sabato 15 giugno 2013

Steve McCurry. Viaggio intorno all’uomo.

Siena, Complesso Museale Santa Maria della Scala
Fino al 3 novembre 2013 - Prorogata fino al 6 gennaio 2014 

Gran parte del mestiere del fotografo consiste nell’attesa e nell’anticipazione con in mente un’immagine preconcetta, previsualizzata del tipo di foto che si spera o si prevede di fare.

La mostra si articola in cinque tappe:

- SCOPERTA, dove troviamo gli intensissimi ritratti di McCurry compreso quella della ragazza afgana, scattato nel 1982 e divenuto famoso in tutto il modo grazie alla copertina dedicatagli dal National Geografic, insieme a ritratti di persone note come Robert de Niro e Aung San Suu Kyi. In fondo a questo primo percorso troviamo una serie di coppie di fotografie scattate in Italia, a Cinecittà, luogo prediletto da McCurry, e in India con resti della cultura umana prevalentemente statue e busti.

- VERTIGINE, dove troviamo le foto scattate durante i disastri naturali (terremoto e tsunami in Giappone) e non (caduta delle torri gemelle, guerra del golfo). McCurry ci ricorda che è il suo mestiere quello di fotografo documentaristi e che questo gli ha permesso di non sottrarsi nemmeno alla tragedia dell’11 settembre nonostante sentisse il cervello esplodergli davanti al crollo prima di una e poi di entrambe le torri.

- POESIA, dove troviamo scatti ‘quasi’ imprevisti; infatti raramente McCurry fa degli scatti improvvisi perché per lui la chiave di una buona fotografia è la costanza il che vuol dire che lui è tornato più volte in alcuni luoghi con la situazione da fotografare già in mente. I soggetti di queste foto sono momenti di vita quotidiana distanti dalla nostra oppure simile, quasi dei Vermeer in fotografia. Bellissima l’immagine delle donne disposte in cerchio per proteggersi da un monzone in Rajasthan, oppure quella della vedova di Vrindavan oppure ancora quella del pescatore a Inle Lake.

- STUPORE, qui troviamo delle foto insolite come quella dell'uomo ricoperto di acqua fino al collo che attraversa la strada caricando sulla spalla l'unico oggetto che è riuscito a salvare dalla sua bottega, la macchina da cucire; oppure la città azzurra o i pescatori equilibristi dello Sri Lanka.

- VIDEO, search for the afghan girl, che racconta la storia della ricerca e del ritrovamento della ragazza afghana dopo 17 anni dallo scatto di McCurry.

Io credo che questa sia la caratteristica di una buona fotografia: è un immagine che ti accompagna, da cui impari qualcosa, che in qualche modo ti cambia e che ricordi per sempre.

Ho trovato la mostra molto interessante grazie all’allestimento, ai pannelli descrittivi, all’audioguida, compresa nel prezzo, che descrive come sono nati molti degli scatti presenti nella mostra e alla location, l’antico fienile del Santa Maria della Scala, molto suggestiva e insolita.

Consiglio il catalogo della mostra. In un dialogo con Biba Giacchetti, McCurry racconta la storia degli scatti diventati icone che è poi la parte interessante, almeno per me.

Per informazioni pratiche: visitare il sito della mostra

Steve McCurry, dalla sezione 'scoperta'

Steve McCurry con Amisaba

giovedì 6 giugno 2013

Il metodo della bomba atomica

Il metodo della bomba atomica di Noemi Cuffia
Romanzo d'esordio di Noemi Cuffia alias @tazzinadi edito da LiberAria

Quello di Noemi è stato uno dei primi profili in cui mi sono imbattuta quando sono atterrata su Twitter e cercavo persone con la mia stessa passione, quello della lettura. 

Di lei, attraverso il suo blog letterario tazzina-di-caffé in cui ogni tanto racconta anche di se, ho capito che è sensibile all'aroma del caffé così come all'oggetto tazzina di caffè in tutte le sue variabili di forme e colori, che è una fan di Murakami, che pratica lo snowboard, che non è una marchettara; infatti è bellissimo leggere il suo blog pulito da quei fastidiosissimi annunci pubblicitari a pagamento, che è una persona timida ma di carattere e che ama la sua Torino. 

Il vascello fantasma, soprannominato da lei così, è uno dei soggetti ricorrenti nelle fotografie di Noemi.

Torino
Alle recensioni dei libri da lei letti, inoltre, nel suo blog un tempo Noemi alternava dei raccontini, come li chiamava lei, ai quali successivamente ha riservato uno spazio ad hoc nel suo altro blog dal titolo NonClassificabile

Questi raccontini evidenziavano già il suo talento creativo ed una fresca immaginazione. 

Ricordo che in particolare mi colpì la rapidità con cui, in occasione di un contest lanciato da @ElectaEditore, improvvisò una storia su uno dei personaggi rappresentati da Picasso nella sua opera Parade.
Picasso: Parade
Lei scelse la cavallina bianca e scrisse di getto questo:

Ero giovane, bianca. Correvo a perdifiato sui prati, sbirciavo le stelle invece di dormire, mi specchiavo nel cielo azzurro la mattina presto. Sapevo tutto, non sapevo niente. Ero perfetta e non capivo che cosa mi mancava. Mai l'avrei scoperto, se quella notte non ci fosse stato il vento, se non avessi avuto un anno di più. Se non avessi conosciuto il mio opposto, il cavallo nero. La mia perfezione è svanita in un solo istante. Ero incinta. Ero spaventata. Quando è nato mio figlio, però, mi sono spuntate le ali.

Non trovate anche voi che sia delizioso?

Naturale quindi che io mi domandassi come mai Noemi non avesse ancora scritto una raccolta di racconti oppure un romanzo. Non sapevo che ne avesse uno in cantiere ma quando ne ha dato notizia pubblicamente, oltre ad esserne felice per lei, mi è sembrato il proseguimento naturale del suo essere lettrice e bookblogger.

Devo essere sincera, ho fastidiato come direbbe Celeste, la protagonista del romanzo, per il titolo. Mi sembrava un pugno allo stomaco, come se non centrasse niente con la delicatezza di Noemi rintracciabile anche in alcuni video in cui lei parla di libri. Quando poi ho saputo tramite Twitter che  la macchia rossa in copertina corrispondeva ad una macchia di sangue, mi sono detta qui c'è qualcosa che non va!; ma oramai non potevo non dare fiducia a Noemi e quindi appena uscito il romanzo l'ho ordinato su Amazon e dopo una decina di giorni è arrivato. Ho aspettato un giorno per iniziarlo e poi l'ho divorato in un tot di battiti al minuto. Sono circa 140 pagine.

Ebbene, l'ho trovato elegante, curato, istruttivo, originale e, spero Noemi lo prenda come un complimento, con atmosfere nipponiche come quelle della Yoshimoto o di Murakami; ma con la cerebralità di noi occidentali.

Si tratta di una storia d'amore e di ossessione. E poi è educativo! Si imparano tante cose sulle piante (nel mio bagaglio di conoscenze c'era solo la Stella di Natale...) e sulla corsa.
Il personaggio che mi è piaciuto di più? Umberto.
Il capitolo più originale? Disposizioni a favore dell'anima.
Il finale? Spiazzante. Ad un certo punto mi sembrava che il romanzo stesse prendendo la piega del film Match point, di Woody Allen, e invece...

Brava Noemi! Un ottimo inizio.

Dalla quarta di copertina:
Celeste comprende tutto e tutti. Tranne i battiti del suo cuore. Un cuore che se sforza troppo le fa male. Un cuore che deve tenere a bada per evitare che diventi troppo ingombrante. Il suo cuore, più veloce della media, si placa solo vicino a Leone. Ogni volta che corre nel parco con lui, ogni volta che finge di dormire accanto a lui, ogni volta che pensa a Leone e non ricorda perché stanno insieme. Da quando erano bambini.
Che cos'è l'amore? Una pianta rampicante che si estende senza direzione precisa o una gardenia solitaria la cui quieta bellezza insegna a guardare il mondo nel modo più giusto, con appassionata bellezza?
Celeste non lo sa.
Leone invece ama Celeste e prendersi cura di lei, ogni momento della sua vita, gli sembra naturale. Leone non ha bisogno di chiedersi il perché. Conosce a memoria i silenzi della sua donna e sa come porvi rimedio con il metodo della bomba atomica: quando a Celeste sembra di non avere scelta, Leone la obbliga a scappare. Ovunque, pur di allontanare il male.
Ma il male non è sentimento che a un certo punto si smette di provare. Il male è un'ossessione. E' una palpitazione d'amore. E' un segreto. Un mistero. Un uomo. Umberto. Forse l'unico uomo che Celeste abbia mai amato in vita sua...
In una Torino inaspettata, in cui i protagonisti si muovono nei numerosi giardini a cielo aperto di una città più nota per le fabbriche e i palazzoni dismessi, Noemi Cuffia racconta una passione amorosa che è una sorta di doppia spirale: nutre e distrugge un amore che supera i cento battiti al minuto.

martedì 4 giugno 2013

Un pomeriggio nella Val d'Orcia

Guarda due volte per vedere bene. Non guardare più di una volta per vedere il bello.

E' stato questo il modo in cui ho affrontato la gita nella Val d'Orcia minore; quella che fa un po' fatica, per il turista che viene da Siena e ha solo un giorno a disposizione, a rientrare nel tour classico di questa zona  i cui must sono Montalcino - Sant'Antimo, Pienza, Montepulciano. A ragione, per carità; ma a chi ha più giorni a disposizione oppure a chi ha la possibilità di tornare da queste parti consiglio senz'altro questi altri gioielli della Val d'Orcia.

Brevi informazioni storiche dei luoghi si trovano all'ingresso di ciascun Borgo ma io questa volta ho preferito farmi sorprendere dalla bellezza del primo sguardo, come ispiratomi da María de Cuenca su Twitter, e cercarmi qualche notizia al rientro dalla gita.

San Quirico d'Orcia si presenta con una cinta muraria in cui sono disseminate delle torrette di controllo, oggi adibite a qualche uso, credo, come mi fa pensare il fatto che abbiano un numero civico. Ha una forma allungata tipo San Gimignano. 

Due sono le Porte d'ingresso, Porta Cappuccini e Porta Nuova

Entrando da Porta Nuova subito a destra ci sono gli Horti Leonini, un grazioso giardino all'italiana aperto al pubblico e ad ingresso gratuito. A delimitare il giardino formale da quello selvatico vi è una scultura con la testa di Giano bifronte. 

Due esempi raffinati di romanico senese sono presenti agli estremi di San Quirico, la Collegiata dei Santi Quirico e Giulitta e la Chiesa di Santa Maria

Camminando lungo la via principale non potrà sfuggire il simbolo del Santa Maria della Scala, una scala sormontata da una croce, visibile in uno dei Palazzi; infatti a San Quirico c'era una sede distaccata, diremo oggi, dell'Ospedale di Santa Maria della Scala di Siena per la cura e l'assistenza dei viandanti che percorrevano la via Francigena.

San Quirico d'Orcia: ospedale santa maria della scala, sede distaccata

Bagno Vignoni è un piccolissimo borgo la cui particolarità è la presenza nella Piazza principale di una grande vasca termale con un loggiato laterale. Dicono che di notte con la volta stellata l'impatto sia molto suggestivo. Tutto intorno ci sono locali per mangiare o per degustare prodotti tipici locali. C'è lo stabilimento termale pubblico e anche l'Hotel Le Terme, a due passi di distanza, che offre trattamenti benessere. Per tutti c'è la possibilità di immergere i piedi nella canaletta di acqua sulfurea che dalla vasca scende giù verso il fiume Orcia, nella zona che un tempo ospitava i mulini.

Bagno Vignoni, vasca termale al centro della piazza

Castiglione d'Orcia la terra natia dell'artista Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta (1410-1480) a cui è intitolata la Piazza principale dove affaccia il Palazzo un tempo sede del Comune. Nella piccola Sala d'Arte di San Giovanni, facente parte del circuito Fondazione Musei Senesi, è possibile ammirare tavole di Simone Martini, Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta e Giovanni di Paolo.

Castiglione d'Orcia, Sala d'Arte San Giovanni: part. tavola di Giovanni di Paolo

Rocca d'Orcia il borgo dove si trova la Rocca di Tentennano che già da Bagno Vignoni si mostra alla nostra vista. 

Iniziando a salire per il Borgo, conservato molto bene, si arriva subito alla bellissima Piazza della Cisterna dove si trova un secondo pozzo nei pressi di un albero di tiglio che protegge con i suoi rami anche un roseto molto singolare in quanto piantato in un vaso. 

Continuando si incontrano due chiese romaniche, quella di San Sebastiano e quella di San Simeone. 

Proseguendo nel percorso in salita, dove potrebbe capitarvi di incontrare Taorgo, un signore distinto già novantenne e un tempo sindaco del posto desideroso di raccontarvi la sua storia e l'origine del suo nome così singolare, si arriva finalmente alla Rocca di Tentennano

L'ingresso è a pagamento. Il prezzo è davvero simbolico e si può fare il biglietto cumulativo con la Sala d'Arte di Castiglione d'Orcia. 

Oltrepassata la corte si sale al primo piano da dove è visibile la roccia su cui è stata costruita la Rocca e da lì grazie a moderne scale di ferro con una cinquantina di scalini alti e stretti si arriva in cima da dove il panorama lascia senza fiato e anche il vento si fa sentire! 

Rocca d'Orcia: panorama dalla corte della Rocca di Tentennano

Extra tip: lungo la via Cassia, a destra venendo da Siena, a sinistra tornando da San Quirico d'Orcia non fatevi sfuggire i Triboli.

Cassia sud: i Triboli