assicurare il Pavimento del Duomo che, tutto in commesso marmoreo, poggia praticamente sui detriti; infatti in alcuni punti lo spessore è di 60 centimetri in altri, ad esempio in corrispondenza delle tarsie del Beccafumi, solo di 12 centimetri.

Il Rettore attuale Mario Lorenzoni decise di svuotare l'ambiente e, contemporaneamente, di costruire l'armatura per mettere in sicurezza il pavimento. Si è lavorato dall'alto in basso

Tutte le pitture sono venute fuori in un secondo momento e ancora dopo sono venute fuori le colonne dipinte. 

Gli ambiente romanico/gotico erano ambienti colorati come tutti sapevano ma mai nessuno li aveva toccati con mano in maniera straordinaria come qui dentro. All'improvviso la possibilità di poter valutare il Medioevo con un altro occhio si è fatta realtà.

Sotto il Duomo di Siena: Crocifissione

Dopo la fase di svuotamento dei detriti c'è stata la fase del restauro che è durata due anni, in tempo per la mostra di Duccio nel 2003, e poi la fase di conservazione

Quasi tutte le scene sono pitture a secco e non affreschi. L'affresco tende a staccarsi; il primo affresco è stato quello di  Giotto nella Cappella degli Scrovegni. 

I dipinti si sono conservati in un processo analogo a quello di Pompei; il restauro conservativo è stato molto veloce perchè i colori stavano per cadere. 

La conservazione è garantita soprattutto dalla temperatura e dall'umidità regolate dai condizionatori. 

Il tasso di umidità è del 55 per cento e la temperatura è di 18-20 gradi in inverno e di 25 gradi d'estate; in questo modo si previene lo sgretolamento dei colori.

Sotto il Duomo di Siena: Deposizione dalla croce

La questione più spinosa è contenuta nella pubblicazione Sotto il Duomo di Siena curato da Roberto Guerrini edito da Silvana Editoriale uscito in concomitanza della mostra di Duccio e di difficile reperibilità in quanto non più ristampato. 

Al momento sono riuscita a dargli un'occhiata solo in Biblioteca Comunale (non viene concesso in prestito) in attesa che mi arrivi una copia superstite che ho trovato su internet grazie a AbeBooks.it. 

E' impressionante e commovente, direi, per gli appassionati vedere le prime fotografie di quando i dipinti erano stati appena scoperti. 

Ci sono i contributi di coloro che si sono occupati del cantiere. Alessandro Bagnoli ha cercato di individuare il periodo della datazione e le mani che si sono susseguite nei dipinti. 

Altri hanno indagato sulla destinazione dell'ambiente

Cos'era questo ambiente? La confessione? quel luogo mitico che secondo le fonti ospitava i corpi dei patroni della città e altre reliquie su altri santi che il Duomo aveva? 

Bartolomeo Benvoglienti, canonico della Catedrale negli anni ottanta del Quattrocento, dice che la confessione non esiste più, che è stata murata da più di duecento anni ma dice anche che quando si lavorava al pavimento ai suoi tempi aveva avuto modo di vedere le parietes non deformiter picti cioè i muri dipinti assai graziosamente ma il Benvoglienti dice che vi si accedeva attraverso una scala che era posta in corrispondenza della Ruota della Fortuna, una delle tarsie del Pavimento del Duomo di Siena, mentre qui siamo più spostati verso l'esterno, quindi nei pressi del pulpito di Nicola Pisano per cui più esterno alla confessione stessa.

Sotto il Duomo di Siena: Sepoltura di Cristo

Si sa che il Duomo aveva una facciata posteriore che esisteva anche prima del Battistero negli anni sessanta del Duecento. 

Venne commissionata per collegare i centri politici della città come San Cristoforo, San Pellegrino e la Via Francigena. 

Si trattava di un chiaro segno di comunicazione tra potere civile e potere religioso. 

Questo rapporto del Duomo con la parte politica della città è rappresentato in maniera commovente in un dipinto del 1446 di Sano di Pietro che si trova nella Sala delle Lupe di Palazzo Pubblico; le facciate del Duomo dovevano essere entrambe importanti. 

Tutti concordano sul fatto che la cripta costituisse una sorta di vestibolo per entrare in Cattedrale attraverso due scale nella parte superiore; per alcuni poteva essere un'anticamera alla confessione.

 Sano di Pietro: San Pietro Alessandrino fra i beati Andrea Gallerani e Ambrogio Sansedoni)
Immagine ripresa dal libro Sotto il Duomo di Siena a cura di Roberto Guerrini

Quando sarebbe stato tamponato questo ambiente?

Sicuramente quando si costruì il Battistero venne chiuso dalla parte che affacciava sull esterno. Non si sa se era ancora operativo. Il  Battistero risale al 1317 e prima c'era un Battistero canonico davanti alla Cattedrale, come in genere era a quei tempi. Nel 1304 questo Battistero fu distrutto e quindi si iniziò a fare il progetto per quello nuovo. La facciata del Battistero doveva formare un unicum con quella del Duomo.

Le piture sono state importantissime per definire l'attività dei maestri che hanno operato prima di Duccio di Buoninsegna

Il ritrovamento di queste pitture ha permesso di creare un ulteriore approfondimemto degli studi di Luciano Bellosi che è colui che ha definito l'attività senese prima di Duccio con i nomi di Guido da Siena, Diotisalve di Speme, Guido di Graziano e Rinaldo da Siena attraverso fonti stilistiche grazie alle tavolette conservate per lo più nella Pinacoteca di Siena.

Per quanto riguarda i dipinti, ci sono delle somiglianze notevoli con la Maestà di Duccio e le riproduzioni sistemate in corrispondenza di ciascuna opera permettono di coglierle anche se il consiglio spassionato che vi do è di andare a vederla dal vivo nel vicino Museo dell'OPA di Siena.

 Sotto il Duomo di Siena: Riposo dalla fuga in Egitto

Il ciclo si sviluppa su due livelli come nella Basilica di Assisi; nella parte superiore, che non vediamo, l'antico testamento; nella parte inferiore il Vangelo: l'Annunciazione, Scene dell'infanzia di Cristo e la Passione

La scena della Deposizione dalla croce era la prima che si vedeva  appena uno entrava; è il nodo focale di devozione di questo ambiente. 

Le fonti letterarie delle scene sono i Vangeli canonici, Luca e Matteo per l'infanzia e la passione con qualche inserimento del Vangelo di Giovanni. 

Per l'infanzia di Cristo anche Vangeli apocrifi dello pseudo Matteo come quelli dipinti nei pilastri: il Riposo dalla fuga in Egitto dove si racconta che la Madonna si ferma sotto l'ombra di una palma ed esprime il desiderio di avere i frutti che si trovano in alto; Giuseppe replica che ciò di cui hanno davvero bisogno è l'acqua e che quindi non è certo il momento di pensare ai frutti. Gesù allora ordina alla palma di chinarsi così la mamma può cogliere i datteri; la palma non torna su e quindi Gesù ordina alla palma di scovare con le sue radici una vena d'acqua per l'approvvigionamento della famiglia. 

L'altra scena rappresenta Gesù bambino che impara a leggere e viene richiamato dal precettore perché non va oltre la prima lettera; viene rimproverato e lui si risente perché il maestro non sa che sta brontolando qualcuno che ha una sapienza superiore. 

Questi due episodi colpiscono perché sono stati messi in una posizione strana nel senso di molto centrale.

Sotto il Duomo di Siena: Gesù bambino impara a leggere

Le scene proseguono in quella che era la Cripta delle statue; scene che già si conoscevano.

La domanda che sorge spontanea per chi ha visto la Maestà di Duccio eseguita nel 1311, soprattutto le scene narrative, è: i modelli compositivi di Duccio esistevano già prima oppure derivano da lui?

Sotto il Duomo di Siena: Visitazione

Altro collegamento fatto dalla critica è stato con il pulpito di Nicola Pisano nel Duomo di Siena eseguito nel 1268. Infatti ad esempio la composizione della scena della Crocifissione è identica a quella di Nicola Pisano: il corpo di Gesù modellato a ipsilon, lo svenimento della Madonna e San Giovanni che indica il Cristo. 

Per la Deposizione si è pensato a Rinaldo da Siena.

La datazione dei dipinti è stata quindi fatta risalire agli anni 70/80 del Duecento quando Duccio aveva tra i quindici e i vent'anni.

Il colore azzurro, copiosamente presente in questo ciclo, è fatto di azzurrite e non di lapislazzuli; è il corrispettivo dei fogli d'oro per i fondo oro. 

La scoperta che ha strabiliato tutti è la famosa semi colonna che presenta ancora la decorazione geometrica originaria.

Sotto il Duomo di Siena: semicolonna decorata a motivi geometrici 

Tornare a visitare questo ambiente con queste notizie che sono riuscita a trattenere della lezione di Maddalena è stato come vederli per la prima volta. 

Fortunatamente la cripta è aperta tutto l'anno per cui consiglio spassionatamente di visitarla. 

Aggiornamento 18 gennaio 2014: eccolo qua, il libro! arrivato direttamente da una libreria del Regno Unito.

Sotto il Duomo di Siena: il libro